Mondiale Juniores Donne 2012: 18 and life, you got it! - La Garner si conferma. Bronzo per Anna Stricker
- Campionato del Mondo su Strada WJ 2012
- Alice Maria Arzuffi
- Alicja Ratajczak
- Anna Zita Maria Stricker
- Asja Paladin
- Cecilie Uttrup Ludwig
- Eline Gleditsch Brustad
- Emily Roper
- Erika Varela
- Ilaria Sanguineti
- Janine Van der Meer
- Jessy Druyts
- Lotte Kopecky
- Lucy Garner
- Rasa Pocyte
- Sheyla Gutierrez Ruiz
- Sophie Williamson
- avinta Titenyte
- Ciclismo femminile
- Juniores
Partiamo da due considerazioni: la prima è che l'Italia conquista la prima medaglia di questa edizione dei Mondiali e neanche a dirlo è il settore femminile a consegnarcela tramite Anna Zita Maria Stricker, che neppure in questa occasione delude chi da lei si attendeva un risultato importante. La seconda è che a questo punto col nome di Lucy Garner dovremo familiarizzare abbastanza, segnato e ben evidenziato sui taccuini, poichè negli anni venturi potremo averci a che fare spesso e non solo per quel che concerne la strada.
Prima di addentrarci nella cronaca due parole sulla britannica, originaria di Leicester, appare opportuno spenderle ancora. In primis perché prima di lei solamente ad un'altra ragazza britannica (che viene dal Galles) era riuscito lo storico bis iridato nella categoria, una certa Nicole Cooke che seppe illuminare la scena nel 2000 e nel 2001. Lucy Garner però è riuscita nell'impresa di scrivere una pagina ancor più memorabile, se si considera che tra i due appuntamenti iridati è riuscita a far sua anche la maglia blu stellata di campionessa europea, storia di poco più di un mese fa ancora in terra olandese, per la precisione a Goes. Aggiungiamo anche due titoli europei conquistati nel mese di luglio al velodromo portoghese di Anadia (nell'inseguimento a squadre e nello scratch) e avremo l'esatta dimensione di una ragazza che andrà seguita ancora con molta attenzione nel suo percorso e che soltanto ieri, 20 settembre, ha compiuto 18 anni. Compleanno migliore di questo la bionda freccia britannica dallo sprint devastante non lo poteva proprio immaginare.
Fatta la doverosa premessa fermiamoci però un istante per una considerazione che inevitabilmente ci è balenata non appena osservato l'esito di questo mondiale: come è possibile che su un tracciato di 80.5 chilometri (16.1 chilometri a tornata da ripetere per cinque volte) che prevedeva le ascese al Bemelerberg (un chilometro scarso al 7%) e soprattutto al Cauberg (un chilometro e mezzo con punte del 12%) la contesa si sia risolta in una volata tra una ventina di atlete?
A leggerla così la tanto sospirata selezione non c'è stata (o meglio: è avvenuta la cosiddetta "selezione da dietro", col gruppo che tornata dopo tornata perdeva qualche unità ma nessuna delle atlete più attese) e per avere ulteriori testimonianze sulla consistenza del tracciato saremo pertanto costretti a rimandare il giudizio alle prossime due giornate. La cosa certa è che vi sono state ben poche note di cronaca da segnalare: nel primo giro mondiale finito per la francese figlia d'arte Eva Mottet (ricoverata in ospedale con sospetto trauma cranico) e la lituana Žavinta Titenyte, protagoniste di una brutta caduta. Nelle tornate successive invece qualche breve sortita (la svedese Nessmar prima e la nostra Arzuffi poi) ha cercato di smuovere le acque ma senza successo e così le migliori hanno continuato nel loro marcamento, con Olanda, Gran Bretagna (Barker vigile nelle posizioni d'avanguardia) e Italia (la stessa Arzuffi con Sanguineti e Paladin a scortare nel miglior modo la Stricker) a farsi vedere a turno nelle posizioni buone. Si pensava che l'ultima ascesa al Cauberg prima del traguardo potesse rappresentare il momento decisivo ed in effetti, dopo che in testa si erano viste maglie del Belgio e della Polonia, erano dieci le atlete riuscite a sganciarsi in avanscoperta ma che nel successivo tratto di discesa sono state riassorbite proprio in prossimità del triangolo rosso.
