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Amstel Gold Race 2013: Sagan è tornato "in piedi per terra" - Peter ha i crampi. Caldo, stanchezza o chilometraggio? | Cicloweb

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Amstel Gold Race 2013: Sagan è tornato "in piedi per terra" - Peter ha i crampi. Caldo, stanchezza o chilometraggio?

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Peter Sagan, qui a fianco all'iridato Gilbert, non ha fornito una buona prova all'Amstel Gold Race © Bettiniphoto

Quello che è certo è che Peter Sagan sa sempre stupire, tanto in positivo quanto in negativo. Dopo la splendida vittoria alla Freccia del Brabante mercoledì, con Gilbert battuto nella volata a due ed un finale di gara dello slovacco a dir poco fenomenale, già in molti, tra corridori, team manager e semplici addetti ai lavori, si aspettavano che il corridore della Cannondale uccidesse l'Amstel Gold Race. È successo che la classica della birra ha lasciato Sagan senza birra, che l'ha ucciso sportivamente, lasciandolo in balìa dei crampi, nemmeno in grado di rispondere all'allungo deciso di Gilbert sull'ultimo Cauberg, costretto a rialzarsi, sul traguardo 36° a 57" dal vincitore Kreuziger.

Pare che sul traguardo, Peter, non l'abbia presa affatto bene, sgattaiolando via da ogni microfono, scappando verso il bus della squadra. Lontani i tempi in cui "festeggiava" un secondo posto al Fiandre con la toccatina del B-side della miss Maja Leye? No, semplicemente una prova di carattere per il ragazzo che ha fornito prove fenomenali ma non ha certo limiti e se perde - pensate un po' - s'incazza pure. Domani sera deciderà se prendere parte alla Freccia Vallone o chiudere la prima parte di stagione qui, con un'Amstel mesta.

Ai microfoni della Rai, alla partenza da Maastricht questa mattina, aveva detto che sì, era lui il favorito, ma doveva restare «in piedi per terra». Come si esalta per una fantastica vittoria - e solo in questo 2013 Sagan ce ne ha offerte ben otto - così Sagan s'infuria per una cocente e magari inattesa sconfitta, restando, come direbbe lui, in piedi per terra, e pensando ai prossimi obiettivi.

Iniziamo dalle spiegazioni ufficiali del flop di oggi per poi analizzarlo: «Oggi non sono riuscito a esprimermi come volevo. Fino a quando sono stato in gruppo le sensazioni erano buone, poi nel finale quando mi alzavo sui pedali, soffrivo di crampi. Il caldo ha sicuramente influito. Negli ultimi due mesi ho sempre corso con temperature basse e oggi le mie gambe hanno patito il cambio di clima. Non ha influito la distanza, perché su corse più lunghe e altrettanto dure ho sempre tenuto bene, vedi Sanremo e Fiandre. E non penso sia neanche una questione di stanchezza. Finora ho fatto lo stesso programma dell'anno scorso e i risultati sono stati più che buoni. È stata semplicemente una giornata negativa a causa dei crampi. A me piace sempre pensare positivo. È stata un'ottima stagione delle Classiche e posso essere più che contento. Se una corsa non va come previsto non posso certo buttare tutto quello che ho raccolto finora. Per la Freccia Vallone deciderò domani mattina insieme alla squadra se correre o no».

Crampi. Crampi dovuti al caldo, pensa lo slovacco, e non al chilometraggio elevato. Questo ci fornisce il primo spunto di riflessione: Sagan, oltre un certo chilometraggio, non rende (o, più semplicemente, non vince), che sia caldo o freddo. Lo slovacco sta crescendo, ha 23 anni e sono in pochi eletti coloro che alla sua età possono vantare sia un palmarès simile che un'aspettativa prestazionale molto elevata ad ogni gara. È giusto che maturi senza fretta, senza bruciare le tappe ulteriormente, in fondo è pur sempre umano.

