Il bilancio: Vedrò, farò, dirò... È il Di Rocco show! - 10 anni di promesse rimaste in sospeso
Versione stampabileSi è da poco concluso il primo anno del terzo mandato di Renato Di Rocco alla guida della Federazione Ciclistica Italiana, un 2013 che ha visto il Nostro mentalizzato soprattutto sul Mondiale di Firenze, di cui è stato sostanzialmente il deus ex machina. L'Anno X (decimo o ics?) della gestione dirocchiana della FCI si è aperto con un Consiglio Federale che ha regalato come al solito qualche perla (vedi alla voce "Centro Studi"), oltre ad aver sancito la nomina di Davide Cassani come commissario tecnico della Nazionale, e ad aver confermato la prossima realizzazione di un velodromo coperto a Treviso.
Ci piace, a questo giro, andare a ripescare le vecchie interviste concesse dal numero 1 della Federciclismo a questo sito, per fare il punto su tutta una serie di promesse da lui fatte nel corso di questo decennio, ma che ad oggi risultano - ahinoi - non mantenute. Non v'è peraltro dubbio alcuno che il formidabile Lupo abruzzese possa, nel prossimo triennio (fino alle nuove elezioni), recuperare tutto il tempo perso, e ottemperare agli impegni presi negli anni: un'impresa senz'altro alla portata di chi intimamente si reputa il miglior dirigente sportivo che la storia ricordi.
Nell'attesa che ciò si compia, facciamo questo volo d'angelo attraverso 10 anni di parole dirocchiane, suddividendo le frasi più intriganti in diverse aree tematiche, e via via commentandole. Il giochino rischia di essere interessante e pure divertente!
Immagine-marketing
Bisognerà lavorare sodo sull'immagine, ricrearla da zero in senso positivo.
Questo è uno sport che può essere venduto bene, perché risponde in pieno alle esigenze degli enti locali, nell'ottica del turismo e della salvaguardia dell'ambiente: proprio in questo tema si possono lanciare eccellenti programmi incentrati sui parchi naturali, magari in collaborazione col Wwf (esperienza che personalmente ho già fatto nel Coni).
C'è un grande gruppo di ciclisti, sono tutti bravi a comunicare, hanno un ottimo bagaglio culturale, qualcuno di loro è pure laureato, non siamo più al "Ciao mamma, ciao papà" davanti alle telecamere. Mi piacerebbe creare un gruppo di riferimento di questi atleti, da mandare in giro per l'Italia a promuovere il ciclismo. (2004; non risultano programmi incentrati sui parchi naturali, né gruppi di riferimento di atleti mandati in giro per l'Italia a promuovere il ciclismo...)
Nelle indagini Istat, il ciclismo viene sempre ricompreso alla voce "altri sport", perché non essendoci un pubblico pagante, non è immediatamente quantificabile il seguito di cui gode. C'è chi, come Mapei o Liquigas, questi dati li ha raccolti per sé (e non li condivide), e li utilizza come base per precisi piani aziendali e di marketing. Ecco, dovremo cercare di percorrere questa strada. (2009; la famosa strada non risulta essere mai stata percorsa)
Non riusciamo a monetizzare al meglio, in termini di immagine, perché ogni volta arriva una nuova batosta del doping. Ci vorrebbe una campagna sociale, per così dire, ma per organizzarla ci vogliono grandi risorse. Abbiamo anche contattato un'agenzia di marketing affermatissima per valutare la possibilità di una campagna di grande impatto creativo. Ma purtroppo si tratta di investimenti che non ci possiamo permettere col nostro bilancio che ancora paga i buchi lasciati dalla precedente gestione. (2010; nel 2014 paghiamo forse ancora quei buchi, visto che della famosa campagna non s'è vista traccia)
Struttura della FCI
Ho intenzione di rimettere al centro dei giochi le società e gli atleti, bistrattati in questi anni; rifaremo l'organizzazione territoriale, nell'ottica di realizzare una rete di "distribuzione e commercializzazione" del nostro prodotto; ridaremo dignità ai comitati regionali e provinciali, in modo che divengano dei centri di servizi e non dei punti di riferimento politici: a questo scopo sarà importante permettere a queste realtà di lavorare bene, fornendole di sedi e strutture adeguate.
