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Parigi-Roubaix 2015: Chi spezza il filo di Kristoff? - Inferno del Nord, il norvegese è pronto. Wiggins dà l'addio

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Alexander Kristoff in allenamento sul pavé della Parigi-Roubaix © Bettiniphoto

Nel 1895 due filatori di Roubaix ebbero l'idea di costruire un velodromo nella loro cittadina, vicino al parco Barbieux. Un anno dopo Louis Minart, capo-redattore del giornale sportivo Le Velo, appoggiò un'altra loro idea: creare una corsa che da Parigi giungesse al loro velodromo. Nasce così la Parigi-Roubaix, probabilmente con il Giro delle Fiandre la classica più affascinante. È giunta alla sua edizione numero 113, è nota per il suo pavé che non perdona e che le conferisce la nomea di Inferno del Nord. Dal 1943 si conclude nel Vélodrome André-Pétrieux, un luogo di culto pagano. Domani la Roubaix numero 113 prenderà il via al solito da Compiegne, a nord di Parigi, per giungere a Roubaix dopo 253.5 km, 52.7 dei quali sul pavé. Sono 27 i settori in pavé e dalla Foresta di Arenberg, come solitamente avviene, si lotterà con il coltello tra i denti. I settori principali, oltre a Trouée d'Arenberg, sono quelli di Orchies, Mons-en-Pévèle, Camphin-en-Pévèle, Carrefour de l'Arbre, Gruson. Il più lungo è di 3700 metri, primato condiviso da Quiévy to Saint-Python con Hornaing to Wandignies, mentre per Mons-en-Pévèle saranno solo (solo...) 3 km di dolore. Non sono molti gli eletti che sono in grado di correre su una bici su quelle stradine antiche a dorso di mulo; l'anno scorso il migliore è stato Niki Terpstra, olandese della Etixx che anche quest'anno potrebbe dire la sua. È una classica fatta di sudore, polvere, fango e sangue, senza escludere che se si cade su queste pietre, ci si può giocare buona parte di una stagione.

 

Caro Kristoff, chi ti (ab)batterà?
La vera domanda è: chi potrà mai battere Alexander Kristoff? Il norvegese, solo secondo alla Sanremo, è stato quarto all'E3 Prijs Harelbeke, nono nella bufera della Gand-Wevelgem. E poi è iniziata la sua Settimana Santa: ha vinto tre tappe su quattro (più la generale) alla Tre Giorni di La Panne, rimpicciolito la concorrenza in un Fiandre corso tutto d'attacco, vinto anche la Scheldeprijs. Ora punta sulla Roubaix con tutte le sue forze, consapevole di correre senza pressione, forte delle sue 11 vittorie stagionali (nessuno finora meglio di lui) e di una Katusha che, da Luca Paolini in giù, lo supporterà. Può fare l'accoppiata Fiandre-Roubaix? Può, ma non è scontato. Perché è stanco ed umano anche lui, perché gli avversari sono agguerriti, perché serve tanta fortuna, oltretutto, sul pavé della Roubaix.

 

Sir Bradley Wiggins, le pietre, un sogno
La fine della bella favola sarebbe la vittoria di Sir Bradley Wiggins. Il britannico della Sky correrà la sua ultima gara su strada proprio su quel pavé che dodici mesi fa lo vide nono. Una prova, quella di allora, che ha messo la Roubaix in cima ai desideri del Sir, prima di dedicarsi nuovamente al primo amore, la pista, su cui vorrebbe cogliere un'ultima volta alle Olimpiadi di Rio 2016, con tanto di medaglia. La Sky ha anche Geraint Thomas, una cartuccia più che valida da sparare: il gallese, nel 2014 settimo a Roubaix, ha vinto l'E3 Prijs di Harelbeke, ma al Fiandre è sembrato in calando. Correrà per Wiggo o per sé?

 

Etixx con Terpstra e Stybar (ma non solo)
Se la coppia Sky ha non troppe probabilità di vittoria, ambizioni più elevate spettano alla Etixx-QuickStep. La squadre di Patrick Lefévère, ritrovatasi senza Tom Boonen, può contare su un Niki Terpstra che indosserà il dorsale numero uno, quello che spetta al campione uscente, e su uno Zdenek Stybar che su queste pietre ha sempre fatto vedere bei gesti. Proprio l'ex crossista ceco è uno dei papabili per la vittoria, perché se Terpstra è forte ed è un outsider, Stybar può forzare, sgranando il gruppo dei migliori. E chi arrivasse nel Vélodrome André-Pétrieux con lui, non sarebbe così sicuro di batterlo allo sprint.

 

Degenkolb 2° nel 2014. E vuol migliorare...
C'è curiosità attorno a John Degenkolb, tra i favoritissimi. Il tedesco della Giant-Alpecin ha vinto la Sanremo e torna sul luogo del delitto: a Roubaix nel 2014 colse infatti un secondo posto dietro a Niki Terpstra, e fece non poco male. Torna per vincere, Dege, e non sono poche le probabilità che ci riesca. Se al Fiandre è risultato bravo sì, ma meno brillante di un Kristoff sugli strappi, su questo pavé può sprigionare la sua forza esplosiva, cercando di far più danni possibile. Ha il vantaggio ulteriore di potersi permettere un arrivo a ranghi ristretti, consapevole che se la freschezza sarà dalla sua potrà regolarli tutti allo sprint. Potenza sul pavé, velocità nel velodromo: non male per un aspirante vincitore di Roubaix.

