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Mondiale in linea Juniores 2014: Bokeloh e la via tedesca allo sprint - Bella Italia, ma Affini resta al quarto posto

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Con Jonas Bokeloh nella prova Juniores, terza medaglia d'oro per la Germania a Ponferrada 2014 © BettiniphotoQuestione di attimi, nulla di più. Siano essi i secondi di una cronometro o i centimetri che in una volata determinano chi debba o non debba salire sul podio. Quel podio dove l'Italia è destinata a restare ancora giù, sei anni dopo l'ultima medaglia conquistata da Mattia Cattaneo (argento in Sudafrica), sette dopo l'ultimo trionfo firmato da Diego Ulissi nel memorabile pomeriggio di Aguascalientes con l'intero podio composto da atleti azzurri. Invece per Edoardo Affini il sogno iridato è sfumato negli ultimi 50 metri, il bronzo negli ultimi venti ed esattamente come era già avvenuto per Filippo Ganna nella gara contro il tempo di lunedì scorso resta l'amarezza per un quarto posto al termine di una mattinata in cui la giovanissima Italia di Rino De Candido francamente c'è piaciuta, non lesinando alcuna energia al contrario di quanto visto ieri nella gara degli Under 23 (ma obiettivamente il canovaccio di gara era completamente diverso) e lanciando anche la sua buona dose d'imprecazioni nel momento in cui Nicola Conci ha emulato Gianni Moscon nel suo momento peggiore, in quell'infidissima curva che immette sulla diga che per i nostri portacolori si sta rivelando uno scomodo spauracchio, neanche parlassimo della celebre svolta che presagiva l'irruzione nella famosa trattoria "Il Curvone" di fantozziana memoria.

Coincidenze nefaste per i nostri a cui si sovrappongono quelle dolcissime per la Germania, andata a vincere il suo terzo titolo di questa edizione, il primo in una prova in linea dopo quelli centrati contro il tempo da Lisa Brennauer e Lennart Kamna: già, perché se tra gli juniores un italiano finisce quarto, a tagliare il traguardo per primo è sempre un tedesco e così dopo il trionfo di Kamna, allievo modello nella scuola di poderose trenate presieduta da Tony Martin, è arrivato quello di Jonas Bokeloh, diciottenne al secondo anno nella categoria che invece appare decisamente più vicino alla scuola dei Kittel e Degenkolb. Biondissimo e velocissimo, ha tirato fuori il suo poderoso spunto negli ultimi cento metri per andare a centrare l'ottavo successo del suo 2014 (i precedenti sette li aveva ottenuti tutti in patria), lui che aveva rifinito la sua preparazione all'appuntamento iridato proprio sulle strade italiane alla Due Giorni di Vertova, giungendo secondo nella prova inaugurale (a testimonianza che, nonostante la dolorosa rinuncia del Giro della Lunigiana, le corse nostrane si confermano di elevata qualità anche per i principali contendenti esteri).

Resta un'altra medaglia di legno quindi per un settore maschile che ora vede seriamente lo spettro di un altro zero alla casella delle medaglie conquistate, a meno che domani il frizzante gruppo voluto da Davide Cassani non riesca in quella che sulla carta appare un'impresa assai ardua. Mai dire mai comunque, visto che il possibile finale di gara di Ponferrada si conferma aperto a più soluzioni e trovarsi al posto giusto nel momento giusto potrebbe rivelarsi una delle basi (a patto che in precedenza ci si sia anche mossi a dovere ed anche la sorte risulti favorevole). Tornando alle categorie giovanili, nonostante il perdurante digiuno, si sono visti per lo meno segnali incoraggianti a livello di unità di squadra, cosa che era un po' mancata nelle precedenti annate e sulla coesione del gruppo si dovrà senz'altro ripartire per cercare di contrastare una concorrenza straniera che si presenta sempre assai temibile (spesso qualitativamente anche migliore ma sotto quest'aspetto è anche questione di sviluppo precoce o allenamenti particolarmente intensi).

