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Giro d'Italia 2015: Gilbert, altra piccola impresa - Bell'assolo a Verbania. Landa cade, Contador lo attacca in salita

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Seconda vittoria al Giro d'Italia in quel di Verbania per Philippe Gilbert © Bettiniphoto

Era l'antipasto delle tappe alpine - Cervinia e Sestriere - che diranno in via definitiva chi sarà l'uomo in rosa a Milano. È diventata una tappa ben più succulenta di un antipasto: è successo di tutto. Il secondo nella generale, Mikel Landa, ha forato prima del Monte Ologno; Alberto Contador, il vero padrone della Corsa Rosa, non ha dimenticato l'azione deglia Astana due giorni fa, quando lui stesso forò, ed i kazaki attaccarono. E così, una volta saputo della caduta di alcuni, tra cui appunto Landa, il Pistolero ha messo la sua squadra a tirare pancia a terra. Poi, alle prime rampe del Monte Ologno, è andato via. Da solo, perché né Fabio Aru né altri sono stati in grado di tenere il passo della maglia rosa. Primato che non è affatto ipotecato, perché tra Cervinia e Sestriere può succedere di tutto, ma sicuramente da stasera è più solido nelle mani di Alberto.

Un campione che corre per la classifica, un altro che vuole la tappa. È Philippe Gilbert, in fuga già dal mattino. In queste tre settimane magiche aveva già timbrato il cartellino a modo suo, sulle impegnative rampe di Monte Berico, sopra a Vicenza. Un traguardo dei suoi, una vittoria delle sue. Oggi però la tappa per tutti pareva disegnata, ma non per il vallone che a Valkenburg 2012 seppe laurearsi Campione del Mondo. Ha tenuto duro in salita, su quel Monte Ologno che non lascia scampo; è rientrato insieme ad altri sulla testa delle corsa, composta da scalatori. Se n'è andato a 23 km da Verbania e non l'hanno più rivisto. Due scatti d'orgoglio, due scatti da campione, sul lungolago.

 

14 in fuga, poi Ferrari e Cunego a terra
La giornata che pare destinata all'arrivo della fuga (lo sarà) e basta inizia con un'ora di scatti e controscatti, in cui il gruppo fatica a lasciar andare via dei gruppetti. Alla fine si forma un plotoncino di 14 corridori al comando: Rinaldo Nocentini (AG2R La Mondiale), Francesco Manuel Bongiorno (Bardiani-CSF), Philippe Gilbert ed Amaël Moinard (BMC), David De La Cruz (Etixx-QuickStep), Sylvain Chavanel (IAM Cycling), Roberto Ferrari (Lampre-Merida), Damiano Cunego (Nippo-Vini Fantini), Pieter Weening (Orica), Matteo Busato (Southeast), Davide Villella (Cannondale-Garmin), Chad Haga (Giant-Alpecin), Maxim Belkov (Katusha) e Kanstantsin Siutsou (Sky).

La Tinkoff-Saxo di Alberto Contador lascia fare ed il vantaggio s'impenna: arriverà a 12'45" dopo 50 km di gara, per poi calare ed attestarsi sui 9'. Nel frattempo i 14 diventano 12, perché Roberto Ferrari cade e con lui Damiano Cunego (scontro con una moto per entrambi): per il corridore di Cerro Veronese frattura pluriframmentaria alla clavicola destra. Addio Giro. Sembra che la fuga vada bene, che non ci sarà troppa battaglia tra i grandi là dietro: troppe fatiche davanti, poche energie rimaste in serbatoio. È soltanto un'apparenza.