Bisogna offrire servizi alle società, non imporre loro dei programmi.
Sono sempre stato un uomo al servizio di questo sport, pronto anche al dialogo con l'avversario. Oggi invece o sei con Ceruti o sei contro di lui. Io compatterò il centro-sud e mi batterò col presidente uscente, che sostiene Toni con strumenti federali. Del resto non scopro certo io che chi è già nel Palazzo gode di qualche vantaggio. (2004; e no, non lo scopriva lui, ma alle ultime elezioni ha saputo avvantaggiarsi come pochi altri in passato, dallo stare nel Palazzo. Sul fatto che i comitati regionali e provinciali non dovessero essere dei punti di riferimento politici, Di Rocco a distanza di anni ha confermato esattamente questo ruolo, favorendo gli amici ed emarginando i nemici politici)
Nel Cpa vengono mano a mano rimossi tutti coloro che si trovano in disaccordo con le decisioni degli altri enti, e le sostituzioni vengono fatte con altri corridori che sono sulla lunghezza d'onda dell'Uci. Non credo che questa sia una rappresentanza seria. (2006; lo asseriva prima di crearsi un paio di Consigli Federali di yes-man)
Coi direttori sportivi, in accordo con la loro associazione (l'Adispro), abbiamo migliorato molto la didattica nei corsi di abilitazione. Ora vengono approfonditi aspetti che prima non venivano toccati, dall'aspetto psicologico della gestione di una squadra a quello della comunicazione. Il Centro Studi ha fatto un ottimo lavoro, ora dovremo fare la stessa cosa per i team manager. Il problema, ancora una volta, è che spesso l'UCI si mette di traverso. (2009; l'Uci invece non pare essersi messa di traverso, oggi, nel momento in cui il Centro Studi vede l'inserimento, sancito dal Consiglio Federale dell'altro giorno, di un giornalista [Giovanni Bruno] nel ruolo di presidente, affiancato da tre docenti universitari di Tor Vergata, ateneo presso cui lo stesso Di Rocco tiene un corso. I tecnici fuori dal Centro Studi, gli amici dentro)
Internet-comunicazione
Svilupperemo l'integrazione informatica, dando la possibilità agli utenti e agli stessi tesserati di accedere a una serie di servizi su internet.
Miglioreremo il nostro sito, metteremo una banca dati a disposizione di tutti, offriremo on line servizi e strumenti per l'attività. E faremo fare dei master in scienze della comunicazione ai nostri tesserati.
Un canale televisivo tematico della Federciclismo? Ma io mi chiedo perché non ci abbiano già pensato. Quando io ero segretario avevamo avviato una buona collaborazione con TeleCiocco, che trasmetteva dirette alternative di corse minori. E la Lega Dilettanti ha una sua tv sul digitale terrestre, quindi anche per la FCI lo sbocco sarà quello. [...] Quel che la Rai può trasmettere per bene va sulla Rai, per il resto ci rivolgeremo altrove: penso sia una buona soluzione anche per la televisione di stato. Infine non trascurerei la radio, che offre canali alternativi per raggiungere gli appassionati e va curata in maniera particolare. (2004; il sito della Federazione è di rara bruttezza, tecnologicamente molto antiquato; quanto a "TeleFCI" e "RadioFCI", chi ne ha più avuto notizia?)
La creazione di un canale tematico sul satellite ha una priorità alta, ma lì è un problema di spese: servirebbero almeno 600mila euro che al momento non possiamo investire in quel progetto. Magari sarebbe bello per ora unificare la programmazione di tante reti private che operano nel territorio e trasmettono ciclismo.
