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Doping&Antidoping: Non tutti i santi stanno in Paradiso - Santambrogio stangato: EPO al Giro. Ma Scinto dormiva così tanto?

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Mauro Santambrogio, positivo all'EPO al Giro d'Italia © BettiniphotoDopo Danilo Di Luca, Mauro Santambrogio. Il ciclismo della nuova epoca è terribilmente simile al ciclismo della vecchia EPOca, ci si perdoni il facile calembour, ma sono anni che commentiamo notizie del genere e l'originalità inizia a venir meno, così come la pazienza, del resto.

Mettiamo in ordine i fatti. A Giro d'Italia non ancora terminato, viene fuori la notizia della positività di Danilo Di Luca all'EPO. Il controllo è stato effettuato, a sorpresa, prima della corsa rosa; il risultato arriva dopo un mesetto e inchioda l'abruzzese a una positività che lo proietta fuori dalla gara e dalle grazie di appassionati e addetti ai lavori. La tempesta mediatica sul Killer di Spoltore è notevole. E anche se l'"ambiente" aveva giurato e spergiurato, dopo la morte di Marco Pantani, che non ci sarebbero stati altri reietti, altre gogne mediatiche, altri processi sommari per il doping, in questo caso i toni nei confronti del biondo pescarese sono stati accesissimi.

Giustificati, si è detto, dal fatto che un ciclismo che sta cambiando e si sta evolvendo verso una maggiore pulizia non può più accettare che qualche kamikaze della siringa rovini il grande impegno portato avanti dal gruppo nella sua (quasi) interezza. Addirittura si è arrivati a dire di Di Luca che è una sorta di tossicodipendente, che ha seri problemi esistenziali, che come uomo non vale niente. E non si sono sentite al Bar Sport, queste sentenze definitive, bensì da attori importantissimi del nostro ciclismo, a partire dal direttore generale di RCS Sport Michele Acquarone, per finire con Luca Scinto, direttore sportivo della Fantini-Selle Italia, squadra di Danilo.

«Non dovevo fidarmi di lui, ha fatto tutto da solo, ha rovinato la nostra immagine, non cambierà mai» e via accusando, da parte del vulcanico ds toscano. Che la squadra fosse estranea al doping di Di Luca (ancora in attesa di controanalisi, peraltro) era una tesi supportata anche dalla tempistica dell'ingaggio dell'abruzzese, perfezionato solo all'immediata vigilia del Giro.

Oggi però arriva la notizia della positività di un altro corridore della Fantini, Mauro Santambrogio. Il quale, reduce da un inverno e da una primavera ad altissimi livelli rispetto ai suoi standard delle scorse stagioni, ha chiuso il Giro in calando dopo aver ben impressionato nelle prime due settimane (coronate dalla vittoria di tappa allo Jafferau). L'ha finito comunque al nono posto, miglior piazzamento in carriera per lui che prima d'ora non aveva davvero mai brillato nelle gare a tappe. La positività, all'EPO, risale alla prima tappa, quella di Napoli.

A questo punto Scinto si produce su Tuttobiciweb in una spericolata difesa di se stesso, corrispondente ad un attacco a tutto campo a Santambrogio. Riportiamo il fior da fiore: «Sono disperato. Sono rovinato. L'ho difeso come mai altro corridore, perché fin da Napoli in gruppo circolavano bruttissime notizie sul conto del ragazzo. Io non ci volevo credere e in più di un'occasione - a più riprese - ho avuto con lui un faccia a faccia. "È solo invidia Luca, devi stare tranquillo, ma non puoi continuare a farmi queste domande, perché così mi offendi", mi ha risposto. [...] Mi sono esposto, ho difeso questo corridore da tutte le malignità che circolavano in gruppo e non volevo credere che fosse verità. Ero pronto a querelare quanti andavano in giro dicendo che Mauro fosse dopato. Che andava troppo forte e che non tornavano i conti. È stato un Giro durissimo, dove non abbiamo goduto di nulla, perché questo era il leitmotiv del gruppo. Io mi sono battuto come un leone, per difenderlo e questo è il risultato. Ho fatto una vera figura di...».

Ancora: «Sciandri [direttore sportivo di Santambrogio alla BMC, squadra di provenienza del lombardo] mi aveva assicurato  che era un ottimo elemento, che aveva solo un problema di testa e di depressione, che potevo lavorarci bene senza temere nulla. Se solo mi avesse detto che era un tipo così... Però con questo non voglio dire che ora è colpa sua, ci mancherebbe, la colpa è solo mia,  che ci ho creduto. Sono un asino, punto e basta». Riguardo a Mauro, Scinto non usa mezzi termini: «Se ce l'avessi avuto per le mani l'avrei ammazzato di botte, perché lui ha ucciso il nostro sogno. Cosa vuoi che mi abbia detto?... "Ho tradito tutti, non ho giustificazioni. Mi spiace". Mi spiace, mi ha detto... capisci? Intanto noi siamo con il sedere per terra. Per noi è tutto finito. Siamo tutti rovinati», chiude Scinto riferendosi alle prospettive di futuro della Vini Fantini dopo questo colpo (smentendo peraltro la nota ufficiale diramata dal corridore, il quale si è detto "incredulo" relativamente alla positività).

