Il Portale del Ciclismo professionistico

.

Caso Federciclismo: Di Rocco, gli affari e le vendette - Firenze 2013, Santilli, il San Raffaele, le gran fondo, l'assurdo caso di Bianco

Versione stampabile

Renato Di Rocco guarda ai giovani, ma anche agli affari... © Bettiniphoto

Quando un qualsiasi governo, anziché porsi all'esclusivo servizio dei suoi governati, inizia a porsi al servizio di interessi diversi, che vanno oltre quelli dell'ambito strettamente correlato al suo ruolo, c'è qualcosa che non va.

Quando questo ipotetico governo, anziché rimettersi alle regole dell'istituzione da esso governata, prova in tutti i modi a cambiare tali regole allo scopo di perpetuare la propria permanenza al potere, c'è davvero parecchio che non va.

Quando poi il governo in questione usa mezzi illegittimi per azzerare il dissenso, allora non siamo più nel campo di ciò che va o che non va: siamo, piuttosto, direttamente in presenza di un regime.

La Federazione Ciclistica Italiana presieduta da 7 anni da Renato Di Rocco è diventata, nel tempo, esattamente ciò: un regime, ma non di quelli spaventosi che portano a guerre e carestie, è un regimetto basato su persone con poca personalità, in cui contano cose piccole e basse, in cui per un tozzo di pane si rinuncerebbe a qualsiasi ideale. È, la FCI di Di Rocco (già sopravvissuta miracolosamente alla cura Ceruti), il simbolo, in fondo, di un ciclismo, quello italiano, che non ha più il peso e le valenze di un tempo, ma che annaspa in una scarsità di numeri, di risultati, di risorse.

Nel tempo abbiamo raccolto una serie di informazioni sull'operato della Federciclismo, e ora, di fronte all'ennesimo atto di prepotenza del regimetto di Di Rocco, è forse giunto il momento di mettere insieme e in fila quello che sappiamo, quello che abbiamo capito, quello che andrebbe spiegato (anche qualora non fosse configurabile come reato o abuso).

L'assemblea di Bologna e i tentativi di resistere in sella a tutti i costi
Le forzature, in questa storia, le possiamo far partire (non cronologicamente, ma ai fini del nostro racconto) dall'assemblea straordinaria di Bologna del dicembre scorso. Ovvero quella in cui, in maniera controversa e contestata (si pensi che il verbale di quell'assemblea non è ancora stato redatto e/o reso pubblico!), Di Rocco ha provato a far passare alcune norme che avrebbero portato direttamente alla sua rielezione, dal divieto a ricoprire cariche elettive per gli over 74 (norma ad personam per il possibile rivale Raffaele Carlesso), all'abbassamento del quorum necessario ad essere eletto (al primo turno) per la terza volta, dal 65 al 55% dei voti.

Ci si chiede - legittimamente  - come mai Di Rocco abbia messo in essere una tale serie di forzature allo statuto stesso della Federciclismo, la risposta è che evidentemente per lui era (ed è) di fondamentale importanza rimanere in sella al cavallo federale, il quale dovrà galoppare nei prossimi mesi verso importanti appuntamenti.

Firenze 2013 e le scatole cinesi
Che i Mondiali siano un bel business, ormai lo si è capito. L'ultima delle tante (troppe) edizioni italiane, Varese 2008, ha comportato una notevole dispersione di fondi, spesi in opere costruite in deroga alle leggi, visto che tali opere (rientranti nella categoria Grandi Eventi) sono state affidate alla gestione della Protezione Civile.

Per Firenze si era parlato di un budget di 120 milioni di euro, una cifra - seppur ingiustificata - troppo grossa per non solleticare la fantasia di qualcuno. La cifra è stata successivamente tagliata al ribasso (a 70 milioni, pur sempre più di 6 volte il costo del Mondiale svizzero di Mendrisio...), fatto sta che potremmo chiedere a Di Rocco (e lo faremo) se un certo tipo di meccanismo si fosse forse già innescato.

