Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Davide Malacarne
Versione stampabile Alla freccia Brabante il nostro si è fatto male ed è stato costretto a rinviare la sua seconda partecipazione al Giro. Così abbiamo approfittato del suo momento di pausa forzata per sentirlo, alla vigilia della corsa rosa. Una chiacchierata con Davide Malacarne, enfant prodige del ciclismo italiano, riguardo al suo passato, presente e futuro.
Davide, qual è stato il tuo primo approccio con la bici?
«Il maggior artefice è stato mio papà: mi ha dato la bici da corsa a 5 anni e mezzo, non potevo neanche correre. Le categorie giovanili le ho fatte col GS Fonzago, poi ci sono state la Rinascita Ormelle da junior e Zalf e Lucchini da dilettante. Su strada ho vinto 3 corse da juniores e 7 da dilettante».
Come mai è finita così presto la tua avventura nel ciclocross?
«Non avevo più stimoli, non avevo la volontà già da metà del primo anno dilettanti».
Nessuno nella Federazione ti ha spinto a continuare?
«Tuttora ci provano, ma non ne ho assolutamente voglia».
E c'è stata gente che ti ha consigliato di mollare il ciclocross?
«No, assolutamente».
Ultimamente stanno venendo fuori ragazzi molto forti che si son fatti le ossa fuori dalla strada: Sagan, Boom, Phinney. Tu cosa pensi della propedeuticità delle attività oltre la strada?
«Io credo di averle lasciate all'età giusta: prima di allora, mi sono servite a capire cosa fosse il ciclismo e a imparare a stare in bicicletta. Non è solo importante a livello fisico, ma anche mentale, provi situazioni diverse».
Sembra che la destrezza in bicicletta stia diventando fondamentale per vincere.
«Sì, ci sono tanti corridori che poi la bici non la sanno guidare. Nessuno è perfetto e non voglio giudicare, però si capisce quando qualcuno non ha avuto l'infarinatura. Secondo me è anche questione di doti naturali comunque».
Se dovessi indicare un campione di destrezza tra i campioni in gruppo oggi?
«Freire, senza dubbio».
Ci risulta ti sia fratturato un gomito. Come è successo?
«No, gomito destro e anche scafoide sinistro. I tempi di recupero dipenderanno dai postumi dell'operazione. Stavo rientrando da una foratura ed ho preso in pieno una macchina».
Quindi hai il gesso a entrambe le braccia? E come hai risposto al telefono?
«Beh, tranquilli, tre dita libere ce le ho!».
Se dovessimo valutare la tua prima stagione da pro', che voto ti daresti? Come è stato il primo anno, faticoso?
«Mi do un sette, dài. A fine anno andavo abbastanza bene, ero spesso nei 20 e più volte ho sfiorato la vittoria, tipo a Plouay. Inoltre ho aiutato la squadra al Giro, son piuttosto contento».
Quando ti vedremo nelle classiche delle Fiandre? A Boonen mai come quest'anno sono mancati i gregari e tu non sfigureresti in quel tipo di gare.
«Non mi ci vedo tanto alla Roubaix, però potrei provarci in futuro. Riguardo alla Quick Step, la squadra è forte ma quest'anno è andato tutto storto. Io comunque spero mi sia fatto provare il Fiandre, prima o poi. Però è giusto che io ci arrivi senza fretta».
Alla Quick step con chi ti trovi meglio?
«Non ho problemi con nessuno, vado d'accordo un po' con tutti».
Generalmente con chi ti alleni?
«Generalmente da solo, o col gruppo di dilettanti delle mie zone quando non devo allenarmi in maniera scrupolosa. Purtroppo non ho colleghi in zona».
Malacarne giù dalla bici: sei fidanzato?
«Sì, sto da un anno con Alessandra».
Hai hobby particolari? Cosa fai adesso che non puoi allenarti?
«Intanto devo finir le carte per l'appartamento... Generalmente mi piace passeggiare e legger qualche libro. Adesso sto leggendo un libro del Dalai Lama, riguardo i suoi pensieri spirituali».
Quali potrebbero essere i tuoi programmi, una volta ripreso dall'infortunio?
«Ovviamente con l'infortunio è saltato tutto, adesso cercherò di entrare in forma per agosto-settembre».
Un sogno nel cassetto?
«Vivere sereno, e cercare di fare qualcosa d'importante in bici».