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Storie&Memorie: 120 anni e un'Ora, il Record mitico - Prima parte: da Henri Desgrange a Fausto Coppi

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Il 7 novembre 1942 Fausto Coppi batte il Record dell'Ora al Vigorelli © milombardia.gazzetta.it

Record, dal verbo latino recordor: ricordare e ricordarsi, richiamare alla mente. Perché le grandi imprese sono degne di rimanere scolpite nella mente delle persone, oltre che dei grandi interpreti. Nello sport sono tanti coloro che cercano il record ed altrettanti quelli che vogliono abbattere la barriera precedente, alzando l'asticella. L'uomo è sempre andato alla ricerca del limite, provando di volta in volta a superare i confini tracciati da altri. Come il salto in alto nell'atletica, o meglio ancora i 100 metri, disciplina in cui ad ogni appuntamento di rilievo si prova a strappare la prestazione migliore, così nel ciclismo esistono altri record: si va dalla pista, dove i tempi nell'Inseguimento, ad esempio, sono spesso infranti, alla strada, con le 42 tappe vinte da Mario Cipollini al Giro d'Italia, meglio di Alfredo Binda. O, ancora, i sette Tour de France conquistati sulla strada da Lance Armstrong, con Miguel Indurain fermo a cinque (di fila) e Jacques Anquetil, insieme a Bernard Hinault ed Eddy Merckx, con lo stesso numero di maglie gialle del navarro, ma non ottenute consecutivamente. Vi sono anche record di scalata, specialmente su salite epiche come Mont Ventoux o Alpe d'Huez, che non avendo però riferimenti troppo precisi fanno spesso discutere.

Ciò che raramente ha provocato diatribe ma ha anzi appassionato tutti, dal tecnico all'uomo della strada, è il Record dell'ora. È tanto semplice da comprendere quanto arduo da mettere in pratica. Un velodromo, una bici da pista, scatto fisso, ed il maggior numero di chilometri da coprire in sessanta minuti. Non è cosa per tutti e spesso anche i migliori specialisti del cronometro hanno dovuto lasciar perdere l'idea. Ultimamente questo titolo prestigioso (ricordiamo infatti che non si corre periodicamente - magari durante i Mondiali su pista - per stabilire il nuovo Record) ha perso molto sia dal punto di vista del prestigio che da quello della visibilità; se ci pensiamo le due componenti non sono troppo scollegate.

Il Record dell'ora non nasce poche settimane fa, ma sin dalla fine dell'Ottocento troviamo ciclisti, allora definiti "folli", che si cimentano in quest'impresa. Ha coinvolto, decennio dopo decennio, quasi tutti i grandi campioni del panorama ciclistico internazionale, spesso con vere e proprie sfide a distanza, lotte sul filo dei centimetri, anni in cui nessuno attaccava (o batteva) il Record e mesi in cui il primato è passato attraverso più mani rapidamente. Ovvio, se un campione s'impossessa di uno dei record più importanti del ciclismo, l'antagonista subito vorrà provare a far meglio.

Henri Desgrange fu il primo a far registrare il Record del'oraI pionieri e l'intuizione di Henri Desgrange
I primi Record dell'ora si registrano verso gli ultimi decenni del'Ottocento. Nel 1873 il britannico James Moore, nel velodromo di Wolverhampton, percorre 23.331 km. Nel 1876 Frank Dodds, anch'egli britannico, migliora il record, percorrendo a Cambridge 25.598 km a bordo di un biciclo. Eppure questi ed altri primati che verranno dopo non hanno valore per l'UCI. Il primo Record dell'ora ufficiale spetta all'inventore del Tour de France, Henri Desgrange. Dapprima apprendista presso un notaio parigino, Desgrange viene licenziato: preferisce la bicicletta e poi quei calzini attillati sui polpacci destano scalpore. Desgrange si butta sul ciclismo su pista ma la potenza non è sua alleata. Lui è uno resistente. Nonostante ciò, sulla pista del Buffalo, frequentata anche dal pittore Henri de Toulouse-Lautrec, che si diverte a ritrarre i ciclisti al massimo dello sforzo, Desgrange fa segnare il record mondiale del chilometro da fermo (1'37"), dei 10 chilometri (16'54") e quello dell'ora. Fino alla Prima Guerra Mondiale, quando il terreno su cui sorge diventerà lo spazio per una fabbrica per la costruzione di aerei militari, il Buffalo, situato alle porte della capitale francese, in quel di Neuilly-sur-Seine, resta il palcoscenico su cui gli attori che recitano in un'ora sola si esibiscono. Mentre Desgrange si dedicherà successivamente al suo giornale, L'Auto, la cui carta era gialla per motivi economico-politici (determinerà il colore del leader della Grande Boucle), il 31 ottobre del 1894 un altro francese, Jules Dubois, migliorerà il record dell'ora. Sempre al Buffalo saranno 38.220 i chilometri percorsi dal transalpino e quel record durerà quasi tre anni. Solo il 30 luglio 1897 nel Vélodrome de Vincennes, sempre a Parigi, il belga Marcel Van den Eynde migliorerà il record, con 39.240 km percorsi. La passione e la fama del Record dell'ora hanno nel frattempo attraversato l'Atlantico ed è così che poco meno di un anno dopo del primato fatto segnare da Van den Eynde tocca a William Hamilton, statunitense, percorrere 40.781 km. Lo fa a Colorado Springs, il 9 luglio 1898, e per sette anni nessuno sarà in grado di far meglio di Hamilton. Fino ai primi del Novecento.

