Amstel Gold Race 2014: Sarà Cuneberg o Valverburg? - Damiano è in forma, Alejandro non perde un colpo. Gilbert da temere
- AMSTEL GOLD RACE 2014
- Androni Giocattoli - Venezuela 2014
- BMC Racing Team 2014
- Bardiani Valvole - CSF Inox 2014
- Cannondale Pro Cycling Team 2014
- Lampre - Merida 2014
- Orica - GreenEDGE 2014
- Team Sky 2014
- Alejandro Valverde Belmonte
- Bauke Mollema
- Ben Swift
- Carlos Alberto Betancur Gómez
- Damiano Cunego
- Daniele Ratto
- Davide Rebellin
- Diego Ulissi
- Edvald Boasson Hagen
- Enrico Battaglin
- Enrico Gasparotto
- Geraint Thomas
- Greg Van Avermaet
- Joaquim Rodríguez Oliver
- Johnny Hoogerland
- Michael Matthews
- Michal Kwiatkowski
- Philippe Gilbert
- Roman Kreuziger
- Rui Alberto Faria da Costa
- Simon Gerrans
- Tom Jelte Slagter
- Uomini
Se soltanto domenica scorsa il sapore di terra, dalla testa ai piedi, e le strade in pavé della Parigi-Roubaix riportavano ad un'altra epoca, ad un ciclismo davvero eroico (aggettivo sin troppo abusato, ma non per la Roubaix), domani l'Amstel Gold Race porterà suggestioni quasi opposte. La classica della birra, quella che apre la settimana che se santa non è, è comunque dedicata alle corse ardennesi, ha visto la luce nel 1966 ed è alla sua 49a edizione: solo Vattenfall Cyclassics e Clásica de San Sebastián sono più giovani.
La prima edizione è vinta da un francese, Jean Stablinski, davanti ad un belga (Bernard Van de Kerkhove) ed un olandese (Jan Hugens); si corre nel Koninginnedag. Cos'è il Koninginnedag? Il Giorno della Regina, ovvero la festa nazionale olandese, tradotto: il 30 aprile. Una classica che occupa un fazzoletto di terra tra Maastricht e Valkenburg, un po' come il Fiandre, che gira di qua e gira di là, non sposta di molto il plotone, ma lo spezza con i suoi muri in pavé.
In Olanda manca il pavé ma ci sono i muri: sono tanti, 34, e spaccagambe, brevi in sé, alcuni decisivi. Se la Roubaix è la monumento più vinta dai belgi, all'Amstel sono i corridori di casa, gli olandesi, a detenere il primato. Tra fine anni '70 ed inizio anni '80 Jan Raas ne vinse cinque: quattro di fila (dal 1977 al 1980), una nel 1982 a cui va aggiunto un secondo posto nel 1976.
Michael Boogerd nel 1999 fu portato sul traguardo dal primo Lance Armstrong seconda maniera (quello che avrebbe dominato sette volte il Tour), convinto di potersi mangiare l'olandese allo sprint; ebbe la meglio. Successivamente proprio Boogerd fu quattro volte secondo (e due volte terzo da qui il soprannome "Mr. Amstel Gold"). Le sue vittorie unite a quelle di Raas (gli olandesi in totale comandano con 17 affermazioni) portano allo stesso numero di centri degli italiani, per l'appunto sei.
La prima con Stefano Zanini, nel 1996, poi tocccò a Michele Bartoli nel 2002 e due anni dopo a Davide Rebellin. Danilo Di Luca nel 2004, Damiano Cunego nel 2008 ed un sorprendente Enrico Gasparotto nel 2012 sono gli altri nostri portacolori che hanno esultato tra Maastricht ed il Cauberg. Sì, perché l'arrivo di questa classica non è stato sempre lo stesso.
Fino al 2002 si arrivava a Maastricht ma dall'anno dopo ci si spostò in cima al Cauberg: arrivo da finisseur, arrivo per chi ha fondo e soprattutto brillantezza nel finale, (una sparata sul Cauberg dopo oltre 250 km non è da tutti). Dall'anno scorso, infine, il traguardo è stato spostato a Valkenburg, 1600 metri dopo il Cauberg, salita simbolo della corsa: praticamente una riedizione del Mondiale 2012 che fu di Philippe Gilbert.