Il comitato promotore della manifestazione, riunito nella società Mondiali Ciclismo Toscana 2013 S.R.L. e comprendente persone come Andrea Tafi (ex campione di ciclismo), Giancarlo Brocci (organizzatore del GiroBio) e Livio Iacovella (giornalista del settore), ha ceduto nei mesi scorsi tale società alla Società Ciclistica Servizi S.R.L., controllata direttamente dalla FCI e presieduta da Di Rocco. Il quale, in questo modo, si è trovato ad essere amministratore unico della società organizzatrice dei Mondiali del prossimo anno.

Già questo fatto è abbastanza strano, a meno di non pensare che sia normale che un presidente federale entri personalmente nell'organizzazione di una manifestazione iridata. Ma oltre a ciò, il buon Di Rocco ha pensato bene di avvisare il Consiglio Federale solo a cose compiute. Nei mesi scorsi il presidente si è difeso dicendo che il Consiglio sapeva, ma un conto è discutere di un'idea e quindi approvarla o respingerla, un altro conto è ratificare un fatto compiuto.

Al di là del fatto etico in sé (pare che nel Consiglio nessuno si sia offeso per l'abuso di Di Rocco), resta in gioco anche un possibile profilo di responsabilità per il quale la Federciclismo potrebbe essere chiamata a ripianare eventuali perdite (milionarie?) della manifestazione. Questo punto è giuridicamente controverso, perché esiste anche un'interpretazione secondo cui la controllante FCI non rischierebbe niente di suo, ma tutto si esaurirebbe nella messa in gioco del capitale sociale della Mondiali Ciclismo Toscana 2013 S.R.L. (capitale sociale che è di 20mila euro).

In ogni caso, con l'organizzazione dei Mondiali del 2013 (ma quanti soldi sono necessari ad essa?) siamo a una prima possibile motivazione della tenacia con cui Di Rocco vuol restare aggrappato alla sua poltrona.

Bicitaly, a Roma si pedala e si fa cricca
Oltre che impegnato direttamente e personalmente nell'organizzazione dei Mondiali del prossimo anno, Di Rocco si è riscoperto da qualche tempo cicloamatore, e si è affiliato ad una società sportiva romana, Bicitaly: i lettori più attenti non mancheranno di notare come nelle fila di questa società ci siano una moltitudine di nomi eccellenti dell'area romana, uomini d'affari, rappresentanti del mondo politico, della Guardia di Finanza, della Rai, quindi della Federciclismo, in una cricca che pare avere più a che fare con gli affari che con le uscite domenicali in bicicletta.

Abbiamo scritto cricca? Sarà stato un caso. Così come è stato certamente un caso che Bicitaly sia nata all'Aquaniene, centro sportivo (del Circolo Canottieri Aniene) già al centro (con, tra gli altri, il celeberrimo Salaria Sport Village) delle indagini della magistratura e di un conseguente processo tuttora in corso. La tesi dei pubblici ministeri è che tali centri sportivi siano stati costruiti o allargati con abusi edilizi, sotto l'egida della Protezione Civile di Bertolaso, che ha approfittato dell'organizzazione del Grande Evento Mondiali di Nuoto 2009 a Roma, per concedere i permessi.

Il presidente di Aquaniene (o meglio, del Circolo Canottieri Aniene), è il famoso uomo d'affari Giovanni Malagò che (imputato nel citato processo) ritroviamo anche in Bicitaly. Ma del resto lo dichiara lo stesso comunicato con cui si dà notizia della nascita di Bicitaly, che tale società «nasce con lo scopo di attivare iniziative promozionali legate allo sport delle due ruote e di accogliere nell'associazione grandi personaggi del mondo imprenditoriale e sportivo appassionati di ciclismo. Subito è nata la prima idea da mettere in strada proprio per avviare una sensibilizzazione dell'etica sportiva, la salute, l'ambiente e la solidarietà: una Granfondo a Roma».

Di Rocco ci spiegherà, poi, un giorno, quale bene ricava il ciclismo italiano dall'essere associato a un gruppo di potere - quello che ruota anche intorno al Circolo Canottieri Aniene - già coinvolto in situazioni borderline in attività legate allo sport (i Mondiali di Nuoto 2009, i Mondiali di Varese 2008 - per quel che attiene al ruolo della Protezione Civile).

