Storie&Memorie: 120 anni e un'Ora, il Record spaziale - Terza parte: Obree, Indurain, Boardman, Rominger. E Cancellara...
Versione stampabile51.151. I chilometri coperti da Francesco Moser il 23 gennaio 1984 a Città del Messico. Il trentino è diventato "il signore di tutte le ore" ma nel frattempo il primato ha perso buona parte del suo fascino. Pochissimi hanno provato a batterlo, nessuno effettivamente c'è riuscito. La rivoluzione del mezzo, le ruote lenticolari, le posizioni più impensabili, sempre alla ricerca della maggiore velocità possibile, sono diventate le protagoniste della scena.
Nel frattempo in Sudafrica si contano centinaia di vittime della repressione contro la protesta dei neri, guidata dal African National Congress di Nelson Mandela, che chiedono più diritti e libertà; negli Usa ed in Europa è uscito il Nintendo e all'Heysel s'è consumata una tragedia. George Bush viene eletto presidente degli Stati Uniti, in Cile un referendum popolare caccia Pinochet e le immagini del ragazzo davanti al carro armato in Piazza Tienanmen, a Pechino, fanno il giro del Mondo.
Greg LeMond vince il Tour de France all'ultima crono parigina, sopravanzando in classifica Laurent Fignon per soli 8", muore Freddie Mercury e nei Balcani inizia una guerra atroce. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino vengono uccisi in due attentati, a Palermo, le truppe dell'Iraq di Saddam Hussein invadono il Kuwait, dando il via alla Guerra del Golfo.
Il film E.T. l'extraterreste fa registrare il più alto incasso del botteghino degli anni '80, escono Thriller, l'album più venduto di sempre, e Like a Virgin, Umberto Eco pubblica Il nome della rosa, la Nazionale italiana di calcio vince il Campionato del Mondo, Gianni Bugno veste la maglia iridata per due anni consecutivi e cade il Muro di Berlino.
Ciò che invece regge benissimo, dal 1984, è il Record dell'ora, sempre in mano a Francesco Moser. Finché non arriva un dilettante scozzese, sconosciuto ai più, a scombussolare tanto, se non tutto.
Obree, la lavatrice ed il dualismo con Boardman
Graeme Obree è nato a Nuneaton, Warwickshire, ma vive ad Ayr, a sud di Glasgow. Soprannominato lo scozzese volante, è un ragazzo complicato e poco noto al di fuori della Gran Bretagna. Soffre di disturbo bipolare e durante la sua vita tenterà il suicidio per ben tre volte. Fortunatamente, per tre tentativi falliti, ve n'è uno centrato in pieno: quello del Record dell'ora. Corre l'anno 1993, Obree pedala sulla sua Old Faithful, il nome che ha dato alla bicicletta su cui tenterà di battere i 51.151 km percorsi da Moser quasi dieci anni prima. Il mezzo, costruito anche con dei pezzi di lavatrice, fa assumere allo scozzese una posizione mai vista, nonché molto pericolosa. Il busto e la testa sono rivolti in avanti, il manubrio è all'altezza del petto. L'aerodinamica prima di tutto, anche rischiando di cadere da un momento all'altro. Obree prenota la Vikingskipet Olympic Arena di Hamar, in Norvegia. Lì si terranno i Mondiali su pista dal 17 al 29 agosto ed un mese prima lo scozzese volante attacca il Record. È il 16 luglio 1993 ed Obree fa peggio di Moser per soli 500 metri. Lo scozzese non può né vuole tornarsene a casa con in saccoccia un fallimento. Nonostante la fatica fisica fosse stata la più grande che avesse mai sostenuto, fa notare ai giudici UCI di avere a disposizione il velodromo anche per il giorno seguente (lo aveva prenotato per ventiquattr'ore). I signori si guardano in faccia, si consultano e danno il via libera ad Obree, che potrà nuovamente provare a battere il Record di Moser. I dolori, dopo un'ora corsa a tutta, sono però molti ed Obree è costretto a prendere misure eccezionali per la notte. Prima di mettersi a letto beve continuamente: mezzo litro d'acqua, mezzo