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L'inchiesta: «Nel mondo dei pro' in punta di piedi» - Continental: il pensiero di Marco Cannone, General Manager del Team Idea

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A destra, il General Manager del Team Idea Marco Cannone con il ds Ruggero Borghi - Foto teamidea.it  © BettiniphotoQuest'intervista a Marco Cannone, General Manager del Team Idea, è la prima di una serie di interventi di Cicloweb.it su un tema spinoso che divide l'osservatorio: la riforma delle Continental italiane. Oltre che coi direttori sportivi, avremo a che fare con gli atleti e gli esperti di diritto sportivo, prima di tracciare una riga e tirare le somme di quello che sarà il panorama delle Continental italiane nel 2014, con i suoi pro ed i suoi contro. Abbiamo interpellato Cannone al ritorno dal positivo collegiale di Salsomaggiore, per chiedergli cosa ha spinto il Team Idea a battere ancora la strada delle Continental, dopo l'esperienza del 2012.

Marco Cannone è il nuovo General Manager del team Idea, affiancato da Omar Piscina Team Manager. Un ruolo precedentemente occupato da Pier Gaffuri. Gaffuri si defila?
«Pier Gaffuri resta il presidente ed il proprietario della squadra. Io, da General Manager, avrò da fare per stilare il calendario, organizzare le trasferte e dovrò dirigere Omar Piscina, il quale a sua volta dirigerà il resto del personale».

Questa scelta è legata al ritorno del team Idea tra le Continental? Gaffuri non sembrò troppo entusiasta, alla fine dell'esperienza del 2012.
«Nel 2012 abbiamo fatto un po' di rumore, nel senso buono: la Federazione a fine anno ci ha interpellato con una proposta simile a quella che si avrà nel 2014, ma non c'erano ancora dati certi. Perciò abbiamo preferito restare un anno in standby per vedere come la Federazione si sarebbe mossa. E devo dire che si è mossa con i tempi giusti, ma anche nei modi giusti e con le persone giuste».

Cosa s'intende per «con le persone giuste»?
«La Federazione ha messo delle persone dedicate nella figura di Giorgio Elli e Ruggero Cazzaniga, i quali si sono presi la responsabilità e l'onere di contattare un determinato numero di squadre che avevano espresso interesse. Era già stata fatta una riunione alla vigilia del Giro delle Pesche Nettarine, a maggio, dove la Federazione ha esposto il programma. Con le società realmente interessate è stato poi attuato un cammino da fare insieme, devo dire che la Federazione ultimamente si è impegnata parecchio, abbiamo fatto una riunione tra le future Continental a Salsomaggiore, più la Vini Fantini-Nippo che avrà affiliazione giapponese».

Quali sono state le maggiori difficoltà del Team Idea nel 2012?
«Una grossa parte delle difficoltà che abbiamo avuto sono legate ai costi. In Italia c'è questa legge 91 che implica dei costi esagerati per una formazione Continental, è stato un purgatorio. Oltre a questo, non avevamo mai la certezza di andare a correre, non potevamo fare un programma di gare e in più eravamo sempre additati come "la Continental". Mario Manzoni, che ha seguito la squadra nel 2012, è stato molto bravo perché ha fatto trovare i ragazzi sempre pronti a ogni gara, non a caso abbiamo vinto una tappa con Palini alla Coppi e Bartali, ci siamo piazzati secondi a Tre Valli Varesine e Carnago, Frapporti ha vinto la maglia dei traguardi volanti al Giro del Trentino... Insomma ci siamo distinti anche senza un programma di gare e andando, tra virgolette, all'arrembaggio. I costi che abbiamo sostenuto sono stati uguali a quelli di una squadra Professional, ma senza le stesse garanzie. Anche la fidejussione bancaria era uguale a quella di una squadra Professional, l'unica cosa che ci distingueva erano gli organi di controllo fiscale. Nel 2014 invece saremo un ibrido tra dilettanti e professionisti».

La norma attuale prevede che i vostri corridori siano tesserati come dilettanti.
«Le Continental italiane nel 2014 saranno a tutti gli effetti delle ASD. Sappiamo tutti che le squadre Continental sono sotto statuto federale, fanno capo all'UCI ma è la Federazione Ciclistica Italiana a stabilire le regole. La FCI si è adeguata a quello che sono le altre Continental nel resto dell'Europa...».

Non in Francia, ad esempio.
«Sì, ma ogni federazione nazionale è lasciata libera di decidere dall'UCI».

Ma se io in Italia volessi costruire la mia Continental di stampo professionistico, non potrei farlo?
«Intanto per fare una Continental nel 2014 viene richiesta un'attività pregressa di almeno due anni. Questo vuol dire che se esiste un "ASD Nicola Stufano" che fa attività da dieci anni non può mantenere l'organico e registrarsi come Continental con la denominazione "ASD Cicloweb". Certo, può cambiare lo statuto, ma non la ragione sociale. Inoltre l'organico dei corridori dell'anno precedente deve aver fatto una somma totale di 100 punti per poter fare la squadra».

Hai parlato di ibrido tra dilettanti e professionisti. Sotto quali aspetti sareste dei professionisti, oltre che per il calendario delle corse?
«Noi in Italia possiamo fare tutte le gare professionistiche tranne quelle World Tour. Le altre gare le possiamo correre tutte, previo invito da parte dell'organizzatore. Per quanto concerne il mondo dilettantistico, ci viene data la possibilità di correre alle gare nazionale internazionali con tutto l'organico, e partecipare, fino all'ottenimento di 20 punti, alle gare regionali con corridori del primo e del secondo anno».

