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Ciclabilità: In bicicletta verso il futuro - Dalle sopraelevate alle autostrade, nuove soluzioni per la mobilità a pedali

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Un rendering della futura ciclabile sopraelevata di Londra © www.beezer.itNel mondo occidentale si pedala sempre di più, e si spera di farlo sempre meglio. La grande massa (in parte "critical") che negli ultimi anni ha (ri)scoperto l'amore per la bicicletta è tuttora in espansione, anche in paesi che in passato non erano così ciclofili; ma l'accresciuta sensibilità per le tematiche che riguardano salute e ambiente fa sì che un numero sempre maggiore di persone diventi più responsabile nei confronti di una mobilità che abbia un minore impatto energetico e inquinante. D'altro canto, è proprio l'aver sperimentato come l'uso della bicicletta permetta di abbattere i tempi degli spostamenti in città particolarmente congestionate dal traffico, ad aver dato un ulteriore incentivo a tale uso.

Oltre all'idea di pedalare perché fa bene e non crea inquinamento, e di farlo perché è utile e veloce, c'è anche in questi tempi una componente "modaiola" della tendenza, e senza ombra di dubbio in alcune delle città più importanti del pianeta usare le due ruote a pedali è diventato molto cool. Che ciò spinga da un lato l'ulteriore aumento dell'uso della bici è comunque un bene; che dall'altro si chiedano alle amministrazioni spazi sempre più congrui e soprattutto sicuri per pedalare, è addirittura ovvio.

Proprio due delle città più investite dal fenomeno della mobilità ciclistica, Londra e New York, si pongono come capofila della ciclabilità. Nella capitale inglese c'è gran fermento intorno a un progetto che definire avveniristico è poco: SkyCycle (nome che non ha a nulla che fare - a quanto è dato sapere - con la squadra professionistica britannica) è una pista ciclabile sopraelevata, costruita in vetro e acciaio e destinata a sovrastare parte delle arterie ferroviarie urbane.

Progettata dagli studi Exterior Architecture e Space Syntax nel 2012, ha riscosso l'interesse del celebre architetto Norman Foster, il quale sta ora collaborando alla sua realizzazione: è stato già dato il via alla realizzazione della prima tratta di 6.5 km da Stratford a Liverpool Street, ma nelle ambizioni di chi l'ha ideata si dovrà arrivare a una rete di 220 km che collegheranno varie periferie al centro. Questi panoramici tubolari elicoidali destinati a fare la loro comparsa nella skyline cittadina ospiteranno, una volta che il progetto sarà completato, 12mila ciclisti all'ora, facilitando gli spostamenti a non meno di 6 milioni di londinesi. I quali accederanno alla SkyCicle attraverso 200 punti di immissione, in molti casi coincidenti coi principali snodi ferroviari. Il progetto di ciclabile sopraelevata sarebbe peraltro anche più economico (malgrado i 220 milioni di sterline necessari per la prima tranche di sopraelevata) rispetto ad altre ipotesi anch'esse vagliate, come ad esempio una pista sotterranea riservata alle bici.

Superstrada ciclabile a Copenhagen © www.architetturaecosostenibile.itSe Londra si candida a diventare il paradiso dei ciclopendolari, la Germania è già più avanti, visto che è in fase progettuale un'autostrada ciclabile tra Dortmund e Duisburg: 60 km con doppia carreggiata, 5 metri di larghezza e un percorso semplificato al massimo (tutto in pianura, senza curve strette, né pendenze, né incroci), che andranno a servire una delle zone più densamente popolate della Germania. Un'idea che non è in assoluto una novità, visto che riprende quanto già realizzato (in scala ovviamente minore) in Danimarca, paese che già ha in attività una superstrada intorno a Copenhagen, e che nel futuro prossimo punta ad averne una rete capillare in un raggio di 20 km intorno alla capitale.

