Giro d'Italia 2012: Basso è fiducioso, insidia Lampre - Ivan confida nel lavoro, Scarponi e Cunego nel gioco di squadra
Ragiona come Lance Armstrong, usa la squadra come Lance Armstrong, è Ivan Basso. Il primo dei favoriti in graduatoria al secondo giorno di riposo del Giro ha usato toni soddisfatti ed entusiasti nei confronti della squadra e del lavoro sin qui svolto.
È convinto che le tappe che verranno daranno ragione a lui ed ai suoi compagni, che non manca mai di citare. È convinto che la condotta di gara della Liquigas-Cannondale, che pare avere la maglia rosa sin da prima del prologo di Herning e ricorda la Discovery Channel di Lance Armstrong, alla lunga (ossia a fine settimana) pagherà e se non dovesse pagare sarà per merito di chi sarà stato più bravo di Basso & C., non per loro demeriti. «Sono sereno perché tutto finora è andato nel verso giusto e nei prossimi giorni arriva il terreno che prediligo. Chi è davanti a me in questo momento lo è con pieno merito. Joaquim Rodríguez non ha sbagliato nulla, mantenendo una grande costanza di rendimento in tutte le occasioni. Il mio obiettivo, in queste tappe, era quello di non perdere. Ci sono riuscito sempre, tranne che con lui».
Qualcuno contesta, oltre all'enorme dispendio di forze della Liquigas nell'arco della settimana, la dissoluzione nelle tappe montane, con la conseguenza di un basso lasciato a badare a se stesso. Ivan non ha dubbi e sa ribattere ad entrambe le contestazioni. Per le prestazioni non esaltantissime in montagna: «Non potevo pensare di competere, né per le vittorie di tappa né quando attacca nei finali. Nell'economia di un Giro d'Italia la componente fondamentale è non avere giornate "ni". Se si riesce a mantenere un rendimento così, vuol dire che la maglia rosa è vicina. Finora è stata una corsa particolare, faticosa e stressante. La tappe che ci attendono superano i 5000 metri di dislivello e per questo, alla terza settimana di corsa, i chilometri che ci dividono da Milano saranno molto, molto impegnativi».
E per la squadra, alla frusta sin dalla Danimarca: «Si è parlato tanto del nostro modo di correre, del lavoro della squadra, anche con qualche critica. Pareri ovviamente da rispettare, quello che però si ignora, talvolta, è che la nostra è una strategia studiata e pensata, che magari non paga nell'immediato ma che potrà dare i suoi frutti alla distanza».
Le prossime tappe saranno decisive. Lo pensano tutti, lo sa bene Ivan Basso: «Le mie progressioni fanno la differenza quando c’è selezione e fanno male grazie al prezioso lavoro della squadra, come quello di Szmyd nei finali, in particolare sulle salite lunghe che ci aspettano giovedì, venerdì e sabato. Non faccio promesse o proclami, però sono certo che questo è l’unico modo che ho per vincere e attaccare i miei avversari. Ho grande rispetto per Joaquim Rodríguez ed Hesjedal che sono davanti, ma anche per chi mi sta dietro ad una manciata di secondi come Scarponi e Kreuziger. Se Purito manterrà il rendimento di queste tappe, o se qualcun altro attaccherà e si dimostrerà più forte, vorrà dire che vincerà meritatamente. Io però non penso agli altri: voglio solo trovare le condizioni ideali per essere il miglior Basso possibile nei tre tapponi che mancano. Il rendimento degli avversari è una variabile che non dipende da me, io devo pensare a sfruttare i miei punti di forza».
La variabile avversari, oltre che nell'Astana di Kreuziger e Tiralongo, è sintetizzabile nella coppia al tritolo formata da Scarponi e Cunego. Già a Pian dei Resinelli han provato a stancare i Liquigas con il veronese per poi scattare sulla salita finale con il marchigiano. Si respira un'aria rilassata in casa Lampre ed i due ridono, scherzano. Michele fa anche battute, Damiano espone la loro situazione: «Non so se da qui a fine Giro il mio ruolo sarà sempre quello del guastatore o se potrò rimanere davanti. Lo dirà la strada giorno dopo giorno. L'importante per me è che la squadra vinca, e Michele sta bene».
La squadra che deve vincere il Giro, non importa con chi, basta che prenda la maglia rosa è una costante di Cunego. Si espresse così anche ai tempi della rivalità - o chiamatelo dualismo - con Simoni, nel 2004. Alla fine sappiamo come andò. Michele è tranquillo ma fa così bene? Per ora pensa alla corsa, allo Stelvio che è in dubbio a causa della neve («Salita adatta a chi trova il suo ritmo, io sono un po' più esplosivo. Credo che si farà ma parliamo già della tappa di sabato, in mezzo ci sarà Cortina e Pampeago, che è la più dura»), agli avversari: «Joaquim Rodríguez è il più forte fra tutti noi, anche se siamo racchiusi in un minuto. Hesjedal lo danno per morto ma ha fatto bene, ha ripreso la maglia rosa, è secondo e di quelli davanti è il migliore a crono e se non avesse troppo distacco è quello che ha più possibilità tra i primi. Non escludo nemmeno Kreuziger, vedo che pedala bene, e Pozzovivo ieri ha solo avuto una giornata no ma potrebbe rifarsi. Noi dobbiamo pensare a correre bene, senza guardare gli avversari e senza aspettare che siano gli altri a rallentare. Se faremo così vincerà Joaquim Rodríguez».
Ha sott'occhio il Garibaldi ma segna subito Pampeago come, tra le tappe più impegnative, «quella più adatta alle mie caratteristiche». Cunego si dice «partito un po' in sordina all'inizio ma sto sempre meglio. E se le gambe girano è già molto, poi in corsa io e Michele ci potremo parlare e decidere quale sia la tattica migliore». Michele parla molto e nel finale trova il tempo per l'immancabile battuta: «È un Giro molto equilibrato, nessuno vuole speendere troppe forze. Bisogna centellinare le energie e sentirete che anch'io parlo sottovoce per risparmiare le forze...».
Insomma, ottimismo in casa Lampre, che con i giochi di squadra può fare molto. Convinzione in casa Liquigas, stretta attorno al suo capitano che non ha la maglia rosa ma nelle parole e nell'atteggiamento di squadra è come se l'avesse. Se poi non capitassero giornate "ni", allora la vittoria sarebbe sicura. Parola di Ivan Basso.