litro ancora, in modo che ogni due ore si debba alzare per andare in bagno e le gambe non s'imballino. È per questo che ogni volta che si alza fa stretching. Dorme a fatica, alle 7:55 è in piedi e di prima mattina, il 17 luglio 1993, è di nuovo nella Vikingskipet Olympic Arena di Hamar, comprensibilmente vuota (anche molti giornalisti giunti in Norvegia per assistere al tentativo del giorno prima erano già andati via). Sulla sua Old Faithful, con un 52x12 (sviluppa 9.25 metri a pedalata), Obree, al secondo tentativo, fa segnare il nuovo Record: percorre 51.596 km, meglio di 445 metri rispetto al Moser di Città del Messico '84. Ma quale fallimento, signori! Dopo quel venerdì in cui il primato di Moser aveva tenuto, e quel sabato in cui il trentino era stato idealmente sopravanzato da Obree, arriva ancora dalla Gran Bretagna lo sfidante immediato dello scozzese. Chris Boardman, nato a Hoylake, Contea di Merseyside, praticamente Liverpool, è di tre anni più giovane di Obree; per le sue eccelse doti di passista e per la cura maniacale dei dettagli è soprannominato The Professor (in seguito sarà Mr. Prologue). Nel luglio '93 Boardman ha già conquistato alcune medaglie ai Giochi del Commonwealth e soprattutto l'oro ai Giochi Olimpici di Barcellona 1992. Nell'Inseguimento individuale il britannico aveva battuto il tedesco Jens Lehmann. Nel '93 passa professionista e si va subito a prendere il Record dell'ora. Lascia a Graeme Obree solo sei giorni di gioia, quindi, venerdì 23 luglio 1993, al Vélodrome de Bordeaux Lac, percorre 52.270 km. La vendetta di Obree si consumerà nel mese di agosto, con lo scozzese volante che durante i Campionati del Mondo eliminerà proprio Boardman durante la semifinale dell'Inseguimento individuale. L'oro andrà allo stesso Obree, che avrà ragione del francese Philippe Ermenault. Chris Boardman si dovrà accontentare del bronzo. È nato un dualismo che andrà avanti per un po'. Finché Obree non diverrà nuovamente primatista dell'Ora.
1994: tanti Record, è ancora Obree che dà il la
Il 1994 è un anno ricco di Record e di tentativi di (ri)prendersi il primato, che acquista nuovamente popolarità. Già dal 15 gennaio Francesco Moser, ormai 42enne e pensionato, ci riprova. Al Centro Deportivo Olimpico Mexicano che nel gennaio 1984 gli regalò gioie enormi il trentino, usando una bici molto simile a quella utilizzata da Obree (la Old Faithful), percorre 51.840 km. Non è il Record assoluto - Boardman l'anno prima ha coperto 52.270 km a Bordeaux - ma Moser fa pur sempre meglio di Obree, che il 17 luglio 1993 alla Vikingskipet Olympic Arena di Hamar percorse 51.596 km. Proprio lo scozzese volante, che avevamo lasciato un anno prima alle prese con il dualismo (non ancora esaurito) con Boardman, torna in pista il 27 aprile 1994. Non più alla Vikingskipet Olympic Arena di Hamar ma al Vélodrome de Bordeaux Lac. Si affida fedelmente alla Old Faithful, con quel manubrio pericolosamente posto all'altezza del petto (ma lo scozzese sta già studiando una nuova posizione, poi ribattezzata "da Superman" ed utilizzata da lui nel 1995 così come da Boardman, nel '96, quando l'inglese si riprenderà il Record); percorre 52.719 km e si riprende il primato dell'Ora. Sono 449 i metri che separano lo scozzese da Chris Boardman, nuovamente battuto. Ma esattamente come nel '93, la gloria di Graeme Obree dura meno di un anno. Sfortuna (per lo scozzese, non per il Record) vuole che nel breve volgere di quattro mesi gli stradisti più forti del momento, almeno sul passo, si cimentino nella prova. Era finita l'epoca della Old Faithful, delle biciclette costruite con pezzi di lavatrice. Si riapriva un periodo in cui i grandi campioni del ciclismo su strada si sarebbero confrontati sul parquet, supportati dai costruttori.
