Vuelta a España 2013: La Saxo semina, Mollema raccoglie - Bauke vince dopo i ventagli, Pozzovivo e Pinot in ritardo
- VUELTA A ESPAÑA 2013
- Astana Pro Team 2013
- Belkin Pro Cycling Team 2013
- Lampre - Merida 2013
- Movistar Team 2013
- Orica - GreenEDGE 2013
- Team Saxo - Tinkoff 2013
- Adam Hansen
- Alejandro Valverde Belmonte
- Bauke Mollema
- Christopher Horner
- Diego Ulissi
- Domenico Pozzovivo
- Dominik Nerz
- Edvald Boasson Hagen
- Javier Aramendia Llorente
- Joaquim Rodríguez Oliver
- Maximiliano Ariel Richeze
- Michele Scarponi
- Nicolas Roche
- Rigoberto Urán Urán
- Samuel Sánchez González
- Thibaut Pinot
- Vincenzo Nibali
- Uomini
17 tappe di Vuelta, solo una volata di gruppo, e anche oggi, su un percorso del tutto favorevole agli sprinter, c'è stato un risvolto (anzi, più d'uno) a sorpresa che ha tolto la vittoria dalle grinfie delle ruote veloci presenti in Spagna. Un film già visto lungo tutta questa Vuelta, ma talmente clamoroso che ritrovarne uno uguale nella storia del ciclismo dei grandi giri è forse impossibile: un GT con due sole volate di gruppo (contiamo anche quella di Madrid, a meno che pure nell'ultima tappa qualcuno non s'inventi qualcosa per cambiare l'epilogo) è destinato a restare un unicum.
E dire che fino a 30 km da Burgos, oggi, era quasi impensabile immaginare che avremmo poi visto esultare nella cittadina castiglianoleonese Bauke Mollema, non certo il paradigma del finisseur, eppure il più bravo di tutti a finalizzare al cospetto di poco più di 30 sopravvissuti al ventaglione che ha caratterizzato il finale della frazione odierna. Una frazione che sulla carta - pur prevedendo il rischio vento - doveva essere un facile avvicinamento alla tre giorni decisiva che da domani a sabato indirizzerà definitivamente la Vuelta, e che invece ha riservato i suoi bravi patemi ai protagonisti della classifica.
Più di tutti han patito Domenico Pozzovivo e Thibaut Pinot, che in quel ventaglio promosso da Cancellara e dalla Saxo (già superba al Tour, nella specialità, e bravissima a promuovere con la consueta fantasia riisiana le ambizioni del suo capitano Roche) ci son rimasti invischiati come mai avrebbero dovuto, e ci hanno alla fine rimesso quel minuto e mezzo di ritardo destinato a frustrare le loro speranze di risalire la corrente del podio: dovevano fare come i salmoni, più facile che stasera si sentano come dei salamoni, il quinto (ora sesto) e il settimo della generale.
Per il resto, ovvero per le posizioni più importanti della classifica (e per quelli che le occupano, dalla prima alla quarta), tutto è rinviato a domani, a Peña Cabarga, e poi al Naranco e ancora all'Angliru. Una Vuelta che domenica sembrava decisamente indirizzata (verso Nibali) vive ancora, a 4 giorni dalla fine, di grandi incertezze, e tutto sommato ciò è un bene per lo spettacolo, anche se il tifoso italiano (o di Vincenzo nello specifico) si sarebbe volentieri evitato qualche sussulto di troppo.
La tappa, allora, da Calahorra verso Burgos su un terreno abbastanza semplice, e che per gran parte del suo svolgimento è stata proprio la più classica frazione di trasferimento prima delle salite: al km 3 è partita la fuga del giorno, con Aramendia (già visto diverse volte all'attacco, specie nella prima metà di Vuelta) e con un corridore che attendevamo ad un'azione del genere, quell'Adam Hansen che al Giro una tappa in questo modo l'ha vinta (a Pescara), e che per il secondo anno consecutivo si accinge a concludere tutti e tre i grandi giri: Stakanov, chi era costui?
I due fuggitivi hanno accumulato un massimo di 8'10" sul gruppo, che fino al km 50 (quando appunto è stato raggiunto tale vantaggio) ha lasciato fare, per poi iniziare a stringere i cordoni della borsa principalmente con la Lampre, aiutata poi anche dalla Orica: Richeze da una parte, Matthews dall'altra, ambivano a sprintare al traguardo. E fino a 30 km dalla fine, come accennato più su, tutto è andato secondo le previsioni, col margine dei battistrada progressivamente eroso dal gruppo (a quel punto non restava ai due che 1'30" di vantaggio), e con - da segnalare - giusto un punticino che Edet ha conquistato al Gpm dell'Alto de Valmala (il francese guida la classifica di migliore scalatore con 37 punti, davanti a Ratto che è a quota 30 e a Horner fermo a 22).
A 27 km dal traguardo, dopo una svolta che ha lasciato il vento provenire lateralmente, la Saxo (con un Tosatto impagabile) ha iniziato a tirare il collo al gruppo, e l'intervento di Cancellara ha completato l'opera un paio di chilometri più avanti: plotone spezzato in due (e poi in tre tronconi), e ventaglio partito a tutta forza. Davanti, intorno agli uomini di Riis, solo 50 unità (a dir tanto), pronte a riportarsi su Hansen e Aramendia (ripresi ai -21) e a consolidare - con l'aiuto della Movistar, ad esempio - il vantaggio sugli inseguitori.
