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Vuelta a España 2013: Basso illumina, Konig ruggisce - Nibali perde terreno nel finale, maglia rossa a Roche | Cicloweb

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Vuelta a España 2013: Basso illumina, Konig ruggisce - Nibali perde terreno nel finale, maglia rossa a Roche

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Vittoria di Leopold Konig in cima all'Alto de Peñas Blancas © www.teamsky.comDopo una settimana di minime schermaglie, la Vuelta a España, a 7 giorni esatti dalla cronosquadre d'apertura - che ancora fa sentire i suoi effetti in classifica - ha vissuto oggi la prima giornata di vera battaglia in salita: una di quelle tappe in cui le defezioni, tra gli uomini che in teoria dovrebbero lottare per il successo, si moltiplicano; in cui si chiariscono meglio le gerarchie interne alle varie squadre che presentavano più di un possibile capitano; in cui si inizia a capire meglio chi sta meglio, tra i big o presunti tali; e in cui prendono maggiormente quota le quotazioni di quegli outsider che, partiti a fari spenti, dimostrano di crescere giorno dopo giorno, fino ad andare ad occupare un posto al sole (e oggi in Andalusia ce n'era tanto).

È, quest'ultimo, il caso di Leopold Konig, che a quasi 26 anni ha trovato finalmente quella continuità che gli permette di dire la sua in una corsa come la Vuelta, e che oggi lo proietta sul gradino più alto del podio di giornata, dopo che già all'arrivo di Alto do Monte da Groba, domenica scorsa, era stato tra i più convincenti in salita. Tutto ciò avviene nel giorno in cui Vincenzo Nibali cede un'altra volta la maglia rossa, ma stavolta non nella maniera "controllata" con cui l'aveva passata a Horner lunedì al Mirador de Lobeira. Il siciliano oggi ha pagato qualche secondo di troppo, venendo colto in fallo dai continui cambi di ritmo degli ultimi 2 km, ma va detto che fin lì avevamo avuto delle conferme sul fatto che la sua condizione fosse (e sia) in crescita, quindi non ci fasciamo il capo prima del tempo e attendiamo tappe magari più adatte al vincitore del Giro d'Italia (già quella di lunedì, ad esempio).

Anche perché, nel frattempo, i tifosi italiani hanno (ri)trovato un altro personaggio su cui appuntare buone speranze: Ivan Basso oggi ha dimostrato di essere veramente in grande spolvero, e non si esagera se si dice che erano 3 anni che non si vedeva il varesino in condizioni così smaglianti. Dopo la débâcle nella cronosquadre (dovuta a un team che anche oggi non ha perso occasione per dimostrarsi non all'altezza del suo capitano), Ivan è risalito in classifica e continua a farlo, con le sue sole forze; a quasi 36 anni è proiettato davvero verso un grande risultato, considerato che tra l'altro è il meno stanco tra i big, non avendo disputato né Giro né Tour.

Nel frattempo, in testa alla classifica si ritrova Nicolas Roche, che era il meno accreditato tra le punte della Saxo-Tinkoff (Majka comunque gravita ancora in alta classifica, mentre oggi Kreuziger è saltato), e che invece ha fatto vedere in questo avvio di Vuelta le cose migliori del suo team, ponendosi costantemente tra i migliori della corsa in una maniera che non eravamo più abituati ad aspettarci da lui. L'incognita sull'irlandese - che oggi ha perso in gruppo la compagnia del cugino e connazionale Daniel Martin, non partito a causa di una commozione cerebrale rimediata nella caduta di ieri - è che possa effettivamente tenere fino alla fine, ma di sicuro ha l'occasione di migliorare il suo "best" in un grande giro (ottenuto sempre alla Vuelta, dove fu sesto nel 2010).