127,4 chilometri da percorrere distribuiti in sette tornate per una prova iridata scattata alle nove in punto e che nei primi tre giri ha vissuto su ben pochi spunti di cronaca (il solo russo Ilichev ha tentato una sortita nella seconda tornata, venendo però riassorbito dopo pochi chilometri) in un gruppo impegnato per lo più a studiare il tracciato e a non imporre fin da subito un ritmo vertiginoso. In questo modo si è dovuto attendere il chilometro 54 per assistere alla prima azione degna di nota, promossa dallo statunitense Costa (argento nella prova a cronometro di lunedì scorso) e il kazako Shtein proprio in occasione del terzo passaggio sulla linea del traguardo. I due hanno trovato subito un buon accordo, portando il proprio vantaggio a sfiorare il minuto mentre affrontavano per la quarta volta l'ascesa al Confederacion, dove si è avuto il primo segnale tangibile della presenza azzurra alla prova iridata: dal gruppo è infatti evaso Filippo Ganna, che tutto solo ha cercato di riportarsi sulla testa della corsa, prima di trovare col passare dei chilometri anche la collaborazione del russo Vlasov, del kazako Chsherbinin  e del belga Planckaert, tutti rientrati prima che la corsa approcciasse nuovamente lo strappo del Mirador.

Proprio su questa ascesa Costa si è sbarazzato della compagnia di Shtein ed ha proseguito tutto solo, scollinando con 19" sul drappello di Ganna e 34" su un gruppo in rimonta, che proprio in occasione del passaggio sul traguardo ha fagocitato gli inseguitori. Si è giunto così nel corso del quinto giro e mentre Costa (mancavano nel frattempo 50 chilometri alla conclusione) proseguiva nella sua azione (anche se più appesantita) al nuovo attacco della salita di Confederation, l'Italia ha confermato la propria volontà di attuare una corsa assolutamente vivace, sganciando in questa circostanza un brillante Vincenzo Albanese, che dopo essersi inserito in un drappello di una decina di atleti nei pressi del passaggio di fianco al Castello dei Templari, ha proseguito tutto solo in caccia dello statunitense, raggiungendolo abbastanza facilmente e andando così a comporre con lui un nuovo tandem al comando. Poco dopo a dar man forte ai due è giunto anche l'olandese Maas mentre da dietro un attentissimo Rocco Fuggiano si è fiondato sulla ruota del francese Gaudu una volta che questi ha, a sua volta, allungato dal gruppo nel tentativo di riagganciare la testa della corsa.

Il tentativo di Albanese (apparso assai pimpante in salita), Costa e Maas è proseguito fino al nuovo passaggio sulla linea del traguardo, dopo che i tre erano riusciti a scollinare con meno di dieci secondi sul gruppo (che ha invece riassorbito Fuggiano nella circostanza) sul Mirador. Ancora tutto da rifare quindi e mentre Conci ha provveduto a sostituire la propria bici, il tedesco Koch si è portato al comando, resistendo fino alla nuova ascesa al Confederation in cui è stata nuovamente la formazione azzurra sugli scudi: in questo frangente (mancavano all'incirca 35 chilometri alla conclusione) a muoversi con piglio più che mai deciso è stato il figlio d'arte Riccardo Verza, trascinandosi però la scomoda compagnia del transalpino Danes, piuttosto restio nel collaborare. Nel gruppo (mentre in coda si sono registrate due rovinose cadute) sono continuati gli allunghi e per la prima volta si è visto nell'avanguardia anche Rayane Bouhanni, il fratello dell'ormai celebre Nacer che figurava alla partenza tra gli atleti da tenere in particolare considerazione, che assieme al finlandese Halme, al colombiano Paredes, al messicano Ulloa e al tedesco Haller è andato a comporre un gruppo di sette atleti che viaggiava con una decina di secondi sul gruppo. Il gap è diminuito sul Mirador (sceso a soli 7"), con Bouhanni che, intuendo la breve durata del tentativo, aveva preferito rialzarsi lasciando il solo compagno Danes con Verza e soci, transitati con 14" al nuovo passaggio sul traguardo, in cui il suono della campana ha sancito l'inizio del giro conclusivo.

Dopo qualche schermaglia nel drappello dei battistrada e con la nazionale danese a comparire in maniera più costante in testa al plotone per cercare di annullare lo svantaggio, è stato proprio l'ultima ascesa verso il Confederation a creare ulteriore caos e selezione in un gruppo sempre più sfilacciato. Anche in questo caso però l'Italia si è mostrata perfettamente sul pezzo, con Fortunato e Conci capaci di riportarsi con una bella azione sul gruppetto di Verza, assieme ad altri dieci atleti circa, prima che ai -9 dall'arrivo il russo Sivakov, con un classico scatto del fagiano, approfittasse di un breve momento di calma apparente. Non si è però fatto sorprendere affatto Nicola Conci, che ha agganciato Sivakov (anche lui, neanche a dirlo, figlio d'arte) ed ha proseguito con buon accordo assieme a lui, prima che anche il kazako Tassymov riuscisse ad accodarsi ai due andando a comporre l'ennesimo terzetto. Il gap nei confronti del gruppo aveva raggiunto un margine discreto e l'ultima discesa verso l'Alto del Mirador è stata individuata da Conci come il punto dove tentare il tutto per tutto per poi spendere le residue energie nell'ascesa, indubbiamente il terreno preferito del trentino. 