Marcel Berthet duellò a lungo contro Oscar Egg per il Record dell'ora © lepetitbraquet.frIl Buffalo teatro dei duelli tra Egg e Berthet
Il Record dell'ora entra nel '900 con Lucien Georges Mazan, che dopo aver vissuto alcuni anni in Argentina torna in Francia ed assume lo pseudonimo di Lucien Petit-Breton (piccolo bretone). Fortissimo sul passo, vincerà due Tour de France (1907 e 1908, è stato il primo a vincerne due di fila), la Sanremo del 1907 e la Paris-Tours del 1906, tra le altre corse. Nel 1905, il 24 agosto, aveva però fatto segnare il nuovo Record dell'ora. Al Buffalo di Parigi Petit-Breton aveva percorso 41.110 km. Record che durerà un paio d'anni, allorché un altro transalpino, Marcel Berthet, il 20 giugno 1907 percorrerà 41.520 km. Meglio di 410 metri rispetto a Petit-Breton, primato fatto registrare sempre al Buffalo di Parigi. Cinque anni dopo il ventiduenne svizzero Oscar Egg si cimenterà sullo stesso velodromo parigino (e dove altrimenti...), migliorando di 840 metri il Record di Berthet. Egg, il 22 agosto 1912, percorre infatti 42.360 km. Nel mentre un corridore che non era solito frequentare il Buffalo, come Egg e Berthet, il tedesco Richard Weise, batterà il Record di Egg a Berlino, correndo in 42.276 km/h. Allora si pensava che Egg avesse realizzato un 42.112, ma in seguito ad un ricalcolo della lunghezza effettiva del Buffalo si arrivò a 42.360 km. Il record di Weise è dunque invalidato. Non passa molto dal primo record di Egg - neanche un anno esatto - che Berthet se lo va a riprendere, quel primato. Il 7 agosto 1913 si tuffa sulla pista in cemento del Buffalo, percorrendo 42.741 km. Quattordici giorni dopo, il 21 agosto 1913, torna ad essere Egg il padrone del Record, sforando peraltro la barriera dei 42 km/h, con 43.525 km coperti. Ma Berthet non si arrende all'elvetico ed è così che un mese dopo, il 20 settembre 1913, torna al Buffalo e si riappropria del Record, con 43.775 km percorsi. La sfida Francia-Svizzera parrebbe momentaneamente conclusa in favore di Berthet, ma nel 1914, il 18 giugno, Oscar Egg torna detentore del Record dell'ora. Rompe la barriera dei 43 km/h e percorre 44.247 km. Berthet aveva programmato un altro tentativo di migliorare il Record in estate ma prima che potesse compierlo scoppia la Prima Guerra Mondiale, lo spazio su cui sorgeva il Buffalo diventa una fabbrica per aerei militari ed il Record dell'ora, per diciannove anni, cade nel dimenticatoio. E di duelli come quello tra Berthet ed Egg, più avanti, non ne avremo più. Non per il Record dell'ora.

Dopo la Prima Guerra Mondiale il primatista dell'ora diventa Jan Van Hout © sitodelciclismo.netNel Dopoguerra è ancora tempo di Record
Terminata la Guerra, i 44.247 km fatti segnare da Oscar Egg nel 1914 resistono per qualche decennio. Nel 1933 è l'olandese di Valkenburg Jan Van Hout, all'epoca ventiquattrenne, a far segnare, dopo diciannove anni dal primato di Egg, un nuovo Record dell'ora. Lo realizza il 25 agosto, nel velodromo di Roermond, in Olanda. Percorre 44.588 km. Il Record in realtà non viene ufficializzato subito, si discute sulla lunghezza della pista e di quanto percorso da Van Hout. Ecco allora Oscar Egg misurare, come aveva fatto sul "suo" Buffalo qualche anno prima, la pista di Roermond, accreditando la distanza all'olandese. Record di Berthet battuto, quindi, ma poco importa, visto che un altro francese, Maurice Richard, appena tre giorni dopo la prestazione di Van Hout, il 28 agosto 1933, fa segnare 44.777 km sulla pista belga di Saint Truiden. Sono 189 i metri che bastano a Richard per sopravanzare Van Hout. Gioia che durerà solo un paio d'anni, quando il Record dell'ora, ancor più ricco di egregi primattori, avrà un nuovissimo palcoscenico, collocato lontano sia da Parigi che da Belgio e Olanda.