Dario Cataldo in cerca di gloria, Huzarski respinto dalla fuga del giorno
La tappa è iniziata oggi di gran carriera, con l'Astana di Nibali che non riusciva a farsi piacere nessuna delle proposte di fuga venute nei primi chilometri. Solo al km 28 ha iniziato a prendere forma un attacco che, nel giro di poche pedalate, è andato a comporsi con 14 uomini: Cataldo, De Weert, Gastauer, Valls, De Greef, Azanza, Howes, Huzarski, Hupond, Meier, Busche, Nerz, Piedra e Intxausti. Siccome in questo drappello si notava la presenza di Huzarski, 11esimo della generale a soli 45" dalla maglia rossa, era chiaro che un'azione siffatta non avrebbe comunque avuto il massimo della libertà: prova ne sia il fatto che dopo 30 km di fuga il vantaggio dei battistrada non aveva ancora superato i 2'30".

A quel punto allora è partita la moral suasion tra i 14, e tanto s'è fatto che Huzarski alla fine ha preferito sfilarsi, lasciando che i restanti 13 finalmente prendessero un po' più di margine. Non che sia stato così grosso, il vantaggio messo insieme dai fuggitivi (al massimo 4'37" al km 82, a 84 dal traguardo), e ciò perché la NetApp dello stesso Huzarski, un po' per ripicca (ma un po' anche perché confidava - con buonissime ragioni - su Konig), ha inseguito con impegno, dando una preziosa mano all'Astana.

Tra gli attaccanti, il migliore si è rivelato essere Dario Cataldo, il quale non ha esitato a prendere in mano le redini del gioco, quando sulle prime rampe dell'Alto de Peñas Blancas (la salita di 14 km che portava all'arrivo) ha fatto un forcing che ha selezionato nettamente il plotoncino dei 13: non aveva del resto scelta, l'abruzzese, visto che il gruppo (tirato in salita dalla RadioShack di Horner) stava rapidamente avvicinandosi (ai fuggitivi era rimasto solo un minuto di vantaggio).

L'azione di Cataldo ha distrutto il gruppetto di testa, e solo Nerz è riuscito a restare alla ruota del corridore della Sky, con Valls che dapprima è rimbalzato indietro, e poi è riuscito a rifarsi sotto. Lo spagnolo, però, era visibilmente al gancio, tanto che è stato il primo del terzetto ad alzare bandiera bianca, a 8 km dalla vetta; gli ultimi due superstiti (con Nerz che ha fatto un buon lavoro da metà salita) sono stati a loro volta ripresi a 5 km dal traguardo.

In quel momento anche il gruppo della maglia rossa aveva già avuto le sue brave defezioni: con Cancellara a tirare (continua il lavoro a fondo di Fabian in vista del Mondiale), ai 10 km Kreuziger è stato il primo big ad andare in difficoltà. Ai -8 è toccato a Huzarski saltare, contemporaneamente a un Mollema che inizia a esibire una fase calante dopo il buon Tour disputato in luglio (e tale discorso vale pure per lo stesso Kreuziger).

I tentativi di Antón e Horner, la stoccata di Konig, la buona vena di Basso
A 5 km dalla vetta, col gruppo dei migliori ridotto a 30 unità, con Ulissi staccatosi mentre venivano ripresi Cataldo e Nerz, Igor Antón ha deciso di provare a dare una svolta ad una Vuelta in cui è uscito subito di classifica, pur rimanendo con l'obiettivo di una vittoria di tappa. Il basco della Euskaltel ha subito preso un buon margine, quantificabile in una ventina di secondi, e né Barguil né Capecchi, usciti uno dopo l'altro intorno ai -4, sono riusciti a riportarsi sotto. Ma la miccia era ormai innescata.

Un Santaromita mai così bravo in un GT è scattato ai 3.5 km, sollecitando con la sua azione un bel contropiede di Horner. L'americano ha per un attimo sperato di avvantaggiarsi sui diretti rivali di alta classifica, ed evidentemente oggi aveva solo questa cartuccia da sparare, visto che nel giro di 300 metri è stato ripreso da De Clercq, Nibali e Basso (e gli altri si sono accodati poi), e da quel momento in avanti se n'è stato buono buono a ruota.