Ci manca, direi, un solo aspetto da migliorare nettamente: servirà un manager che si occupi del settore della comunicazione, perché vogliamo che ci sia più attenzione sulle cose positive che facciamo. (2009; sì, sarebbe bello unificare la programmazione di tante reti private, ma non è mai stato fatto. E il manager del settore della comunicazione lo stiamo ancora aspettando...)
Gare in difficoltà
È pur vero che la Federazione avrebbe dovuto difendere il Trofeo Pantalica e il Giro dell'Etna, che caratterizzavano un'intera attività in una regione come la Sicilia: Andando a parlare con gli enti locali, responsabilizzandoli, facendo loro capire l'importanza di questi appuntamenti. E cercando di risvegliare l'interesse di gente del luogo, perché non ha più senso che organizzazioni del nord vadano a lavorare al sud, portando risorse proprie e raccogliendone per sé sul posto. (2004; Di Rocco si riferiva a quel che avrebbe dovuto fare la Federazione di Ceruti; peccato che poi lui si sia disinteressato allo stesso modo di tante gare che in questi anni hanno chiuso o hanno avuto difficoltà)
Preferiamo indirizzare determinate somme sulle gare giovanili, piuttosto che sul professionismo. Abbiamo salvato il Giro della Lunigiana juniores, per esempio, e oggi è la corsa forse più importante della categoria; ci siamo presi in carico l'organizzazione di un Giro dilettanti, e oggi abbiamo il GiroBio; idem col Regioni, idem col GiroDonne. (2010; qualcosa è stato salvato, sì. Ma GiroBio e Giro delle Regioni oggi non sono più in calendario, è stato fatto proprio tutto il possibile per dare un futuro a queste corse?)
Pro Tour-UCI
Si tratta di un progetto innovativo, ho fiducia in Verbruggen. Tutte le discipline si evolvono verso una selezione di eccellenza, in cui le società vengono scelte non per politica ma per garanzie meritocratiche, e lo stesso farà il ciclismo.
Un mio progetto: creare una sorta di Pro Tour a livello italiano: scegliere una serie di corse e stringere accordi con altre federazioni (quella francese, quella spagnola) per garantire a queste corse una importante partecipazione straniera. (2004; il Pro Tour all'amatriciana non venne poi istituito... quanto a quello vero, Di Rocco mostrava 10 anni fa una bella lungimiranza...)
L'Uci sta portando avanti un metodo che guarda esclusivamente a fini economici, mentre noi vorremmo che fossero salvaguardati i discorsi tecnici, ovviamente anche perseguendo dei fini economici.
L'Uci non dialoga con i Grandi Giri, soprattutto sul numero delle licenze. [...] Abbiamo quindi un'Unione Ciclistica Internazionale che non ha un senso logico.
L'Uci vuole fare marketing, ma alla fine dimostra di non saperlo fare. Secondo me l'Uci cammina senza alcuna rotta.
Ho detto a tempo debito che il Pro Tour sarebbe stato una bufala, una bufala si è rivelata, ma purtroppo abbiamo un'Unione Ciclistica Internazionale che non riesce a capire lo spirito intrinseco del ciclismo. (2006; veramente a tempo debito aveva detto che il progetto Pro Tour gli piaceva [vedi poco sopra]. Notevole l'inversione di rotta nel giro di appena due anni, inversione a cui ne sarebbe seguita un'altra, nel corso del secondo mandato, che lo riallineava alle posizioni di Aigle)
Nel 2008 decisi di non affiliare Continental in Italia perché non tutelavano né i corridori né il ciclismo in generale. L'UCI ci ha obbligati a tornare sui nostri passi, ma dell'UCI non rimane molto da dire, ormai tutti hanno capito che si tratta di un ente che complica la vita a chi fa ciclismo, con una burocrazia soffocante e dando in cambio servizi prossimi allo zero. (2009; accuse che un paio d'anni dopo sarebbero svanite dai discorsi dirocchiani: l'UCI sarebbe tornata ad essere un ente in salute, forse anche grazie alla sua vicepresidenza...)
