GP de Montréal 2012: A Moser mancano appena 150 metri - Nordhaug beffa Moreno nel finale
- Grand Prix Cycliste de Montréal 2012
- BMC Racing Team 2012
- Katusha Team 2012
- Liquigas - Cannondale 2012
- Movistar Team 2012
- Sky ProCycling 2012
- Alexandr Kolobnev
- Anthony Charteau
- Arthur Vichot
- Björn Leukemans
- Cyril Gautier
- David Tanner
- David Veilleux
- Edvald Boasson Hagen
- Egoi Martínez de Esteban
- Giovanni Visconti
- Greg Van Avermaet
- Kristijan Koren
- Lars Petter Nordhaug
- Luca Paolini
- Manuele Boaro
- Moreno Moser
- Peter Sagan
- Simon Gerrans
- Simon Spilak
- Simone Ponzi
- Thomas Voeckler
- Tim Wellens
- Uomini
Ci sono ragazzi che emozionano. Non dispiacerà se peschiamo un paio di esempi che vestono la stessa casacca verde Liquigas. Aveva emozionato Peter Sagan al Tour de France, e prima ancora della Grande Boucle; lo farà nuovamente in futuro, l'estroverso slovacco. Aveva emozionato anche Moreno Moser: vincitore di un Laigueglia alla prima gara da professionista, oltre che della prova di Francoforte e del Giro di Polonia, il classe '90 si era presto scrollato di dosso l'etichetta di "nipote di". Moreno era in Canada per rifinire la preparazione in vista dei Mondiali di Valkenburg e, stando a quanto osservato, il ragazzo è bell'e pronto per vestire ed onorare la maglia azzurra.
Quando Lars Petter Nordhaug è solo in testa e mancano meno di 5 km alla fine del GP di Montréal è Moreno Moser che prova a riportarsi a ruota del norvegese della Sky. Si trascina dietro Björn Leukemans ed in un attimo anche Alexandr Kolobnev è con i fuggitivi. La volata, seppure ristretta, rischierebbe di penalizzare Moreno e allora il trentino parte con il pezzo migliore del suo repertorio, almeno per quanto esibito sino ad ora. Allunga dopo la U che immette nel rettilineo finale e gli avversari sono già lontani.
La salita che porta al traguardo sembra tagliata su misura per Moser ma Nordhaug ci crede quanto Moreno. Mentre il Liquigas inizia a piantarsi il norvegese spicca il volo e, superato Moreno negli ultimi 150 metri, va a vincere la prova di Montréal proprio su Moser e Kolobnev. Per Moser, che pure non è al top della condizione (quella, nei piani, la raggiungerà tra un paio di settimane a Valkenburg), i sogni di un'altra vittoria prestigiosa finiscono a 150 metri dalla striscia d'arrivo, quando Nordhaug gli suona l'amara sveglia. Avrà tempo, negli anni a venire, di rifarsi su questo ed altri percorsi, Moreno, ma sicuramente vedersi scappare la vittoria per così poco non è troppo confortante. Può capitare.
Il GP de Montréal prevede un circuito cittadino di 12.1 km da ripetere 17 volte per un totale di 205 e rotti km. Si affronta l'impegnativa Côte de Camilien-Houde in partenza e la Côte de la Polytechnique subito dopo. La prima salita è più selettiva della seconda ma dove può partire l'azione buona è nella parte pianeggiante del circuito, quella dopo le due côtes: lì, se si formasse un gruppo di una decina di corridori, sarebbe complicato andare a riprenderli ed in linea di massima sarà così che si deciderà la corsa.
