Mondiali 2013: FCI, la triste asta Firenze-Genova - Una tabella federale per le "prebende"
Versione stampabileLo scorso 29 ottobre a Melbourne il congresso UCI ha assegnato a Firenze i Mondiali del 2013: un altro successo per le città italiane che dopo Verona (1999 e 2004) e Varese (2008) stanno diventando sempre più ricorrenti nell'ospitare la massima rassegna iridata. Il verdetto anche stavolta non ha sorpreso nessuno perché quella toscana era una candidatura fortissima e che si poneva l'obiettivo di portare per la prima volta nella storia il Mondiale in una delle terre ciclistiche per eccellenza, la regione che ha dato i natali a campioni come Bartali, Magni, Nencini ma più recentemente anche a Cipollini e Bettini. La altre candidature che sono state battute sono quella spagnola di Ponferrada, il Belgio con Hooglede-Gits e pure un'altra italiana, quella di Genova.
Questa doppia candidatura da parte di uno stesso paese è un fatto assolutamente insolito e un articolo apparso su Il Secolo XIX intitolato "Un Mondiale all'asta" ci hanno dato lo spunto per approfondire tutta la vicenda; e in effetti alcuni elementi emersi meritano assolutamente di essere portati alla luce. Prima di scendere nei dettagli, però, vediamo con ordine come si svolti i fatti.
A dicembre 2008 Genova presenta ufficialmente all'UCI una candidatura ad ospitare i Campionati del Mondo del 2012 e, in subordine, anche per il 2013: la Federciclismo dà il suo sostegno e prima della decisione finale arrivano numerose parole d'elogio, anche da Pat McQuaid, ed il dossier presentato è da molti considerato il migliore. A settembre 2009 il consiglio dell'UCI si riunisce a Lugano e in questa occasione a vincere è Valkenburg, con la motivazione che era da parecchi anni che non si disputavano i Mondiali in Olanda a differenza invece dell'Italia. Nonostante la bocciatura i "genovesi" decidono di provarci di nuovo e ad inizio dicembre 2009, durante una conferenza stampa, il presidente della Regione Claudio Burlando conferma la candidatura e Renato Di Rocco, lì presente, comunica il sostegno della FCI.
Nel frattempo, dalla Toscana si era sostanziata la seconda candidatura italiana per i Mondiali del 2013, presentata anch'essa a dicembre 2008. A questo punto, con due città in ballo per lo stesso evento, comincia una serie di atteggiamenti che potremmo definire tipicamente italiani.
Pochi giorni dopo la conferenza che ha annunciato il rilancio ligure, il Consiglio Federale della FCI introduce un versamento obbligatorio (cui ottemperare entro il 5 marzo) di 50.000 euro alla Federazione per la formalizzazione della candidatura e, in caso di assegnazione dei campionati, di un ulteriore 5% dell'offerta presentata all'UCI: quest'offerta adesso non è più variabile come fino a pochi anni fa, ma è di 4,5 milioni di euro (o di 3 milioni se si vuole lasciare all'UCI lo sfruttamento di alcuni diritti di immagine); per Genova si sarebbe trattato quindi di ulteriori 225.000 euro (ovvero il 5% dei 4,5 milioni pro UCI), per un totale di 275.000 euro (che poi sono i soldi che ha versato/dovrà versare Firenze).
Passano un paio di mesi e il 4 marzo 2010 la FCI, presa dal problema di dover appoggiare una città o l'altra, invia ai due comitati promotori una tabella con dei criteri di valutazione a punteggio delle rispettive candidature in modo da scegliere quale delle due sostenere. La tabella, spedita senza che venga aggiunto altro, è quella qui sotto (cliccare qui per la versione in PDF).
Esaminando la tabella, si vede chiaramente come i vari punti siano approssimativi, banali, ben poco oggettivi e sicuramente spiegati in maniera per nulla chiara: analizzando solamente la parte sui servizi logistici si vede come questi siano garantibili da centinaia di comuni italiani, anche tra i più piccoli, senza che ciò rappresenti quindi un corpus dirimente tra due città importanti come Firenze e Genova.
Molto più rilevante, quindi, è la seconda parte della tabella, quella dedicata ai contributi finanziari. Una seconda parte che possiamo tranquillamente definire scandalosa, perché è qui che si scatena la vera asta: in pratica dare 20.000 euro alla FCI vale 2 punti, ed equivale quindi ad avere un aeroporto vicino alle sedi di gara. Le richieste sulle varie forme di ospitalità si commentano da sole, ma la tabella nasconde anche dei risvolti meramente grotteschi: ad esempio, facendo un rapporto tra i 2 punti ogni 20.000 euro e i 4 punti ogni 1000 biciclette donate verrebbe fuori che per la FCI il valore di 1000 biciclette è di 40.000 euro; quindi per la Federazione una bici vale 40 euro, giusto, no? E in ogni caso, adottando universalmente questi criteri, qualsiasi sceicco multimiliardario potrebbe riuscire a portare un Mondiale di ciclismo (quelli di calcio ci sono appena riusciti) nel bel mezzo del deserto.