Capiamo lo stato d'animo del direttore sportivo, ma a questo punto più di qualcosa inizia a non tornare. Intanto, il fatto che Di Luca non fosse l'unico "matto" del gruppo. Ce n'era almeno un altro, talmente vicino da stare sotto lo stesso tetto, e Scinto non s'è accorto (dice lui) né dell'uno né dell'altro. [Ovviamente ce ne sono molti altri in gruppo, anche in altre squadre, e magari usano sostanze più raffinate di questa antidiluviana versione d'EPO; ma queste son cose che non si posson dire al cospetto della "nuova generazione" cresciuta all'insegna della pulizia, sotto l'egida di dirigenti illuminati del calibro di Pat McQuaid e Renato Di Rocco - tanto per fare i nomi di due che non hanno nemmeno un piccolissimo scheletro nell'armadio, nulla di nulla, puliti lindi e candidi come bimbetti...].

Ma la voce dal sen fuggita di Scinto in questo caso apre scenari abbastanza interessanti. Infatti scopriamo - a cose fatte - che sin dall'inizio del Giro si addensavano su Santambrogio pesanti voci relative all'uso di doping. E Scinto avrebbe difeso Mauro "come mai altro corridore" basandosi esclusivamente sulla parola del ragazzo... Ovvero, in barba a staff medici e esami plurimi che si possono fare alla bisogna, Scinto s'è guardato bene dal far controllare a puntino un suo corridore chiacchieratissimo. Questa la versione ufficiale...

Proprio quest'anno altre squadre hanno fermato preventivamente corridori che avevano valori anomali (non necessariamente frutto di doping: semplicemente valori anomali), e Scinto vorrebbe farci credere che non aveva una cartella clinica aggiornata di Santambrogio (e Di Luca), dalla quale potesse emergere qualche dato che facesse suonare un campanello d'allarme e portare allo stop per i corridori, prima che avvenisse il patatrac.

L'esperienza di tanti anni ci porta a pensare che la realtà non sia così favolistica come la dipinge Scinto. Ma attendiamo le controanalisi dell'uno e dell'altro corridore prima di esprimere pareri definitivi; attendiamo eventuali nuove positività che aiutino a capire meglio lo stato dell'arte; attendiamo di comprendere come mai il passaporto biologico, sulla carta strumento fondamentale per la prevenzione del doping, funzioni oggi così male da far passare attraverso le proprie maglie casi così grossi che poi si risolvono in positività tanto clamorose.

Quel che è certo è che il tribunale permanente della vox populi, quello che oggi si esprime attraverso i social network, ha già sfornato le sue sentenze contro Santambrogio. Tra i più accesi censori del lombardo, si segnala Pozzato, che definisce "COGLIONI senza un briciolo di testa" quelli che fanno queste cose. Caro Pippo, va bene tutto, ma o ce la si conta giusta dall'inizio alla fine, oppure è meglio evitare certe uscite. Perché tu, caro Pippo, ci hai tenuto in passato a farci credere di aver frequentato un preparatore come Michele Ferrari senza sapere quanto fosse inviso alle istituzioni ciclistiche... Insomma, una cacchina è capitato pure a te di calpestarla, ne sei uscito tutto sommato bene (e ti abbiamo appoggiato nella tua battaglia legale, visto che Ferrari non risultava nemmeno nel casellario giudiziario della FCI, ai tempi), ma la verità giudiziaria è un conto, quello che ci diciamo tra noi invece è un altro.

Se tu frequenti Ferrari e poi fingi di cadere dalle nuvole quando ti dicono che non dovevi farlo, per noi sei parte integrante di quel sistema che produce poi i Di Luca e i Santambrogio. Quindi non ha senso stare a ululare dallo smartphone contro questi nuovi reietti, senza problematizzare un minimo la questione, senza promuovere un dibattito serio sulla faccenda, senza impegnarsi - in qualità di corridore tra i più influenti del gruppo - per voltare pagina a livello culturale.

Si rimane sempre al punto di partenza, il beccato di turno si prende tutte le contumelie, gli altri continuano a far finta di niente. A seconda dei periodi e dei prodotti presenti sul mercato (rintracciabili? non rintracciabili?) avremo risultati più o meno credibili, ma tutto continuerà a poggiare su basi fragilissime. Tanto alla prossima occasione basterà un tweet severissimo per lavarsi la coscienza. (O per segnalare una coda di paglia?). A tal proposito, ancora una volta singolare il comportamento dell'ACCPI, l'associazione di categoria dei corridori professionisti, la quale tiene praticamente e candidamente la stessa linea di chi ai corridori si contrappone: se le controanalisi saranno ugualmente positive, sia a Di Luca che a Santambrogio l'AssoCorridori chiederà i danni. Ben singolare modo di difendere i propri affiliati. Perché poi i Di Luca e i Santambrogio, in base alle regole, verranno radiati o squalificati (ed è giusto così: le norme dicono quello); ma questi loro colleghi rimarranno a tenere a battesimo la prossima nuova generazione pulitissima del ciclismo del terzo millennio...

Marco Grassi

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