 

Bieno: la caduta in discesa. C'è anche Landa
Si scala il dentello di Bieno ed Haga si stacca. Grandi manovre nel gruppo maglia rosa, perché il Monte Ologno s'avvicina. La discesa da Bieno però fa i suoi danni: siamo ai -62 e cade mezza Sky. Di botto si ritrovano a terra Henao, Nieve, Viviani, Kiryienka e Puccio. Sorpresa: tra i caduti c'è anche un Astana, Mikel Landa, ovvero il secondo nella generale alle spalle di Contador. La Tinkoff già stava menando in vista di Monte Ologno, ma una volta saputo della caduta del basco dà un'accelerata. Alberto Contador sarà diplomatico (o bugiardo?) a fine tappa, dirà che non l'hanno fatto per vendetta (di che, poi?) dopo la tappa del Mortirolo. Non potrebbe dire altro, ma ci pensa un suo compagno, Chris Juul Jensen, danese: «Quando ci hanno detto della caduta stavamo già menando forte. Saputo che era caduto Landa, abbiamo menato ancor di più». Non servono interpretazioni ed è giusto così: quando si attacca, si attacca. Al diavolo il fair play!

 

Contador va via da solo sul Monte Ologno
Contador e la Tinkoff attaccano Landa, i fuggitivi fanno lo stesso con il Monte Ologno. Bongiorno, Gilbert, Moinard, Siutsou e De La Cruz rimangono in testa, Chavanel, Gilbert, Busato e Nocentini inseguono. Ma appena la strada 'impenna anche sotto alle ruote del gruppo maglia rossa, è proprio Contador che attacca. Approfitta di Landa, che ha 40" circa di ritardo, e se ne va. Fabio Aru sembra attaccato con lo sputo a quel gruppetto (in cui troviamo anche Kangert a fare il ritmo, Amador, Aru, Kruijswijk, Trofimov, König, Caruso, Zardini, Visconti, Van den Broeck) e la situazione in casa Astana non è semplice: da un lato Kangert non può fare un ritmo tale da riportarsi sull'ormai solitario Contador, visto che Landa ancora non è rientrato. Dall'altra bisogna proteggere Fabio Aru, che non pare brillantissimo. Supererà la salita di testa più che di gambe, ancora una volta. Deve avere una testa bella dura.

 

L'assolo del Pistolero, una botta al morale
scatta, si siede, riscatta: sembra di essere tornati a tre giorni fa, quando il madrileno recuperò al gruppo Aru-Landa 51" sulle rampe del Mortirolo. Mancano ancora 40 km abbondanti all'arrivo, che senso ha il suo allungo? 1) l'utile: bisogna guadagnare terreno nei confronti di due diretti avversari in difficoltà 2) il monito: volete attaccarmi a Cervinia? Avete intenzione di incendiare il Colle delle Finestre? Ok, fate pure, io vi starò accanto, con questa gamba... E poi, al netto del fair play, aver perduto quasi un minuto a causa di una foratura (e conseguente attacco Astana e Katusha) pre-Mortirolo, ad Alberto dev'essere bruciato non poco. Ecco dunque una piccola, minima vendetta. Landa rientra nel gruppo Aru e sale recuperando qualche secondo a Contador: da 1'40" ad 1' netto.

 

Hesjedal raggiunge la maglia rosa (e Villella)
Nel frattempo, tra Contador ed il gruppo Landa s'è infilato un Ryder Hesjedal in grande spolvero. Al Gpm il canadese raggiunge Alberto Contador (il quale, a sua volta, ha superato in un amen un salto di catena); il fuoriclasse di Pinto non aspettava altro che un compagno d'avventure. Hesjedal chiama Davide Villella, che era in fuga: Fermati! Il giovane attende il capitano e si forma un terzetto interessantissimo.

 

In testa ci prova Bongiorno, ma Gilbert rientra
Davanti Bongiorno, Moinard, Siutsou e De La Cruz scollinano con 50" su Gilbert, Nocentini e Chavanel. Rientrano e sono un pericolo, con quel Gilbert. Bongiorno, che punta alla tappa, lo sa bene, ed in precedenza ha tentato l'attacco, purtroppo invano. Il Bongio prova a cercare un accordo con De La Cruz, altro atleta non velocissimo, per far fuori Gilbert. Lo scalatore originario della Calabria ma di Fucecchio attacca nei saliscendi (più sali che scendi) verso Piancavallo e l'Alpe Segletta, ma niente. Dopo tanta fatica, Philippe Gilbert non vuole mollare l'osso. Non per nulla è un campione.

