Liegi-Bastogne-Liegi 2015: Tanta Astana, nessun risultato - La cronaca: quanto lavoro sprecato per il team kazako
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Una corsa che a un certo punto prometteva tantissimo, a livello di spettacolo, e che è però culminata in un finale che ha lasciato un po' di amaro in bocca. La durezza della Liegi-Bastogne-Liegi non è in discussione, tant'è vero che sulle ultime côte non erano in tantissimi quelli pronti a giocarsi il successo; ma è lo svolgimento degli ultimi 40 km ad aver deluso le aspettative degli appassionati, i quali si aspettavano una battaglia più accesa tra i big.
Invece nessuno ha saputo fare la differenza, e ciò ha prodotto un epilogo con volata piuttosto nutrita sulla Côte de Ans, e vittoria dell'uomo simbolo del ciclismo più attendista, Alejandro Valverde. Intendiamoci, qui c'è solo da fare tanto di cappello al murciano, che a 35 anni e un giorno (il suo compleanno è stato ieri) aggiunge una perla al suo diadema di vittorie prestigiose, appena 4 giorni dopo la Freccia Vallone vinta per la terza volta.
Anche in questo caso siamo alla terza affermazione, già un po' vecchiotte quelle (del 2006 e del 2008) che gli valsero il soprannome di Aliejandro (in spagnolo Lieja=Liegi), ma il ragazzo è sempre stato sul pezzo, visto che viene da un terzo posto nel 2013 e un secondo nel 2014. Più nel breve, viene da una settimana d'oro, col secondo posto all'Amstel e il già citato successo sul Mur d'Huy: una continuità di rendimento - nel tempo - spaventosa, e che ci fa davvero ammirare la costanza di questo campione.
Tre italiani nella fuga del mattino
Vari tentativi d'attacco in avvio, ma è solo al km 31 che la fuga si è messa in moto. In essa otto uomini, e tre erano italiani: Matteo Montaguti (AG2R), Diego Ulissi (Lampre) e Cesare Benedetti (Bora); gli altri erano il belga Otto Vergaerde (Topsport), i francesi Clément Chevrier (IAM) e Anthony Turgis (Cofidis), l'olandese Marco Minnaard (Wanty) e il danese Rasmus Quaade (Cult). Moreno Hofland (Lotto NL) e Reinier Honig (Bora) hanno tardivamente tentato di accodarsi, ma hanno solo ottenuto di restare per un po' di chilometri nella terra di nessuno tra i battistrada e il gruppo tirato dalla Europcar.
Il vantaggio massimo degli 8 è stato misurato in 7'45" al km 50, a poco più di 200 dalla fine. Da lì in poi il margine è sceso costantemente, prefigurando un precoce annullamento della fuga: cosa che puntualmente è avvenuta, non appena la corsa ha approcciato le prime côte significative del percorso.
L'Astana prende le redini del gioco
Sulla Côte de Wanne (a 87 km dalla fine) Quaade, Vergaerde e poi Chevrier hanno perso contatto dal drappello dei battistrada; ma le cose più interessanti accadevano dietro: l'Astana di Vincenzo Nibali si è messa infatti a tirare il gruppo, tradendo la volontà di fare qualche mossa anticipata.
Detto fatto, sulla successiva Côte de Stockeu, ai -78, Andriy Grivko ha allungato, chiamando la risposta di un uomo Movistar, ovvero Gorka Izagirre. Sulla successiva Haute-Levée, ai -75, anche Minnaard e Turgis perdevano terreno tra i fuggitivi, lasciando al comando solo i tre italiani. E anche in questo caso era più interessante quanto accadeva dietro, con un gruppo esploso in mille allunghi.
Dapprima Simon Yates della Orica, quindi Zdenek Stybar (attivissimo guastatore Etixx) sono usciti dal plotone, e dietro al ceco si sono mossi un paio di decine di altri uomini, tra i quali l'Astana si ritrovava in numero preponderante; ripresi i tre italiani al comando, dopo un momento interlocutorio è partito in contropiede proprio un Astana, Tanel Kangert, ai -73. Su di lui sono presto rientrati Julián Arredondo (Trek) e Esteban Chaves (Orica), e in seconda battuta pure Manuele Boaro (Tinkoff) tampinato da Michele Scarponi, altra pedina della formazione kazaka, la quale si ritrovava così con due uomini nel nuovo quintetto al comando.
