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Tour de l'Aude 2010: Gambe veloci, Cervélo fino - Armitstead va in fuga e vince

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La vittoria di Elizabeth ArmitsteadFino a ieri qui al Tour de l'Aude si era scherzato. Dopo il prologo i distacchi erano ridotti al secondo, il chilometraggio degno di una passerella, ma pur sempre le grandi a darsi battaglia. La prima tappa, la cui partenza ed arrivo erano fissati a Rieux Minervois, presentava quest'oggi 117 km da percorrere, con alcuni dentelli sparsi ed un finale destinato alle velociste. Proprio una velocista, meglio, una pistard, ha in effetti trionfato, seppure l'arrivo non sia stato a ranghi compatti.
Elizabeth Armitstead, pistard britannica che si sta dedicando con ottimi risultati alla strada, ha prevalso sulle compagne di fuga con l'astuzia e la scaltrezza di chi in pista si è sempre espressa ai più alti livelli. Il drappello era composto da una decina di atlete sganciatesi dal gruppo poco dopo una ventina di chilometri di corsa. Al suo interno atlete come la Campionessa Europea Chantal Blaak, l'olandese Martine Bras, Emma Mackie e Brooke Miller della TIBCO ed un'atleta della Nazionale USA, Katheryn Mattis. E ancora Loes Gunnewick, Béatrice Thomas e la tedesca Romy Kasper. Su di loro sono poi rientrate altre due olandesi, Petra Dijkman dapprima, quindi Adrie Visser, dell'HTC - Columbia. La Cervélo, che stamane deteneva il primato in classifica dopo il bel prologo della Bruins, non poteva lasciar andare questo drappello senza mettervi al suo interno una delle sue freccie al proprio arco. Ecco pronta quindi la Armitstread che, da brava stopper, sorniona se ne sta nelle retrovie del gruppetto, mentre le altre cercano di menare le danze per guadagnare terreno sul gruppo. Gruppo che lascia fare, tant'è che la fuga arriva a raggiungere un vantaggio massimo di 5'40".
È allora che Red Sun e Cervélo si mettono in testa a tirare. La prima per permettere a Emma Johansson di giocarsi le proprie chances (e di non perdere troppo terreno in ottica generale), la seconda per difendere il primato di Regina Bruins dagli attacchi. Il lavoro svolto dalle due squadre in testa al gruppo principale si fa sentire e le fuggitive vengono riavvicinate. Soltanto un misero minuto le separa dal grosso del gruppo, ma il forte vento che anche oggi spira sul Golfe du Lion e la voglia di arrivare al traguardo nonostante la stanchezza permettono alle undici valorose di mantenere questo piccolo margine di vantaggio sino al traguardo.
Il gruppo regolato da Marianne VosA quel punto la Armitstead non può far altro che uscire dalla sua passività ed entrare in azione, come se avesse sentito il suono della campanella a bordo pista che sta ad indicare l'ultimo giro. La volata della 21enne venuta da Otley, cittadina del West Yorkshire adagiata sulle rive del fiume Wharfe, è imperiosa. La giovane Lizzie, approdata da quest'anno alla Cervélo, si lascia alle spalle gli occhi azzurri di Chantal Blaak ed Adrie Visser, conquista tappa e maglia e regala alla Cervélo il secondo successo in due giornate di gara. La britannica è seguita nella generale dalla Visser, a 7", e dalla Blaak, a 14". Tutte coloro che non erano comprese nella fuga del mattino sono state regolate allo sprint da Marianne Vos, che ora ha un ritardo nella generale di 1'28".
Curiosamente anche l'anno scorso la squadra che vinse il prologo - la Columbia - High Road con la Villumsen - si aggiudicò la seconda frazione con Ina Teutenberg, salvo perdere terreno nella cronosquadre, vinta dodici mesi fa dall'Equipe Nürnberger Versicherung. Domani l'esercizio collettivo contro il tempo potrebbe regalare a questa Cervélo galattica il terzo successo consecutivo, qui sulle rive dell'Aude. Lo sapremo solo quando le magnifiche sei di nero vestite taglieranno il traguardo di Clermont l'Hérault, dopo una prova di 34 chilometri altimetricamente semplice ma che richiederà un'altissima concentrazione. Per oggi le Cervélo si godono il primato in classifica, consapevoli di poterlo vincere, questo Tour de l'Aude, con Claudia Häusler o Emma Pooley. E con una Lizzie Armitstead che sa che la fuga del mattino a volte ha l'oro in bocca.

 

Il commento di Edita Pucinskaite

Francesco Sulas

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