Volata inevitabile tra un gruppo che presentava ancora una ventina di atlete e con la campionessa uscente Garner, il finale appariva già scritto: l'iridata della cronometro Elinor Barker ha aperto come meglio non poteva la strada a Lucy che a quel punto poteva solamente ringraziare e lanciarsi in una progressione fantastica, dando sfoggio di quell'esplosività notevole che già aveva esibito sull'arrivo in leggera salita di Copenaghen. A 50 metri dal traguardo erano già due le biciclette di vantaggio nei confronti di tutte le altre contendenti, per cui c'era tutto il tempo di esultare e meravigliarsi con quell'incredulità che sempre sa accompagnare certi momenti quando forse non ci si accorge immediatamente di aver fatto qualcosa di grande. Un tris maestoso, contro il quale nulla ha potuto la norvegese Eline Gleditsch Brustad, argento un po' a sorpresa ma che conferma la vivacità del movimento nel Paese scandinavo, già premiato dall'oro di Oskar Svendsen nella cronometro riservata agli juniores uomini. Ancora un podio invece per una bravissima Anna Zita Maria Stricker che, seppure abbia soltanto sfiorato i due successi più pesanti dell'anno, si è confermata atleta versatile, capace di resistere bene in salita e dotata di uno spunto veloce che può permetterle di togliersi ancora belle soddisfazioni in futuro.
Probabilmente proprio la nazionale di Salvoldi è stata quella che ha pagato maggiormente l'esito della gara odierna, dal momento che il quartetto presentato al via confidava appositamente nella durezza del tracciato per poter operare una selezione importante e portare quindi un'atleta come la Stricker magari allo sprint ma non con una concorrenza così numerosa, senza dimenticare che una ragazza come l'Arzuffi avrebbe potuto giocare pericolosamente d'anticipo. Invece la condotta di gara apparentemente tranquilla ed una selezione che di fatto tra le migliori non c'è stata hanno rimandato ogni discorso allo sprint finale, dove a questo punto la medaglia di bronzo conquistata dalla bionda altoatesina è un risultato di tutto rispetto, da accogliere più che positivamente poiché era pressoché impossibile fare di meglio contro un'atleta velocissima come la Garner. Ulteriore considerazione: si sa che la scuola britannica fonda i suoi successi partendo dalla pista e le due iridate di questa edizione (Barker e Garner) praticano assiduamente l'attività nei velodromi, dove pure hanno dimostrato di essere tra le migliori al mondo. Un aspetto che non bisogna mai trascurare e che anche nel nostro Paese dovrà dare segnali di continuità dopo quelli mostrati negli ultimi anni.
Per il resto la volata conclusiva ha vissuto anche attimi di apprensione per la rovinosa caduta che ha coinvolto negli ultimi 300 metri la messicana Varela (apparsa la più malconcia), la belga Kopecky (una delle più veloci del lotto) e l'olandese Van Der Meer. La neozelandese Williamson si è accomodata appena giù dal podio, centrando la quarta posizione, a seguire la belga Druyts (un'altra delle grandi favorite di quest'oggi), la lituana Pocyte, la spagnola Gutierrez, la danese Utrup Ludwig (già argento a cronometro), l'australiana Roper e la polacca Ratajczak hanno completato la top ten. Hanno terminato la prova anche le altre tre azzurre in gara, vale a dire Alice Arzuffi (28esima a 18"), Ilaria Sanguineti e Asja Paladin, rispettivamente 33esima e 34esima con un distacco di 21".
Domani doppio appuntamento con le prove riservate agli Under 23 uomini (177 chilometri da percorrere con il via alle ore 9) e alle Donne Élite (129 chilometri con lo start previsto alle 14.30). Ci sarà grande attesa per le prove dei nostri atleti (Fabio Felline è uno dei grandi favoriti tra gli Under 23 mentre tra le donne si cercherà un difficile tris, anche se Giorgia Bronzini appare un po' debilitata dall'influenza degli ultimi giorni. Inoltre ci si attende molto dalla prova di Elisa Longo Borghini) e cominceremo a scoprire per davvero se un arrivo solitario o di ben pochi corridori al traguardo è realmente possibile.