Amstel Gold Race 2015: Che prestigio, Kwiatkowski! - Matthews stoppa Gilbert ed è 3°, Valverde 2°; benino gli italiani
Versione stampabileL'ha vinta un corridore in maglia iridata, evento che era accaduto in passato appena tre volte e che aveva riguardato due dei massimi ciclisti d'ogni tempo (Eddy Merckx e Bernard Hinault) e il dominatore storico di questa corsa (Jan Raas); evento che peraltro non si verificava dal 1981 (quando vinse il Tasso di Bretagna).
L'ha animata un corridore in maglia tricolore, un corridore che non si ritagliava un ruolo da protagonista in una grande gara in linea dal Mondiale di Firenze 2013, anche se in passato più volte aveva sfiorato successi epici nelle classiche (Sanremo, Liegi, Lombardia...).
Qualcuno l'avrà anche trovata noiosetta, quest'Amstel Gold Race; eppure gli accadimenti citati in apertura e i nomi dei due corridori evocati ci fanno pensare che non sia stata un'edizione disprezzabile; e tutto sommato per una corsa come quella olandese una quarantina di chilometri di pathos sono un raccolto abbastanza accettabile, in questi tempi in cui il coraggio a volte latita e i momenti decisivi sono concentrati negli ultimissimi chilometri di gara.
Contravvenendo alle regole del buon giornalismo, i due nomi in questione non li abbiamo ancora citati: si tratta di Michal Kwiatkowski, splendido vincitore in quel di Valkenburg, e di Vincenzo Nibali, l'uomo che - dopo quanto realizzato oggi - ci fa ben sperare per una Liegi da protagonista.
Fuga senza italiani, notes senza cronaca
La partenza della cinquantesima Amstel Gold Race è stata veloce e spumeggiante, e ci son voluti 30 km a tutta per veder partire la fuga del mattino. Si sono attivati in tale attacco sei uomini (neanche un italiano tra di essi): Laurens De Vreese, valente gregario belga di casa Astana, Jan Polanc, frizzante sloveno della Lampre, Linus Gerdemann, tedesco con un gran futuro alle spalle (ora corre per la Cult Energy), Johann Van Zyl, sudafricano della MTN, e Timo Roosen e Mike Terpstra, facenti gli onori di casa in quanto olandesi e rappresentanti delle due formazioni indigene (Lotto NL e Roompot).
Senza dilungarsi troppo su questa azione (vantaggio massimo 11'), basti dire che è stata l'unica vera nota di cronaca fino a poco più di 50 km dalla conclusione. Ai -52 il sestetto si è dimezzato sul Gulpenerberg, allorché Polanc ha allungato con De Vreese e Gerdemann. Il margine che rimaneva sul gruppo (tirato per tutto il giorno da Movistar per Valverde, BMC per Gilbert e Orica per Matthews) era di un minutino appena, e sarebbe stato azzerato nel giro di una quindicina di chilometri.
Rosa e Nibali accendono la corsa
A 38 km dalla fine, sull'Eyserbosweg, il gruppo teneva ormai a tiro Polanc e soci; un attacco degli australiani David Tanner (IAM) e Simon Clarke (Orica) ha di fatto annullato la fuga: Polanc e De Vreese sono rimasti agganciati coi denti agli oceanici, e intanto poco dietro si scatenava un interessantissimo contrattacco, comprendente Tony Martin (nelle vesti di luogotenente di Kwiatkowski), Damiano Caruso (identico ruolo, ma in quota Gilbert), Alex Howes (compagno di Dan Martin), Wilco Kelderman (agente in proprio in qualità di capitano Lotto NL) e Diego Rosa; quest'ultimo è stato poco dopo raggiunto da Vincenzo Nibali, che ai -34 ha rotto gli indugi.