Sud
Faremo investimenti e programmi mirati, come quelli sviluppati nel periodo 1990-'94 in Sicilia, che diedero ottimi frutti e di cui oggi si vedono i risultati. Come ho già detto le risorse ci sarebbero, tra i fondi destinati al sociale, e le regioni sono attente in questo senso: possiamo collaborare e prendere noi tali risorse per rilanciare il movimento. Ma voglio sfatare il mito che al sud ci siano poche corse: ci sono invece tante prove interregionali. La sfida sarà incentivare le società meridionali a correre anche al nord, e viceversa, quelle settentrionali ad andare al sud. (2004; i famosi programmi mirati non si sono visti, in compenso si sono viste in alcune regioni - vedi la Sicilia - manovre poco trasparenti, basate sulla creazione di decine di società fittizie, volte all'accesso a finanziamenti che non finanziavano nulla di ciclistico. Inutile dire che la Sicilia è stata un serbatoio di voti per la terza elezione di Renatone, lo scorso anno)
Pista
C'è il caos. Esiste un velodromo a Treviso rimasto a metà, e non è dato sapere neanche se la federazione stia pagando dei danni (mentre è certo che stia pagando interessi passivi). Poi si è deciso di spostare il velodromo a San Francesco al Campo, in provincia di Torino. Io dico: bisognerebbe farli entrambi! Treviso ha un enorme bacino d'utenza, il più grande d'Italia insieme a Milano, diventerebbe un punto di riferimento. Le risorse, ancora una volta, ci sono. Bisognerà fare delle scelte prioritarie, destinarle ai progetti più importanti e risparmiare altrove.
Sarà possibile recuperare impianti già esistenti ma lasciati in abbandono, dal Vigorelli al Velodromo dell'Eur a quello degli Ulivi? Sì, dovranno tornare ad essere punto d'incontro anche logistico. C'è da ricostruire un intero movimento, non solo le strutture. Ceruti ha allontanato un gruppo di tecnici validi e di atleti, ha dimissionato 26 persone. E le assicuro che è più difficile trovare risorse umane, gente di carisma e spessore culturale, che non ricostruire un velodromo. Faremo in modo di recuperare queste professionalità [...] la pista è invece una nobile arte, e chi non l'ha capito deve uscire dal ciclismo! La pista dà una grande formazione, dovremo provare a portarci i Cunego, i Cipollini, i Bettini, i Simoni, in modo da attirare pubblico e soprattutto giovani. (2004; prima di diventare presidente, Di Rocco largheggiava in promesse... ad oggi, a parte la costruzione di Montichiari, tutto il resto è stato abbandonato, e in particolare la FCI è stata del tutto assente dal dibattito intorno al recupero del Vigorelli. È notizia dell'altro giorno che però a Treviso ci sarà l'atteso velodromo, visto che è stato lanciato finalmente il project financing per la sua costruzione. 10 anni dopo rispetto alla promessa, non c'è male!)
Finora non abbiamo avuto i velodromi. Stiamo recuperando, comunque, anche se stiamo parlando di un vero e proprio processo culturale che investe atleti e soprattutto direttori sportivi giovanili, e quindi ci vorranno degli anni prima che vada a compimento. Nonostante tutto, da un anno abbiamo il velodromo di Montichiari, e già abbiamo ridotto di molto il gap dalle nazioni più avanzate in questo settore. Bisogna insistere, prendere esempio dalla Gran Bretagna, dove forse i tecnici hanno avuto meno pregiudizi dei nostri e hanno sposato in pieno il progetto della pista; e aspettare un altro velodromo, da qui a tre anni (magari a Treviso), per poter aumentare l'attività in casa nostra. Siamo consci del fatto che ci sono 3-4 nazioni che non si sono fermate per 8 anni come abbiamo fatto noi, ma in prospettiva posso dire che alle Olimpiadi del 2016 contiamo di tornare tra le prime 4 nazionali, se non nella velocità (che richiede atleti iperspecializzati), almeno nelle altre discipline su cui l'UCI ha deciso di puntare. (2010; a parte l'eccessivo ottimismo tempistico per il secondo velodromo coperto, fa sorridere la prospettiva di tornare tra le prime 4 nazionali nel 2016: soprattutto ricordando che a Londra 2 anni fa schierammo un solo atleta...)