Il primato di Indurain e i due "ceffoni" di Rominger
In quel '94, il primo a tentare il colpo, ancora al Vélodrome de Bordeaux Lac, è Miguel Indurain. Il navarro è esploso relativamente tardi, a 27 anni, sul finire degli anni Ottanta. Nel 1986 aveva fatto suo il Tour de l'Avenir, nel 1990 l'unica corsa in linea che potrà vantare in palmarès, la Clásica San Sebastián. Nel 1991 è secondo alla Vuelta a España e bronzo ai Mondiali in linea di Stoccarda, dove Bugno conquista la prima maglia iridata. A Oslo 1993 vince Lance Armstrong ed Indurain è argento. Nel frattempo ha iniziato a vincere Tour de France in sequenza. Dal 1991 al 1995 sarà lui la maglia gialla a Parigi. È così che il 2 settembre 1994, con quattro Tour già in tasca e due edizioni consecutive del Giro d'Italia (1992 e 1993), si presenta a Bordeaux, intenzionato a far suo anche il Record dell'ora. Cavalca la sua Espada IV, evoluzione della bici creata da Pinarello e che già tante gioie contro il tempo gli ha regalato. Il telaio pesa 1970 grammi, ha un coefficiente di penetrazione dell'aria di 0.06 mq; Miguel monta un 59x14 in grado di sviluppare 8.86 metri per giro di pedali. Indurain percorre 53.040 km, 321 metri meglio rispetto a Graeme Obree. Anche il primato del navarro non impiega troppo tempo per essere frantumato. Tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre del 1994 un altro stradista, l'elvetico Tony Rominger, farà molto meglio. E molte volte. Rominger è entrato nel mondo dei professionisti da otto anni. Nel 1986 il grande salto, i successi non tardano ad arrivare. Il ragazzo se la cava benissimo contro il tempo ma gestisce in modo egregio anche le corse a tappe. Nel solo 1992 porta a casa la Paris-Nice, il Tour de Romandie, la Vuelta a España e la Vuelta al País Vasco (in quest'ultime due gare si confermerà anche nel '93). Nel 1993 non vince il Tour solo perché si ritrova sulla strada che porta alla maglia gialla quel gigante di Miguel Indurain. In salita Rominger tiene testa al navarro, che però a crono è nettamente più forte. Nel 1994 Rominger vince la sua terza Vuelta a España, oltre alla Vuelta al País Vasco ed alla Paris-Nice. Non porta a termine il Tour de France, su cui aveva riposto gran parte delle speranze; Tour che va ancora ad Indurain. Se il navarro è dominatore incontrastato in terra di Francia, non poteva tenere per sé anche il primato dell'Ora senza farlo un po' gustare a Rominger. L'elvetico, che corre per la Mapei, è seguito dal Dottor Michele Ferrari, altamente interessato ai risultati del corridore dopo il test Conconi. Rominger si prepara in altura, in Colorado, e sulla pista di Bordeaux, teatro del tentativo, gira solo per cinque giorni (Indurain si allenò un mese buono). Ancora: Rominger cerca due picchi di forma in quel 1994, il primo coincide con la Vuelta, il secondo, appunto, con il Record. Indurain invece, arrivando al Record, era al terzo picco in soli quattro mesi (gli altri due erano stati trovati in corrispondenza di Giro e Tour). Lo svizzero viaggia con un rapporto relativamente agile, 59x14 con ruote di 2 metri e 10, per uno sviluppo di 8 metri e 86 a pedalata. La cadenza è di oltre cento pedalate al