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La lunga caccia di Diana: 1a parte - La splendida carriera della lituana Ziliute: da Rietavas a Valkenburg | Cicloweb

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La lunga caccia di Diana: 1a parte - La splendida carriera della lituana Ziliute: da Rietavas a Valkenburg

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L'incontro con la bici
Ora, mettetevi un attimo nei panni di una mamma di fine anni '80: vostra figlia 13enne vi sta dicendo che nel campo scuola a cui ha partecipato l'estate scorsa, uno sconosciuto "allenatore di ciclismo" l'ha precettata per farla diventare una ciclista Élite nel giro di qualche anno, e per la maggior parte del tempo dovrà stare a oltre 200 km da casa, in una struttura dove si prenderanno cura di lei sia dal punto di vista sportivo che da quello scolastico.
Ecco, esattamente le stesse sensazioni le avrebbe provate mamma Ziliute se la sua piccola Diana le avesse detto una cosa del genere, una volta di ritorno dal classico campo scuola estivo.
Siamo in Lituania, proprio nell'anno dei grandi avvenimenti internazionali che porteranno, a novembre, alla caduta del muro di Berlino e nel piccolo paese rurale di Rietavas si fa fatica ad intuire la portata di questi eventi.
«Mamma, mi faranno sapere con una lettera se sono stata scelta per andare alla scuola sportiva di Panevezys a fare la ciclista - le aveva detto Diana - e se la lettera non arriverà vuol dire che non mi vogliono!».
Mentiva Diana, non voleva dare un dispiacere alla madre che già aveva dovuto lasciar andare il figlio maggiore a studiare all'università di Vilnius: lei era stata già selezionata dal direttore sportivo della scuola di Panevezys e ora, mentre si informava su come raggiungere con i mezzi pubblici la cittadina che le offriva la prima importante possibilità della sua vita, si stava ingegnando sul modo per comunicarlo ai suoi.
Infine il primo settembre, data d'inizio delle lezioni, si sta avvicinando: la ragazzina prende il coraggio a due mani e fa capire ai genitori che lei ad andare in quella scuola ci tiene, che può essere un'opportunità per la sua vita. La madre è irremovibile, Diana è troppo piccola per andare già via di casa, mentre un aiuto insperato arriva dal padre: «Non possiamo comportarci così, Diana deve andare e l'accompagnerò io a Panevezys».

La scuola di Panevezys
È cominciata pressappoco così l'avventura nel ciclismo di una delle più forti atlete dell'ultimo quindicennio, capace di vincere in 3 anni due Coppe del Mondo, un Campionato del Mondo e un Tour de France, solo per citare le vittorie più importanti.
Il periodo alla scuola di Panevezys dura però meno di due anni, infatti tra il '90 e il '91 l'allora Repubblica Socialista Sovietica Lituana è il primo stato dell'URSS a proclamarsi indipendente e poi ad essere riconosciuto tale e così anche la nazionale sovietica si smembra sotto i colpi di piccone alla Cortina di ferro. Il ct lituano deve dunque ricostruire la sua squadra e Diana, pur solo sedicenne, inizia a girovagare per l'Europa difendendo i colori rosso-giallo-verdi della neonata repubblica baltica.
I rimborsi spese della federazione sono discreti, le ragazze vivono abbastanza bene e, cosa più importante, si divertono a fare quello che fanno. Tra una gara e l'altra difficilmente si trova il tempo di tornare a casa ma piuttosto ci si ferma presso un campo di fragole e ci si fa ingaggiare come braccianti a giornata dall'agricoltore locale, giusto per concedersi qualche sfizietto in più o pagarsi qualche alberghetto più dignitoso e nel frattempo ci si prepara per l'importantissimo evento di fine anno, i Campionati del Mondo.
Sì, perché il far bene ai Mondiali non è solo fine a se stesso, ma serve per trovare un ingaggio importante, magari fuori dai confini nazionali: quasi un sogno per un'adolescente come Diana che partecipa, ancora 17enne, al mondiale Élite di Oslo '93, mentre nella stagione successiva arriva il primo grande alloro internazionale: a Quito, in Ecuador, è Campionessa del Mondo Juniores.

