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Mondiale 2013: Mathieu mon dieu! Assolo da paura - Van Der Poel stacca tutti, a podio Pedersen e Nika. Rota 5° per una bella Italia

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Mathieu Van Der Poel all'arrivo di Firenze, dove ha anticipato il gruppo sventolando una bandiera olandese © BettiniphotoTutto possiamo dire tranne che questi mondiali fiorentini stiano regalando vincitori banali. Certo, l'epilogo della gara delle Donne juniores è stato alquanto inaspettato ma anche lì è stato premiato chi ha avuto il coraggio di provarci quando al traguardo mancava ancora una vita e ci ha creduto fino in fondo. In ambito maschile invece di dubbi non sembrano essercene affatto: colui che riesce ad arrivare sul lungo rettilineo che termina col traguardo sito nei pressi del Mandela Forum è sicuramente un corridore dotato di classe cristallina, talento innato, di cui magari poter sentir parlare ancora per molti anni a venire.

Ieri abbiamo celebrato Matej Mohoric, non ancora diciannovenne e già capace di bissare tra gli Under 23 il titolo mondiale conquistato un anno fa tra gli juniores. Oggi ci troviamo a commentare l'impresa di colui che ne ha raccolto il testimone ed è probabilmente quanto di meglio gli appassionati potessero augurarsi. Parliamo di Mathieu Van Der Poel, uno che soltanto già nella ricostruzione dell'albero genealogico appare come il predestinato per eccellenza (suo padre Adrie ottimo stradista e grande ciclocrossista; suo nonno invece nientemeno che Raymond Poulidor, a cui hanno affibbiato la fama di "perdente di successo" per i tanti podi conquistati al Tour senza mai riuscire ad indossare la maglia gialla ma che è stato sicuramente un campione, ancora oggi amatissimo dai più attempati appassionati transalpini).

Se poi andiamo a ripercorrere quanto è stato capace di farci vedere Mathieu nel suo bienno tra gli juniores nel ciclocross, beh non possiamo che ribadire di trovarci di fronte ad un talento purissimo: vittorie in ogni dove nella disciplina per eccellenza della stagione invernale, capace di dare anche una notevole capacità di guida della bici: mondiali, europei, prestigiose kermesse. Ed una stagione (quella scorsa) da assoluto dominatore, senza che nessuno fosse capace di relegarlo almeno al secondo gradino del podio: ben 27 successi in altrettante gare disputate, fate voi. A tutto questo Van Der Poel, già reduce da una stagione strepitosa anche su strada in cui ha raccolto successi anche in alcune delle gare più prestigiose del panorama internazionale, ha saputo aggiungere anche la ciliegina più preziosa, conquistando la maglia iridata dopo un attacco potente e deciso operato su Via Salviati, che l'ha reso imprendibile per chiunque. A cominciare dal danese Mads Pedersen, che pure era un altro dei favoritissimi e che conferma ancor di più quanto già si diceva sul paese nordico nella giornata di ieri. In tutto questo si può essere assolutamente soddisfatti anche per la condotta di gara gagliarda operata da un'Italia che partiva nettamente sfavorita nei confronti di varie nazionali ma che alla fine è riuscita a portare a casa un quinto posto che vale moltissimo, correndo all'attacco e con una squadra assai valida.

Che gli azzurri fossero particolarmente attenti e desiderosi di ben figurare lo si è capito fin dal tratto di trasferimento da Montecatini Terme a Firenze (anche per gli Juniores 140 chilometri di gara con 5 giri di circuito da compiere) quando Pietro Andreoletti e Seid Lizde sono stati lesti ad inserirsi nel primo, importante tentativo di fuga della giornata, iniziato dal norvegese Sylta (il primo in assoluto a scattare) e proseguito con l'inserimento di Zhyounou (Bielorussia), Crisafulli (Argentina), Schlegel (Repubblica Ceca), De Jong (Olanda), Kumar (Slovenia), Jeppesen (Danimarca), Fitter (Australia), Konig (Austria), Riviere (Francia), Allegaert (Belgio), Martinez (Colombia) e Mostov (Stati Uniti), oltre ai due azzurri. Un gruppo ben assortito composto da quindici elementi ed in cui erano presenti tutte le nazionali di riferimento, tra le quali proprio la nazionale azzurra ha finito per trovarsi già in superiorità numerica.

