Tour de France 2011: Orgoglio spagnolo, medietà italiana - Contador e Sánchez davanti a Cunego e Basso
Era da un bel po' che il Tour de France parlava spagnolo. Dalla fine dell'era Armstrong gli iberici han sempre vinto il Tour, in corsa o a tavolino. Fatto sta che quest'anno non è andata così, e i sudditi di re Juan Carlos non son finiti nemmeno sul podio: per trovare un anno peggiore bisogna tornare al 2004, quando il migliore spagnolo fu Mancebo, 6° nella classifica finale. Ma non si può dire che per i colori spagnoli sia stato un Tour brutto o disonorevole: intanto, si portano a casa 2 tappe coi 2 Sánchez e la divisa a pois nello specifico con Samuel, che senza il crollo dell'Izoard avrebbe potuto anche fare un pensierino al podio. E, riuscendo a scavalcare coi loro due uomini di classifica (Contador e lo stesso SSG) Cunego nella cronometro di Grenoble, si installano al quinto e al sesto posto della generale, proprio davanti alla coppia italiana formata da Damiano e Basso.
Contador ha lottato fino all'ultimo, pur palesando una condizione non al massimo dei suoi standard, per una tappa o per il podio. Torna a casa con il quinto posto finale, ovvero un pugno di mosche per uno come lui; e con l'orgoglio ferito di chi, in cuor suo, era convinto di poter fare la doppietta Giro-Tour (e, viste le situazioni eccezionali che l'han portato quest'anno a provarci, dubitiamo che ci sarà un bis di tale tentativo, o probabilmente se ci sarà, sarà Tour-Vuelta), ma ha reso la tappa di ieri una frazione da non dimenticare e questo Tour in generale il più emozionante dal '98: e alzi la mano chi l'avrebbe detto, dopo le orripilanti prestazioni dei big sui Pirenei. Per una volta è valso quel discorso, spesso e volentieri ripetuto vanamente, che "la terza settimana sarà decisiva, tutti aspettano la terza settimana". Diamine, se l'hanno tirata a lucido, questa terza settimana!
E se c'è qualcuno che della terza settimana ha sempre fatto un cavallo di battaglia dei propri discorsi, quelli sono i nostri corridori, che a questo Tour rispondevano ai cognomi di Cunego e Basso. E stavolta si può dire che la terza settimana, Damiano Cunego, l'abbia fatta fruttare bene. Nell'azione di ieri, però, ha mostrato ancora qualche limite che lo distanzia ancora dal Cunego capace di vincere un Giro d'Italia: lo scatto sull'Alpe a rapportino era stilisticamente brutto, confrontato alle azioni successive del duo Evans-Schleck, e francamente anche poco efficace. Si può dare un "bravo" a Cunego per ciò che ha dimostrato di valere ancora nelle corse a tappe, ma senza essere andato nemmeno una volta vicino al successo di tappa, è un risultato a metà.
Neanche la metà c'è invece per Ivan Basso, in palla sui pirenei, fiacco dopo, e lentissimo a cronometro, nemmeno lontanamente vicino al Basso 2006 che poteva prenderle solo da Ullrich. Insomma, una delusione totale, che ci ha mostrato un Ivan incapace di fare grandi cose nei GT. Ma è, più in generale, il ciclismo italiano a uscire da questo GT con un aspetto meno bello di quanto prospettato sui Pirenei: nessuna vittoria di tappa (se Petacchi non fa la sorpresa, domani), ma soprattutto pochissime azioni degne di nota da parte dei nostri corridori.
Sembra quasi che lo scattista italiano, generoso e fugaiolo, sia una specie in via d'estinzione, apparso poco e niente in questo Tour se non nella persona di Marco Marcato, unico ad avocarsi il titolo di animatore di qualche tappa con Cunego che pensa unicamente alla classifica (in realtà anche Malori è stato protagonista di una bella fuga). Quindi possiamo gioire nell'avere, dopo 12 anni (Tour '99), almeno 2 italiani nella top ten del Tour, ma non possiamo certo dire che i nostri in gara ci abbiano fatto chissà quanto emozionare, tutt'altro. Speriamo che le nuove leve invertano la rotta.