L'incontro con Fabretto
Qualche settimana dopo arriva anche l'ottima medaglia d'argento nella 50 km a squadre mondiale Élite a Palermo: Ziliute, Triabaite e le gemelle Polikeviciute sono seconde alle spalle delle russe e conoscono un gentile tecnico italiano, Maurizio Fabretto, che offre loro ospitalità nel trevigiano, nei pressi di Montebelluna, per preparare al meglio l'appuntamento iridato.
Nelle stagioni 1994-'95 la squadra lituana trova una sede stabile in Francia con uno sponsor che le fa vivere benone, in quegli anni nasce il Club Lituania-Peugeot che continua a girare l'Europa correndo le varie corse a tappa del calendario internazionale, ma per Diana non è un anno particolarmente fortunato. Gli infortuni e le cadute si susseguono una dopo l'altra e a fine stagione la tentazione di mollare tutto è fortissima, anche a causa del primo vero amore. Ma è proprio in quel momento che, inaspettata, arriva la chiamata dall'Italia: è Fabretto che, ad un anno dalla tragica scomparsa di Michela Fanini, parteciperà al progetto del padre Brunello che sta mettendo su una squadra per ricordarla, la Michela Fanini-Top Girls e vuole portare con sé un paio di quelle ragazzine lituane così promettenti.
Diana sulle prime pensa ad uno scherzo del suo ds, o comunque un modo per invogliarla a ritornare ad allenarsi, ma che è tutto vero lo capisce solo quando Maurizio va a trovarla in Lituania per farle firmare il suo primo vero contratto della vita. Con lei in Italia andrà anche l'altra ragazzina terribile del club lituano che aveva da poco colto una bellissima medaglia di bronzo sul durissimo circuito di Duitama, alle spalle di due mammasantissima come le francesi Jeannie Longo e Catherine Marsal: è Edita Pucinskaite che sarà sua compagna di avventure fino al 1999.
Le prime due stagioni italiane sono di lenta e continua maturazione e portano in dote due medaglie europee Under 23, un argento in linea nel '96 (alle spalle di Hanka Kupfernagel) e l'oro a crono nel '97, ma soprattutto le permettono di prendere coscienza nei propri, eccezionali, mezzi. Al Giro d'Italia '97, il terzo di una straripante Luperini, ben 3 tappe finiscono nel carniere di Diana che però mostra evidenti quanto prevedibili limiti sulle salite vere.

Comincia il magico 1998
D'accordo con tecnici e preparatori, nella sua terza annata alla corte di patron Fabretto (ora la squadra si chiama Acca Due O-Lorena), Diana decide di puntare a far bene in Coppa del Mondo, neonata challenge che raccoglie i punteggi di sei gare in linea sparse per il mondo. Dopo aver battezzato la competizione con un 15esimo posto a Sidney, di ben altro tenore è la trasferta nordamericana di giugno. La squadra è compatta attorno a lei e, dalla volata di gruppo finale, Diana raccoglie un ottimo secondo posto alle spalle della potente sprinter Petra Rossner nella Liberty Classic. Col senno di poi una quasi-vittoria, visto che la tedesca si dimostrerà praticamente imbattibile sul traguardo di Philadelphia, vincendo ben 7 edizioni.
Il week end successivo si corre nel circuito cittadino di Montréal, con la salita del Mont Royal a fare da probabilissimo giudice di corsa. La quarantenne Jeannie Longo è indiavolata e attacca pancia a terra già dal primo (di otto giri) e durante il terzo riesce a portare via un bel gruppetto con, tra le altre, la svizzera Heeb e la compagna di Diana, Edita Pucinskaite. Il vantaggio sale pericolosamente e sta sfiorando il minuto al sesto giro, quando Diana capisce che non è più tempo di indugiare e, tutta sola, recupera il ritardo. Giusto il tempo di una tornata. A quel punto Edita è a completa disposizione della connazionale e, con un bel forcing le spiana la strada per un attacco in salita all'ultimo giro: la sola Longo riesce a resistere al contropiede di Diana. La volata, senza storia, premia la lituana, che va ad indossare la sua prima maglia iridata tra le Élite. Iride verticale, per ora.
Il tempo di vincere una tappa e piazzarsi terza nella classifica finale della Women's Challenge (dietro alla canadese Jackson e la russa - ricordate questo nome - Polkhanova) e si rientra in Italia per il Giro che la vede spesso piazzata negli sprint di gruppo e vincente in un'occasione, nella cittadina nuorese di Macomer.