Doping
Facemmo grandi pressioni sull'UCI perché iniziasse a collaborare in maniera proficua e trasparente con la WADA; e sul CONI perché estendesse i poteri della procura antidoping anche sulle altre federazioni sportive italiane, e in entrambi i casi abbiamo ottenuto dei successi. (2010; dei successi di cui parla Di Rocco non si trova traccia in giro: l'UCI di McQuaid è stata addirittura sconfessata dalla WADA, mentre a livello italiano non sembra che altre federazioni sportive italiane siano trattate con la stessa attenzione dedicata al ciclismo)
Nazionale
Ballerini è un'ottima scelta, e va aiutato. Invece è stato lasciato solo a gestire casi che non erano di sua stretta competenza, vedi Di Luca o Rebellin a Verona. La federazione doveva prendersi le sue responsabilità e non l'ha fatto. (2004; e invece la Federazione dirocchiana come s'è comportata con Bettini nel 2012? Non l'ha mica lasciato a gestire le non convocazioni degli atleti che avevano precedenti per doping, o anche solo indagati?)
Ciclismo femminile
Noi abbiamo un organo che valuta a livello finanziario le Professional e le Continental maschili, e infatti in quel senso prendiamo provvedimenti (vedi caso CDC-Cavaliere di quest'anno); tra le donne ancora non lo facciamo perché il movimento è ancora in una fase di transizione. Aspettiamo che cresca ancora un po' prima di attivare procedure di livello più alto. (2010; stiamo ancora aspettando, fiduciosissimi)
Squadre Continental
Fosse per noi, saremmo coerenti con quanto fatto nel 2008, quando decidemmo di non riconoscerne lo status, visto che non c'erano proprio i presupposti per l'esistenza di tali squadre. Ma l'UCI ci ha obbligati alla retromarcia, e in fondo capisco la politica di allargamento perseguita dall'Unione Ciclistica Internazionale: a noi le Continental creano solo casino e non servono a nulla.
Noi abbiamo un'altra tradizione, abbiamo molte forti squadre di dilettanti, e preferiamo che restino tali. Avremmo potuto fare come in Belgio, dove a molte di queste squadre è stato chiesto di diventare Continental, appunto, ma noi abbiamo preso un'altra direzione, e difendo questa scelta, che si riverbera anche - ad esempio - nel non voler portare dei professionisti al Mondiale Under 23. Ogni nazione deve anche assecondare le proprie esigenze. (2010; a distanza di un solo mandato, la retromarcia è netta: oggi l'altra direzione difesa da Di Rocco 4 anni fa non c'è più, e quest'anno avremo diverse Continental di provenienza dilettantistica. Che ciò sia legittimo a livello di regolamenti, può essere; che sia un errore politico, è invece certo, in quanto tale "aggiornamento" finisce con l'esporre i corridori alla probabilità di correre senza tutele di alcun genere, e col deprofessionalizzare ulteriormente un ambiente che già non brillava in questo senso)
Interviste a Renato Di Rocco pubblicate in questi anni
http://www.cicloweb.it/articolo/2009/12/21/ricostruire-l-immagine-del-ci...
http://www.cicloweb.it/articolo/2010/01/03/maginot-di-rocco-in-trincea-c...
http://www.cicloweb.it/articolo/2010/01/12/un-bilancio-per-di-rocco-inte...
http://www.cicloweb.it/articolo/2010/10/27/l-intervista-di-rocco-rispond...
http://www.cicloweb.it/articolo/2013/01/11/elezioni-federciclismo-fari-p...