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Ciclocross in spiaggia: Preferisco il rumore del mare - Di Tano allena, Franzoi rinasce. E sulle dune prepara Koksijde

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Enrico Franzoi davanti al mare di Torre Canne (Brindisi) © Cicloweb.it

Enrico Franzoi non vuol più perdere tempo: dopo due stagioni (una e mezza, precisa lui) praticamente buttate, senza aver trovato l'ambiente che sperava nella belga BKCP Powerplus, il 29enne di Mestre è tornato in Italia da qualche mese e nella Selle Italia-Guerciotti ha trovato in Vito Di Tano un tecnico che, per riportare il ragazzo ai suoi antichi splendori, le sta pensando tutte.

L'impressione è che quello che si è stabilito tra i due sia più di un semplice rapporto tra allenatore e allenato. È come se il "vecchio" campione avesse instaurato col giovane erede una connessione privilegiata, attraverso cui passano non solo i consigli e le metodiche di allenamento, ma anche sensazioni e sensibilità.

Non per niente Di Tano rivendica il fatto di essere la guida (tecnica ma anche un po' morale) di una famiglia più che di una squadra. Praticamente proprio quello che serviva a Franzoi per riemergere dopo due stagioni difficili: «Enrico ha bisogno di essere seguito da vicino, di sentire che la squadra crede in lui, ed è quello che sta accadendo alla Selle Italia-Guerciotti. Ha ritrovato entusiasmo, ancora l'altro giorno a Otranto ha dominato e alla fine era contentissimo per il risultato».

Anche se non sono le pur rispettabili tappe del Giro d'Italia di Cross il terreno di scontro su cui aspettiamo di rivedere Franzoi in prima linea a lottare per risultati di rilievo. A tal proposito, ecco il colpo di genio di Di Tano, che abita a due passi dal mare, e ha trovato nella sua zona (il litorale di Torre Canne, vicino alla sua Monopoli e più ancora ad Ostuni), un campo di allenamento ideale, sulle dune di Lido Morelli. Qui, fino a venerdì, Franzoi ma anche Elia Silvestri, Fabio Todaro e il giovane Gioele Bertolini, si testeranno su un percorso particolarmente infido.

Perché prendersi tutto questo fastidio? Semplicemente perché il circuito di Koksijde ha proprio un terreno sabbioso. E Koksijde a gennaio prossimo sarà la sede del Campionato del Mondo.

 

Di Tano: «Questo posto è ideale per preparare Koksijde»
Il vecchio campione che trasmette il suo sapere ai giovani è un tema sempre affascinante nello sport. E Di Tano ha tra l'altro la qualità di saper spiegare bene le sue intenzioni, a partire dalla scelta dell'inusuale location d'allenamento: «Più che allenamento è un modo per adattarsi al tipo di percorso che troveremo ai Mondiali di Koksijde, su un tracciato con tanta sabbia su cui i nostri non sono abituati a correre. Siccome qui ci sono tutte le condizioni e la morfologia è simile a quella di Koksijde, appunto, i ragazzi possono verificare l'impatto su questo terreno. Dato che c'è stata la tappa del Giro d'Italia cross a Otranto, ho pensato che potevamo fermarci da queste parti qualche giorno in più per provare l'adattamento alla sabbia. E ragazzi come Bertolini o Todaro, che non avevano mai sperimentato un simile terreno di gara, ne sono quasi annichiliti. Franzoi invece già conosce la sabbia, e non dico che ci si trova a proprio agio, ma sicuramente è galvanizzato e ci tiene a far bene al Mondiale».

L'obiettivo è chiaro: «Vogliamo fargli ritrovare l'antico smalto, gli abbiamo dato fiducia in un momento difficile della sua carriera, e lui si sente considerato e ha ancora l'entusiasmo di un ragazzino. Sono convinto, conoscendone i mezzi sin da piccolo, che riusciremo a riportarlo agli allori di qualche anno fa. Lui si sente motivato e se non fosse convinto di poter tornare quello di un tempo, da professionista qual è non perderebbe tempo per star qui a provarci. Da parte nostra gli metteremo a disposizione tutto il possibile per aiutarlo in questa crescita».

L'esperienza di Di Tano, Campione del Mondo nel 1979 e nel 1986, ci è utile anche per dare uno sguardo d'insieme alla situazione del ciclocross in Italia: «Abbiamo un grosso numero di partecipanti ma mancano un po' di scuole (ciò che ha la Francia o il Belgio). Noi abbiamo vissuto sempre su un singolo atleta, Longo, poi io, poi Pontoni, quindi Franzoi... e non abbiamo mai avuto una squadra di 4 o 5 elementi (come Belgio, Francia, Svizzera che pure ora se la passa peggio di noi). Ma penso che con qualche piccolo accorgimento e con l'impegno si possa recuperare. Purtroppo noi dobbiamo anche scontrarci con una mentalità (che forse ora sta cambiando un po') secondo cui i ragazzi devono fare solo strada. Invece all'estero quelli che poi diventano i migliori professionisti su strada vengono tutti dalla MTB o dal ciclocross o dalla pista, e questo è un modo per farli diventare completi provando tutte le specialità. Penso che farli standardizzare solo sulla strada non serva a molto, e non dà loro quel di più dal punto di vista dell'adattamento e del sacrificio».