Subito va via la fuga del mattino, con il nostro Manuele Boaro che dopo tre tornate allunga deciso, venendo raggiunto da Cyril Gautier ed Egoi Martínez. Il terzetto arriva ad avere un vantaggio più che consistente sul gruppo, di 6'50", ma è meglio non dar troppo spazio ai fuggitivi, per quanto non siano estremamente pericolosi. Simone Ponzi e Kristijan Koren provano a raggiungere i battistrada ma il gruppo, in forte rimonta, riassorbe dapprima la coppia inseguitrice, quindi mette nel mirino i fuggitivi. Restano in testa Gautier ed Egoi Martínez, mentre Boaro cede e rientra in gruppo. Quando mancano 22 km all'arrivo (in pratica un giro e mezzo) la coppia è ancora al comando ma con poco meno di un minuto sul gruppo. Gruppo dal quale, sulla Côte de Camilien-Houde, esce Simon Spilak, seguito al volo da Anthony Charteau.
Al Gpm Charteau e Spilak sono ripresi dal gruppo tirato dal belga della Lotto Belisol Tim Wellens. Anche Gautier ed Egoi Martínez vengono ripresi e la situazione si può definire di gruppo compatto. Non che duri a lungo, perché gli scatti ed i controscatti sono sempre dietro l'angolo. Non c'è ancora una squadra forte in testa a chiudere e così ai -17 km allungano Arthur Vichot e Tim Wellens. Marcus Burghardt prova a riportarsi sui due e giacché l'azione gli riesce con facilità tenta il contrattacco, ottenendo però il risultato di venire riacciuffato dal gruppo.
Gruppo sfilacciato e dal quale escono sette atleti pericolosi: Golas, Paolini, Grivko, Visconti, Wellens, Geslin e Minard si portano in testa alla fine del penultimo giro. Quando mancano 15 km all'arrivo l'azione potrebbe anche essere quella buona ma in prossimità del traguardo è Voeckler ad unirsi ai sette e l'accordo si rompe d'improvviso. Lo capisce al volo un Giovanni Visconti apparso piuttosto in forma; il siciliano della Movistar taglia il traguardo da solo, allungando decisamente sugli ex compagni di fuga, ma ancora 12 km da percorrere ed il gruppo che lo ha messo nel mirino non depongono a favore di Visconti, che infatti viene ripreso ai piedi dell'ultima ascesa alla Côte de Camilien-Houde.
L'ultima tornata vede scattare il Saxo Bank-Tinkoff David Tanner proprio sulla più impegnativa salita del circuito di Montréal. Il vincitore della Tre Valli Varesine, anche lui di nome David ma di cognome Veilleux, canadese, prova con successo a riportarsi su Tanner. Veilleux, come sperimentato alla Tre Valli, è uno che se ha un po' di vantaggio sa arrivare da solo al traguardo. Dietro lo sanno e non gli lasciano campo. È il vincitore del Giro d'Italia in persona, un altro canadese, Ryder Hesjedal, a guidare il plotone con successo nell'inseguimento. Una volta ripresi i due la Sky piazza un'accelerata che fa male, con Nordhaug in testa e Boasson Hagen a ruota, desideroso soltanto di far fuori più avversari diretti possibile. E se Sagan pare un filo al gancio, il vincitore del GP de Québec, Simon Gerrans, non fa alcuna fatica a tenere la ruota del norvegese Campione di Norvegia.
La salita nel frattempo è terminata ed i saliscendi di Montréal favoriscono gli attacchi isolati, le sparate, i gruppetti. Se ne va Vichot, come già aveva provato in precedenza, ma viene ripreso e superato da Greg Van Avermaet, 2° a Québec City. Il belga della BMC resta in testa da solo per un paio di chilometri ma ai 4.5 km il gruppo si rifà sotto. È allora che, zitto zitto, se ne va Lars Petter Nordhaug. Sulle prime non sembra troppo pericoloso, forse perché tutti controllano Boasson Hagen, Sagan e Gerrans.