minuto. E sì che Rominger non aveva iniziato alla grandissima, al Vélodrome de Bordeaux Lac: non troppo abituato a correre in pista, dopo sessanta metri aveva affrontato una curva a velocità troppo bassa e si era trovato per terra. Nemmeno Michele Ferrari poteva pensare che da quell'inizio sarebbe scaturita una delle migliori prestazioni ciclistiche degli anni Novanta, nonché un doppio Record dell'ora. Il 22 ottobre 1994 Rominger scende in una pista non troppo gremita e percorre 53.832 km: 792 metri meglio di Indurain, il cui Record ha retto per soli 50 giorni. Il 5 novembre dello stesso anno l'elvetico si migliora di 1459 metri, percorrendo 55.291 km. Sembra un limite invalicabile, e per un paio d'anni nessuno riuscirà ad avvicinare la prestazione di Rominger. Nemmeno Miguel Indurain, che il 15 ottobre 1995, subito dopo i Mondiali colombiani di Duitama dove ha vinto l'oro nella cronometro e l'amaro argento nella prova in linea, tenta di riprendersi il Record. Lo fa ai 2640 metri s.l.m. di Bogotá, al Luis Carlos Galán Velodrome, inaugurato nello stesso anno in occasione dei Mondiali su Pista tenutisi lì a fine settembre. Indurain inizia la prova alle 6 del mattino, per evitare di incappare nel vento che si sarebbe ineluttabilmente alzato. Rende a Rominger 8" ai 10 km, 22" ai 15 km, 34" ai 20 km, 44" ai 25 km. Poi il vento si alza inaspettatamente presto, la prova diventa ancor più difficoltosa di quanto normalmente sia ed il navarro, stanco, preferisce lasciar perdere. Adiós Colombia, torna in Europa due giorni dopo e mai più farà suo il primato dell'Ora.
Ancora Superman Boardman. Ma l'UCI cambia tutto
Dove non arriva il campione in forza alla Banesto, giunge però Chris Boardman, ancora lui. Non subito dopo Rominger, ma nel 1996, al Manchester Velodrome inaugurato nel 1994, dove Boardman utilizza la posizione da Superman ideata da Graeme Obree. È fruttuosa, visto che gli permette di percorrere 56.375 km, ben 1084 metri in più di Rominger. Sembrerebbe abbastanza, almeno per il momento (i 55.291 km di Rominger parevano un muro difficile da abbattere, almeno nel breve periodo), i pochi che tentano l'impresa tornano a casa con un pugno di mosche (uno su tutti, Evgenij Berzin, che il 19 ottobre 1997, all'apice della sua carriera, si ferma dopo soli 17 giri). Il colpo di scena arriva il 9 settembre 2000, quando l'UCI stabilisce che ogni primato fatto segnare con biciclette speciali verrà annullato. Dal Moser del 1984 al Boardman 1996 si parlerà di miglior prestazione sull'Ora. Il nuovo regolamento Uci mette dei limiti: un Record dell'ora, per essere omologato, dovrà essere ottenuto su di una bicicletta tradizionale. Si ritorna a Merckx ed ai suoi 49.431 km fatti segnare a Città del Messico il 25 ottobre 1972. Il Record dell'ora subisce così una mazzata: dove c'era lo stimolo, sia da parte del corridore che da parte del costruttore, a trovare la soluzione più avveniristica, comoda, utile a migliorare la prestazione, l'UCI mette una barriera. Se dal 2000 ad oggi i tentativi di Record dell'ora sono sensibilmente diminuiti anche per la normativa, ciò non impedirà a Chris Boardman di andare all'assalto del suo terzo ed ultimo Record.
