San Sebastián 2013: E infine il Gallo alzò la cresta - Assolo di Gallopin, podio Valverde-Kreuziger, Moser settimo
- CLASICA CICLISTA SAN SEBASTIÁN 2013
- Euskaltel - Euskadi 2013
- Movistar Team 2013
- RadioShack - Leopard 2013
- Team Saxo - Tinkoff 2013
- Alejandro Valverde Belmonte
- Bauke Mollema
- Bob Jungels
- Damiano Cunego
- Filippo Pozzato
- Jan Bakelants
- Mikel Landa Meana
- Mikel Nieve Ituralde
- Moreno Moser
- Nairo Alexander Quintana Rojas
- Nicolas Roche
- Roman Kreuziger
- Tony Gallopin
- Uomini
Noi italiani, a ragion veduta, ci lamentiamo perché, dopo essere stati abituati per quasi un ventennio ad infilare vittorie in serie nelle grandi classiche, ultimamente non andiamo a pallino più di tanto, e son 5 anni che non conquistiamo una Monumento, mentre l'anno scorso, con Enrico Gasparotto all'Amstel Gold Race e Marco Marcato alla Parigi-Tours, abbiamo almeno ritrovato il sorriso nelle classiche di seconda fascia (nelle quali non vincevamo da Rebellin alla Freccia Vallone 2009).
Ma se per il nostro movimento (relativamente alle più importanti corse in linea) i tempi non sono scintillanti, che dovrebbero dire i francesi? Per loro il digiuno di Monumento dura da 16 anni (riepilogo ultime vittorie troiscoleurs, andando a ritroso: Jalabert '97 al Lombardia, Guesdon '97 alla Roubaix, Jalabert '95 alla Sanremo, Durand '92 al Fiandre, Hinault '80 alla Liegi); prendendo in esame le 4 più importanti classiche di seconda fascia (con tutto il rispetto), gli amati cugini non festeggiano una Parigi-Tours dal 2006 (Guesdon; nel 2001 l'aveva vinta pure Virenque), una Freccia e una Gand dal 1997 (Jalabert e Gaumont), un'Amstel dal 1981 (Hinault). La Clásica di San Sebastián, che possiamo considerare la decima classica in ordine d'importanza, mancava loro dalla doppietta jalabertiana del 2001-2002. In pratica, negli ultimi 15 anni la Francia si era pappata la bellezza di 4 classiche (due Parigi-Tours, due San Sebastián), prima d'oggi. C'è ben di che piangere, insomma.
Vista in quest'ottica, la vittoria di oggi di Tony Gallopin alla Clásica si ammanta quindi di sensazionali retroletture: terzo in assoluto a conquistare la gara basca (oltre alle due di Jajà dobbiamo pure contare l'affermazione del mitico De Las Cuevas nel 1994), il 25enne della RadioShack ha centrato in Spagna il più bel successo della sua ancor giovane carriera, riuscendo peraltro in un'impresa - vincere una delle prime 10 classiche - che a gente del calibro di Voeckler, Chavanel, Fédrigo, Casar, Pineau (ovvero dei più competitivi lottatori d'oltralpe per gare di un giorno negli ultimi 10 anni) è sempre sfuggita.
Era del resto tempo che Tony, figlio e nipote d'arte (correvano sia il padre Joël che gli zii Guy e Alain - quest'ultimo oggi suo direttore sportivo alla RadioShack), già da qualche anno abbastanza in vista tra i ragazzi più promettenti d'oltralpe, facesse segnare un risultato valevole come svolta della carriera. Da qui in poi non potremo più dire che gli manca sempre una lira per fare un milione, come eravamo abituati a pensare dopo un'ennesima fuga fallita, o dopo un consueto piazzamento ai piedi del podio. Vittorie da professionista, fin qui, pochine: mai alzate le braccia prima d'oggi in maglia RadioShack, nel suo palmarès restavano tre affermazioni in Cofidis nel biennio 2010-2011 (tappe al Tour de Luxembourg e a quello del Limousin, e la Flèche d'Emeraud in linea).