Proprio lui, Gilbert, è stato l'ultimo belga ad imporsi in due stagioni consecutive (2010 e 2011) e domani rischia di brindare per la terza volta, vista la condizione in cui versa (lo si è potuto ammirare giusto mercoledì, alla Freccia del Brabante). Gilbert queste strade le conosce a menadito, i suoi avversari conoscono altrettanto bene lui, lo terranno al guinzaglio.
Già, quali avversari? Impossibile prescindere da colui che più degli altri, anche dei velocisti, ha saputo vincere in questo primo spicchio di stagione: Alejandro Valverde. Sette centri per il murciano, quest'anno sempre convincente, al Giro dei Paesi Baschi (quasi) sempre capace di tenere le ruote di Alberto Contador in salita. Lui l'Amstel non l'ha mai vinta (3° nel 2008, 2° lo scorso anno), se non ha la forma per realizzare la tripletta Amstel-Freccia-Liegi può sicuramente far bene domani. Ma chi lo perde di vista, un Valverde così?
Altro favoritissimo è Michal Kwiatkowski (in un'Omega che conterà anche su Zdenek Stybar), per nulla rivelazione, vincente alla Strade Bianche, 4° all'Amstel dodici mesi fa; è veloce, va forte in salita, ha senso tattico. E sono già tre buoni motivi per cui il polacco dell'Omega Pharma-Quick Step potrebbe fare benissimo.
C'è poi l'Orica, da lontano può contare su quel bel corridore che risponde al nome di Simon Gerrans, già a podio due volte qui, nel 2010 e nel 2013, su due traguardi diversi (ma in entrambe le occasioni fu terzo). Sarà marcato, marcatissimo, e nel caso - più che probabile - un suo tentativo non dovesse andare in porto ci sarà Michael Matthews a fare da assicurazione per gli aussie: veloce, resistente agli strappi, non fosse stato per Gilbert avrebbe da poco nel palmarès una Freccia del Brabante. In caso di arrivo in gruppo più o meno ristretto può essere letale.
Discorso analogo a quello che vale per Matthews può essere fatto per la coppia Sky formata da Geraint Thomas e Ben Swift: l'uno arriva da un 7° posto alla Roubaix, fattore che potrebbe pesare, l'altro è pure in gran forma dopo una terza piazza alla Sanremo ed una vittoria ai Paesi Baschi. E guai a dimenticarsi di Edvald Boasson Hagen. La Francia punta molto sul francese Tony Gallopin, a podio nella Freccia del Brabante, capacissimo di inserirsi.
Attenzione agli olandesi, hanno uomini per tutte le azioni: Tom Jelte Slagter può andar via sul penultimo Cauberg (lo si affronterà per quattro volte) e tirar dritto sino al traguardo, emulando il Roman Kreuziger frizzante dell'annata 2013. Anche Bauke Mollema può agire in questo modo, mentre Wouter Poels è capace sia di regolare un gruppetto che di fare un'ottima selezione in salita. La loro classica gli olandesi non la vincono dal 2001, quando toccò a Erik Dekker battere Armstrong (che in sette partecipazioni fu 2° due volte dietro ad altrettanti olandesi), e il desiderio di andare su quel gradino del podio, senza fare come i vari Kroon o Gesink, che l'hanno solo sfiorato dev'essere forte.
La Spagna, oltre a Valverde, avrà al suo arco una freccia un po' spuntata: Joaquim Rodríguez. Perché? Perché con l'arrivo sul Cauberg sarebbe stato comodamente nella prima fila dei favoriti ma con 2 km e mezzo da percorrere dopo l'ultimo strappo è un pizzico più indietro. Da non sottovalutare il gregario (ma ottimo finalizzatore all'occorrenza) Dani Moreno, per il quale Purito potrebbe sacrificarsi, mentre non ci aspettiamo troppo da Samuel Sánchez (che in squadra ha pure un certo Greg Van Avermaet).