Nel drappello la superiorità numerica invitava l'Astana a darci dentro più che mai, e difatti Rosa non si è tirato indietro e ha dato un grande impulso all'azione, che pareva promettente per la formazione kazaka: i due italiani avevano più avanti pure De Vreese, che avrebbe potuto dare un paio di cambi quando fosse stato ripreso.
Peccato che il belga sul Keutenberg (ai -31) si sia totalmente piantato, staccandosi (come Polanc) dal quartetto di testa e perdendo rapidamente le ruote pure del gruppetto di Nibali. Un gruppetto che peraltro aveva perso poco prima pure Kelderman, uscito di strada su una curva e trovatosi così fuori dall'attacco. I guai per questo drappello non erano però ancora finiti.
Nibali, la sfortuna e la rabbia
A 28 km dalla fine, quando ancora Clarke (impegnatissimo) e Tanner non erano stati raggiunti da Nibali e soci, una curva sbagliata da Caruso ha prodotto un bel patatrac: il siciliano della BMC è scivolato e ha abbattuto pure Rosa. Di colpo Vincenzo perdeva il fido luogotenente e al contempo doveva fare i conti con la fine della neutralità della BMC, la quale infatti si è messa subito a tirare il gruppo una volta che il suo corridore che era avanti si è autoeliminato.
Il vantaggio - che in quel momento superava i 40" - ha presto iniziato a sfiorire, anche perché non tutti collaboravano alla buona riuscita dell'attacco. Ai -27 Nibali, Howes e Martin hanno raggiunto Clarke e Tanner, ma la situazione non è cambiata: Howes non tirava perché non aveva più forze, Martin si guardava bene dal dare una mano, avendo Kwiatkowski nel gruppo, Tanner continuava a tenere un basso profilo, e Nibali, una volta preso atto di tutto ciò, ha iniziato a incavolarsi.
Lo Squalo dello Stretto non ha potuto far altro che tirare a tutta sul Cauberg (ai -21) e sul Geulhemmerberg (ai -16), ma quello che ha ottenuto è stato solo di far staccare prima Howes e poi Tanner; il gruppo si avvicinava, e quando ai -15 Simon Clarke ha piazzato un contropiede, Vincenzo ha ritenuto di non doversi più spendere in quell'azione, e visto che il Panzerwagen della Etixx (al secolo, sempre Tony Martin) la pensava allo stesso modo (in fondo lui era lì solo per marcare l'italiano), entrambi sono stati risucchiati dal gruppo ai -13.
La BMC prepara il terreno per Gilbert
La BMC schierata a blocco in testa al gruppo non ha lasciato troppo spazio neanche a Clarke, ovviamente: l'australiano è stato raggiunto sul Bemelerberg, a 6 km dalla fine, e nonostante un nuovo tentativo di evasione targato Astana (Jakob Fuglsang, stavolta), la formazione rossonera ha continuato a controllare tutti in maniera ferrea: al danese s'è infatti appiccicato Greg Van Avermaet (stranamente - per il suo carattere - senza collaborare), e in seconda battuta è arrivato pure Ben Hermans (insieme al bravo Mirko Selvaggi della Wanty).
Un'azione senza speranza, durata lo spazio di un paio di chilometri. Del resto il quarto e ultimo (e forse decisivo) passaggio sul Cauberg era dietro l'angolo. La Orica ha ben lavorato per mettere Michael Matthews nelle migliori condizioni di affrontare il muro, ma è stata di nuovo la BMC a prendere le redini del gioco ai -3: esattamente come un anno fa, la squadra di Gilbert ha sganciato dapprima un attaccante che doveva fungere da specchietto per le allodole: nel 2014 fu Samuel Sánchez, stavolta è toccato a Hermans. Solo che nessuno dei big ha dato credito al fresco vincitore della Freccia del Brabante, il quale è stato marcato solo dal polacco Maciej Paterski.
