L'intervista: Andrey che seppe ritrovare la pista - Kashechkin dopo 9 anni torna sull'anello
Versione stampabileQuando si pensa ad Andrey Kashechkin la prima immagine che viene in mente è la sua vittoria nella Vuelta a Sierra della Pandera, ma pochi sanno che ha un passato nato in pista già quando aveva 14 anni: è stato al Velodromo di Montichiari per preparare i Giochi Asiatici, lo abbiamo incontrato e ci siamo fatti raccontare qualcosa di lui, della sua stagione passata, dei suoi progetti e anche della sua storia in pista.
Come giudichi la stagione che hai appena concluso?
«Sono molto contento dei miei risultati, perché in due mesi ho fatto tanto carico di lavoro, tante corse, Brixia Tour, San Sebastián, Giro del Portogallo, Vuelta a España e poi tante corse di un giorno che ci sono nello stesso periodo, fino al Giro di Lombardia. Sono soddisfatto di aver fatto tutto questo lavoro in due mesi».
È stato difficile tornare alle corse dopo un periodo di stop?
«No, non particolarmente, mancava solo un po' il ritmo di gara, però a parte questo no».
Come ti sei trovato nel Team Lampre?
«Mi sono trovato molto bene, inoltre questa squadra mi piaceva molto anche prima, è molto organizzata ed è la squadra più vecchia di tutto il Pro Tour. Tutto lo staff è ottimo, il management ed anche i corridori. In più è importante anche lo sponsor che c'è da molti anni nonostante questo periodo di crisi anche nel ciclismo».
Come mai hai scelto la pista per la stagione invernale?
«Io vengo dalla pista, ho cominciato con la pista in Kazakistan. Io ho cominciato ad andare in bici a 9 anni con un allenatore che aveva vinto un Campionato del Mondo della Corsa a Punti a Berlino: a 14 anni invece sono entrato in una scuola che stava a 1000 km di distanza da casa mia dove c'era un centro per la pista. Questa scuola non era solo per il ciclismo, ma anche per altri sport, anche se nel caso del ciclismo era specializzata nella pista: io sono rimasto per 6 anni in questa scuola, finchè non ho firmato il mio primo contratto con i professionisti. In 6 anni ho imparato tanto, ho appreso la tecnica e anche la disciplina che mi è servita anche dopo: considera che in 9 anni di professionismo non ho più fatto pista, solo una volta nel 2002 ho partecipato ai Giochi Asiatici in Korea, però poi basta perché non c'era mai tempo. Adesso sono ritornato in pista perché voglio partecipare ai Giochi Asiatici di Novembre in Cina: sono arrivato 3 giorni fa qui al Velodromo e non avevo mai corso in una pista di 250 metri, erano sempre di 333 metri. Sto facendo un lavoro proprio per prendere il ritmo e sono qui con un tecnico specifico anche per cercare di riprendere "memoria" di come facevo in passato. Per esempio quando sono venuto qui 3 giorni fa avevo un po' paura, ma quello che conta è ritrovare il contatto con la pista, già stamattina andava molto meglio: l'allenatore ha detto che è molto contento.
Come ti sembra la pista di Montichiari?
«La qualità è molto buona, c'è il legno ed è molto simile a quello del velodromo che troverò in Cina, oltretutto è molto veloce. Io ho visto ieri l'allenamento dei bambini e ho pensato a che fortuna che hanno: per esempio fuori c'è freddo, invece dentro sei al coperto e c'è sempre caldo e anche se le giornate sono corte puoi lavorare anche la sera, poi puoi apprendere tante cose che servono per la strada. Questo per i bambini è molto molto importante».
Che tipo di lavoro stai svolgendo qui in pista?
«Sto lavorando molto sul materiale tecnico, perché in 8 anni i materiali sono cambiati moltissimo, hanno fatto dei progressi enormi: devo rivedere in particolare la posizione. In questi giorni ho fatto un lavoro con le ruote asimmetriche, le usavo già su strada e ora sto provando a testarle anche su pista».
Hai già un calendario per la prossima stagione?
«No, per adesso no, sono ancora tutti in vacanza, penso che comincerò a stilare un calendario a dicembre».
Pensi di tornare a Montichiari?
«Sì, penso di tornare molto presto, forse anche settimana prossima, perché i Giochi Asiatici iniziano il 13 e quindi c'è tempo per fare ancora un test».
Che specialità farai ai Giochi Asiatici?
«Inseguimento individuale e a squadre e la corsa a punti».
Avete un velodromo in Kazakistan?
«Ne stanno costruendo uno ad Astana ed è molto grande, non solo per il ciclismo, è un centro per tutto lo sport: ci sarà anche la pista che servirà per i Giochi Asiatici del prossimo anno. Dovrebbero inaugurarlo a metà dicembre».
Tu sei qui da solo, non ti stai allenando con la nazionale?
«In questi giorni la nazionale kazaka si sta allenando in Uzbekistan dove c'è una pista all'aperto, ma il clima è molto buono, ci sono 25 gradi, però la pista non è in legno, è in cemento, ed è di 333 metri. La pista di Montichiari invece è meglio e poi per me, che vivo a Montecarlo, è comoda, a poche ore di macchina. Sono veramente fortunati i bambini che sono qui».
Veramente molti allenatori del nostro territorio non la pensano così, credono che la pista faccia male…
«Beh, chi meglio di uno specialista come il mio allenatore può dire se fa male o no».
(interviene l'allenatore)
«Anche in Spagna molti la pensano così, però se si guarda chi è la Campionessa del Mondo su strada, che è italiana, la Bronzini, viene dalla pista per non parlare poi di tutti i corridori russi, gli australiani, gli inglesi, i tedeschi come Zabel. Poi trovi sempre qualcuno che ti dice "sì, ma quello non viene dalla pista", ma non vuole dire niente».
(riprende Andrey)
«Inoltre per l'allenatore è molto importante avere il corridore sotto controllo, perché lo vede sempre e vede il lavoro che fa inoltre con i bambini si possono fare dei giochi, trasformando l'allenamento in un gioco, come ho visto ieri pomeriggio qui a Montichiari mentre andavano su e giù dalla pista. Dopotutto ad un ragazzino non puoi chiedergli di andare a tutta per due ore come ad un professionista. Ovviamente tutto questo lavoro poi serve su strada, soprattutto per imparare a stare in gruppo e non cadere».
(© Velodromo di Montichiari)