La consapevolezza di un certo talento era però forte, vista la propensione dell'ultimo dei Gallopin per le cronometro, la sua non trascurabile velocità in sprint ristretti, la sua ottima tenuta sugli strappetti, nonché la sua voglia di andare all'attacco. Oggi tre di queste quattro caratteristiche (non ha avuto bisogno di esser veloce) si sono coniugate in maniera perfetta sotto la pioggia dei Paesi Baschi, portandolo a vincere per distacco la Clásica di San Sebastián, mettendosi alle spalle sul podio personaggini che si chiamano Alejandro Valverde e Roman Kreuziger: abbastanza da poter dire senza più remore "ho vissuto una giornata davvero indimenticabile".
In fuga c'è anche Luca Wackermann
La corsa parte e dopo appena 4 km parte pure la fuga. A metterla in movimento ci pensano quattro super outsider come Kaisen, Aramendia, Krizek e Wackermann. Il quale, a dispetto del cognome che può fuorviare, è italiano e veste la maglia della Lampre.
Il quartetto ha toccato un vantaggio massimo di 11'30" al km 60 (a 172 dal traguardo), mentre al suo inseguimento, prima ancora che il gruppo, c'era il solo William Clarke, che si è svegliato con qualche chilometro di ritardo, è rimasto lì a bagnomaria per decine di chilometri, senza riuscire a ricucire sui battistrada. I 4 hanno proceduto insieme fino al primo passaggio sull'Alto de Jaizkibel, allorché Aramendia (a 80 km dal traguardo) è stato il primo a gettare la spugna, perdendo le ruote degli altri tre.
Sul primo Alto de Arkale, a 54 dalla fine, è stato Kaisen a staccarsi, lasciando soli Krizek e il 21enne di Rho: le due formazioni italiane (Krizek difende i colori della Cannondale) sono però rimaste al comando della corsa ancora per poco, visto che già 10 km più avanti, ai piedi del secondo Jaizkibel, sui due battistrada si sono riportati sette contrattaccanti usciti dal gruppo ai -50: José Herrada, Flecha, Eijssen, Breschel, Chavanel, Pineau e Brutt. A quel punto però la corsa era già nel vivo, resa molto dura dall'ottimo lavoro della Movistar (segnalato un Castroviejo fortissimo al comando del gruppo che perdeva già parecchi pezzi).
L'assalto di Valverde con Quintana, il contropiede di Kreuziger, la presenza di Moser
Il lavoro della Movistar era funzionale all'attacco del capitano di giornata, Alejandro Valverde. Il murciano si è fatto aprire la strada da Quintana, e insieme al colombiano è partito a 44 km dal traguardo (a 8 dalla vetta dello Jaizkibel). I due hanno rapidamente ripreso i battistrada (il vantaggio dei quali era ormai ridotto a pochi secondi), insieme a Kreuziger e Moser, e poco dopo si sono riportati sotto anche nocentini, Landa e Jeannesson, quindi è toccato (a 6 dalla vetta) anche a Gallopin rientrare. Intanto del drappello dei precedenti attaccanti, solo Eijssen e Flecha resistevano insieme ai nuovi padroni della Clásica.
A 39 km dal traguardo (a poco più di 3 dal Gpm) il lavoro di Quintana, utilissimo per portare a mezzo minuto il margine sul gruppo guidato dai Belkin con Gesink e Mollema, si è esaurito, e Nairo si è lasciato sfilare; proprio allora è partito Kreuziger, che è andato a scollinare con 6" su Valverde, Gallopin e Jeannesson e 11 su Moser, Eijssen, Landa e Roche, mentre Nocentini e Flecha avevano perso più terreno (e quest'ultimo non l'avremmo più visto tra i protagonisti).
Fatalmente il limitato vantaggio di Kreuziger era destinato a svanire in discesa, e così è stato: nella picchiata dello Jaizkibel i primi 8 della corsa si sono ricompattati, e la strada bagnata (si era messo a piovere) ha favorito anche l'attacco di qualche coraggioso che non aveva voglia di rimanere nel gruppo inseguitore: Chavanel si è mosso con Astarloza, e a 20 km dal traguardo è riuscito a riportarsi sotto.
Stessa cosa hanno fatto il giovane Jungels con Serry e Nieve, usciti in caccia non più in discesa ma sul falsopiano affrontato a 22 km dalla fine: il terzetto ha raggiunto Nocentini (che era rimasto a metà strada) e l'ha superato, per chiudere sui 10 al comando a 16.5 km dalla fine, ovvero appena all'inizio del nuovo passaggio sull'Alto de Arkale.