Il gruppo dei fuggitivi è giunto ad avere un massimo vantaggio di circa 5 minuti che ha iniziato a ridursi nel corso del primo giro di circuito, laddove in gruppo si sono registrati alcuni scatti, mentre in occasione del primo passaggio a via Salviati si sono visti nelle posizioni buone anche il francese Paret-Peintre (recente vincitore del Giro della Basilicata) ed anche Lorenzo Rota, presenti in due drappelli distinti all'inseguimento dei battistrada, con un vantaggio di circa una ventina di secondi sul gruppo, che inseguiva ancora a poco più di quattro minuti.

Nelle due successive tornate le maggiori fiammate si sono registrate ancora una volta nel drappello dei fuggitivi: nel secondo giro è stato il ceco Schlegel ad operare un bell'alllungo proprio in occasione della scalata a Via Salviati, guadagnando un vantaggio che è arrivato a sfiorare il minuto (ben 55" al passaggio sul traguardo) mentre nel terzo giro è stato il colombiano Daniel Martinez ad attaccare sull'ascesa di Fiesole, creando una certa selezione tra i fuggitivi ma con il campione italiano a cronometro Seid Lizde bravissimo a riportarsi su di lui e a proseguire in tandem (nel frattempo si era esaurito il tentativo di Schlegel) per una situazione in continua evoluzione, dal momento che il gruppo era in forte rimonta ed anche tra gli inseguitori (dove era ancora presente Andreoletti) si susseguivano le schermaglie. Al passaggio pertanto Lizde e Martinez pedalavano con 34" su Andreoletti ed il resto degli inseguitori mentre il gruppo era distante più di un minuto, anticipato di qualche secondo da Simone Velasco che aveva tentato una prima sortita (da rimarcare senza dubbio lo spirito battagliero messo in campo dai ragazzi di De Candido).

La reazione del gruppo ha avuto buon gioco nel corso della penultima tornata, dove inevitabilmente erano attesi ulteriori movimenti importanti ma, se i primi inseguitori sono stati riassorbiti, Lizde e Martinez hanno continuato nella loro azione di comune accordo fino a Via Salviati, dove l'atleta colombiano, che in stagione si è laureato campione panamericano a cronometro, è riuscito a staccare il giovane azzurro di origini bosniache, ormai esausto per lo sforzo profuso. L'azione solitaria di Martinez però non è durata molto, se è vero che alle sue spalle anche il gruppo è stato più che mai attivo sul ripido strappo che tocca pendenze del 18%, con l'azzurro Velasco di nuovo in buona evidenza e la Francia che ha sganciato uno dei suoi grossi calibri, mandando all'attacco il campione europeo Frank Bonnamour, che in poco tempo si è riportato sulla testa della corsa.

L'azione di Bonnamour e Martinez ha così preparato al meglio l'ultima tornata, con l'Italia ancora ben presente e con un pimpante Velasco deciso a riportarsi sui primi due sulla salita di Fiesole assieme al kazako Shemyakin, dopo che era stata la nazionale australiana (che aveva in Power uno degli atleti più attesi) a sobbarcarsi l'onere dell'inseguimento. Martinez non ha più retto poi al passo di Bonnamour ed il transalpino si è ritrovato solo in testa a Fiesole, pronto ad iniziare al meglio la discesa. Alle sue spalle però ha iniziato a scatenarsi il ciclone Van Der Poel: dapprima il talentuoso olandese è scattato, raggiungendo e superando Velasco, quindi si è gettato in discesa alla perfezione, riuscendo a colmare in poco tempo i pochi secondi che lo separavano dal francese ed entrambi si sono quindi alternati nei cambi per giungere all'attacco di Via Salviati, da affrontare per l'ultima e decisiva volta.

