Caso Federciclismo: Di Rocco fuorigiri, perso ogni ritegno - Attacchi ad alzo zero e regole reinventate
Versione stampabileForse l'abbiamo già scritto, a noi piacerebbe occuparci di ciclismo pedalato (o - come in questa parte dell'anno - di ciclismo che attende di essere pedalato), però non possiamo farci niente se Renato Di Rocco ci dà sempre spunti per parlare di lui. L'ultima che il presidentissimo si è inventato è un sito personale che, stando a quanto recita l'homepage, lui ha deciso di riaprire «per esprimere in modo più libero, senza gli impacci formali dell'ufficialità, il mio punto di vista sui tanti argomenti che interessano chi opera nel ciclismo e chi lo segue da semplice appassionato».
Dice: Di Rocco ha voglia di confrontarsi in maniera più diretta con la base? Niente di più sbagliato: a leggere infatti i primi "capitoli" di questo blog (l'indirizzo è qui), l'intento pare piuttosto quello di polemizzare in maniera sterile con l'universo mondo. Sono bastati infatti due interventi - il primo rivolto contro avversari politici come Davide D'Alto, candidato alla Federciclismo e attaccato frontalmente dal presidente uscente, o come Claudio Santi, candidato anch'egli ma attaccato (per il momento) solo di sghimbescio; il secondo rivolto contro un sito internet, Ciclismo-online.it, e il suo direttore Matteo Romano - per capire che il numero uno della FCI ha completamente perso la testa.
Che il presidente di un'importante federazione quale quella ciclistica italiana si lasci andare a simili polemiche che, per come sono impostate, possiamo tranquillamente definire "da pollaio", squalifica non solo lui in prima persona, ma - ulteriormente - l'istituzione che da lui è retta. Proprio un'ennesima cosa che non serviva al ciclismo italiano.
Se ci aspettavamo un dialogo alato tra Di Rocco e il ciclismo, eravamo completamente fuori strada. Non basta citare Dante (come capitato nella pagina linkata sopra) per volare alto, ci vogliono anche argomenti che, negli scritti del novello prosatore Renato, mancano clamorosamente, soppiantati da uno stridulo starnazzare di bassa lega. Chi poi ci sia in concreto dietro alle righe che portano la firma di Di Rocco, ma che tradiscono un inconfondibile stile altro, non conta poi più di tanto. E già, perché se il soprannome RenaTina, prontamente coniato da ignoti (...), ci mette subito sulle tracce dell'autrice di tali scritti, è la firma quella che conta: e se lui firma, significa che concorda con quanto viene scritto. E ciò è veramente spiacevole (ma forse sarebbe ancor più spiacevole se la ghost-writer della situazione sfuggisse al controllo e alla volontà del firmatario...).
Noi ovviamente esprimiamo solidarietà a Matteo Romano, assurdamente tirato in ballo non si sa bene per quale motivo (forse perché è tra i più impegnati giornalisti d'inchiesta del panorama ciclistico italiano? Forse perché oggi come oggi fare inchieste sul ciclismo italiano significa mettersi contro Di Rocco?).
Ed esprimiamo solidarietà, giacché andiamo benedicendo (cit.), anche al povero ciclismo pugliese: perché non si dica che parliamo sempre di questo benedetto movimento del tacco d'Italia, dobbiamo rendere conto delle ultime novità, che confermano quanto il governo del ciclismo italiano abbia completamente, definitivamente perso la bussola. Come giudicare, del resto, il commissariamento di un comitato provinciale (quello di Lecce) ad appena DUE GIORNI dal voto assembleare per il rinnovo delle cariche?
Sembra fantascienza, eppure anche questo è successo, ieri (l'assemblea elettiva è in programma domani). Il presidente di detto comitato, Carlo Scippa (vicino a Salvatore Bianco, a sua volta commissariato nel comitato regionale, e attuale avversario di Di Rocco nelle elezioni nazionali) è stato peraltro squalificato per 3 anni (non si conoscono ancora le motivazioni), l'obiettivo è forse quello di togliere qualche delegato a Bianco, che nella sua terra gode di notevole appoggio e seguito.
È peraltro un obiettivo che diventa sempre più scoperto, nel momento in cui veniamo a sapere che ci sono tutta una serie di società pugliesi a cui viene negato il diritto di voto. Per quale motivo? Ecco qua: per poter votare ed esprimere quindi dei delegati, bisogna avere organizzato almeno una gara, nel corso dell'anno; oppure bisogna aver partecipato con tre atleti ad almeno tre gare. Tutto ciò si basa sul database del sito federale, ebbene, se qualcuno dimentica di inserire gare e risultati in tale database, ecco che le società si possono ritrovare senza diritto di voto.
Guardare per credere, ecco un elenco delle gare pugliesi, come da documento FCI, alle quali mancano le classifiche. E senza classifiche, non c'è prova che le società abbiano diritto di voto. Domanda: chi ha "dimenticato" di inserire tali classifiche? Per quale scopo? Forse per il medesimo fine di togliere voti a Bianco? La segretaria generale della FCI, Maria Cristina Gabriotti, incidentalmente commissaria del CR Puglia (dopo aver sostituito il commissario dimissionario Sardone), non ha nulla da dire (o da confessare)? Soprattutto: in quante altre regioni si verificano casi del genere? Siamo in attesa di riscontri dal resto d'Italia.
Riscontri che invece non occorrono per commentare l'altra magagna, enorme, architettata per togliere diritto di voto a molte altre società, in tutto il paese: il buon Renato si è infatti inventato la norma secondo cui non si può partecipare alle elezioni se non si è iscritti al registro delle società del CONI. Un cavillo del tutto illegittimo (visto che non è previsto in nessuno statuto che sia così), che però - come già denunciato da tempo da Claudio Santi - rischia di decurtare ulteriormente la partecipazione all'assemblea di Levico, il 12 gennaio prossimo: Di Rocco, un po' come Stalin, procede di purga in purga, di commissariamento in squalifica, di cavillo in intimidazione (ne abbiamo sentite alcune, su presunte minacce rivolte a possibili candidati al consiglio federale, che farebbero rizzare i capelli), verso una riconferma che è comunque difficile.
Difficile perché i dittatori, alla lunga, stufano anche gli adepti più vicini. Stia attento Di Rocco: la frana che già avverte sotto ai suoi piedi (che è poi il motivo di tanto nervosismo, di tanta aggressività, di tanta acidità), dettata dai risultati di parecchie elezioni provinciali in cui hanno vinto candidati a lui distanti, si potrebbe trasformare, da qui a un mese, in una vera e propria valanga. Il ciclismo italiano esulterebbe.