La vittoria in Coppa del Mondo
In agosto è ancora tempo di Coppa del Mondo: la quarta prova è quella francese di Saint-Amand-Montrond e si risolve con uno sprint ristretto: Alessandra Cappellotto anticipa sul traguardo Catherine Marsal, Diana è terza ma rafforza la leadership. A due gare dal termine sono 53 i punti di vantaggio sull'italiana (e sua compagna di team) campionessa del mondo di San Sebastian, ma incombe il Campionato Europeo Under 23, a cui può partecipare per l'ultima volta per limiti raggiunti di età.
È lei la grande favorita di entrambe le prove e a crono non fallisce: Susanne Ljungskog è relegata a 41", la connazionale Mazeikyte a 49.
Amarissima invece la prova in linea, nello sprint Diana è nettamente in testa quando ha un problema ai pedali ed è costretta a risedersi in sella e ad accontentarsi della seconda piazza, superata da Ljungskog, con la consapevolezza di non poterci riprovare mai più.
Non c'è tempo per piangersi addosso: dalla Francia arriva una grande notizia: Edita Pucinskaite ha interrotto l'egemonia Luperini al Tour de France (la pisana, tra Giro e Boucle, era imbattuta dal 1995) e ora la squadra si prepara, compatta, a difendere la leadership di Coppa e ad affrontare al meglio il Campionato del Mondo di Valkenburg.
E non c'è occasione migliore della quinta prova di Coppa - che si svolge della regione olandese del Limburgo - per visionare quel circuito. «Il percorso presenta due salite - dirà la maglia iridata Cappellotto dopo la ricognizione - e il Cauberg, affrontato dopo il Bemelerberg, potrà risultare indigesto a tante, specie perché l'arrivo sarà posto due chilometri dopo lo scollinamento. Le mie principali avversarie saranno Pucinskaite, Kupfernagel e Ziliute».
Intanto Diana, con una volata perentoria su Ina Teutenberg, mette la parola fine sul discorso Coppa del Mondo, rendendo vana l'ultima prova svizzera di fine settembre (in cui comunque otterrà un onorevole quarto posto) e comincia a pensare all'appuntamento iridato.

Il sigillo iridato
Diana parte con un buon quarto posto nella prova contro il tempo, alle spalle di gente come Van Moorsel, Zabirova e Kupfernagel (finisce a 20" dall'olandese e a 18 dal podio della tedesca) e alla prova in linea si presenta in ottime condizioni e supportata da una fortissima squadra. Il percorso prevede sei tornate sul circuito olandese e durante il penultimo passaggio sul Cauberg, la nostra, tanto per mettere le cose in chiaro, allunga sul resto del gruppo che fa fatica a starle a ruota. Al suono della campana, sono venti le atlete che sono riuscite a riportarsi sotto e si apprestano a giocarsi la maglia iridata. Confortata dalla presenza di ben due compagne, Diana è ora in coda al gruppo a riprendere un po' di fiato quando la corsa scoppia in maniera irreparabile: Longo ha lanciato il suo attacco, violento, e con lei ci sono Van Moorsel, Cappellotto, Kupfernagel, Jackson, Dahle e la lituana Rasa Polikeviciute. Diana non c'è, ha perso l'attimo, mondiale andato. Per una distrazione.
E invece no, la Diana di questi tempi sa supplire con le gambe anche a questi peccatucci d'inesperienza e poco dopo la salitella del Bemelerberg le avversarie se la ritrovano a ruota. Jeannie Longo rabbiosamente ci prova ancora una, due, tre volte, l'ultima sul Cauberg, ma niente da fare, sono ancora tutte lì. Rasa è una compagna perfetta in questi frangenti, la volata è lanciata e nessuno è in grado di avvicinare la propria ruota anteriore a quella posteriore di Diana, siamo Campioni del Mondo! 


 


 


 

1 - Continua


 

Giuseppe Cristiano

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