Santilli e Five Stars League, ovvero: che c'entra il San Raffaele con le gran fondo?
Ma tra i personaggi in vista della Federciclismo, Bicitaly non schiera tra le sue fila solo Di Rocco. C'è anche Gianluca Santilli, procuratore federale. Ora, che un procuratore federale sia anche tesserato di una società sportiva (col rischio - ipotetico - di dover giudicare se stesso) è già una situazione paradossale, un conflitto di interessi degno della repubblica delle banane che a volte pare essere l'Italia.

Ma il buon Santilli ha anche altri incarichi che potrebbero far discutere. Per esempio, è presidente del consorzio Five Stars League, ovvero il progetto che riunisce le principali gran fondo italiane. Che il dominio del sito www.5starsleague.com sia di proprietà della "Fondazione Centro S. Raffaele del Monte Tabor" (come facilmente verificabile su Checkdomain.com) è una di quelle sorprendenti evenienze che rendono la vita una scoperta continua...

Cosa bolle in pentola? Perché la potente (ora depotenziata, ma tant'è) struttura medica che faceva capo a Don Verzè ha così a fondo le mani in pasta nel ciclismo? Anche qui come per la cricca delle piscine: che c'entra il San Raffaele con il ciclismo?

Proviamo a buttare lì un'interpretazione: si è già parlato della possibilità (fatta passare per necessità!) dei controlli antidoping nel ciclismo amatoriale. Le gran fondo della Five Stars League possono essere un'ottima base di partenza, non tanto e non solo per i test in sé e per sé, quanto per la possibilità di una grandiosa raccolta di dati medici sui pedalatori della domenica. I fini? Li scopriremo solo vivendo.

Di sicuro questa del mondo amatoriale è la nuova frontiera del ciclismo, perlomeno in Italia: il business è veramente grosso, e c'è chi preconizza la fine del ciclismo professionistico per come l'abbiamo inteso finora, e al suo posto l'affermazione di un ciclismo "di tutti", in cui chi partecipa a una gara paga per farlo, mentre le costose manifestazioni professionistiche andranno via via in disuso. Sarà un caso, ma l'equiparazione delle società sportive amatoriali a quelle dilettantistiche (con tanto di diritto di voto anche per le prime) è già un dato di fatto in FCI.

E se così fosse, se i vertici politici del ciclismo italiano, in (potenziali) affari con elementi forti dell'economia (e di un certo sottobosco) all'italiana stessero facendo questo, ovvero trascurare il ciclismo professionistico per dare più forza a quello (ben più redditizio) degli amatori? È solo fantascienza, o lo potremmo definire insider trading?

Il caso Bianco, ovvero la scandalosa eliminazione degli avversari
E veniamo all'ultima novità griffata Di Rocco, ovvero il recente commissariamento del Comitato Regionale Pugliese. Un fatto che potrebbe sembrare secondario, marginale, nell'ambito di quanto si muove nel ciclismo italiano, ma che invece è più centrale di quanto non si pensi, oltre che sintomatico del modo di agire fascista della FCI di Di Rocco.

L'articolo 15, comma 2 capitolo K dello statuto federale (facilmente rintracciabile a questo link) spiega che il commissariamento di un Comitato Regionale è un atto dettato da gravi irregolarità in termini amministrativi o gestionali (secondo quanto stabilito dal Collegio dei Revisori dei Conti), o da uno stato di violazioni ripetute, o di uno stato di abbandono del Comitato Regionale stesso.

Non siamo solo noi a sostenere quanto per il CR Puglia non fosse valido nemmeno uno di questi addebiti, ma gli stessi revisori dei conti giunti a Lecce per controllare lo stato delle cose hanno verificato come tutto fosse in ordine (dichiarando anche, a mezza bocca, di essere consapevoli che c'è in ballo non una vicenda di irregolarità, ma una questione personale tra Di Rocco e Salvatore Bianco, storico presidente del CR Puglia).