Ok, ma la mia domanda era un'altra: c'è qualcosa che va oltre il calendario?
«Deve considerarsi comunque professionistica perché noi abbiamo l'opportunità di fare un calendario completamente professionistico. Entri nel mondo professionistico, ma "in punta di piedi", in modo più soft. È da considerarsi dilettantistico a livello economico, per la questione dei contratti: non ci sono dei minimi contrattuali, c'è certo una fidejussione da versare, ma è minore rispetto a quella delle Professional o delle World Tour. È ancora un anno d'attesa in vista della nuova regolamentazione che dal 2015 ci vedrà impegnati. È un anno ancora di transito».

Lo status dilettantistico vi permetterebbe di accedere anche a maggiori agevolazioni fiscali?
«A questa domanda non so risponderti con esattezza, però volevo dirti una cosa: non facciamo le Continental solo per una ragione fiscale. Se nel resto d'Europa è così, perché in Italia non deve essere così? Sei squadre significa un gran movimento, il nostro punto di forza sono stati i 70 partenti al calendario italiano: avendo sei squadre da dodici corridori praticamente si raddoppia».

Però anche per la partecipazione al Campionato italiano c'è una particolare disciplina da seguire.
«Per partecipare al Campionato italiano devi aver fatto almeno cinque gare tra i professionisti. E gli Under 23 possono scegliere a quale campionato partecipare».

Tornando al Team Idea, avete già stabilito un calendario per il 2014? Sarà più orientato verso corse professionistiche o verso corse semi dilettantistiche?
«La nostra mission è quella di fare il calendario professionistico. Qualora poi ci fosse un mese con gare alle quali non siamo invitati o non possiamo essere invitati, e ci fosse invece, per fare un esempio, il Circuito del Porto, lì andremo a partecipare. Abbiamo già mandato un po' di domande d'iscrizioni anche all'estero, visto che in Italia ci son circa 21-22 corse e noi vorremmo arrivare ad una sessantina. All'estero ce ne sono proprio tante, e cercheremo di non porci limiti, che non siano quelli continentali: difficilmente andremo a fare gare extraeuropee, o est-europee, specie se come alternativa c'è, per dire, il Giro del Friuli».

Per il 2014 che budget avete a disposizione?
«Mah, un budget che...ci consente di star tranquilli per tutto l'anno. (ride)»

Il vostro organico nel 2014: tanti giovanissimi e ragazzi da rilanciare, come Pichetta e Delle Stelle. Su quest'ultimo, Reverberi non ha avuto delle belle parole.
«Abbiamo Tedeschi e Pichetta che sono dell'1987, sono i corridori più vecchi dell'organico. Sono due ottimi elementi che non hanno avuto la fortuna (o la possibilità) di passare professionisti negli anni precedenti. Tedeschi ad esempio è uno che ha già fatto lo stagista in Carmiooro e Lampre, ottenendo tra l'altro dei buoni risultati. È un corridore che per le sue caratteristiche tecniche è molto più portato al ciclismo professionistico che non a quello dilettantistico. Pichetta invece è uno scalatore puro, è il classico corridore che nelle gare italiane professionistiche ci potrà salvare l'ammiraglia, visto che le gare in Italia sono tutte dure. Per Delle Stelle dev'essere l'anno del rilancio. È normale che Reverberi non abbia belle parole per lui: quando uno lascia a casa un corridore, come fa ad averne? Per noi è una scommessa però. Se un corridore ha sempre vinto in tutte le categorie, a maggior ragione tra i professionisti oggi in Italia è avvantaggiato, visto che il livello attualmente non è eccelso. Io sono dell'idea che Cristian venga da due anni di delusione. Da suo amico posso dirgli che mi aspettavo di meglio da lui, ma sulle delusioni alle volte si può rinascere: diamogli un'altra possibilità. Poi se a fine anno non combinerà niente, ne abbiamo già parlato, in comune accordo penserà ad altre soluzioni».

Marco, anche tu sei stato professionista. Una delle cose che ha più spinto la Federazione ad intervenire sulla disciplina delle Continental è sicuramente la questione della regolarità dei contratti. Tu hai corso in team di primo come di secondo livello: ai tuoi tempi c'erano più o meno difficoltà nel far rispettare i contratti?
«Quando ho corso io non ho perso mai uno stipendio, mai. In questi anni non posso dirti se ci sono squadre che pagano o non pagano, posso dirti che tra le mille difficoltà che ci possono essere tutte le squadre arrivano a fine anno rispettando gli accordi coi corridori. Dieci anni fa c'era certamente più disponibilità a livello economico, sicuramente si stava meglio. Con tutta onestà, non so se ci siano squadre che pagano o non pagano, però certamente ci sono organi di controllo più severi. L'ACCPI quando io correvo era appena nata, oggi è seguita da dei professionisti preparati nell'ambito legale. Il 29 novembre tutti i corridori professionisti, compresi i miei corridori, parteciperanno a un'assemblea. Sono cose che prima non c'erano. Questi organi danno delle informazioni molto importanti agli atleti per la loro salvaguardia».

Nicola Stufano

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