 

-23: Philippe allunga definitivamente
Il vallone della BMC dà un saggio della sua classe a 23 km dall'arrivo, quando tutto solo scattta e se ne va. Guadagna subito e, come per Contador, il suo scatto fa più male al morale che alle gambe. È qui che Gilbert mette l'ipoteca sulla sua seconda tappa (la terza in assoluto) del Giro. È qui che mette fieno in cascina, arrivando a guadagnare 45" sugli inseguitori, che ormai hanno ben poco da inseguire. Uno così, se è in giornata, o lo fucili, o niente. Impossibile sfidarlo sul suo terreno ed al suo livello.

 

Che finale! Gilbert, Hesjedal-Contador, gli Astana...
Il finale è da finestra multipla: un occhio sull'uomo solo al comando (Gilbert), un altro sull'inseguitore (Bongiorno), uno sul terzetto Cannondale Tinkoff (Villella, Hesjedal e Contador), uno sul gruppo di Aru e Landa, infine (non c'è più Visconti, che in salita aveva tirato come un mulo per Amador, ma ha forato). Philippe Gilbert esulta già diversi chilometri prima dell'arrivo, ormai sa che il suo secondo numero quest'anno l'ha fatto alla corsa rosa: onore a lui, che sa sempre divertire e divertirsi, sia al Giro che all'Eneco Tour. Un fuoriclasse. Francesco Manuel Bongiorno ci ha provato; un po' tardi, forse, ma ci ha provato. E solo perché prima di accordi non ne erano usciti e quando scattava, tutti chiudevano su di lui. Ottiene un secondo posto che fa il paio con quello dello Zoncolan lo scorso anno: meriterebbe sicuramente la vittoria ma, conoscendolo un poco, non smetterà di cercarla finché non arriverà. Ci darà altre gioie, e maggiori. Contador, che altro aggiungere?

 

Hesjedal e Contador, interessi in comune
Il fuoriclasse di Pinto è il solito: generoso con Hesjedal e Villella fin sul traguardo, aumenta il ritmo e si adegua a quello della coppia Cannondale, guadagna e questo è ciò che importa. Chiude con Hesjedal, rifilando 1'13" al gruppo con Aru e Landa. Alla vigilia di due tapponi alpini non è roba da poco.

 

L'ordine d'arrivo boccia il gruppo Astana
Sì, ma la clessidra cosa dice? Che Philippe Gilbert ha tagliato il traguardo per primo, e questo era ben noto. A 47" Francesco Manuel Bongiorno, a 1'01" Sylvain Chavanel, Matteo Busato, Amaël Moinard, David De La Cruz, Rinaldo Nocentini e Kanstantsin Siutsou; a 2'42" Chad Haga, a 3'55" Pieter Weening. E questi erano i primi dieci. Subito a ridossso, con un ritardo di 6'05", Ryder Hesjedal ed Alberto Contador (Villella, sfinito, chiude a 6'38"). Si attende il gruppo di Landa, Aru e degli altri uomini di classifica: lo regola Geniez, con un ritardo di 7'18". La qual cosa significa, appunto, che Contador ha rifilato alla coppia Astana (loro provano ad inseguirlo) ben 1'13".

 

Classifica: Alberto ha oltre cinque minuti sul 2°
La nuova generale alla vigilia dell'accoppiata Cervinia-Sestriere vede Contador sempre, ma sempre più in rosa. Landa alle sue spalle ora deve colmare un divario di 5'15", Aru è a 6'05", Amador addirittura a 7'01". A 9'40" Trofimov, a 10'44" König, a 11'05" Caruso, a 12'53" Kruijswijk, a 13'01" Hesjedal, che scavalca Geniez, ora decimo a 14'01".

Una doppia impresa, quella di Gilbert e Contador, che riflette e mette in mostra i migliori uomini da gare in linea e da corse a tappe in circolazione. Astuti, scaltri, atleticamente quasi impeccabili. Esperti, anche, perché non sono più due sbarbatelli. Ma se sono in giornata ed in piena forma, provate a prenderli.

Francesco Sulas

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