La veridicità di quanto affermiamo è facilmente riscontrabile dagli atti di un CR attivissimo (uno dei più fertili a livello nazionale), al quale viene anche imputata la sede (a Lecce e non nel capoluogo di regione, Bari): pure qui, l'abuso perpetrato da Roma è palese. Intanto anche altri comitati regionali hanno sede in città diverse dal capoluogo (il Veneto, la Calabria, la Campania...), ma poi lo stesso statuto federale stabilisce che la sede è decisa dall'Assemblea Regionale, non certo dal Consiglio Federale: e l'Assemblea Regionale Pugliese è concorde (quasi all'unanimità) nel tenere la sede a Lecce.

Inoltre, lo statuto afferma pure che le sedi in essere al momento della ratifica dello statuto stesso (nel 2010) non andavano spostate.

Altro motivo di contendere: la creazione del Comitato Provinciale della BAT (la nuova provincia pugliese di Barletta, Andria e Trani), realizzata in osservanza alle norme federali, che però viene contestata (a questo punto dobbiamo dire: per puro puntiglio) da Di Rocco. Il quale, stando a quanto si spiffera da Roma, si sarebbe presentato in Consiglio Federale senza produrre alcuna documentazione, ma al grido di «Non possiamo più tollerare Bianco» avrebbe ottenuto il commissariamento tanto desiderato (strano? Mica tanto, visto che parliamo di un Consiglio Federale che, a memoria d'uomo, non ha mai votato contro a una delibera del presidente).

Perché quest'accanimento nei confronti di Bianco? Non sarà che il dirigente pugliese viene visto come uno dei pochi avversari a livello nazionale in grado di poter scardinare il regime di Di Rocco, alle prossime elezioni federali, a inizio 2013? Le accuse di malversazioni, oltre che indimostrate, sono puerili, se si pensa che tali malversazioni dovrebbero essersi verificate su bilanci di 40-50mila euro annuali, da parte di un imprenditore, costruttore, uomo d'affari, che ha quotidianamente a che fare con ben altri ordini di cifre, e che semmai (e ciò è di dominio pubblico) ha sempre speso di tasca propria per portare avanti un'attività di alto livello in Puglia.

Portate poi avanti da un ente, la FCI, che sta pagando debiti fuori bilancio per 4 milioni e mezzo di euro (dove vanno questi soldi? da dove provengono? chi ha fatto quei debiti? chi è stato mai perseguito per queste distorsioni di fondi? Non si sa nulla di tutto ciò), tali accuse diventano realmente grottesche.

Il metodo, dicevamo: l'atto di forza con cui, senza preavviso e con un intervento a sorpresa, qualche giorno fa diversi dipendenti della FCI sono andati a Lecce a svuotare la sede del CR per portare tutto a Bari, è plateale e spettacolare. Quasi un avvertimento: «Chi si mette contro di me, viene spazzato via». E pazienza se, a valle di tale incredibile vicenda, resta non solo da chiarire il destino delle due dipendenti fin qui al lavoro nella sede leccese (che fine faranno?), ma anche da capire come (e da chi) verrà gestita l'attività nella regione, un'attività che si è di colpo paralizzata. Pazienza, anche, se il TAR (a cui Bianco ha presentato ricorso per ottenere una sospensiva della misura presa dalla FCI) darà ragione al ricorrente, smentendo le ragioni dell'atto del commissariamento: l'importante, viene da pensare, non è il merito delle cose, ma il metodo (intimidatorio).

Sarebbe questo il ciclismo che Di Rocco (a proposito: presidente, ma questa voglia di dirigere il CONI è reale o è un'altra invenzione di una brutta stampa?) ha a cuore? Sarebbe questo il modo in cui viene tutelata la base? Sarebbe questo l'esempio che il presidente della FCI vuole dare a chi pratica e promuove attività a tutti i livelli?

Dicevamo che l'atteggiamento di Di Rocco nei confronti di Bianco è sintomatico di un modo padronale, persecutorio, prepotente di gestire la "cosa ciclismo". Che poi a comandare a Roma sia più Di Rocco, o il suo amico Santilli, o altre entità non meglio precisate al momento, non cambia il senso della questione: il ciclismo italiano, in queste mani, è destinato a fare una brutta fine: e gli appassionati più attenti se ne sono accorti già da tempo.

Marco Grassi

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano