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Caso Federciclismo: È finito il tempo degli yes man? - A Trento un Consiglio importante: qualcuno parlerà

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La FCI di Di Rocco è una c...osa pazzesca! Chi avrà il coraggio di dirlo a Trento? © madinitaly.mettiamocilatesta.itSarà un Renato Di Rocco baldanzoso quello che si presenterà domani al Consiglio Federale della Federciclismo, in Trentino, a margine della Settimana Tricolore 2012. Dopo settimane in cui il presidente federale ha sofferto un po' di solitudine, sentendo mancare quel clima (a cui era abituato) di coeso (si direbbe: bulgaro) consenso intorno alle sue scelte, il baffo più sexy d'Abruzzo ha ritrovato il sorriso in seguito all'ordinanza con cui il TAR del Lazio ha rigettato il ricorso presentato da Salvatore Bianco contro il commissariamento del Comitato Regionale della Puglia.

La scelta (o meglio: la non scelta) del TAR è stata subito cavalcata, in un comunicato della FCI («È la risposta più eloquente e spero definitiva a quanti si affannano a gettare ombre. Proseguiremo la nostra azione con decisione e trasparenza nell'interesse del ciclismo italiano, a difesa della sua immagine e per il suo sviluppo»), come un riconoscimento supremo all'operato dello stesso Di Rocco; peccato che le cose non siano esattamente quelle che traspaiono dalla sicumera delle ultime dichiarazioni del Presidentissimo.

Il TAR non ha accolto il ricorso dell'ex presidente del CR Puglia Bianco, questo è vero, ma di fatto il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio s'è limitato a lavarsene le mani demandando il compito di dirimere simili questioni alla giustizia sportiva, nel merito alla Corte Federale della Federciclismo. Un vizio giurisdizionale, insomma, un conflitto di competenze, più che una sentenza (che infatti non c'è stata, visto che l'atto del TAR è una semplice ordinanza). Resta da capire come mai un uomo scafato come Bianco abbia voluto saltare a pie' pari il giudizio della Corte Federale, esponendosi a un tale rovescio (mediatico più che giudiziario).

Le carte comunque parlano chiaro, alleghiamo le conclusioni a cui sono giunti i revisori dei conti che hanno controllato lo stato delle casse pugliesi. Al di là delle ammissioni informali degli stessi revisori («Sappiamo che i conti sono in ordine e che la questione è personale tra lei e Di Rocco», dissero a Bianco il giorno dei controlli), emerge in maniera evidente come l'appiglio per procedere a una misura tanto grave come il commissariamento risieda in una serie di rimborsi spese non giustificati (ma dalla Puglia asseriscono che le "pezze" giustificative ci sono e sono state prodotte a beneficio della FCI e dei revisori) per un ammontare di poche migliaia di euro, che diluite nel triennio preso in esame dai controllori si riducono a poche centinaia di euro all'anno...

CR Puglia, il primo verbale dei revisori dei conti

CR Puglia, il secondo verbale dei revisori dei conti

CR Puglia, l'ordinanza del TAR del Lazio

Ma la cosa più grave dell'intera vicenda non è nemmeno questa, quanto il fatto che il commissariamento sia stato avallato dal Consiglio Federale senza nemmeno guardare la documentazione: «Ci siamo fidati ciecamente della parola di Di Rocco», dicono alcuni consiglieri, ora pentiti di tanta fiducia; è il caso, però, che questa apertura di credito illimitata nei confronti del Presidentissimo subisca un arresto, visto che già troppe volte il numero uno della FCI ha in un certo senso approfittato di tale morbidezza dei suoi consiglieri.

È giunta l'ora che qualcuno, in quel consesso, si dia una sveglia e inizi a parlare, se non proprio ad alzare la voce. È giunta l'ora che il malcontento, che da tempo serpeggia in seno alla Federazione (è notizia fresca che l'intero Settore Tecnico si sia dimesso, non si sa ancora il perché...), trovi una compiuta, organica e coerente espressione. È giunta l'ora che l'ufficialità dei tarallucci&vino lasci il campo a un confronto serrato, anche aspro, perché i temi sul tavolo del dibattito sono tanti e non sono stati mai affrontati col necessario puntiglio.

È giunta l'ora che i consiglieri chiedano conto in maniera approfondita dei movimenti intorno ai Mondiali di Firenze 2013 e al sistema delle scatole cinesi costruito da Di Rocco, che presiede la Federazione e al contempo amministra le due srl (FCI->Ciclistica Servizi srl->Mondiali Toscana 2013 srl) che gestiranno, indirettamente e direttamente, la rassegna iridata. È giunta l'ora di capire come e da chi sono stati controllati e convogliati gli ingenti stanziamenti del CONI in favore del Velodromo di Montichiari.

E infine, ma questa sarebbe la questione più importante, è giunta l'ora che si chieda conto al Presidentissimo dell'indirizzo che intende dare, con le sue politiche, al ciclismo italiano: un movimento che torni ad essere leader nel mondo (e che non sia invece appiattito sulle deleterie manovre dell'UCI), o un coagulo di interessi privatistici che strizzi l'occhio più alle Gran Fondo che ai tesserati?

Se mai è stato necessario uno scatto d'orgoglio, un atteggiamento da uomini veri e non da ameboidi di regime, è questo il momento. Anni fa si diceva che il calcio fosse una delle principali aziende del paese; la stessa cosa, senza tema di smentita, potrebbe essere riferita al ciclismo, se solo qualcuno indirizzasse le enormi potenzialità di questo sport e di tutto quello che gli ruota intorno verso un meccanismo virtuoso che arricchisca il nostro movimento nella sua totalità, e che non dia modo ad alcune conventicole di pensare di poter fare i propri comodi all'infinito.

Finora è mancato proprio qualcuno che ricordasse queste cose a Di Rocco. Saremo degli eterni illusi idealisti, ma non ci arrendiamo all'idea che nemmeno questa volta, in questo Consiglio Federale, qualcuno trovi il coraggio di parlare, di denunciare, di contestare. Non ci aspettiamo la rivoluzione, questo no. Ma la Federazione Ciclistica Italiana ha bisogno di essere, in maniera salutare, scossa: non è più tempo di abbassare la testa, non è più tempo di ingoiare rospi, non c'è più spazio per gli yes man.

Marco Grassi

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