 

Vanmarcke in calo? Lui ci crede molto
Sep Vanmarcke
, ovvero l'arte di ottenere la prima vittoria. Della LottoNL-Jumbo, naturalmente, unica formazione World Tour a non aver ancora piazzato un uomo sul gradino più alto del podio in questo 2015. Vanmarcke, che nel 2013 è stato 2° e nel 2014 4°, ha più di un'ambizione di vittoria. Al Fiandre è restato con i migliori, poi ha finito la benzina e chiuso al 53° posto. Qui, sebbene sia trascorsa solamente una settimana, dovrebbe essere un'altra storia.

 

Sagan su Kristoff: «Non è mica un robot»
In pochi parlano di Peter Sagan, tendente al fallimentare nella prima parte di 2015 (una sola vittoria, a Porto Sant'Elpidio, Tirreno-Adriatico, troppi piazzamenti). Lo slovacco della Tinkoff-Saxo su queste pietre s'è sempre comportato bene, chiudendo sesto nel 2014. Ha abbastanza forza per vincere nell'Inferno del Nord? Forse c'è chi sta meglio di lui, senza contare che si troverà puntati addosso molti occhi: con un colpo di classe ed una gamba più che buona può far la differenza, con l'attendismo non andrà lontano. Sicuramente non ha perso la battuta pronta, Peter; a chi gli ha chiesto se Kristoff sia imbattibile, lo slovacco ha risposto: «Cos'è, un robot?!». Greg Van Avermaet, a cui manca sempre tanto così per cogliere la vittoria di grido, chi troverà stavolta sulla sua strada? Il belga della BMC, terzo domenica al Fiandre ed in generale in un buon momento di forma, ha colto qui un 4° posto nel 2013 (nel 2014 invece è stato 17°), suo miglior risultato. È capace di entrare nella fuga giusta, può portar via un gruppetto ma siamo certi che troverà anche domani qualcuno in grado di batterlo. Purtroppo per lui.

 

Boom, Greipel e gli altri da marcare a uomo
Da tener d'occhio chi avrebbe già potuto vincere una Roubaix, come Lars Boom, e chi l'ha vinta, come Johan Vansummeren. Chi potrebbe restare con i migliori per poi disputare un'ottima volata, come Arnaud Démare (nel 2014 fu 12° e nel 2011, alla Roubaix Espoirs vinta da Ramon Sinkeldam, 4°), ed una squadra come la Lotto-Soudal, temibilissima. Per un André Greipel in grande spolvero sui muri delle Fiandre, per un Jürgen Roelandts assai competitivo, che nel 2011 ottenne il suo miglior piazzamento sul pavé (fu 14°) e per il giovanissimo Tiesj Benoot, 21 anni e sorprese a non finire (lo scorso anno correva la Roubaix Espoirs, piazzandosi 15° a 1'49" da Mike Teunissen).

 

Pozzato, Trentin, Oss... Fateci sognare, divertire
L'Italia? Non vince la Roubaix dal lontano 1999, quando Andrea Tafi fece risuonare nel Vélodrome André-Pétrieux l'inno di Mameli. Gli ultimi due ad andare a podio furono Filippo Pozzato, secondo nel 2009 alle spalle di Tom Boonen, ed Alessandro Ballan, terzo nel 2012 sempre alle spalle di Boonen (plurivincitore con quattro centri insieme ad un certo Roger De Vlaeminck) e Sébastien Turgot. Filippo Pozzato ci sarà e sulle pietre è ancora uno dei migliori per l'Italia. Avremo anche Matteo Trentin nella Etixx, uno che se Stybar e Terpstra non dovessero girare, potrebbe tranquillamente inserirsi. La BMC avrà Daniel Oss e Manuel Quinziato, ragazzi al servizio di Greg Van Avermaet, ma anche loro, se riuscissero a ritagliarsi un pezzetto... Lampre-Merida che, oltre a Filippo Pozzato, potrà contare su un Davide Cimolai in gran forma (da un po', c'è da dire) e su quel Niccolò Bonifazio tanto giovane, così talentuoso e meravigliosamente desideroso di imparare. E se a stupire fosse Adriano Malori, reduce dalla vittoria nella crono del Circuit de la Sarthe?

 

Non ci saranno troppe sorprese, perché la Roubaix è sì una roulette, una corsa in cui si emerge sia per bravura che per fortuna (o, più spesso, per una miscela di entrambe), ma non sforna troppo spesso vincitori inattesi (signor Guesdon, non se la prenda...). Perché chi sa cavalcare il pavé potrà farlo per 52.7 su 253.5 km: e quel bel velodromo intriso di storia, posto alla fine di un Inferno chiamato del Nord, è davvero molto, troppo invitante.

Francesco Sulas

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