Giro d'Italia 2014: Kittel, Belfast and Furious - Il tedesco è inarrestabile in volata. Nizzolo gran 3°, Matthews in rosa
- GIRO D'ITALIA 2014
- Androni Giocattoli - Venezuela 2014
- Bardiani Valvole - CSF Inox 2014
- Cannondale Pro Cycling Team 2014
- Orica - GreenEDGE 2014
- Team Giant - Shimano 2014
- Ben Swift
- Davide Appollonio
- Elia Viviani
- Giacomo Nizzolo
- Manuel Belletti
- Marcel Kittel
- Michael Matthews
- Nacer Bouhanni
- Nicola Ruffoni
- Roberto Ferrari
- Sonny Colbrelli
- Tyler Farrar
- Uomini
In una tappa tremenda, da tregenda, ma non per l'altimetria, per il meteo, con pioggia battente e freddo incessante, ciò che conta più di tutto - e lo si sapeva - è la volata. Ci sono arrivati tutti carichi, su quel rettilineo non così lungo di Belfast: freddi, bagnati, ma carichi. E ha vinto l'uomo da battere, o per meglio dire, da abbattere (se si vuol vincere), Marcel Kittel. Che dire di uno che ha trionfato in tutti e tre i GT, cogliendo quattro perle allo scorso Tour...
Simpatico, bello, idolo delle ragazzine, Marcel ha impostato una volata imperiosa. E dire che se l'erano pure perso, i suoi compagni della Giant-Shimano. Come dietro era finito, dalle retrovie è sbucato. Potente, muscolare, velocissimo.
È uno sprint senza storia, anche se una trama aveva provato a dargliela il buon Nacer Bouhanni, ex pugile (ma torna sul ring in inverno, per tenersi in forma), che sferra un potenziale fendente: subito via, dopo l'ultima curva, prima di quei 210 metri finali. L'idea, in sé, sarebbe pure buona, ma quel tedesco che somiglia a Ivan Drago non ci sta a farsi mettere all'angolo al primo round.
C'è poi Giacomo Nizzolo, che non sorprende più, ma naviga nascosto, durante la tappa. La sua Trek lavora quel tanto che basta per regalargli il terzo posto, per ora è sufficiente. Il tempo per alzare l'asticella c'è tutto. Elia Viviani invece non ci sale nemmeno, su quel podio, ed è un peccato, anche se il veronese della Cannondale la prende con filosofia: che ci potevo fare? Kittel oggi è stato il più forte!
Vero Elia, crudo ma verissimo. I due successi in Turchia, battendo Cavendish ed un ottimo Guardini, lo avevano fatto atterrare a Belfast sulle ali dell'entusiasmo. E della voglia di ripetersi, ma stavolta su un palcoscenico davvero importante. Ha messo la Cannondale in testa, e forse se non fosse stato per gli uomini di Amadio la fuga sarebbe arrivata, o ci sarebbe andata vicina.
Invece no, Tjallingii davanti è l'ultimo a cedere, la Cannondale dietro la prima ad alzare seriamente il ritmo (Giant, FDJ, Orica, proseguiranno). Tecnicamente Viviani non ripaga il lavoro dei compagni, ma siamo solo all'inizio, le opportunità al veronese non mancheranno, a partire da domani. E pazienza se oggi i muscoli, sul traguardo, erano tanto duri e freddi da rendere impossibile ogni replica a Kittel.
Dietro ad Elia una coppia di italiani che ha un buon feeling col Giro: Roberto Ferrari e Manuel Belletti, rispettivamente 5° e 6°, sempre coperti da Lampre ed Androni, comunque davanti. Bravi. Ben Swift capisce di non essere a Sanremo non tanto per il clima - chi coglie le differenze? - ma per il piazzamento: allora terzo, oggi settimo, ma c'è. Proprio davanti a Michael Matthews, a cui basta l'ottavo posto per conquistare la prima maglia rosa della carriera.
Davide Appollonio, appena alle sue spalle, assiste alla scena, mentre delude un pizzico Tyler Farrar, discretamente atteso ma solo decimo. Fuori dai dieci Francesco Chicchi e Sonny Colbrelli, l'uno 12°, l'altro 18°, dietro al più scaltro (in quest'occasione) compagno di squadra Nicola Ruffoni, buon 15°.
Domani si riparte con una nuova volata da disputare, a Dublino, e con una maglia rosa fresca, quella di Michael Matthews, appunto. Chissà se cambierà anche il vincitore di tappa... Se Marcel Kittel è questo (e non abbiamo motivo di credere perché dovrebbe essere un altro), gli avversari possono giusto gufare, sperare in una foratura del tedesco, per giocarsela fino in fondo. In caso contrario, si lotterà solo per i piazzamenti. Come oggi, del resto.