Gli ultimi tre punti, invece, si fa addirittura fatica a capirli chiaramente, perché non viene specificato se questi impianti devono essere in prossimità del percorso di gara, nel territorio comunale, in quello provinciale o in quello regionale; non viene neanche detto chi deve stabilire il controvalore di tali impianti e neppure quali persone abbiano la provata esperienza ad alti livello nel ciclismo se direttori sportivi, ex campioni, organizzatori di corse, giudici o dirigenti. Nulla è spiegato, a meno di non considerare una spiegazione la formula di presentazione del documento: "Tabella contenente i criteri di valutazione degli elementi organizzativi logistici e finanziari con attribuzione del relativo punteggio preferenziale che saranno utilizzati dal Consiglio Federale della FCI per la definitiva assegnazione della sede dei campionati"...
Per fortuna questa tabella alla fine non è stata utilizzata, perché il Comitato Promotore di Genova non ha pagato i 50.000 euro iniziali previsti dalla FCI nonostante avesse tutte le intenzioni di soddisfare quelle richieste: il problema è stato che il periodo in cui scadeva questo pagamento era a ridosso delle elezioni regionali, e la giunta non poteva farsi carico di un atto di straordinaria amministrazione; nonostante diverse richieste liguri per una piccola proroga, non è arrivata alcuna apertura da parte della Federazione, neanche un piccolo cenno, e così il 24 aprile il Consiglio di Presidenza della FCI, delegato dal Consiglio Federale, ha scelto di appoggiare la candidatura toscana di Firenze, Pistoia, Lucca e Montecatini (intanto la Rai, pur se interpellata, non aveva mai annunciato un sostegno all'ipotesi genovese). All'elezione di Melbourne i delegati liguri sono stati presenti ma, ovviamente, i giochi si erano già chiusi in precedenza.
Con questa situazione, però, la domanda da porsi è un'altra: perché la Federazione, dopo aver stilato quella tabella che praticamente apriva un'asta per l'assegnazione del Mondiale, non è venuta incontro alle richieste di proroga che le avrebbero così fatto guadagnare un bel po' di soldi in più? I più cattivi potrebbero pensare che alla FCI dovevano essere sicuri che a vincere sarebbe stata Firenze, e quindi hanno fatto di tutto per evitare di dover scegliere tra due comitati più o meno equivalenti (per non scontentare nessuno, insomma).
Una candidatura, quella di Firenze, forte e prestigiosa, e con ampie probabilità di successo finale (come poi è stato), ma anche in grado di spostare molti voti nel Consiglio Federale; a fine 2012, infatti, scadrà il mandato di Di Rocco e nelle elezioni di marzo 2013 l'attuale presidente dovrà ottenere almeno il 65% dei consensi alla prima votazione se vorrà rimanere in carica. E ovviamente sotto questo aspetto la Toscana (con le sue 338 società affiliate alla FCI, e quindi votanti) è molto più importante e "pesante" della Liguria (che nel 2010 di società affiliate ne ha solo 93).
Addirittura si è anche ipotizzato che lo stesso Di Rocco possa aver "sacrificato" la prima candidatura di Genova (quella 2012) visto che il giorno successivo a quella decisione è stato eletto vicepresidente dell'UCI al posto dell'olandese Joop Atsma: forse queste riflessioni sono più spinte dalla delusione, anche se quando c'è di mezzo la politica non ci dovremmo stupire di nulla. O ancora, forse Di Rocco (e lo fa capire nell'intervista a Il Secolo XIX) si è risentito per il fatto che la FCI non è stata coinvolta direttamente nella preparazione del dossier per l'UCI.
In tutta la vicenda comunque non emergono irregolarità, e ci mancherebbe altro, ma di sicuro quello che viene fuori ci aiuta a capire meglio alcuni meccanismi intorno a fatti che poi vengono rivenduti al pubblico solo come grandi successi sportivi (l'assegnazione del Mondiale a Firenze, in questo caso), quando sono anche il paravento dietro cui celare vorticosi giri di denaro e di interessi politici. Speriamo che in futuro, dovesse ripresentarsi una situazione simile, si faccia tutto con molta più chiarezza. E, soprattutto, che non venga mai più riproposta quella tabella.