Una maxicaduta fa più danni della Redoute
A questo punto è stata la Katusha di Joaquim Rodríguez ad assumersi la responsabilità di tirare, in gruppo. Ciò non ha impedito al quintetto, poi diventato terzetto sul Col du Rosier (laddove Boaro e Arredondo, ai -63, hanno perso contatto dagli altri), di guadagnare fino a oltre un minuto. Neanche l'intervento della Movistar di Valverde ha permesso di guadagnare chissacché su Kangert (impegnatissimo a tirare la carretta), Scarponi e Chaves (che ha collaborato abbastanza, pur essendo in uno contro due).
Superato di slancio il Col du Maquisard ai -46, la corsa era prossima a una svolta: la si sarebbe attesa sulla Redoute, e invece a selezionare il gruppo è stata - poco prima della salita simbolo della Liegi - una maxicaduta. Tra i tanti coinvolti, l'immancabile Daniel Martin, suo cugino Nicolas Roche, Pierre Rolland e il compagno Yukiya Arashiro (che ci ha rimesso una scapola), Fränk Schleck, Nathan Haas, José Serpa, Bertjan Lindeman, Daryl Impey e Simon Gerrans, il quale poco dopo sarebbe ricaduto tutto solo.
Nella bella setacciata è rimasto coinvolto pure Nibali, che non è caduto ma ha dovuto mettere piede a terra, e si è ritrovato così a dover recuperare qualche secondo in vista della Redoute, salita sulla quale lo Squalo dello Stretto si è impegnato per risalire posizioni: se mai avesse pensato di attaccare proprio lì, si sarebbe visto rovinare i piani. Ma come ha confessato poi dopo l'arrivo, Vincenzo oggi aveva tutta l'intenzione di attendere.
I big attendono, sulla Roche si muove Kreuziger
La Redoute è stata superata senza grosse novità nel gruppo ridotto a circa 40 unità (a parte una: Michal Kwiatkowski, uno dei più attesi, ha fatto intravedere di non avere una gamba eccezionale); tra i battistrada, invece, si è staccato Kangert dopo aver tanto lavorato, e gli altri due hanno riportato il margine (che era sceso a 20") a quasi 40". In ogni caso la Katusha continuava a controllare senza eccessivi isterismi.
L'azione della formazione di Purito ha portato all'inevitabile annullamento della bella azione di Scarponi e Chaves. I due sono stati raggiunti a 24 km dall'arrivo, quando mancavano solo due côte da percorrere (a parte quella di Ans).
Anche sulla Roche-aux-Faucons, ai -20, ha prevalso il tatticismo: anche qui Nibali (marcato a uomo da Valverde) non si è mosso, e ci ha provato allora un altro outsider che non poteva permettersi di aspettare la volata finale: Roman Kreuziger.
Il capitano della Tinkoff è stato immediatamente seguito da Giampaolo Caruso, uomo di fiducia di JRO; l'Astana ha sganciato Jakob Fuglsang, che nel giro di un chilometro è rientrato sulla coppia al comando, mentre dal gruppo si susseguivano nuovi allunghi (tra gli altri: Giovanni Visconti, Julian Alaphilippe, Romain Bardet, Rui Costa e Dani Moreno, andati a formare un quintetto in cui si è subito notata una mancanza di collaborazione che ha portato infatti a un nulla di fatto).
Nibali non ha gambe per finalizzare il lavoro Astana
Mentre Kreuziger, Caruso e Fuglsang guadagnavano circa una ventina di secondi, in gruppo c'era fermento, e anche Nibali (ai -16) ha accennato un allungo in piano per sorprendere gli avversari. Ma nessuno ha avuto spazio in questo frangente (visti anche tentativi di Warren Barguil e poi di Thomas Voeckler), e quando si è messo a tirare Zdenek Stybar nessuno è più riuscito a fuoriuscire da quel che restava del plotone.
Ogni discorso era quindi rinviato alla Côte de Saint-Nicolas, ai -7. Qui Valverde ha dato l'impressione di voler accelerare, ma la sua trenata è durata un attimo; ci ha allora riprovato Nibali, con uno scatto che però non ha fatto la differenza; anzi, il siciliano è stato addirittura quello che ha sofferto di più quando la sua frustata ha provocato l'altrui reazione: e in cima alla côte (mentre venivano ripresi i tre battistrada) proprio lui - rinculando intorno alla decima posizione - ha creato un buco tra i primi 13 e gli altri. Tanto lavoro Astana sfumato nelle gambe un po' mollicce del capitano designato: a volte capita anche questo.
