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Vélodrome io il fenomeno! - Cancellara, dominio incontrastato

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E ora prendiamocela pure con il povero Boonen, colpevole di essersi distratto per 4-500 metri - in un innocuo tratto asfaltato - per rifocillarsi, dopo averne passati 200mila a seguire come un'ombra quel diavolo rosso con una croce bianca sul petto. Distratto Boonen e furbo Cancellara ad approfittarne, si potrebbe dire. Ma la verità è che oggi Cancellara avrebbe potuto scegliere altri mille modi per vincere e ci sarebbe riuscito in tutte e mille le occasioni, tanto era superiore. Lui ha scelto di dare scacco matto quando gli avversari erano ancora lì, intenti a pensare come giocare i pedoni, e godersi una passerella lunga 50 chilometri, riducendo a pura coreografia i settori di Mons-en-Pévèle e del Carrefour de l'Arbre, punti sempre cruciali della corsa.
E se ci mettiamo che una settimana fa questo ha vinto pure una corsetta chiamata Giro delle Fiandre, annichilendo Boonen nello scontro diretto "in trasferta", allora la cosa acquisisce i connotati non solo del doppio capolavoro, ma del trionfo che farà storia.

Una fuga col destino segnato
Come ogni Roubaix che si rispetti, anche questa viene tenuta a battesimo da una maxi-fuga con tutte le squadre impegnate a lanciare (almeno) un proprio uomo per risparmiare un po' il resto della squadra dietro, arroccata attorno al proprio leader. E dunque la Saxo Bank lancia Klostergaard, la Quick Step Wynants, la Cervélo Hunt, Henderson e Sutton per la Sky, Hansen e Goss per la HTC-Columbia, Ignatiev per la Katusha. Insomma, una ventina di onesti comprimari ma senza grosse possibilità di andare troppo lontano. Fino a quando? Fino al primo snodo importante della corsa, la Foresta di Arenberg. Anzi no, stavolta la miccia si è accesa un po' prima, a causa di qualche spartitraffico di troppo che ha fatto assaggiare l'asfalto a Eisel, Devolder, Maaskant e Vansummeren e spaccato il gruppo in mille pezzi. Nel primo troncone, composto da una dozzina di unità, tutti i big con una gradita sorpresa, Peter Sagan. In ogni caso, di lì a poco, il gruppo - o almeno, buona parte di esso - si ricompatta e affronta il primo scoglio importante della corsa con poco meno di un minuto e mezzo da recuperare sui fuggitivi che man mano andavano squagliandosi.

La Foresta di Arenberg non fa danni
Cancellara non lascia niente al caso e imbocca per primo il pavé della leggendaria foresta, ma l'andatura non è di quelle spaccagambe e non succedono cataclismi. Boonen è lì, fa anche lui la sua apparizione davanti a tutti ma all'uscita sono ancora in tanti ad essere nel gruppo buono, la corsa deve ancora accendersi del tutto. Mentre gli ultimi quattro intrepidi fuggitivi (nella fattispecie Wynants, Sutton, Goss e Hunt) vivacchiano con un vantaggio che oscilla intorno al minuto, Cancellara in tutta tranquillità si porta all'ammiraglia e cambia la bici, forte anche di una Saxo Bank ancora a pieno organico. Per gli stessi motivi non ride Boonen, con un Devolder praticamente fuori causa e un Wynants sì davanti ma con le energie ridotte al lumicino. Le conseguenze si vedranno poi...

La miglior difesa è l'attacco, pensa Boonen
Poco prima del tratto in pavé numero 13 (ovvero quelli che ne mancano fino a Roubaix), ai meno 65, Cancellara decide di tastare il polso alla compagnia pedalante e allunga deciso. Boonen è lì e gli risponde per le rime, c'è Flecha, c'è Pozzato, si cominciano ad intravedere i veri valori in campo. I fuggitivi vengono così riassorbiti del tutto e poco dopo è proprio Boonen ad alzare la voce, prendendo di petto il settore 12, quello di Orchies e per qualche centinaio di metri sembra che dietro Cancellara, Hushovd e Pozzato fatichino a rientrare. Terminato il pavé, sono una trentina in testa alla corsa e, alla chetichella, mettono il naso fuori Hinault, Terpstra e Guesdon, dopo un timido allungo di Hammond. Hinault stacca gli altri nel tratto numero 10 ma dietro è di nuovo bagarre e ancora a firma di uno spavaldo Tom Boonen. Quali fossero le sue intenzioni, dato che non toccherebbe certo al più veloce del lotto muoversi a 60 km dall'arrivo, non ci è dato saperlo. Isolare i Cervélo? Staccare tutti gli staccabili per dover controllare quanta meno gente possibile? Hinault è raggiunto dai contrattaccanti Hoste e Leukemans, perché si sta avvicinando l'altro spauracchio della corsa, Mons-en-Pévèle e per i comprimari è buona norma anticipare un po' i tempi.

