Tour de France 2014: Rogers, le discese portano in alto - Fuga e vittoria, come al Giro. Voeckler alle sue spalle
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Qualche flash su Michael Rogers. Non perché ora, dopo aver vinto una tappa pirenaica, i riflettori sono per forza di cose puntati su questo australiano che vive a Gorla Minore. La stagione 2014, per Rogers, non si prospettava come una delle migliori, nonostante la precedente si fosse chiusa con una vittoria. Vittoria che non resta nell'albo d'oro della gara nipponica in quanto Rogers viene trovato positivo al clenbuterolo. Lui spiega che tale sostanza era finita nel suo sangue tramite assunzione di carne contaminata, UCI e WADA ritengono l'ipotesi attendibile e ad aprile è di nuovo libero di correre.
Forse non lo sa nemmeno Michael che sta andando incontro ad un inizio di stagione estremamente positivo (dal punto di vista del rendimento, ovviamente). Una serie di congiunzioni astrali lo portano a successi che nemmeno avrebbe pensato. Giro d'Italia: non dovrebbe correrlo neanche, ma il colombiano Eduard Beltrán ha problemi legati al passaporto. In Irlanda del Nord non ci arriverà mai, e chi prende il suo posto? Michael Rogers, ça va sans dire.
Inutile dirlo, con Roche e Majka non si può dire che l'obiettivo stagionale della Tinkoff-Saxo sia la corsa rosa, ma la squadra del magnate russo lo onora alla grande. Rogers, in particolare, scende da naso di Gatto, una salita bastarda dietro Savona, con il piglio di chi la tappa se la vuole aggiudicare. E se l'aggiudica. Prende un metro, dieci, il gruppo non se ne cura, Michael fa valere le sue doti di discesista e passista (non dimentichiamo che il ragazzo, dal 2003 al 2005, è stato Campione del Mondo contro il tempo), esulta a Savona.
Potrebbe ampiamente bastare, ma evidentemente Rogers non è sazio. Nell'ultima tappa di montagna, quella che culmina sullo Zoncolan, va in fuga. In pochini penserebbero che Rogers se la sarebbe giocata con uno scalatore puro come Manuel Bongiorno. È il giorno del tifo più spinto, ne fa le spese Bongiorno, spinto appunto da un diversamente tifoso sulle rampe del Kaiser. Quell'episodio fu decisivo o no? Non lo sapremo mai, ma appena Rogers vede Bongiorno saltare a séguito della spinta, dà gas. Logicamente taglia il traguardo in solitudine, e sono due perle.
Ora però viene il Tour, e Rogers, sul Tour, se non ha incentrato la stagione intera poco ci manca. Rogers come la Tinkoff-Saxo, con Contador in forma smagliante. Eppure, dopo una tappa sul pavé in cui Alberto perde oltre due minuti da un Nibali già in giallo, la fine della storia arriva presto. A La Planche des Belles Filles Contador cade, si rialza e percorre altri 18 km, metro più, metro meno, con una tibia rotta. Tra quelli che lo scortano ovviamente c'è Michael Rogers.
È lui che riceve la pacca sulla spalla, l'abbraccio dell'addio (al Tour) da parte del madrileno. Due uomini in lacrime per una corsa, succede anche questo al Tour de France. La Tinkoff-Saxo rimane abbacchiata, frastornata, stranita nei giorni successivi all'abbandono di Contador. Servono altri obiettivi, cioè una vittoria di tappa, magari di più. Arrivano: prima Rafal Majka, polacco che al Tour nemmeno voleva esserci, vince a Risoul.
Oggi è toccato a Michael Rogers. Si butta nella fuga giusta, inizialmente con Jérémy Roy, Kevin Reza, Michael Albasini ed Anthony Delaplace. A questi si uniranno Bernhard Eisel e Vasil Kiryienka (Sky), Ion Izagirre (Movistar), Jan Bakelants e Michal Kwiatkowski (Omega Pharma), Samuel Dumoulin e Matteo Montaguti (AG2R), Tom-Jelte Slagter (Garmin), José Serpa (Lampre), Tony Gallopin (Lotto), Greg Van Avermaet (BMC), Cyril Gautier e Thomas Voeckler (Europcar), Jens Keukeleire (Orica), Roger Kluge (IAM), Florian Vachon (Bretagne).
Tutto, per i fuggitivi, si decide sul Port de Balès: proprio Rogers detta un ritmo indiavolato, restano con lui solo Van Avermaet, Voeckler, Gautier, Serpa e Izagirre. Scatta Voeckler, poi Gautier allunga, Rogers e Serpa inseguono, mentre nel gruppo maglia gialla Pinot lancia il suo attacco a Bardet, facendo staccare anche Tejay Van Garderen. Sul Port de Balès Serpa scollina davanti a Voeckler e Rogers, con Kiryienka e Gautier a 20". Kiryienka e Gautier rientrano sulla testa della corsa ai -11, ai -5.5 si avvantaggiano Gautier e Rogers.
L'australiano ha una marcia in più, ormai siamo in pianura e sfrutta le sue doti sul passo per staccare Gautier, ormai stanco. Arriva da solo, sul traguardo fa un inchino per ringraziare il pubblico. Alle sue spalle, a 9", Thomas Voeckler e Vasil Kiryienka, poi José Serpa e Cyril Gautier; Greg Van Avermaet è 6° a 13", seguito da Michal Kwiatkowski a 36", Matteo Montaguti a 50", Tom Jelte Slagter a 2'11" con Tony Gallopin.
Il gruppo maglia gialla, composto, oltre che da Nibali, da Péraud, Roy, Pinot, Valverde e Leopold König è a 8'32". Lo sconfitto è Romain Bardet (paga 10'22"), ma pure Pierre Rolland, Jurgen Van den Broeck, Bauke Mollema, tutti oltre i 10' di ritardo. Tejay Van Garderen, dopo aver corso bene sulle Alpi, accusa 12'08".
Nella generale dietro a Nibali c'è Valverde a 4'37", poi tre francesi: Pinot a 5'06", Péraud a 6'08", Bardet a 6'40". Van Garderen scivola al sesto posto con un ritardo di 9'25" ed a meno di grandi ribaltamenti nelle prossime frazioni può pure dire addio al podio finale. Peter Sagan si tiene ben stretta la sua maglia verde mentre Rafal Majka si prende la maglia a pois e Thibaut Pinot la bianca di miglior giovane. Michael Rogers sa che vincere al Tour è una gran cosa: voleva esultare in un altro modo, come squadra, per Alberto Contador.
La speranza di vedere il madrileno battagliare con Nibali s'è dissolta nella nebbia del Col du Platzerwasel, quel 14 luglio. La Tinkoff-Saxo ha dovuto reinventarsi, Michael Rogers l'ha fatto nel modo che più gli piace: lanciandosi in discesa, finalizzando l'azione grazie al suo passo. C'è la consapevolezza di aver compiuto qualcosa di grande ed il rammarico per aver perduto troppo presto il proprio capitano. Tutto non lo si può avere, purtroppo.