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Giro d'Italia 2012: Scarponi ci prova ma serve di più - Tre scatti non bastano, cede secondi ma passa terzo

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Scarponi all'attacco lungo la salita finale verso l'Alpe di Pampeago © Bettiniphoto

 

In un Giro d'Italia in cui lo spettacolo offerto dagli uomini di classifica è pressoché nullo, chi prova almeno a fare qualche scatto va comunque messo in evidenza, anche se alla fine il risultato ottenuto non è proprio quello sperato. Oggi sulla salita finale Michele Scarponi ha provato due o tre volte a staccare gli avversari con delle accelerazioni e con la catena su un lungo rapporto: è stato lui a mandare in difficoltà sia Pozzovivo che, soprattutto, Basso ma nonostante ciò il marchigiano della Lampre ha visto aumentare il suo distacco in classifica generale da Joaquim Rodríguez (di 3") e da Ryder Hesjedal (di 16").

Nonostante i crampi e la sofferenza nella tappa di Cortina, superati ottimamente quel giorno, adesso Scarponi è il miglior italiano in classifica generale a 1'39" da Rodríguez e 1'22" da Hesjedal. Se si analizzano le prestazioni di tutto il Giro d'Italia si vede come tra i canadese, indicato giustamente da tutte come il favorito per la vittoria finale dopo la solidissima prova odierna, ed il capitano della Lampre il distacco non sia stato fatto in salita ma soprattutto nelle due prove contro il tempo: 37" persi nella prima tappa e 34" nella cronosquadre fanno 1'11", un gap che fosse stato inferiore avrebbe dato a Scarponi un po' di morale e qualche speranza in più per le ultime due tappe della corsa rosa.

Se da una parte dobbiamo dare atto a Michele di essere stato uno dei pochi a provarci, dall'altro va notato come fino ad oggi il bilancio del suo Giro sia di un sostanziale passo indietro rispetto alla prova dell'anno scorso: se oggi ci fosse in gara un Alberto Contador o anche un Vincenzo Nibali come era nel 2011, quasi sicuramente staremmo parlando di una corsa totalmente diversa e, forse, anche già decisa. I motivi potrebbero essere molteplici, da qualche problema che non conosciamo in fase di preparazione, alle pressioni che posso essere arrivate dalla vittoria "a tavolino" dell'anno scorso o dal dualismo che si è voluto creare con Cunego.

Proprio la figura di Damiano Cunego merita un breve approfondimento allargando anche il discorso alla tattiche della Lampre in generale. La presenza di Cunego al Giro era stata annunciata da Roberto Damiani come un valore aggiunto per la squadra aggiungendo che questa coppia poteva inventarsi qualcosa di decisivo per le sorti della corsa: probabilmente a Scarponi, fino ad oggi, sono mancate un po' di gambe per fare meglio di tutti in salita, ma un altro aspetto evidente è l'atteggiamento piuttosto difensivo scelto dalla Lampre. Se si esclude la tappa di Pian dei Resinelli in cui Cunego è stato bravo a provare a far saltare il banco da lontano, è sembrato come se alla squadra stesse bene il lavoro degli uomini della Liquigas e non volesse provare ad imporre una propria strategia offensiva: sia verso Cortina che oggi la "coppia" non è mai vista, Scarponi ha fatto la sua corsa e Cunego anche.

Tutti questi giudizi e queste impressioni, però, non possono essere definitivi perché domani c'è ancora una tappa in cui tutto può essere messo in discussione e, sebbene Rodríguez e Hesjedal abbiano dimostrato di andare più forte di tutti, i due leader della classifica non sono due corridori che possono offrire garanzie assoluti sul Mortirolo prima e sullo Stelvio poi. In un Giro disegnato così, con tante tappe bellissime ma tutte le maggiori difficoltà concentrate nei giorni finali, è anche possibile che qualcuno abbia voluto tenersi il meglio proprio per queste salite leggendarie. Gli attacchi di oggi di Scarponi ci fanno pensare che il marchigiano stia bene e che quindi domani potrà provarci ancora: se la Lampre vuole provare davvero a vincere questo Giro sarà fondamentale lavorare di squadra ed allora Cunego diventerà davvero quell'uomo decisivo che si pensava all'inizio.

Sebastiano Cipriani

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