Con la corsa letteralmente infiammatasi, ai 2.5 km hanno perso contatto dai migliori Samuel Sánchez, Barguil, De La Cruz, Kiserlovski e pure - ahilui - Michele Scarponi. Dal gruppo ormai ridotto a una decina di unità (o poco più), è scattato ai 2 km Leopold Konig. L'azione del ceco è stata subito molto incisiva, tanto che il controscatto di Pinot non ha permesso al francese di chiudere sul corridore della NetApp; su Thibaut si sono invece portati Basso, Dani Moreno, Roche e ancora un brillante De Clercq, e proprio il varesino si è incaricato di tirare il collo a tutti, impedendo così che da dietro ci fossero altri rientri.

Il capitano della Cannondale ha continuato con un forcing molto efficace, limando secondi rispetto ad Antón e guadagnando sugli inseguitori, tra i quali Nibali dava i primi cenni di sofferenza (come detto, pagava i continui cambi di ritmo di questa fase, ma pare abbia pure avuto un problemino alla catena che gli ha dato qualche grattacapo), senza però venire attaccato a fondo da Valverde e Rodríguez, che continuano ad essere indicati come i suoi principali rivali, ma che fin qui non è che ci abbiano riempito gli occhi con le loro pedalate.

La vittoria di Konig, la maglia rossa di Roche
Malgrado Antón tentasse in tutti i modi di salvare una vittoria che per diversi chilometri aveva assaporato, contro il ritorno veemente di Konig c'è stato poco da fare: il ceco si è portato su Igor a poco più di 500 metri dalla conclusione, e l'ha saltato senza troppi complimenti, andando a conquistare il primo successo di tappa in un grande giro per sé (del resto è il primo che disputa) e per la NetApp, e segnando - con l'affermazione di Stybar ieri - la prima doppietta della Repubblica Ceca in un GT dalla Vuelta 1997 (allora fu Jan Svorada a vincere due frazioni di fila).

Il buon Antón è stato invece risucchiato anche dai primi inseguitori, con lo spunto migliore che è stato quello di Moreno, scattato per prendersi il secondo posto di tappa (con annesso abbuono), a 1" dal vincitore; a 5" Roche ha preceduto Pinot e Basso, con De Clercq sesto a 8" e Antón solo settimo a 13". A 19", avvantaggiatisi giusto per un tardivo sprint, Valverde e Rodríguez sono transitati in quest'ordine, mentre Urán, vincendo la volatina per il decimo posto (a 23" da Konig), ha preceduto Horner, Majka, Pozzovivo e Zubeldia. Solo dopo 27" dall'arrivo del primo, è arrivato Nibali, a ruota di Henao, appena prima di Barguil (31" per il francesino della Argos), mentre un gruppetto con Santaromita, Bagot, Arroyo, Sánchez e Kangert ha pagato 40". Scarponi ce ne ha rimessi 57", Ten Dam 59" (come Capecchi), Kiserlovski 2'14", Mollema 2'33", Nieve 3'03", Kreuziger 5'27", Huzarski 6'23".

Il tutto si riverbera in una classifica in cui Roche precede di 17" Horner e Moreno, con Nibali quarto a 18" (i distacchi sono decisamente contenuti), Konig risalito in quinta posizione a 29" davanti a Zubeldia (30") e Valverde (31"). Seguono Urán a 42", Majka a 52", Rodríguez a 1'03", Santaromita a 1'17", Basso a 1'28", Pinot a 1'37", Capecchi a 1'42", Pozzovivo a 1'59". Scarponi è 18esimo a 2'03", e Barguil chiude la top 20 a 2'25" (6" meglio di Kiserlovski 21esimo); superiore ai 3' il distacco di gente come Mollema, Henao, Arroyo.

La tappa di domani, da Antequera a Valdepeñas de Jaén, proporrà, dopo l'Alto de los Frailes nel finale, un arrivo in cima a un muro micidiale (su cui due anni fa s'impose Rodríguez, e tre anni fa Antón). Per JRO la possibilità di avvicinare le posizioni di vertice, e l'occasione per riscattare una prima settimana di Vuelta discreta ma non certo entusiasmante - sebbene non siano mancati gli arrivi su cui avrebbe potuto risultare più incisivo di quanto non sia stato. Per tutti gli altri (compresi Nibali e Basso) sarà già sufficiente non perdere secondi, alla vigilia del primo vero tappone di questa Vuelta, quello di lunedì con Monachil e Hazallanas nel finale.

Marco Grassi

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