Boardman meglio di Merckx, poi c'è Sosenka
Con il nuovo regolamento vigente per il Record, molti specialisti, e con loro costruttori e sponsor, si sono tirati indietro. Eddy Merckx, ormai in pensione, s'è ritrovato all'inizio del nuovo millennio ancora una volta detentore del primato. C'è però chi lo desidera fortemente, quasi in modo cannibalesco. È sempre un britannico. È sempre Chris Boardman. Il 1999 è stato il suo ultimo anno pieno di corse e trionfi, naturalmente contro il tempo. L'ultima sua vittoria è datata 26 settembre 1999 ed è il Duo Normand, in coppia con il tedesco Jens Voigt. Il 2000 è una stagione in tono minore per Boardman, che a fine settembre annuncia di volersi ritirare per curare la sua osteoporosi. La tentazione di riprendersi il Record dell'ora è però forte, fortissima. E così, pur non al cento per cento, Boardman scende in pista in un Manchester Velodrome gremito di tifosi. È il 27 ottobre 2000 e Boardman ritorna primatista dell'Ora. Corre su una bici "normale", senza protesi, senza posizione da Superman, niente di niente. Il 32enne Boardman viaggia con gli stessi, identici mezzi di Merckx, ben sapendo lui stesso di non avere il motore del Cannibale. Eppure ce la fa. Basta poco, dieci metri, per battere il grande Eddy. Boardman percorre 49.441 km, Merckx aveva dalla sua 49.431 km. Per la terza ed ultima volta il britannico fa suo il Record dell'ora. E la sua carriera può andare in un lungo, eterno letargo, con il sorriso. Con il nuovo regolamento i 49.441 km di Boardman non verranno più attaccati. Il Record dell'ora viene così congelato per cinque anni. Nel 2005 non è però un campione, o un plurivincitore di classiche e grandi corse a tappe, a dare l'assalto al primato Si tratta semplicemente di un 29enne della Repubblica Ceca, in forza all'Acqua&Sapone di Palmiro Masciarelli. Il suo nome è Ondrej Sosenka. Il 19 luglio 2005 scende sul parquet del Krylatskoje Olympic Velodrome di Mosca. L'attenzione mediatica è minima: il Record vive un periodo di crisi e non ha come protagonisti dei campioni. Sosenka, in mezzo ad un grande silenzio mediatico, fa meglio del grande Chris Boardman. Sempre in vantaggio rispetto al britannico agli intermedi, percorre 49.700 km, 259 metri meglio. Attualmente è questo semisconosciuto ceco, uno che vinceva qualche corsetta, andava forte sul passo ed un giorno volle provare a cimentarsi in questa grande sfida, il primatista dell'Ora.
Infinita Longo, ma la primatista è Van Moorsel
Se i colleghi maschi si danno battaglia da oltre 120 anni, le ragazze non sono state a guardare: anche loro hanno tentato più volte - ora riuscendo nell'intento, ora no - di far registrare il Record dell'ora. Tralasciando le pioniere, quelle che correvano ed erano messe all'indice (quando andava bene) dalla società per la loro passione, partiamo dalla sovietica Tamara Novikova, che il 7 luglio 1955 al Dynamo Stadium di Irkoutsk percorse 38.473 km. Record migliorato un paio d'anni dopo dalla transalpina Renee Vissac, che al Vigorelli, il 18 settembre 1957, percorse 38.569 km. Un anno dopo, ancora al Vigorelli, ancora un Record dell'ora. È la volta di Mildred Robinson, britannica che porta la soglia a 39.718 km. Se la Robinson aveva fatto segnare il primato il 25 settembre 1958, il 9 novembre dello stesso anno, ancora al Vigorelli, sarà l'immensa lussemburghese Elsy Jacobs a migliorare il primato, con 41.347 km percorsi. Passeranno 24 anni prima che un'altra atleta riesca a migliorarlo. Sarà compito di Maria Cressari, le cui vittorie le valsero i soprannomi di Merckx in gonnella, Mary supersprint e Mammina volante. Al Velodromo Olimpico di Città del Messico percorrerà 41.471 km. Nel 1978 l'olandese Keetie van Oosten-Hage farà registrare un miglioramento: all'Olympic Velodrome di Monaco saranno 43.082 i km coperti