In area ispanica (ed in area di aspettative più o meno elevate) ci si imbatte per forza in un colombiano nato per vincere in queste corse, Carlos Betancur: ha vinto una Parigi-Nizza senza crono e senza asperità vere, con salitelle da Ardenne. Appunto per quello sarebbe il favorito. Da dove esce questo condizionale? Da due mesi in cui Betancur non ha reso al massimo per colpa di qualche acciacco. Felici di essere smentiti dal colombiano che nel 2013 non portò a termine l'Amstel, ma fu 3° alla Freccia Vallone e 4° alla Liegi.
Senza perdere di vista l'iride di Rui Alberto Faria da Costa, né i dorsali di Daniel Martin, Simon Geschke (pimpantissimo, il tedesco della Giant, alla Freccia del Brabante), Roman Kreuziger, che è pur sempre il campione uscente, Tom Dumoulin, giovane rampante, dove sono i nostri? Probabilmente davanti, sicuramente più avanti che sul pavé (per vederli dietro ci vorrebbe un'impresa).
Si spera in Damiano Cunego, anche perhé il veronese della Lampre esce da un Giro dei Paesi Baschi davvero molto buono, in cui è riuscito a restare con i migliori quasi sempre; è attesissimo, poco ma sicuro, ma non sempre quando lo si aspettava a grandi risultati questi sono giunti, anzi. Nelle ultime stagioni quando non lo si pensava capace di arrivare davanti ha sfoderato prestazioni degne di nota. Ciò che è certo è che qui ha già vinto nel 2008, pur se l'arrivo era sul Cauberg. Proprio lì potrebbe partire Cunego al penultimo passaggio, per anticipare; in alternativa dovrebbe attendere l'ultima ascesa sul Cauberg, rischiando non poco (e l'incidente del 2012 con Lars Petter Nordhaug ne è la prova).
Di certo il veronese ha la giusta maturità ed è capace di far meglio di Diego Ulissi, più giovane ed ancora da scoprire per quanto concerne le lunghe distanze (per lui meglio conservare le forze in vista della Freccia Vallone?). Enrico Gasparotto nel 2013 è stato il migliore dei nostri (9°), nel 2012 ha vinto: può far bene? Può, ma non v'è certezza. Sicuramente la sua Astana potrà giocarsi varie carte, restando in tema tricolore avrà al via un certo Vincenzo Nibali ed in alternativa a Gasparotto Francesco Gavazzi, resistente e veloce.
La Cannondale, che farà fare esperienza Matej Mohoric e Davide Villella, può cogliere qualcosa di notevole con Daniele Ratto o Marco Marcato. L'assenza di Peter Sagan si farà indubbiamente sentire. In casa Trek c'è Fabio Felline che al Brabante s'è visto molto davanti, ma correrà presumibilmente per gli Schleck (o per Jungels? O per sé?), la Katusha, oltre ai già citati Dani Moreno e Joaquim Rodríguez, potrebbe giocarsi la carta Giampaolo Caruso, nel 2013 11°.
Occhio agli invitati: al tavolo Bardiani-CSF Enrico Battaglin studia da grande, insieme a Sonny Colbrelli (e non dimentichiamo Manuel Bongiorno), seduti con Gianni Savio capotavola il sempre generosissimo Antonino Parrinello (ma in squadra c'è l'olandese Johnny Hoogerland), per non parlare della CCC Polsat Polkowice. Il capitano dei polacchi sarà un 42enne, Davide Rebellin: al Brabante ha brillato, ottenendo un 7° posto, e nelle edizioni precedenti dell'Amstel ha vinto (2004, quando fu il primo a vincere anche Freccia e Liegi, imitato da Gilbert nel 2011) ed è stato 2° dietro al compagno di squadra Stefan Schumacher (era il 2007).
Corsa aperta anche a Pasqua, quest'Amstel Gold Race: chi supererà indenne il durissimo Keutenberg, l'Eyserbosweg (o salita delle antenne), il triplice Geulhemmerberg, i quattro Cauberg? Chi intepreterà al meglio il circuito finale con Geulhemmerberg, Bemelerberg ed appunto Cauberg? Sarà un uomo ampiamente pronosticato o lo Yukiya Arashiro di turno, ovvero la sorpresa pasquale? Basterà attendere poche ore per sapere chi brinderà con la bionda offerta dallo sponsor della corsa, naturalmente.
A questo link la Startlist ufficiale