Vuelta a España 2013: Lago de Sanabria, e Bling s'inebria - Volata di Matthews su Richeze-Meersman. Ratto 9°
- VUELTA A ESPAÑA 2013
- Astana Pro Team 2013
- Garmin - Sharp 2013
- Omega Pharma - Quick Step 2013
- Orica - GreenEDGE 2013
- Alejandro Valverde Belmonte
- Christopher Horner
- Daniel Moreno Fernández
- Domenico Pozzovivo
- Gianni Meersman
- Ivan Basso
- Ivan Santaromita
- Janez Brajkovic
- Joaquim Rodríguez Oliver
- Maximiliano Ariel Richeze
- Michael Matthews
- Michele Scarponi
- Nicolas Roche
- Sergio Luis Henao Montoya
- Vincenzo Nibali
- Uomini
A volte i corridori troppo precoci rischiano di finire per assumere l'aura di promesse sfiorite, se a 21 anni (per dire un'età ics) non hanno vinto 40 gare (comprese un paio di monumento). Siccome non tutti rispondono al nome di Peter Sagan (che comunque le monumento in questione non le ha vinte manco lui), è più facile invece che un talento precoce viva stagioni di assestamento tra i professionisti, nell'attesa di riprendere il giusto feeling con la vittoria, mentre magari i suoi coetanei ancora si dibattono nel pianeta under 23.
La vicenda di Michael Matthews rientra perfettamente nell'esempio appena accennato, e del resto non l'abbiamo accennato per caso, visto che proprio oggi l'australiano ha vinto la quinta tappa della Vuelta, da Sober a Lago de Sanabria. Nel 2010 era ancora 19enne (ne avrebbe compiuti 20 in settembre) quando sbancava al Tour de Langkawi, vincendo due tappe in maglia Jayco, nella stessa stagione che sarebbe culminata con la conquista del titolo iridato under 23 a Geelong (davanti a Degenkolb e Phinney, un podio da urlo); quasi naturale, per un simile portento, il passaggio immediato al professionismo, con la Rabobank ad aggiungere i primi zeri al suo ingaggio, nel biennale che l'ha portato nel grande ciclismo.
E lui, Bling (il soprannome che si porta appresso da anni, derivante dall'abitudine di gareggiare, ragazzino, con braccialetti, collane, orecchini e tutta quella onusta chincaglieria che amano usare le star dell'hip-hop), fece una spettacolare entrata in scena, nel mondo dei pro': praticamente alla terza uscita, a Stirling (sempre in Australia), vinse alla grande una tappa del Tour Down Under, ripetendosi poi nel corso del 2011 con un successo di tappa alla Vuelta a Murcia e con la conquista della Rund um Köln.
Ma dopo un 2012 non scintillante (due soli successi), è andata a finire che ci si è un po' dimenticati di lui, che quest'inverno ha fatto ritorno a casa, a difendere i colori autarchici della Orica, e ha passato i primi mesi nel nuovo team ad ambientarsi, per tornare a farsi vedere nella tarda primavera (tra California e Delfinato), e per poi rimettere il segno 1 in schedina solo in agosto, con una doppietta al Tour of Utah. Ma che diamine, il ragazzo ha ancora 22 anni (sta per farne 23), e quindi ha ancora una vita (ciclistica) davanti per vincere tappe nei grandi giri (e quel paio di mitologiche monumento di cui si favoleggiava in apertura). Che abbia iniziato oggi, al terzo anno da professionista pur essendo ancora così giovane, è una cambiale in suo favore per il futuro, più che un'espressione di sfiducia sul passato.
Non diciamo apertamente che tutto questo approfondire su Matthews voglia celare una certa scarsità di appunti sul bloc-notes di giornata, ma in realtà è proprio così... la tappa numero 5 della Vuelta numero 68 non ha effettivamente offerto risvolti da romanzo d'appendice: la classica fuga da lontano è partita al km 9 con Piedra, Edet (già all'attacco ieri), Van de Walle, Courteille e - ci sia consentito - la bella presenza di Winner Anacona, che si sta ricostruendo come corridore dopo una prima metà di stagione resa infernale da una frattura del malleolo destro patita alla vigilia di Natale 2012, allorquando un cane gli tagliò la strada in allenamento facendolo cadere rovinosamente.
Il quintetto ha viaggiato bene e a lungo, ha messo in cascina 10'25" (margine toccato al km 65, a 109 dalla fine) e ha fatto di tutto per difendere quella bella dote dall'inseguimento delle mute aizzate dai velocisti: fosse stato per l'Astana della maglia rossa Nibali, la fuga sarebbe pure arrivata, ma la Garmin (per Farrar), la Orica (per Matthews, appunto), e da un certo punto in poi pure la Omega Pharma (per Meersman) l'hanno pensata diversamente, e hanno fatto bene il loro lavoro; tra gli altri si è segnalato Vansummeren, autore di una trenata impressionante per lunghezza e probabilmente decisiva per efficacia, intorno ai -30, quando il margine dei primi è crollato nel giro di 10 km da 4'30" a 3'.
È stata in ogni caso la Orica a finalizzare l'opera, andando a recuperare senza pietà sugli attaccanti, malgrado il francese Courteille avesse tentato il disperato assalto all'arma bianca su uno strappetto ai 10 km. Ma il corridore della FDJ, raggiunto ai -6 da Van de Walle (gli altri si erano rialzati), non ha potuto opporre nulla al recupero del plotone, finalizzato a 3.4 km dal traguardo. A quel punto la lotta tra treni (prima quello Omega Pharma, poi quello Argos) è stata interrotta solo da un breve tentativo di Urtasún ai -2; dopodiché abbiamo visto anche una trenata (non del tutto comprensibile) di Philippe Gilbert, prima che il rettilineo d'arrivo mettesse ognuno al proprio posto.
Matthews non ha avuto bisogno di particolari alchimie per far sua la tappa: gli è bastato uscire in testa ai 200 metri per volare fino al successo, mentre alle sue spalle Richeze e Meersman duellavano gagliardamente (anche con un accenno di testata da parte dell'argentino della Lampre) per il secondo posto: Maxi è riuscito a prendersi la piazza d'onore, mentre il belga della Omega troverà domani un terreno più adatto alle proprie caratteristiche. Quarto ha chiuso il giovane, interessante Nikias Arndt (tanto interessante da meritare tutto quel lavoro speciale della Argos nel finale), quindi Farrar, Boasson Hagen, Roux, Henderson, Ratto (primo italiano al traguardo) e Bole hanno completato la top ten.
La classifica non è cambiata di una virgola, e Nibali è sempre in maglia rossa con 3" su Horner, 8" su Roche, 16" su Zubeldia, 21" su Valverde, 26" su Kiserlovski, 28" su Urán, 31" su Dani Moreno, 38" su Majka e 42" su Huzarski. Fuor dalla top ten, citiamo gli italiani Santaromita (12esimo a 46"), Capecchi (15esimo a 52"), Ulissi (19esimo a 1'10"), Scarponi (21esimo a 1'15"), Basso (27esimo a 1'32") e Pozzovivo (30esimo a 1'45").
Domani a Cáceres ci attendiamo un'altra volata, al termine di una sesta tappa addirittura priva di Gpm lungo i suoi 175 km. Tanta facilità nel percorso è contraddetta da un finale insidioso, con tanto di salitella per entrare nel centro della città d'arrivo: non sufficiente per scatenare una vera e propria battaglia di scatti e controscatti, ma abbastanza per rendere di piombo le gambe di qualcuno dei (pochi) velocisti presenti in gara.