dall'olandese. Arriva però il momento di Jeannie Longo, colei che tra miglior prestazione umana sull'Ora e Record dell'ora, farà segnare dieci primati. La campionessa di Saint-Gervais già il 20 settembre 1986, a Colorado Springs, al 7-Eleven Velodrome, aveva fatto segnare un bel 44.770 km. Dieci giorni dopo, al Vigorelli, batte il primato sul livello del mare, con 43.587 km percorsi. Il 7 novembre, al Palais des Sports di Grenoble, otterrà il Record dell'ora su pista coperta, con 44.718 km. Il 22 settembre 1987, ancora al 7-Eleven Velodrome di Colorado Springs, si migliora, con 44.933 km coperti, mentre nel 1989 fa segnare altri due Record a distanza di pochi giorni. Il 1° ottobre, all'Centro Deportivo Olimpico Mexicano di Città del Messico, migliora il primato con 46.352 km, mentre a fine mese, il 29 ottobre 1989, sull'anello di Mosca alza l'asticella del già suo Record su pista coperta: percorre 45.016 km. Passano quasi sei anni ed un'altra campionessa francese, Cathérine Marsal, si butta sulla pista del Vélodrome de Bordeaux Lac. Battuta, ma non di molto, la Longo, con la Marsal che percorre 47.112 km. È il 29 aprile ma nello stesso anno, il 17 giugno, la britannica Yvonne McGregor al Manchester Cycling Centre migliora il primato, con 47.411 km coperti. Il 26 ottobre 1996, ancora a Città del Messico, ci penserà Jeannie Longo (nel frattempo divenuta Longo-Ciprelli) a dirimere la questione, con quei 48.159 km che restano la miglior prestazione sull'Ora. Con l'entrata in vigore, nel settembre 2000, delle nuove norme UCI, infatti, assistiamo a tre Record dell'ora tra ottobre e novembre. Il 18 ottobre 2000 l'australiana Anna Wilson si rende protagonista alla Vodafone Arena di Melbourne, percorrendo 43.501 km. La Longo non aspetta e rilancia il 5 novembre, una domenica. Al Centro Deportivo Olimpico Mexicano di Città del Messico frantuma il primato della Wilson, percorrendo 44.767 km. Ben 1266 metri più dell'australiana. Sempre a Città del Messico, sempre Centro Deportivo Olimpico Mexicano, la Longo migliora il Record il 7 dicembre. Percorre 45.094 km e sarà questo il suo ultimo primato. La grandezza dell'atleta, ormai 42enne, si scontra però contro la relativa freschezza di una 33enne olandese. È vero infatti che la Longo terrà in mano il Record per tre anni, ma il 1 ottobre 2003 Leontien Zijlaard-Van Moorsel, un'altra gigante del pedale, conquisterà il Centro Deportivo Olimpico Mexicano di Città del Messico, teatro di tante imprese compiute da Jeannie Longo. La Van Moorsel, già decorata di medaglie olimpiche, mondiali, su pista e su strada, completerà quei sessanta minuti coprendo 46.065 km. È un Record che archivia la carriera della Van Moorsel, la quale nel 2004 disputa la sua ultima stagione agonistica. È un Record ad oggi imbattuto. Molto interessante comparare le prove delle donne con quelle degli uomini. Mentre nella prestazione sull'Ora, quella in cui ogni mezzo e strumento era riconosciuto e lecito, il distacco era nell'ordine degli 8 km (il Record di Boardman è 56.375 km contro i 48.159 km di Jeannie Longo), il Record ufficiale vede un distacco minimo. Basti pensare che Ondrej Sosenka ha percorso 49.700 km, Leontien Van Moorsel 46.065 km. Poco più di 3 km tra uomini e donne, a testimonianza che su biciclette uguali per tutti, le signore non sono poi questo sesso debole. Il futuro? È in pratica dal 2003 che nel ciclismo femminile non si parla di Record dell'ora. Eppure le passiste in grado di contrastare la Van Moorsel ci sarebbero (state). Tra chi s'è ritirata vengono subito alla mente i nomi di Judith Arndt o, meglio ancora, Kristin Armstrong; tra chi è ancora in ballo Linda Villumsen o Ellen Van Dijk. Ma questo primato, almeno per adesso, non pare interessare troppo ad un mondo, quello del femminile, già di suo ricco di trambusti.