Il 28 ottobre 1935 viene inaugurato il Vigorelli © faustocoppi.altervista.org Nasce il Vigorelli, il Record è di "Gepin" Olmo
C'era un velodromo, a Milano. Il Sempione. Costruito all'inizio del secolo, venne demolito a metà degli anni '30. Fu sostituito dal Vigorelli, pista di 397.7 metri, larghezza di 7.5 metri. La pendenza massima in curva è di 42 gradi. La pista è ricoperta con 72 chilometri di listarelle di pino di Svezia. Fin da subito questo velodromo semicoperto diventa teatro di arrivi importanti ed imprese memorabili. In una parola, record. Inaugurato il 28 ottobre 1935, tre giorni dopo, il 31 ottobre, ospiterà il primo Record dell'ora realizzato da un italiano. A stabilirlo e Giuseppe "Gepin" Olmo. Questo ragazzo di Celle Ligure che arriva alle corse quasi per caso, si fa valere nell'epoca in cui gareggiavano Binda, Guerra, Bini, Piemontesi e Bartali, per fare alcuni nomi. Anteo Carapezzi, primo direttore del Vigorelli, alla fine della stagione su strada del 1935 invitò Olmo, passista veloce che non disdegnava la salita, a tentare il Record. Tentativo improvvisato in un pomeriggio piovoso. Presenti: «Quattro gatti», dirà lo stesso Gepin. Eppure quel corridore elegante e di gran classe pennellò le curve del velodromo nuovo di zecca, concludendo la prova, per la prima volta, con 45.090 km percorsi (il Record precedente, di Richard, era 44.777 km). Non lo sapeva, Gepin, che con la sua prestazione aveva inaugurato una trentina d'anni in cui il velodromo Vigorelli, per il Record dell'ora (e non solo per quello), sarebbe stato una sorta di Teatro alla Scala. Che non per niente si trova a Milano. Già l'anno dopo, il 14 ottobre del 1936, Maurice Richard si riprenderà il Record sperimentando per la prima volta il Vigorelli. Percorrerà 45.325 km. Nel 1937, il 29 settembre, tocca all'olandese Frans Slaats alzare l'asticella. Sempre al Vigorelli percorre 45.485 km. Non dura molto il suo primato; il 3 novembre dello stesso anno sarà un altro francese, Maurice Archambaud, a far segnare 45.767 km. Fu quella di Archambaud, una conquista altamente voluta: prima di realizzarla aveva tentato altre due volte, entrambe il 28 ottobre 1937, ma venne bloccato dalle forature. Stradista coi fiocchi, cronoman eccelso, alla terza occasione seppe far suo un Record che gli resterà per cinque anni. Sarà Fausto Coppi a batterlo, seppure anche il Campionissimo, contro questo francese determinato, dovrà sudare sette camicie.

Il 7 novembre 1942 Fausto Coppi realizza il nuovo Record dell'ora © milombardia.gazzetta.itE il Campionissimo s'inventò il primato...
Siamo ad una nuova Guerra Mondiale. La scena è sempre Milano, ancora il Vigorelli. È novembre. Il 24 ottobre 1942 la città ha subito un grave bombardamento. Ci sono tante macerie (ma per fortuna il Duomo, obiettivo principale, s'è salvato), servono luce, acqua, gas, trasporti, altro che parquet, altro che Record. Fausto Coppi il 26 giugno dello stesso anno è giunto in finale nell'Inseguimento contro Cino Cinelli. Cade nel riscaldamente e si frattura una clavicola. La finale viene spostata al 4 ottobre per volere dello stesso Cinelli, che non accetta la vittoria a tavolino. Coppi lo batte andandolo a sorpassare. Deve vincere, e molto, Fausto. È, infatti, a Tortona, al 38mo Fanteria, Divisione Ravenna e vuole evitare il fronte, così si inventa il tentativo di battere il Record dell'ora. Improvvisa, letteralmente. Una settimana di congedo: ogni giorno da Castellania a Milano e ritorno, con il dolcetto finale della salita di Carezzano. Alle 13 del 7 novembre, in una città dilaniata, entra in pista Coppi, con una bici dotata di 52x15; sviluppava 7.38 metri per giro di pedali. Poco dopo le 14 inizia la sfida a distanza ad Archambaud. Parte bene, Fausto, ed è subito in vantaggio, ma l'inesperienza lo tradisce e dopo cinquanta giri Archambaud è davanti per 6". Dopo settantadue Coppi lo raggiunge, dopo centocinque è ancora ad un secondo dal francese. Lo sforzo è enorme ma alla fine chiuderà in 45.871 km (poi ricalcolati in 45.798 km). Archambaud è battuto per 31 metri, Coppi scende dalla bici, realizza che un'impresa del genere non vorrà intraprenderla mai più. E nonostante ciò viene mandato in guerra, sul fronte nordafricano. Dopo esser stato prigioniero tornerà. Vivo. E troverà lì ad aspettarlo, ancora integro, il suo Record, che durerà quattordici anni.

Appuntamento a sabato 7 dicembre per la seconda puntata: da Anquetil e Baldini a Moser

Francesco Sulas

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