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Vuelta a España 2013: Corsa vivace ma senza volate - Strappi e sorprese in un percorso che può piacere (oppure no)

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Il gruppo con la maglia roja Chris Horner verso Fisterra © BettiniphotoTre tappe in linea sinora disputate in questa Vuelta a España e tre arrivi pressoché identici: Alto do Monte da Groba, Vilagarcía de Arousa e Fisterra hanno presentato tre percorsi simili, con l'erta finale preceduta dal resto della tappa ininfluente ai fini del risultato.

Rispetto agli altri due grandi giri è innegabile la differenza di filosofia che ha accompagnato il patron della corsa Javier Guillén e il suo staff, ossia la ricerca di spettacolo sin dalle prime battute di gara, va in questa direzione anche la partenza della cronosquadre di apertura da una piattaforma sul mare.

Proviamo ad analizzare i pro e i contro di questa scelta, starà poi ad ognuno decidere dove pende la bilancia.

 

Strappetto batte arrivo in volata? Non in tv...

PRO: i sostenitori di questa parte certamente possono far notare che, a differenza degli sprint, l'incertezza regna sovrana e la vivacità degli attacchi regala un maggior interesse globale al finale di tappa. Inoltre non sono salite brevi e ripide paragonabili al garagismo molto in voga da anni a questa parte. Guardando l'ordine di arrivo della tappa odierna si può affermate che un'ascesa simile è digeribile sia a velocisti come Michael Matthews e Grega Bole, sia a passisti come Fabian Cancellara e Edvald Boasson Hagen, sia a scalatori veri e propri come Daniel Moreno o Sergio Henao. Gli attacchi decisivi di Moreno oggi e, ancor meglio, quello di ieri di Chris Horner sono avvenuti in prossimità dello striscione dell'ultimo km, distanza che lascia ancora margine all'incertezza sulla sorte del tentativo: nelle rampe di garage questo sarebbe impossibile, con la sola selezione da dietro a ridurre il gruppo, regolato da un breve scattino negli ultimi 200 metri o poco più. Infine l'incertezza porta anche a continui cambi in classifica: in tre frazioni mediamente semplici il portatore della maglia roja è sempre variato, passando da Nibali a Horner per poi tornare a Nibali.

CONTRO: chi contesta quest'impostazione non può che portare a proprio supporto la poca originalità dei percorsi: noia per tutta la giornata intramezzata da una salita lontana dal traguardo, comunque non decisiva, a cui fa seguito un finale in cui il copione si ripete abbastanza fedelmente. In effetti queste prime tappe hanno rispecchiato questo disegno in maniera assoluta o quasi. Chi sostiene la tesi esposta ha, probabilmente, un'idiosincrasia per le volate: tuttavia è evidente che esistono differenze fra i diversi sprint. Volate come quella di Napoli all'ultimo Giro d'Italia o come quella di Le Cap d'Agde al Tour 2012 sono altamente emozionanti ed incerte. Un elemento troppo spesso trascurato dai detrattori delle volate è quello legato alle tv: un arrivo a gruppo compatto è, dal punto di vista delle possibilità televisive, quanto di meglio ci sia, con la possibilità di riproporre e analizzare l'arrivo da diversi punti di vista. L'arrivo in una leggera ascesa impedisce il massimo sfruttamento dei mezzi a disposizione dei broadcasters, "costringendo" il regista e successivamente gli spettatori ad una visuale piatta del traguardo. Per quanto riguarda l'aspetto agonistico le tre tappe in esame non hanno cambiato niente in chiave classifica: fra i pretendenti alla generale gli unici che hanno accumulato distacco sono Sergio Henao e Rigoberto Urán, con il primo staccatosi domenica a causa di una crisi di fame e il secondo giunto in Spagna senza la necessaria fame agonistica. I distacchi che si sono registrati finora sono dovuti quasi totalmente alla cronosquadre di apertura e non agli strappetti conclusivi, utili solo alle vittorie di tappa andate per di più a protagonisti secondari rispetto ai vari Nibali, Rodriguez, Urán e Valverde, presenti con ambizioni di podio.

 

Percorso vivace, ma dove sono equilibrio e velocisti?

PRO: i 3358.9 km che portano, attraverso la penisola iberica, dal via di Vilanova de Arousa al traguardo di Madrid garantiscono, per la maggior parte di essi, vivacità ed imprevedibilità alla corsa: le numerose salite promettono spettacolo continuo fra i migliori nomi presenti, regalando sia a chi assiste sul posto che a chi è collegato da casa un pathos unico fra i tre grandi giri del 2013. Salite come Peña Cabarga e l'Angliru hanno già regalato spettacolo negli ultimi anni, altre come l'Alto de Peñas Blancas e l'Alto del Naranco, assieme alla tappa andorrana-spagnola-francese di Peyragudes, riserveranno grandi emozioni e sfide all'ultimo colpo di pedale. Pochi arrivi piatti nella prima settimana hanno drasticamente ridotto, di fatto annullandolo, il numero di cadute fra i big della classifica, non privando la corsa di nomi importanti per il prosieguo.  

CONTRO: molti si chiedono dove sia l'equilibrio all'interno del percorso: i velocisti sono ampiamente sacrificati all'altare delle tappe mosse e, come si vede dalla starting list, hanno deciso di saltare l'appuntamento sul suolo iberico, preferendo gareggiare altrove. Facendo questa scelta si è scientemente deciso di far fuori nomi come Cavendish, Greipel, Kittel e Sagan, provocando di conseguenza un minor interesse mediatico attorno alla corsa. Facendo un paragone col Giro d'Italia 2013, dove lo spettacolo nelle tappe interlocutorie non è mancato, si nota subito la diversità nello "sfruttamento" delle possibilità garantite dalla geografia del paese: frazioni come Marina di Ascea, Ivrea e Vicenza, risultate altamente spettacolari, erano caratterizzate da singole salite poste a una quindicina di km dal traguardo, lasciando spazio a diverse soluzioni nel finale. Qui alla Vuelta si tratta di aspettare gli ultimi km per sferrare l'allungo buono: alla fine, il troppo decisamente stroppia.

 

Arrivi imprevedibili, ma quante energie spese!

PRO: questi arrivi riducono, seppur non in misura eccessiva, l'energia fisica disponibile per le tappe di montagna vera e propria. Questo vale per i capitani e, soprattutto, per i gregari: molti di loro avranno poco da offrire nelle pendenze più importanti, favorendo di conseguenza lo spettacolo perché i capitani potrebbero, o meglio dovrebbero, trovarsi con pochi compagni di squadra. Alla fine verranno fuori i veri valori con i big a confrontarsi direttamente, il massimo per i tifosi.

CONTRO: i gregari sono sì più stanchi fisicamente e questo provoca un maggior isolamento: tuttavia ci sono due squadre, Astana e soprattutto Movistar, che paiono meglio attrezzate della concorrenza e, in caso si trovassero in testa alla classifica un Nibali o un Valverde, la corsa potrebbe essere bloccata. Assisteremmo con ogni probabilità a lunghe processioni fino in prossimità del traguardo, non uno spettacolo così bello.

Alberto Vigonesi

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