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Federciclismo: Alt, casello! La FCI si piega all'ANAS - Nuova convenzione, pagano gli organizzatori

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Nuova convenzione tra Federciclismo e ANAS © www.stradeanas.itDal 12 al 16 agosto la Federciclismo sarà chiusa per una sobria settimana di ferie di Ferragosto, nel frattempo - nell'attesa di analizzare eventuali successi politico-amministrativi di questi giorni prefestivi, possiamo esaminare quelli della settimana appena trascorsa. E ce ne sono un paio davvero succulenti.

Il primo (ma l'ultimo in ordine di tempo) riguarda la convenzione che FCI, RCS (società organizzatrice del Giro d'Italia) e ANAS (società che gestisce strade e autostrade d'Italia) hanno stipulato lunedì 1° agosto. Tale convenzione, della quale non è ancora noto il testo, stabilisce nuovi parametri di sicurezza per le gare, nel senso di un maggiore impegno a livello informativo (per ciclisti e altri utenti delle strade interessate alle corse), preventivo (con controlli più accurati sullo stato delle strade stesse) e tecnico (con lo snellimento burocratico - il modulo di richiesta dell'autorizzazione all'ANAS potrà essere compilato on line - ed economico, stando a quanto afferma il comunicato della FCI).

Inoltre, visto che una nuova commissione non fa mai male, "è prevista la costituzione di una Commissione Paritetica, composta da 4 membri (due indicati dall'ANAS e due dalla FCI) per monitorare gli interventi da effettuare congiuntamente per la realizzazione di questa Convenzione". Fin qui quel che di ufficiale è dato sapere.

All'indomani di questa stipula, però, Tuttobiciweb ha pubblicato un intervento di Silvano Antonelli, responsabile del GS Progetti Scorta, il quale ha fatto luce su alcuni aspetti apparentemente secondari della convenzione in oggetto. Si parte da un balzello di 245.70 € che chiunque necessiti di un qualsiasi sopralluogo sullo stato delle strade, dovrebbe pagare all'ANAS. Tale ente, in spregio all'articolo 9 del codice della strada (che prevede la gratuità di tale atto in occasione di organizzazioni di eventi ciclistici), richiede ora questa tassa anche agli organizzatori del ciclismo.

La FCI non si è opposta a tale richiesta (enfatizzata nel merito oltre ogni misura da parte dell'ANAS: secondo quanto sostiene Antonelli, il nullaosta per una gara ciclistica non richiederebbe sopralluoghi onerosi, ma sarebbe un semplice atto d'ufficio basato sulla conoscenza dello stato delle strade; tantopiù che poi tocca all'organizzatore - secondo quanto prescritto da detto nullaosta - andare a fare un'ultima verifica diretta della condizione delle strade interessate al passaggio della gara); non si è opposta, dicevamo, ma si è accontentata di strappare all'ANAS un bonus di 300 nullaosta gratuiti.

Ora, se le gare su strada organizzate in Italia fossero meno di 300, saremmo a cavallo; ma essendo molte di più, come scegliere le società organizzatrici che avranno diritto al nullaosta gratuito? Si andrà in ordine cronologico (quindi beato chi organizza nei primi mesi dell'anno...), o più avanti verranno resi noti altri criteri? Di sicuro c'è che - sempre stando alle rivelazioni, non smentite, di Antonelli - l'ANAS avrà il diritto di inserire il proprio logo su tutta la produzione infografica (depliant, cartelloni, striscioni) relativa alle gare esentate dal pagamento dei 245,70 €.

RCS Sport, dal canto suo, avendo stipulato in prima persona la convenzione, è esentata dalla tassa (che nel suo caso sarebbe poca cosa, a livello di incidenza sui budget); finirà quindi che tale spesa inciderà principalmente su minuscoli organizzatori di provincia i quali, dovendo già far fronte a tante spese, vedono istituzionalizzato tale aggravio, e soprattutto lo vedranno applicato a macchia di leopardo: tu sì, tu no, tu sì, tu no. Non vorremmo che tale spesa finisse col diventare un'ulteriore chiave, in mano a Di Rocco, per premiare alcune società fedeli a discapito di altre meno ligie all'ortodossia renatiana.

Il secondo successone della FCI preagostana riguarda la nota vicenda dei 57 medici del ciclismo indagati dalla procura federale e quindi giudicati e condannati (tranne i 12 che non si sono più tesserati per la FCI nel 2013 e i 9 che si sono dimessi contestualmente agli sviluppi del procedimento, per i quali il procedimento stesso si ritiene sospeso fino a eventuale nuovo tesseramento) a pene varie che vanno da semplici ammende a inibizioni per 3 anni (più ammenda).

Più realista del re, il 29 luglio Di Rocco ha promosso una delibera presidenziale (posta in essere senza passare dal Consiglio Federale, in base all'articolo 18 dello Statuto che consente un simile "rito abbreviato" in casi di particolare urgenza) con la quale avvisa il ciclismo italiano che, visto l'alto numero di dimissioni di medici (e, aggiungiamo noi, in previsione delle sanzioni che sono puntualmente arrivate un paio di giorni dopo per tutti gli altri), fino al 10 ottobre le società dilettantistiche rimaste prive di medico sportivo potranno avvalersi, nel ruolo, di semplici laureati in medicina e chirurgia.

Ecco come si risolve quindi la grande battaglia condotta dalla procura federale contro questi medici rei - in gran parte dei casi - di non aver compilato bene le varie schede mediche relative ai ciclisti sul software federale (che però aveva notevoli bug di funzionamento): si risolve con un colpo di spugna sul livello di professionalità richiesto per un ruolo così delicato come quello del medico sportivo. La specializzazione in medicina dello sport? Superflua. Una pezza molto più grave, questo interregno anarchico nel settore, di quella che sarebbe stata la ricerca di una soluzione politica per un caso che, in larga misura inconsistente nel merito delle manchevolezze di cui sono stati accusati i medici, ha finito col terremotare un'intera categoria.

Marco Grassi

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