Tra questi ultimi, i già citati Pozzovivo (al 58esimo ventaglio subìto in carriera) e Pinot, quinto e settimo della generale, ma anche Kangert (decimo), Dani Moreno (11esimo), Antón (15esimo), Nerz (16esimo), Capecchi (18esimo), Urán (21esimo), Henao (24esimo): una bella spazzolata alla classifica, ne sarebbe venuta fuori, se da dietro non si fosse riusciti in qualche modo a limitare i danni (1'31" al traguardo il distacco dei ritardatari).
I 50 al comando, tra l'altro, hanno perso diversi pezzi, soprattutto a causa della salita del Castillo de Burgos, a 10 km dalla fine: l'Astana l'ha presa forte, ma è stato Diego Ulissi (toh!) a tentare un allungo in cima allo strappetto: per qualche chilometro il cecinese è pure rimasto solo al comando, quindi ai -6 gli è piombato addosso Egoi Martínez, e poco dopo il resto del drappello, ulteriormente selezionato dalla scalatina. Proprio a un paio di Astana è toccato il compito di tentare nuovi arrembaggi (Vanotti s'è mosso ai 4 km, Grivko ai 1500 metri), ma la Lampre - che aveva ottimamente tenuto Richeze davanti - sembrava in pieno controllo della situazione.
Purtroppo per gli uomini di Saronni, quando ai 700 metri è partito secco Mollema, nessuno ha più avuto le gambe per chiudere su di lui. L'azione che non ti saresti aspettato, da parte dell'olandese della Belkin, il quale però già in passato ha dimostrato di essere dotato di un non disprezzabile spunto veloce (negli arrivi di gruppetto, ovviamente non negli sprint massivi); contando sul fatto che i poco più di 30 componenti il gruppo principale erano chi stanco, chi disinteressato, chi inadeguato alla sparata nel chilometro conclusivo, Mollema ha avuto buon gioco nel piegare una sì sparuta pattuglia d'inseguimento, ed è arrivato sotto lo striscione esultando per un risultato che arricchisce un palmarès annuale già impreziosito dal sesto posto al Tour de France e da una vittoria di tappa al Giro di Svizzera (con annesso secondo posto conclusivo). Non essendo riuscito a far classifica anche in Spagna, l'olandese ha comunque trovato il modo di lasciare un segno, e di ciò gli va reso onore; tanto più che oggi (ammesso che lo sia mai stata) sembra meno bizzarra l'idea del ct oranje di puntare forte su di lui per il Mondiale.
Alle spalle di Bauke, Boasson Hagen ha potuto sprintare solo per il secondo posto, centrato anticipando Richeze, Farrar, Cancellara, Bole, Paolini, Voss, Herrada e Roche, il principale beneficiario dei ventagli odierni, visto che ha guadagnato una posizione in (alta) classifica; la generale infatti vede proprio l'irlandese ora quinto a 3'43" dal leader Nibali (in mezzo ci sono Horner a 28", Valverde a 1'14" e Rodríguez a 2'29"). Pozzovivo è scivolato al sesto posto a 5'09", Pinot è ancora settimo a 6'08" ma ora si vede insidiato da vicino da Konig ottavo a 6'17"; Samu Sánchez è nono a 7'33", e Kangert chiude la top ten a 10'52"; per quanto riguarda casa Italia, da citare ancora Scarponi (14esimo a 12'08") e Capecchi (18esimo a 20'47").
Domani, quindi, si tornerà a parlare con la massima decisione di classifica. Non tanto per le salitelle che punteggiano il percorso della Burgos-Peña Cabarga (anche se l'Alto del Caracol - lungo 10 km - non è da sottovalutare; ma la sua vetta dista 40 km dal traguardo), quanto per l'ormai famosa rampa che porta all'arrivo: tipico esemplare di garagismo, con pendenze esasperate soprattutto nei 2 km finali (dei 6 totali), la ricordiamo tutti per la sfida tra Cobo e Froome alla Vuelta del 2011, ma già nel 2010 fu terreno di scontro in una frazione che vide imporsi Joaquim Rodríguez con 20" di vantaggio su Nibali, il quale precedette tutti gli altri uomini di classifica (curiosità: anche quel giorno c'era Roche al quinto posto); JRO si fermò a soli 4" dalla maglia rossa detenuta e difesa dal siciliano, che poi vinse la corsa, e ciò funge quantomeno da buon auspicio per le speranze di Nibali.
Il quale dovrà far dimenticare il passaggio a vuoto di lunedì all'Aramón Formigal, e ridurre nuovamente le ambizioni dei suoi immediati inseguitori, a partire da Horner che lo tampina a 28" e che su una salita così secca potrebbe effettivamente procurare dei grattacapi al capitano dell'Astana. Una buona tattica per Vincenzo potrebbe essere il lasciar via libera a una fuga che tolga di mezzo i vari abbuoni disponibili, per poi difendersi facendo corsa sullo statunitense sulla rampa finale. Questo, ipotizzando una corsa in difesa dello Squalo dello Stretto; ma se mai domani Vincenzo capisse di avere denti affilati, chi potrà vietargli di dare un altro bel morso alla classifica? Alle nostre latitudini, dopotutto, non si aspetta altro.