Caso Federciclismo: Come ti azzoppo l'attività di base - Giudici di gara regionali non pagati da mesi
Versione stampabileA margine dei grandi sommovimenti che agitano il ciclismo italiano in vista delle elezioni per la presidenza, c'è una piccola storia che vogliamo raccontare. Piccola ma non troppo, a ben vedere, perché si tratta di una vera e propria polveriera che potrebbe esplodere portando, nel giro di qualche tempo, al blocco dell'attività di base.
Siamo venuti a conoscenza del fatto che da mesi i giudici di gara regionali non ricevono i rimborsi spese che spettano loro. La prassi, a quanto pare, è abbastanza consolidata da anni: da un certo momento della stagione in avanti (diciamo da giugno) la Federciclismo blocca i pagamenti allo scopo di far quadrare il bilancio, in attesa che le nuove affiliazioni di società e tesserati (da novembre in poi) facciano affluire moneta sonante in cassa con cui ripianare i debiti. Non un comportamento corretto, ma finché si aveva la certezza che, nel giro di un trimestre (o al massimo un semestre) tutto veniva saldato, il sistema andava avanti.
Il problema è che quest'anno in diversi casi i giudici regionali non hanno ricevuto nemmeno un euro, anche nella prima metà di stagione. E se la situazione andrà avanti, c'è il rischio concreto di un blocco dell'attività, perché le gare giovanili, amatoriali, regionali, senza la presenza dei giudici non possono essere omologate. C'è da dire che le società, quando organizzano una corsa, ottemperano al versamento di una quota che va dai 150 euro per le prove di cross ai 250 per quelle di MTB e strada, versamento che va alla Federazione per non meglio precisate spese, e che in teoria dovrebbe servire tra le altre cose anche per pagare i giudici.
Di fatto la FCI fa cassa a spese delle società, obbligate peraltro a onerose spese annuali per l'affiliazione (400 euro il costo; per quel che riguarda i tesserati, si va dai 12 ai 41 euro per gli atleti, in base alla categoria, fino ai 70 euro per un direttore sportivo). In cambio della tassa per l'organizzazione di una gara, l'unico servizio offerto è proprio quello dei giudici.
Ora scopriamo che queste persone, il cui ruolo è a ben vedere l'architrave su cui si regge il sistema, non vengono pagate. Mandati a operare spesso a chilometri di distanza da casa, in situazioni in cui è la norma la doverosa assunzione di responsabilità (non c'è quasi gara in cui non ci sia qualche contestazione da parte degli atleti, e spesso anche con modi tutt'altro che diplomatici), i giudici percepiscono un rimborso legato alle distanze percorse. E parliamo della bellezza di 35 euro per distanze entro i 100 km, 40 euro per la fascia 100-150 km, 45 per la fascia 150-200 km, 50 per la fascia 200-250 km e 55 se si va oltre i 250 km.
Il presidente di giuria percepisce ulteriori 8 euro perché ha l'incombenza di spedire al comitato regionale di competenza gli incartamenti relativi alla gara: peccato che una raccomandata con ricevuta di ritorno costi circa 12 euro, e quindi anche in questo caso ci si va a rimettere.
Sia come sia, è lampante che stiamo parlando di cifre irrisorie, ferme alle tariffe di 5 anni fa a fronte di un aumento spropositato del costo dei carburanti in quest'ultimo lustro. A ciò aggiungiamo un equipaggiamento assolutamente inadeguato, visto che i giudici operano con carta e penna, e vestono divise risalenti a un bel po' di anni fa, e avremo un quadro completo della situazione di decadenza che vive il settore. Un settore che - chissà quanto casualmente - ha visto nei mesi scorsi le dimissioni del presidente dell'apposita commissione federale, Biancalani.
Ma la decadenza che evidenziamo è dettata anche da un'altra questione: l'età media di questi preziosi operatori cresce, e il motivo è abbastanza chiaro: chi gliela fa fare, a un 30-40enne con famiglia, di sorbirsi una levataccia domenicale (sveglia alle 5 o anche alle 4 per trasferte più lunghe), per andare magari a prendersi gli insulti del cicloinvornito di turno a 200 km da casa, e per ricavare 50 euro che se ne andranno quasi tutti per le spese di benzina e autostrada necessarie alla trasferta?
Ecco quindi che si profila un grave problema di reclutamento, perché una tale situazione viene accettata giusto da persone di mezza età che interpretano il ruolo - pur nella sua importanza - quasi alla stregua di una gita domenicale, mettendoci quel quid di passione per sopportare i disagi. Ma se poi per 20 o 30 domeniche - come sta accadendo - non fanno altro che anticipare denari senza ricevere alcunché, anche i giudici in ruolo finiranno con l'incrociare le braccia.
E sarà l'ennesimo colpo per una Federazione che si avvia briosamente verso il tracollo, e che tra l'altro fa poco per contrastare la concorrenza, nell'attività di base, da parte degli enti di promozione sportiva (UISP, UDACE, Libertas, CSAIN), che sul territorio rappresentano un'agguerrita alternativa a livello tecnico e organizzativo. Ma magari il presidente Di Rocco dirà che tutto va bene così come va. Come al solito.