Chi capisce che se non ci si muove Nordhaug arriverà in beata solitudine al traguardo è Moreno Moser. Il trentino della Liquigas si porta all'inseguimento del norvegese della Sky ed alla sua ruota ecco Leukemans. I due fanno una bella fatica per raggiungere colui che si trova in testa alla corsa ma alla fine la missione è compiuta. Si accoda nel frattempo anche il russo della Katusha Alexandr Kolobnev e così in testa alla corsa si forma un quartetto più che interessante (Kolobnev, Nordhaug, Leukemans e Moser). Il viale d'arrivo è approcciato con una U che immette i corridori sulla salitella, impercettibile eppure fastidiosa, che precede il traguardo. Dopo l'inversione Moreno Moser rompe ogni indugio e rischia il tutto per tutto.
Uno scatto che non è una volata né un semplice allungo ma una via di mezzo, un'accelerata molto esplosiva. Guadagna su Kolobnev, che non sa a che santo votarsi per rientrare, mentre Leukemans è in leggera crisi. L'unico imperturbabile, nonostante il gruppo sia poche centinaia di metri alle sue spalle, è Lars Petter Nordhaug. Il norvegese scatta al momento giusto e quando inizia la sua volata le energie di Moser stanno iniziando a scemare. Moreno si spegne sul più bello, si risiede e china il capo vedendo Nordhaug andare a vincere la sua prima corsa di rilievo. Il norvegese si mette alle spalle Moser e Kolobnev, con Gerrans che chiude quarto su Boasson Hagen e regola il gruppo, segno che l'aussie vincitore venerdì a Québec City è davvero in forma mondiale. Meno brillante Peter Sagan, soltanto 12° ma che ha un paio di settimane davanti per recuperare.
Nordhaug quasi stenta a credere a questa vittoria: «È incredibile! All'inizio avrei dovuto correre in appoggio a Edvald Boasson Hagen perché pensavamo che la corsa sarebbe finita allo sprint. Ai -4 km mi sono messo davanti per evitare che ci fossero altri scatti ma mi sono sentito talmente forte che ho continuato da solo. Quando ho visto gli altri tre (Moser, Kolobnev e Leukemans, ndr) ho aspettato un po' e li ho fatti rientrare. Non pensavo che avrei vinto lo sprint perché sono più veloci di me in volata ma oggi avevo delle gambe incredibili! Ho creduto davverodi aver vinto solo negli ultimi 30 metri. Quest'anno ho fatto molti passi in avanti ma il GP de Montréal, sebbene avessi già ottenuto dei successi, è la mia più grande vittoria».
È anche il centesimo successo del Team Sky in gare Uci, ma frastornato com'era dopo l'arrivo, dopo cotanto successo, così bello ed inaspettato, come poteva saperlo il buon Lars Petter? Dal Canada torniamo con due ottime corse che se troveranno continuità negli anni potranno ambire a diventare delle vere e proprie Classiche. Per quanto riguarda un futuro più prossimo, quello che coincide con la parola "Mondiale", abbiamo capito che Boasson Hagen è in forma, Sagan un pochino meno ma ci sta lavorando, Van Avermaet è una delle tre carte che il Belgio potrà giocare (le altre due si chiamano Tom Boonen e Philippe GIlbert, per capirci). Soprattutto la convinzione più grande è che Simon Gerrans, che torna dal Canada con una vittoria ed un quarto posto, sarà davvero qualcosa di più che un outsider.
Per quanto riguarda i colori azzurri, Moser ha dimostrato ampiamente di esserci: non sarà al top della condizione - e probabilmente è per questo che non ha vinto il GP de Montréal - ma in due settimane Moreno riuscirà a raggiungere l'apice della forma. Intanto, pur con un secondo posto, pur con qualche rimpianto di troppo (ma non dimentichiamo che è un classe '90 al primo anno da professionista), è riuscito ad emozionarci grazie a quel suo colpo da finisseur. Probabile che ritenti il suo bel giochino a Valkenburg e, comunque vadano le cose, ci farà saltare sulla sedia. Perché al Mondo ci sono corridori che regalano emozioni ed altri no.