Gallopin e l'attacco vincente, il vano inseguimento Saxo-Euskaltel, il piazzamento di Moser
L'ultima vera salita di giornata vedeva nel gruppo di testa la presenza di 3 corridori dell'Euskaltel (Landa, Astarloza e Nieve), 2 della Saxo (Kreuziger e Roche), 2 della Omega (Chavanel e Serry), 2 della RadioShack (Gallopin e Jungels), e gli isolati Valverde, Moser, Jeannesson ed Eijssen. Chiaro che ci fosse da aspettarsi l'attacco di una formazione in superiorità numerica; e altrettanto chiaro che un Valverde, favorito della vigilia, avrebbe dovuto lavorare per sfoltire il più possibile il campo degli avversari: fare staccare i gregari dei rivali poteva lasciare al murciano maggiori chance di un arrivo di gruppetto, in cui imporsi con una certa facilità (visti gli avversari presenti) allo sprint.
Entrambe le eventualità si sono verificate: il capitano della Movistar ha preso in testa la salita e, nella seconda parte dell'Arkale, ha piazzato un forcing che ha selezionato decisamente il gruppetto. Con lui sono rimasti solo Kreuziger e Nieve. Purtroppo Moser non ce l'ha fatta ad agganciarsi, accontentandosi di rimanere col secondo gruppetto, arricchitosi negli ultimi 15 km di diversi rientri da dietro.
Prima ancora che Valverde forzasse in cima all'Arkale, però, c'era stato lo scatto che si sarebbe presto rivelato il più importante della giornata: quello di Gallopin a 16.2 km dal traguardo (e a poco più di uno dalla vetta). Il francese ha fatto immediatamente il vuoto, guadagnando subito quei 15" che ha poi difeso sul resto della salita su Roche e Landa, scattati poco dopo di lui, e i 18" tenuti su Valverde, Nieve e Kreuziger.
Nella discesa i primi inseguitori di Gallopin si sono compattati, e Valverde si è ritrovato insieme a due coppie: quella Saxo con Kreuziger e Roche; quella Euskaltel con Landa e Nieve. Nonostante questa composizione, che avrebbe potuto permettere il sacrificio di un paio di uomini per chiudere sul battistrada, Tony ha continuato non solo a difendersi, ma addirittura a guadagnare, tanto che si è presentato allo strappetto dei -3 km con un gruzzoletto di 22" di margine. Ipotizzabile - al di là dell'ottima prestazione del francese - che sulle prime le due squadre presenti in superiorità non abbiano tirato a fondo, preoccupate dal fatto che il noto succhiaruote Valverde fosse lì, pronto ad approfittare di un eventuale ricongiungimento ottenuto a loro spese.
In un modo o nell'altro, Saxo ed Euskaltel son rimaste comunque a becco asciutto, perché Gallopin sul citato strappetto ha perso solo 6", e appena ha scollinato ha ricominciato a guadagnare, anche per l'ormai sopraggiunta demoralizzazione in quelli dietro (che avevano pure perso un esausto Landa).
Tony ha così potuto esultare in completa solitudine, tagliando il traguardo con poco meno di mezzo minuto su Valverde, Kreuziger, Nieve e Roche (transitati nell'ordine), 36" su Landa e 51" sul gruppetto regolato da Moser (settimo) su Serry, Mollema, Chavanel, Bakelants, Gesink, Astarloza e Poels. Non pervenuti Cunego e Pozzato, ma neanche Contador, tanto per fare il nome di un atleta particolarmente atteso. Su tutto, si è comunque notata la pesante influenza del Tour de France appena concluso, visto che gli atleti usciti dalla Grande Boucle avevano visibilmente una marcia in più rispetto agli altri: non è un caso che 12 dei primi 14 fossero impegnati fino alla scorsa settimana in Francia.
Il World Tour (il cui ranking è attualmente guidato da Froome), già rimessosi in moto contemporaneamente alla Clásica con il Giro di Polonia partito oggi dal Trentino, avrà come prossimo appuntamento l'Eneco Tour (dal 12 al 18 agosto), mentre in Spagna c'è attesa soprattutto per la Vuelta a Burgos, in programma dal 7 all'11, mentre da qui alla Vuelta a España c'è quasi un mese (via previsto il 24 agosto da Vilanova de Arousa).