Il ciclocross attualmente sembra comunque terreno di caccia per i belgi, e Di Tano non può che confermare: «In Belgio la televisione manda in diretta tutte le gare, i media ci credono, fanno degli sforzi, degli investimenti, ed ecco che il ciclocross è lo sport numero uno. Per ogni gara ci sono non meno di 10mila persone, e al Mondiale scommetto che saranno più di 50mila. In Italia invece si fa fatica a organizzare una gara e a trovare gli investimenti, evidentemente il ciclocross non è considerato un buon veicolo pubblicitario...».

Silvestri: «Sto cercando di imparare tutto quello che posso»
Elia Silvestri in azione sulla sabbia di Torre Canne © Cicloweb.itElia Silvestri, dal canto suo, è reduce dalla grande delusione del Campionato Europeo Under 23, in cui è stato squalificato per falsa partenza («Guardavo la pistola e quando ho visto che lo starter ha schiacciato il grilletto per sparare sono scattato, e invece il colpo non è partito. Doveva magari essere lo starter a dire al presidente di giuria che aveva avuto un problema, invece è stato zitto»), ma la stagione è appena all'inizio, e quindi «spero di essere al top per dicembre e gennaio per essere competitivo nelle gare che contano».

Il giovane lecchese è anche conscio dell'importanza di condividere questo tratto di carriera con gente che nel cross ha vinto tanto come Di Tano e Franzoi: «Sono persone che hanno vissuto in prima persona il cross, di esperienza infinita, io cerco di cogliere da loro tutto quello che posso». Gli mancava questa esperienza sulla sabbia: «Penso che su questo terreno siamo un attimo inferiori agli stranieri che sono più abituati di noi. Però qui stiamo imparando ad affrontare meglio questo tipo di percorso, coi consigli preziosi di Vito. Anche se il clima sembra nordico, nuvoloso e ventoso, ci sono 10° in più rispetto alla Lombardia o al Veneto, quindi si sta benissimo, in condizioni ideali per allenarsi».

Franzoi: «L'esperienza in Belgio mi ha comunque maturato»
Enrico Franzoi sulle dune di Torre Canne © Cicloweb.itFranzoi è dal canto suo più che soddisfatto della prima giornata di sand-training (lo potremo chiamare così?): «È stato un ottimo allenamento, Vito ha avuto un bella idea nel venire qui perché ci si testa molto bene, la temperatura è ottimale, il percorso somiglia a quello di Koksijde, per cui sarà una settimana molto importante, tanto che con Vito ci siamo accordati per tornare anche in vista del Mondiale per un'altra sessione di allenamento. Ora resteremo qui fino a venerdì, poi partiremo per Orvieto per la prossima tappa del Giro d'Italia Cross». E poi la stagione «proseguirà incentrata soprattutto sulle prove di Coppa del Mondo».

Un Enrico rinato che si sente quasi in debito con chi ha voluto puntare ancora su di lui: «Ringrazio Paolo e Alessandro Guerciotti, e ovviamente Vito: farò di tutto per ripagare la fiducia che hanno riposto in me. Qualche vittoria la sto già ottenendo e spero di continuare anche nelle prossime gare». Una ritrovata serenità che gli permette di guardare con occhi più distaccati, si può dire, al suo recente passato: «Ci son rimasto un po' male dopo l'esperienza belga, avevo un'idea diversa su come sarebbero andate le cose, ma alla fin fine anche queste sono esperienze utili perché ti aiutano a maturare. Poi, se erano emerse delle incertezze (per esempio avevano provato a farmi cambiare posizione in bici), ora le stiamo correggendo con Vito, che mi consiglia bene e mi segue veramente da vicino».

Di sicuro Franzoi potrà dire, citando Dino Campana, che preferisce il rumore del mare: «Sì, preferisco il mare, poi da queste parti ho vinto il Mondiale Under 23 e poi a Lecce il titolo italiano... Ci ero venuto pure in vacanza, nel 2003, e sicuramente appena possibile ci tornerò con mia moglie».

Per la prossima vacanza ci sarà tempo, comunque, visto che ora si tratta principalmente di lavorare per risalire la china. Non sarà facile, ma la strada intrapresa è quella giusta. Lo capiamo quando guardiamo negli occhi Di Tano e gli chiediamo se Franzoi potrà davvero tornare ai livelli di qualche anno fa, quando vinceva il Mondiale Under 23 o conquistava il bronzo in quello Élite. E lui, Vito, ci dice sì. Senza pensarci nemmeno un secondo.

Marco Grassi

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