Esattamente come il proprio corregionale Moscon ieri però, la troppa foga è risultata fatale a Conci, che ha piegato troppo sulla destra nell'approcciare la curva ed è finito a terra, rialzandosi immediatamente ma vedendo irrimediabilmente compromesso il proprio tentativo. Da dietro il gruppo ha recuperato immediatamente terreno e, dopo che le prime rampe del Mirador avevano visto nell'avanguardia l'Australia ed un'Italia costretta a trovare una nuova soluzione dopo l'inconveniente, è stato il russo Kurianov ad attuare il primo scatto, prima che la coppia svedese costituita da Eriksson e Anderberg tentasse di far saltare il banco, trascinandosi dietro il francese Paret-Peintre, un prontissimo Lorenzo Fortunato ed anche lo svizzero Maeder e il tedesco Koch. Restavano così appena 3 chilometri da percorrere con i sette a dover gestire un vantaggio risicato nei confronti del gruppo lanciato e con lo svizzero Maeder che a quel punto ha tentato il tutto per tutto, scendendo velocissimo nel tentativo di imitare l'impresa di Bystrøm di ieri. 

L'azione dello svizzero è parsa ugualmente efficace e quando su Maeder è riuscito a riportarsi anche Kurianov, per il gruppo sembrava davvero un'impresa disperata riuscire a riportarsi sulla coppia al comando, tanto più che l'esitazione della Germania (fin lì in testa per ricucire) sembrava fatale. A quel punto però è entrato in scena in maniera determinante il Belgio, che ha tirato a tutta per ricucire nel tentativo di lanciare la propria ruota veloce Warlop ed ha mangiato metri su metri a Maeder e Kurianov, che nel frattempo avevano già affrontato l'ultima curva e si apprestavano a giungere alle ultime centinaia di metri conclusivi. Proprio negli ultimi duecento metri il duo di testa è stato finalmente acciuffato, Warlop ha lanciato il suo sprint e alla sua ruota Affini, che aspettava soltanto quel momento, era messo come meglio non avrebbe potuto: il mantovano a quel punto è partito per gli ultimi cinquanta metri ma sulla sua destra è uscito con uno spunto devastante il tedesco Bokeloh che l'ha superato a doppia velocità andandosi a prendere un meritato oro.

L'amarezza per Affini doveva però ancora ulteriormente materializzarsi, visto che oltre al tedesco sono riusciti a superarlo sia il russo Alexandr Kulikovskiy che ha conquistato l'argento, sia l'olandese Peter Lenderink, a cui è andando il bronzo, lasciando al campione europeo il rammarico della medaglia di legno. Quinto posto per il danese Klaris, altro atleta che faceva parte del novero dei favoriti insieme allo sloveno Penko (sesto) mentre lo svedese Eriksson ha chiuso settimo davanti ad un bravo Lorenzo Fortunato, giunto ottavo nonostante nel finale abbia cercato di assecondare al meglio Affini. A chiudere la top-ten di un gruppo forte di una trentina di unità il francese Danes (nono) e l'olandese Bax (decimo), con il generoso Vincenzo Albanese a chiudere il drappello in 32esima posizione. Al 41esimo posto con un ritardo di 1'10" ha chiuso Ganna (la cui presenza nel finale poteva risultare molto utile per scombinare i piani delle altre nazionali), Verza ha concluso 56esimo a 1'48", Fuggiano 59esimo a 3'38" e lo sfortunato Conci 61esimo a 3'57".

In attesa di ricevere ottime notizie dalla prova delle Donne Èlite del pomeriggio ci si può già proiettare alla prova regina di domani, in cui gli azzurri di Cassani cercheranno la difficile impresa di ottenere l'unica medaglia del settore maschile di questa rassegna, anche se occorrerà una condotta di gara perfetta. Visto come sono andate le cose finora però Degenkolb e l'intera Germania, già ampiamente in attivo a Ponferrada, faranno tutti gli scongiuri del caso.

Vivian Ghianni

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