Ma non ha fatto i conti con lo svizzero
Meno 50 chilometri all'arrivo, metro più, metro meno. Il gruppetto alle spalle dei tre è abbastanza "spanciato" sulla sede stradale, l'andatura tutto sommato tranquilla, Boonen è in fondo a rifocillarsi, quando tra i primi quattro e il resto del plotoncino si forma un buco. Niente di che, intendiamoci, saranno stati 4-5 metri, come succederà mille volte in una corsa ciclistica. È sta proprio qui l'essenza del genio di Fabian Cancellara che in quel momento si trovava ad essere in sesta-settima ruota. Guardare indietro con la coda dell'occhio-accorgersi che Boonen non è nei paraggi
-chiudere il buchetto-innestare il rapportone-scartare sulla sinistra-proseguire diritto è un tutt'uno. Dietro si guardano, è impossibile non accorgersi del pericolo che stanno correndo, stiamo parlando di Cancellara che ha preso una ventina di metri a tutti e tira dritto, non di un pincopallino qualsiasi che tanto rimbalzerà su un tratto qualunque di pavé, ma forse tutti aspettano la reazione di Boonen. Al belga, poveraccio, sarà andato di traverso l'ultimo boccone di maltodestrine, quando ha alzato lo sguardo verso quel puntino rosso che stava scappando via. Lui si porta in testa, cerca collaborazione perché sa che si tratta di un'ora o mai più, quando mai lo riprendiamo 'sto diavolo se ci guardiamo ancora un po'? In realtà nessun altro pare preoccuparsi, forse è la consapevolezza di essere troppo più deboli, forse l'idea che sarà qualcun altro a farlo al nostro posto, o forse - caro Boonen - ci hai tirato il collo fino a 10' fa, ora vattelo a riprendere!
In men che non si dica Cancellara fagocita il terzetto davanti, Leukemans prova a resistergli almeno un po' ma, tempo venti pedalate, e lo manda al diavolo. Il vantaggio non accenna a assestarsi, nè tanto meno a diminuire, neanche quando Boonen - che sbuffa come un toro infuriato - si lancia a capofitto sul ciottolato di Mons-en-Pévèle. Anzi, i secondi diventano 30, 40, 60 e si arriva ai 2' ai meo 25. Non ce n'è per nessuno.

Si lotta per il piazzamento
Ormai anche le pietre (e sì che non sono poche da queste parti) hanno capito che per il resto della ciurma è tempo di pensare a portare a casa un bel piazzamento sul podio e il più volitivo in tal senso è Flecha che scatta (nel settore 6 e fa fuori Hoste e Hinault), riscatta (e paga Pozzato, che rientrerà a fatica poco dopo), riscatta ancora e stavolta con lui c'è Hushovd e siamo nel bel mezzo del Carrefour de l'Arbre. Boonen (e il resto della compagnia) molla, è andato anche il podio, anche se non gli sarebbe servito a chissacché.
Nel velodromo è l'apoteosi per Cancellara che, a dire la verità, aveva cominciato a festeggiare già da qualche tempo. Flecha, inspiegabilmente, tira una volata magistrale a Hushovd e poi lo applaude sarcasticamente dopo che il norvegese si è andato a prendere, facile facile, la piazza d'onore. Forse pensava che quello gli avrebbe regalato un secondo alla Roubaix solo perché aveva collaborato poco negli ultimi chilometri?
Boonen perde anche la volata a due con Hammond per il quarto posto, dietro di loro Leukemans e Pozzato che ci lascia con più di qualche rimpianto su quello che sarebbe potuto essere senza quell'influenza che lo aveva messo ko prima del Fiandre.
Ma signori, oggi è il giorno di Fabian Cancellara, il decimo di sempre a centrare la doppietta Fiandre-Roubaix e che lo ha fatto umiliando in entrambe le circostanze, l'ultimo a riuscirci, cinque anni or sono.

Giuseppe Cristiano

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