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Tour de France 2013: Una cronosquadre a canguro battente - La Orica brucia la Omega, Gerrans nuova maglia gialla

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Cronosquadre e maglia gialla per Orica e Gerrans a Nizza © BettiniphotoPoi magari si sposterà dal centro dei teleschermi e ci lascerà seguire il Tour de France, ma fin qui la Orica-GreenEDGE sta occupando in tutti i modi la scena; non ritorniamo più sulle vicende di sabato a Bastia, ma giova ricordare che appena ieri Simon Gerrans ha vinto a Calvi la terza tappa. Non hanno finito di esaltare il successo parziale del loro capitano ieri, che già oggi gli australiani si ritrovano a festeggiare una gioia più certa e più grande, quella dell'affermazione del team intero nella cronosquadre. E fosse solo quello! Già, perché a complemento e coronamento del tutto, ritroviamo in vetta alla classifica proprio Gerrans, che dopo aver vinto nelle scorse stagioni tappe nei GT ed aver conquistato nel 2012 la Sanremo, a 33 anni si ritrova probabilmente all'apice della carriera: e vista l'importanza del palcoscenico possiamo ben dire che il mondo non parlava tanto di un kangaroo dai tempi di Mister Crocodile Dundee... (Beh sì, escluso Cadel Evans, s'intende!, ndr).

La Orica ha in fondo fatto a Nizza una delle cose che meglio le riescono, ovvero eccellere nelle prove contro il tempo. La squadra guidata in ammiraglia da Matt White possiede automatismi che derivano certamente anche dai grandi quartetti che si sono succeduti in pista negli ultimi anni (e vedere Cameron Meyer trenare in testa al drappello bianco-giallo-verde era una gioia per gli occhi), ma che hanno raggiunto un livello di tale perfezione grazie all'impegno profuso nello specifico in questi anni: l'amalgama tra giovani rampanti e vecchi specialisti (vedi Tuft, ad esempio) è il frutto di tanta abnegazione, spesa evidentemente nella giusta direzione, se è vero che nella gara più importante e difficile di tutte i ragazzi venuti dagli antipodi hanno messo in fila il meglio degli specialisti del mondo. Ben più che il giovane mondiale di specialità, la cronosquadre del Tour è quella che premia la squadra più forte contro il tempo.

La conferma - se mai ce ne fosse bisogno - viene dai nomi delle formazioni che la Orica s'è lasciata alle spalle. La Omega Pharma, ad esempio: partita come seconda (dopo la Argos, che ha gareggiato giusto per sgranchirsi le gambe oggi, e infatti è arrivata ultimissima, a 1'47" dalla prima), ha fatto segnare subito il tempone: 25'57" per Cavendish e compagni, alla media di 57.8. E via via che le altre squadre scendevano in strada e terminavano la loro prova, ci sentivamo come durante la lettura di un romanzo giallo in cui il colpevole si svela già al secondo capitolo.

Buona la Lotto di Van den Broeck (rispetto alle premesse), non eccezionale la Cannondale così come FDJ e Belkin, deludente la Garmin (che ha chiuso a 16" dalla Omega), buona ma non sui suoi soliti standard la Sky (che, con un Geraint Thomas a mezzo servizio, ha pagato 2" al team belga), nei ranghi la Katusha di Rodríguez, non esaltante la Astana, buona ma non ottima la Movistar, ottima ma non superlativa la Saxo di Contador (a cui bastava non perdere troppo terreno dalla Sky: missione compiuta, Alberto ci ha rimesso solo 6" rispetto a Froome).

Insomma, anche per via di un vento fattosi più sostenuto col passare dei minuti, sembrava che nessuno potesse più mettere in discussione la vittoria della Omega. Finché non è arrivata la Orica: neanche in vantaggio all'intertempo (dove Gerrans e soci erano 3" dietro agli avversari), gli australiani hanno sfornato un "ritorno" spettacolare, recuperando 4" alla Omega e quindi piazzandosi davanti per appena un secondo (o meglio, sarebbero 75 centesimi, poi arrotondati).

A quel punto mancavano 4 squadre all'arrivo; la Orica già sapeva di aver fatto meglio di tutte e quattro all'intertempo, ma siccome non si sa mai, gli uomini di White hanno giustamente aspettato prima di festeggiare, e hanno allora potuto vedere la Lampre, la Vacansoleil, la BMC (pessima nella seconda metà di cronometro) e la RadioShack della maglia gialla Bakelants chiudere tutte tra i 25" e i 33" di ritardo. A quel punto è partita l'esultanza, corroborata dal fatto di avere - come anticipato sopra - Gerrans in maglia gialla, con lo stesso tempo di Daryl Impey (impagabile in questo avvio di Tour) e di Michael Albasini.

Riepilogando l'ordine d'arrivo, la Orica ha dato 1" alla Omega, 3 alla Sky, 9 alla Saxo, 17 alla Lotto e alla Garmin, 20 alla Movistar, 25 alla Lampre (che si è difesa egregiamente), 26 alla BMC, 28 alla Katusha, 29 alla RadioShack, 33 alla Vacansoleil, 34 alla Cannondale, 37 alla Belkin, 42 alla FDJ, 56 all'Astana, 1'04" all'AG2R, 1'10" alla Sojasun, 1'13" alla Europcar, 1'20" alla Cofidis, 1'24" alla Euskaltel e 1'47" alla Argos. Da segnalare la vicenda di Ted King della Cannondale: caduto nella prima tappa, l'americano oggi si è staccato subito in partenza, ed è arrivato solo soletto, al traguardo, a oltre 6' dai suoi compagni, e quindi a oltre 6'30" dai vincitori, risultando fuori tempo massimo per appena 7". Tra gli sfortunati di giornata, va citato anche Benjamin Noval, compagno di Contador, che in partenza ha sbattuto contro la fotocamera di un tifoso troppo entusiasta, riportando la frattura di un dito della mano sinistra.

Per quel che riguarda la classifica, tra i possibili favoriti della vigilia pagano il dazio più pesante Rolland con la Europcar, Péraud con l'AG2R, Fuglsang con l'Astana, Pinot con la FDJ e Mollema con la Belkin. La generale, alle spalle del terzetto Orica, vede a 1" Kwiatkowski e Chavanel (targati Omega), a 3" Boasson Hagen, Froome e Porte (by Sky), e a 9" Roche, Kreuziger e Rogers con Contador. Alcuni tra gli altri big: Van den Broeck ed Hesjedal pagano 17", Valverde e Quintana 20, Cunego 25 (ed è con coerenza 25esimo, nonché primo degli italiani), Evans e Van Garderen 26, Rodríguez 28, Schleck 29, Mollema 37, Pinot 42, Fuglsang 56, Péraud 1'04", Rolland 1'13", Antón e Nieve 1'24".

Distacchi - come si vede - ancora abbastanza contenuti, anche se avere un minuto di ritardo dopo 4 giorni non è il massimo della vita; la Orica domani avrà il non agevolissimo compito di controllare la corsa sui saliscendi tra Cagnes-sur-Mer e Marsiglia, nella lunga quinta tappa (228 km). Potrebbe essere lasciato spazio a una fuga da lontano, ma non è assolutamente da escludere che alcune squadre siano interessate a inseguire per giocarsi nel finale la carta di qualche finisseur o addirittura di qualche velocista resistente agli strappetti. Quanto alla sfida tra gli uomini di classifica, dovremo aspettare sabato e i Pirenei per vedere qualcosa di interessante.

Marco Grassi

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