Andando oltreoceano, New York, come detto più su, condivide con Londra lo status di città in cui al momento è più cool andare in bici. L'amministrazione della Grande Mela dimostra di riuscire a interpretare in maniera ottimale lo spirito del tempo, e il video qui linkato dimostra come negli ultimi anni la città più importante d'America si stia mettendo al passo con le richieste di maggiore vivibilità - concetto che va perfettamente in accordo con "maggiore ciclabilità". A differenza di Londra, NY dimostra come anche senza progetti futuristici (e quindi mettendo in previsione costi contenuti) si possano ottimizzare gli spazi già disponibili (anche se pure la vocazione londinese ad osare, urbanisticamente parlando, va riconosciuta e apprezzata, per metropoli che giustamente ambiscono a fungere da esempio per il mondo intero).

E in Italia com'è la situazione? Se a Milano una crescente massa critica si sta imponendo come soggetto con cui fare i conti nell'ambito del "restyling" del Vigorelli, a Roma il sindaco Marino, appena eletto, ha voluto dar di sé l'immagine di un amministratore che usa la bicicletta per salire al Campidoglio... ma nei fatti, siamo ancora lontani dall'optimum rappresentato da altre città europee. Il bike sharing (la possibilità di usare una bici pubblica e condivisa per gli spostamenti urbani) si è via via diffuso e di sicuro aiuta l'aumento dell'uso della bici, ma l'indice di ciclabilità (ovvero dei metri ciclabili per persona) nelle grandi città è molto basso: 6,77 metri per abitante a Torino, solo 2,50 a Roma, ancora meno a Milano. Le cose vanno meglio in provincia, ad esempio Reggio Emilia (prima in questa graduatoria) offre 35 metri ciclabili per ogni abitante.

In assoluto, comunque, i chilometri di piste ciclabili in Italia sono in aumento, dopo decenni di stasi: se nel 2007 eravamo a 2497 km complessivi, già nel 2009 siamo saliti a 3227 km, e il trend è fortunatamente in crescita. Rientrano in questo discorso progetti che coinvolgono il nostro paese, come ad esempio l'EuroVelo, programma di ciclabilità che riguarda itinerari ciclistici in tutta Europa, che uniscono più paesi. Allo stato sono previste 13 direttrici, in parte già realizzate (anche tramite l'unione di piste ciclabili già presenti), in parte da realizzare nei prossimi anni. Di queste ciclovie, 3 attraversano l'Italia: la EV5 (che da Londra taglia l'Europa - Francia, Belgio, Lussemburgo, ancora Francia e Svizzera - e poi l'Italia fino a Brindisi), la EV7 (che parte da Capo Nord in Norvegia e, attraverso Svezia, Danimarca, Germania, Repubblica Ceca e Austria sbarca in Italia e la percorre tutta fino a Siracusa) e la EV8 (l'itinerario cosiddetto del Mediterraneo, parte da Cadice, percorre tutta la costa spagnola, quella francese, taglia longitudinalmente il nord dell'Italia per dirigere verso la Grecia attraverso Slovenia, Croazia, Montenegro e Albania); una quarta lambisce il nostro paese (la EV9 tocca Trieste).

In particolare i lavori per incardinare alcune ciclabili già presenti nel progetto della EV8 sono già in fase avanzata; non mancano, inoltre, ipotesi di lunghe reti cicloviarie indipendenti dal progetto EuroVelo, come ad esempio la Ciclovia dell'Acquedotto, in Puglia, lungo il percorso dell'Acquedotto Pugliese, per la quale i lavori sono anch'essi in corso (un giorno questo tracciato dovrebbe constare di 250 km totali).

In definitiva, pur se con una certa fatica e in maniera non ancora paragonabile a quanto avviene in altri paesi d'Europa, anche in Italia qualcosa si muove affinché si possa arrivare a poter affermare, come accennavamo in apertura, che nel nostro paese, come in quelli più "ciclabilmente" all'avanguardia, si può pedalare di più e meglio.

Marco Grassi

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