Caldo, non distanza, dice Sagan. Eppure Harelbeke, Sanremo e Fiandre, tutte corse concluse al secondo posto, misuravano rispettivamente 211 km, 246 km e 256.2 km. All'Amstel erano 251 km, ed anche oggi non è arrivato un successo (è questo che ci si aspetta da un tale fenomeno). Crampi dovuti al caldo, eppure le gare vinte da Sagan in quest'inizio 2013 non superano, o si aggirano, attorno ai 200 km. Il GP di Camaiore misura 183 km, la Gand-Wevelgem 185 km, la prima tappa della Tre Giorni di La Panne 199.8 km, la stessa Freccia del Brabante 199.9 km e la Strade Bianche, dove lo slovacco era il più forte ma corse in favore di Moreno Moser, misurava 188 km.

La corsa più lunga, in termini di chilometraggio, che Sagan abbia corso e vinto quest'anno è la tappa di Porto Sant'Elpidio, Tirreno-Adriatico: erano 209 i km da percorrere su e giù per le colline marchigiane (quella di Narni Scalo, meno impegnativa, misurava 190 km). Crampi da caldo e non da chilometraggio, ci si può credere, ma i numeri non sono dalla parte di Sagan.

Andiamo oltre. C'è chi ha urlato alla bestemmia, contro i vertici Cannondale, per la Roubaix non corsa ed una Liegi che priva dell'impegnativa Roche-aux-Faucons non verrà nemmeno presa in considerazione, al 99%. Occasioni perdute o crescita graduale di un 23enne? Sagan corre dal Tour de San Luis, ossia dal 21 gennaio. Lo fa vincendo e trovandosi quasi sempre davanti, senza soluzione di continuità. Sicuri sicuri che aggiungere due "corsette" come la Roubaix e la Liegi non sarebbe stato troppo persino per una forza della natura come Sagan?

Sagan sul pavé ha già corso nel 2010 e nel 2011, potrà programmare il 2014 per centrare un buon risultato, forse un podio e, perché no, una vittoria, alla Roubaix. Per quanto riguarda la Liegi, forse era questo l'anno giusto per dare l'assalto alla Doyenne, che dal 2014 ritornerà ad avere tra le sue asperità la Roche-aux-Faucons. Eppure il Sagan spremuto da metà gennaio ad oggi (ed i risultati si sono visti, all'Amstel) potrebbe sfigurare, o semplicemente non far bene, in una corsa che va preparata a modo come la Doyenne.

Se la Freccia è in forte dubbio, la Liegi per Sagan è quasi sicuramente fuori dal mirino, almeno per quest'anno. Sicuramente non è quello che vuole l'appassionato, desideroso di ammirare un talento raro e cristallino come Peter, ma saltare Roubaix e Liegi dev'essere stata una scelta, seppur sofferta, più sensata di quanto appaia da parte dei Cannondale.

Una squadra che si dovrà abituare non tanto ad essere Sagan-dipendente, sebbene otto delle dieci vittorie vengano dalla Slovacchia (le altre due sono opera di Moser e Caruso), ma a servire e coprire Sagan, questo sì. Tirare tutto il giorno per il Fenomeno, come accaduto oggi ai verdi, può essere sfibrante e considerato che il team, tolte le punte (Sagan, Moser, Caruso, Viviani, per fare alcuni nomi e senza scordare Ivan Basso), non è la Sky e nemmeno ci si avvicina, la fatica vana si accumula. Non di rado Sagan si è dovuto arrangiare da solo nei finali di corsa, ancora alla Freccia del Brabante, quando negli ultimi chilometri lo slovacco era da solo. Servirebbe una squadra un pelo più solida, oltre ad un fuoriclasse.

Fuoriclasse che, per quanto superiore a tutti gli altri, oggi ha pagato probabilmente la stanchezza, il chilometraggio ed anche il caldo, certo; una somma di fattori che hanno fatto rialzare Peter sul Cauberg ed infuriare sul traguardo per la non prestazione. È giovane, sta crescendo alla grandissima ma ogni tanto si rende conto da sé che non si può sempre volare. Ora forse correrà la Freccia, poi riposo, e si preparerà per il Tour de France; l'obiettivo è rivincere la maglia verde e far sue quante più tappe possibile.

Adesso però, dopo essere tornato "in piedi per terra", Peter si godrà il meritato riposo. Del resto anche Dio il settimo giorno fece lo stesso e non ci risulta, per adesso, che Sagan abbia qualcosa di divino. Anche se lo slovacco sa stupirci in ogni modo, questo ormai l'abbiamo imparato da tempo.

Francesco Sulas

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