Nonostante non potesse contare su un grosso effetto sorpresa, Gilbert ha piazzato lo stesso il suo affondo, a 2 km dal traguardo (e a 300 metri o poco più dalla vetta del Cauberg). Incollato alla sua ruota in maniera quasi inaspettata (per vigoria e autorità) ci s'è messo proprio l'uomo più temuto dal vallone: Matthews.
Matthews fa sfumare l'attacco di Gilbert
Il giovane Bling ha sudato le classiche sette divise per non cedere all'insistente attacco di Gilbert, ma è riuscito nello scopo di non farsi sfuggire la lepre più pregiata. La strenua marcatura dell'australiano ha smontato decisamente il buon Philippe, l'azione è praticamente sfumata, e in seconda battuta sono rientrati altri protagonisti della startlist: dapprima Alejandro Valverde, proprio in cima al Cauberg, quindi (a un chilometro e mezzo dalla fine) anche Kwiatkowski con due italiani, Giampaolo Caruso e il superaficionado di questa corsa Enrico Gasparotto.
Ma dietro a loro sono rientrati molti altri corridori, segno che l'attacco di Gilbert sarà stato anche notevole, ma non ha sparpagliato gli avversari come altre volte in passato, sicché si è arrivati a giocarsi la vittoria in circa 20 uomini.
Una volata ristretta alla presenza di un velocista vero come Matthews: risultato scontato, si sarebbe pensato. E invece...
La volata e la festa di Kwiatkowski
...e invece non si può mai dare nulla di scontato, al termine di una corsa di 258 km, nervosa e (almeno nel finale) combattuta. Se Matthews ha dato l'anima sul Cauberg per non farsi sfuggire Gilbert, il risultato di tale sforzo è stato ben visibile poco dopo, nello sprint.
Ai 350 metri Lars Petter Nordhaug ha tentato una volata d'anticipo, ma non ha fatto neanche il solletico a chicchessia; sul lato destro della strada Van Avermaet ha provato a salvare la giornata dei BMC, ma Greg è notoriamente veloce ma non troppo, sicché era abbastanza prevedibile che qualcuno sbucasse da qualche parte e lo infilasse.
Quel qualcuno non è stato Matthews, che la volata l'ha letteralmente subìta, facendosi rimontare da Kwiatkowski, il quale è spuntato prepotentemente al centro della strada, superando a velocità doppia proprio Bling (che non si decideva a partire: chiaro, non ne aveva più) e andando a conquistare una vittoria meritatissima, figlia di un'ottima gestione delle proprie risorse e di un pizzico di fortuna (se Matthews non stoppava Gilbert, chissà come finiva).
L'australiano della Orica è stato scavalcato in dirittura d'arrivo pure da Valverde, che ha conquistato il 250esimo podio in una classica (all'Amstel era già stato secondo nel 2013), e si è dovuto accontentare (con tanto di muso sul palco delle premiazioni) del terzo posto, identico piazzamento di Sanremo, ma lì era stato battuto dalle ruote roventi di Degenkolb e Kristoff, qui non c'erano nel gruppetto finale uomini veloci quanto lui, quindi la rosicata è davvero comprensibile e giustificata.
Ai piedi del podio Rui Costa e Van Avermaet hanno preceduto Tony Gallopin, il promettente Julian Alaphilippe e il primo italiano dell'ordine d'arrivo, Gasparotto, ottavo. Top ten completata da Paterski e Gilbert e, a seguire, sono da segnalare i piazzamenti di Rinaldo Nocentini e Giampaolo Caruso (12esimo e 13esimo) e di Kristian Sbaragli (arrivato col secondo gruppo, ma comunque buon 20esimo), mentre Davide Rebellin e Fabio Felline, pur abbastanza attesi, non sono andati più su del 29esimo e 30esimo posto.
La campagna ardennese proseguirà con la Freccia Vallone di mercoledì e culminerà con la Liegi-Bastogne-Liegi di domenica: dopo quanto visto oggi in Olanda, non pare utopia sperare in un po' di protagonismo da parte degli italiani.