I 13 rimasti al comando erano tre uomini Katusha (Rodríguez, Caruso, Moreno), due AG2R (Romain Bardet e Domenico Pozzovivo), due Sky (Sergio Henao e Lars Petter Nordhaug) e poi, da soli, Fuglsang, Kreuziger, Rui Costa, Valverde e i sorprendenti Louis Meintjes (capitano della MTN) e Julian Alaphilippe (facente le veci di Kwiatkowski, staccatosi poco prima come peraltro un Philippe Gilbert abbastanza scarico).
Moreno, un sogno durato mezzo chilometro
Nibali, con Enrico Gasparotto e Pieter Weening, si è impegnato molto per rientrare sul drappello di testa, ed effettivamente ci è riuscito a poco meno di un chilometro e mezzo dalla fine, in pratica ai piedi della Côte de Ans. Dalla vetta del Saint-Nicolas a lì non era successo granché tra i primi: giusto un tentativo di Bardet ai -5, stoppato da Caruso, che poi si è messo a tirare tutto il tempo (non si sa bene con quale scopo, visto che tale azione non faceva altro che favorire Valverde, tenendo tutti compatti in vista della volata finale).
La tattica Katusha prevedeva un ultimo diversivo prima dello sprint in cui gli uomini del team russo partivano battuti. E tale diversivo si chiamava Dani Moreno: il vincitore della Freccia 2013 si è mosso a 1100 metri dalla fine (provocando un aumento di andatura che ha nuovamente ricacciato indietro Nibali e quelli che avevano meno gambe in quel drappello).
Sulle prime l'allungo di Moreno non è parso chissacché, però Meintjes - alla sua ruota - non è riuscito a tenerne l'andatura, e addirittura anche Valverde ha dato l'impressione di non poter contrastare il connazionale. Per circa 500 metri Moreno ci ha creduto, ci ha creduto davvero: dietro nessuno si muoveva, il traguardo si avvicinava, il suo margine sugli inseguitori si faceva interessante.
La vittoria di Valverde
A 550 metri, però, ecco che Valverde si è mosso: non è che non ne avesse, quindi; stava semplicemente temporeggiando, come spessissimo ha fatto nella sua lunga e onorata carriera. Stavolta però il murciano ha calibrato alla perfezione la tempistica del suo intervento: non ci ha messo troppo a rinvenire su Moreno, e anche se alla sua ruota si era incollato (non senza fatica) Joaquim, Aliejandro non se ne curava: in volata ne avrebbe fatto un sol boccone.
In effetti è andata proprio così, lo sprint non ha avuto storia, Valverde si è imposto con merito e nettamente, e Rodríguez è stato superato anche da un incontenibile Alaphilippe, che accoppia il secondo posto nella Doyenne a quello ottenuto alla Freccia, e si conferma prospetto tra i più interessanti del gruppo: ha appena 22 anni, e per la Francia sta alle classiche come Pinot e Bardet stanno ai grandi giri. Insomma, oltralpe c'è un futuro anche nelle gare di un giorno.
Giù dal podio troviamo Rui Costa, Kreuziger (buon quinto dopo l'interessante tentativo nato sulla Roche), Bardet, Henao e, all'ottavo posto, il primo degli italiani: Pozzovivo (un po' stanco per il Giro del Trentino - a suo dire - e poco incline ad attaccare a causa della pioggia che è caduta negli ultimi 20 km di gara). La top ten è stata completata da Fuglsang e Moreno, Nibali si è piazzato al 13esimo posto a 24" dal vincitore, nei 20 anche Caruso (15esimo) e Gasparotto (16esimo).
Si chiude così la stagione delle classiche, in settimana sgambetteremo al Giro di Romandia ma gli occhi e i pensieri sono tutti puntati sul Giro d'Italia, al via il 9 maggio. Chi - tra i protagonisti di oggi - dovrà affinare la condizione per la corsa rosa, ha un paio di settimane scarse per pensarci; gli altri, a nanna in attesa del Tour.