Proprio sul ripido muro però Van Der Poel ha sprigionato tutta la sua potenza, lasciando sul posto Bonnamour che non ha potuto fare altro che proseguire del suo passo, transitando in vetta con 12" di ritardo mentre ad una ventina di secondi sono transitati gli inseguitori con gli azzurri in bella evidenza, dal momento che Rota, Fedeli e Fortunato sono passati nelle posizioni d'avanguardia assieme agli altri grandi favoriti.

Difficilissimo però orchestrare l'inseguimento nei confronti di Van Der Poel che ha dato fondo a tutte le residue energie, affrontando al massimo la discesa ed aggredendo per l'ultima volta anche lo strappo di via Trento, prima di giungere all'ultimo chilometro con un vantaggio rassicurante. Mathieu ha continuato a spingere e giunto negli ultimi metri ha potuto finalmente esultare per il suo primo titolo mondiale conquistato su strada, andato ad affiancarsi ai due conquistati nel ciclocross. Il gruppo inseguitore è giunto distanziato di 3" ed è stato regolato allo sprint da Mads Pedersen, un altro dei favoritissimi per la prova di questa mattina ma costretto ad accontentarsi della medaglia d'argento. Una piccola bella pagina di storia invece riguarda la terza posizione del podio, dal momento che il bronzo è stato conquistato dall'albanese Iltjan Nika che ha così regalato la prima medaglia iridata al Paese balcanico. Una medaglia densa di significati, sia perché il movimento albanese è in continua crescita, con molti giovani tesserati in società nostrane, sia perché in questa medaglia c'è sicuramente anche un po' d'Italia, dal momento che l'organizzazione logistica e tecnica della nazionale con l'aquila a due teste è stata affidata all'ASD Monte Pisano ed ha visto come selezionatori Roberto e Francesco Frassi. Inoltre tutti i ragazzi selezionati per il mondiale corrono nel nostro Paese, compreso Nika che durante la stagione ha vestito la casacca del Team Palma Ecologia Cipriani e Gestri.

La quarta posizione è andata allo statunitense Logan Owen con un bravissimo Lorenzo Rota che si è classificato in quinta posizione. Lo svedese Eriksson, il britannico Davies, il russo Nych, il kazako Shemyakin e l'austriaco Brkic hanno completato la top 10. Ottima pertanto la prova della nazionale italiana, che a differenza di quanto si è visto ieri tra gli Under 23 ha affrontato la prova con una condotta più aggressiva e provando ad attaccare a più riprese, cogliendo così un quinto posto che, considerando anche la concorrenza, può essere considerato molto soddisfacente e che fa il paio con l'identico risultato conquistato da Lorenzo Fortunato all'Europeo in Repubblica Ceca. Proprio l'atleta del Work Service Brenta è andato vicinissimo al centrare la top ten, terminando undicesimo nel medesimo gruppo (curiosità: era presente nel drappello anche il monegasco Victor Langelotti, giunto 17esimo con le insegne del Principato). Leggermente più staccato Alessandro Fedeli, 22esimo a 8" e presente anch'egli nel finale per assistere al meglio i compagni mentre Simone Velasco, una delle prime punte azzurre, ha terminato al 24esimo posto a 1 minuto dopo aver tentato di staccare gli avversari nell'ultimo giro. A 2'05" ha chiuso Andreoletti (33esimo posto per lui), 4'07" invece è stato il ritardo accusato da Seid Lizde che ha chiuso al 56esimo posto ma per entrambi il voto finale è sicuramente alto per essere riusciti ad entrare nella fuga principale ed aver resistito per ben tre tornate. Altra nota di merito che va evidenziata è sicuramente il fatto che tutti i ragazzi azzurri in gara sono riusciti a portare a termine la propria prova, ulteriore testimonianza di un mondiale corso bene e onorato nel migliore dei modi, in attesa che si possa tornare a gustare nelle prossime stagioni l'atmosfera del podio.

Il settore maschile resta pertanto ancora a secco di medaglie e la prova offerta dagli juniores quest'oggi può senz'altro far ben sperare per la gara più attesa di domani, in cui saranno di scena i professionisti. Correndo in maniera compatta e con le carte giocate al momento giusto anche Nibali e soci, a dispetto della concorrenza, possono certamente provare a sognare.

Vivian Ghianni

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