Il futuro? Nel 2014 Cancellara attaccherà il Record
Ma al giorno d'oggi, questo primato, con queste regole, interessa veramente? Il campione è tentato dall'idea di far meglio di Sosenka (sì, Sosenka. Con tutto il rispetto) o gli impegni stradistici hanno spesso il sopravvento? Per molti anni si è vociferato di una sfida a tre: Sir Bradley Wiggins contro Tony Martin contro Fabian Cancellara. All'atto pratico nessuno s'è ancora fatto sotto. Eppure a fine ottobre Fabian Cancellara ha fatto capire che il 2014 potrebbe essere l'anno buono per tentare il Record dell'ora. «Nei nostri attuali programmi è preso in cosiderazione il Record dell'ora - conferma Luca Guercilena, Team Manager della Trek dove corre Cancellara. Purtroppo, essendo la strada l'obiettivo principale, il Record sarà tentato qualora diverse situazioni ci consentano di svolgerlo, evitando disagi particolari alla programmazione annuale del corridore». Insomma, un Record dell'ora non si può improvvisare, se non sei Coppi o Merckx; bisogna avere una programmazione specifica e speciale. Senza contare il momento in cui tentare di impossessarsi del primato e, particolare da non trascurare, la pista da scegliere con accuratezza: «L'ideale sarebbe provarlo in prossimità di un picco di forma, quindi o a ridosso delle Classiche o dopo un GT», continua Guercilena. Per la scena dello spettacolo, la scelta non è ancora stata effettuata: «I velodromi considerati sono al momento quelli Europei, ma nessuna decisione è stata presa al momento. La caratteristica che si ricerca è ovviamente la massima scorrevolezza». A tal proposito, non va di certo scartata l'opzione Aguascalientes, il cui velodromo ha mostrato anche nell'ultima Coppa del Mondo di essere estremamente veloce e scorrevole. Si vocifera però che Cancellara voglia provare il Record dell'ora nella sua Svizzera, al Velodrome Suisse di Grenchen, nuovo di zecca. Posto di fronte al quartier generale della BMC, è stato costruito per volere di Andy Rihs, fondatore del team rossonero, ed inaugurato il 20 giugno 2013. Pista di 250 metri, 2500 posti a sedere, gli uffici di Swiss Cycling, un centro specializzato in medicina sportiva, un hotel per 30 persone ed un ristorante, il Velodrome Suisse verrebbe sin da subito valorizzato, con un campione elvetico che riporta in patria, dopo l'epoca di Rominger (e di Oscar Egg in precedenza), il Record dell'ora. Ma perché Cancellara dovrebbe provare a stabilire il nuovo Record dell'ora, mentre i suoi colleghi si concentrano principalmente sulla strada? «La motivazione sorge dal desiderio di un atleta che ha sempre corso prove contro il tempo ad alto livello di tentare di battere un record importante. La preparazione è molto simile a quella per le crono molto lughe, come la prova mondiale», afferma sempre Guercilena. Il tempo ed il modo per tentare di infrangere un Record tanto duro da preparare mancano: «Questo Record è stato abbandonato, i motivi credo siano da cercare nel fatto che la stagione su strada ormai copre i dodici mesi dell'anno e quindi lo spazio per provare un primato del genere è davvero poco». Se però Fabian Cancellara, dopo le Classiche di primavera o il Tour de France, provasse a far suo il Record dell'ora e se lo prendesse, difficilmente gli altri attori del cronometro, da Martin e Wiggins in giù, passisti eleganti in sella, se ne starebbero lì a guardare, senza prenotare subito il velodromo più scorrevole. Dando così nuovo lustro e linfa alla sfida - in letargo, sì, ma in realtà mai morta - tra illustri campioni che diventano pregevoli primatisti.