Mondiale Ciclocross 2010: Stybi Wonder a occhi chiusi - Il ceco raddoppia: CdM e iride
Era facile alla vigilia della gara di Tabor pronosticare un tema del tipo "Zdenek contro l'armata fiamminga", ma alla fine - causa l'assenza di veri rivali - il titolo più appropriato è diventato "Zdenek contro il tornante". Infatti per Stybar, idolo di casa e campione nazionale - e da questo pomeriggio anche iridato - l'unico pericoloso ostacolo verso la conquista del titolo è stato rappresentato da una svolta a destra nella quale, complice il terreno ghiacciato, ha danneggiato la bici durante il primo giro e si è intraversato nel terzo, entrambe occasioni in cui stava tentando di allungare (ma anche in tutte le altre tornate ha sfiorato non senza rischio le transenne). Venuto a patti con l'insidioso tornante, non ce n'è stato più per nessuno. In particolar modo per i belgi, pimpanti all'avvio ma presto scioltisi come neve al sole, sicuramente più in fretta di quella presente nel parco di Tabor.
Dalle gare delle altre categorie si era capito che i primi giri sarebbero risultati fondamentali perché, in un circuito veloce e tecnico, restando troppo indietro si rischiava di essere tagliati fuori dai giochi. Se Stybar partiva allora subito in testa, il campione uscente Albert faceva intuire chiaramente che la giornata non era delle migliori. Indietro al via, indietro al primo passaggio sotto il traguardo, sempre intorno alla quindicesima posizione senza mostrare un guizzo di forza che desse l'idea di poterlo vedere avanzare col prosieguo della prova. Si sapeva che un percorso innevato e ghiacciato come quello ceco poco si confaceva alle caratteristiche tecniche del giovane fiammingo, ma la vittoria di domenica scorsa nell'ultima prova di Coppa del Mondo faceva supporre un atleta comunque in forma, e certo rendeva difficile pronosticare una prova così anonima culminata addirittura nel ritiro.
Davanti intanto Stybar appariva già in grado di andarsene, col solo Vantornout in scia, quando il suddetto tornante complicava i piani del ceco, costretto a raggiungere i box ad andatura ridotta dopo aver perso secondi e posizioni. Ma la situazione restava fluida e fra i primi nessuno pareva in grado di assumere l'iniziativa. Lo stesso Vantornout, l'altro ceco Simunek e lo svizzero Heule si dimostravano gli atleti più attivi nelle prime tornate, mentre Albert naufragava e Stybar poco a poco si riportava sotto. I cechi, galvanizzati dal tifo e forti di un circuito conosciuto, presidiavano in gran numero lo sfilacciato gruppetto al comando, e per una volta sembravano loro nella parte dei dominatori belgi.
Al terzo giro Stybar riconquistava la testa della gara, giusto in tempo per derapare alla solita curva, trovandosi così costretto a ripartire da fermo, ma almeno riuscendo a restare in piedi. Era allora Heule a giocare la sua carta, con uno sforzo che poi avrebbe poco a poco pagato, rendendosi comunque protagonista di fronte a rivali che gli sono superiori. Da segnalare anche la presenza dei due francesi Mourey e Chainel (quest'ultimo - assai attivo all'inizio - avrebbe poi perso presto la scia dei migliori) e soprattutto dell'altro belga Pauwels, uno degli outsider della vigilia che però - dopo essersi toccato su un ostacolo con un Nys fin lì sornione - finiva a terra e in pratica chiudeva lì la sua corsa (che avrebbe terminato con un inglorioso 25esimo posto).
Mentre cedevano Simunek e De Knegt, nel corso del quarto dei nove giri previsti, Stybar attaccava ancora. Senza nessuna problematica tecnica, stavolta il ceco guadagnava in breve una dozzina di secondi. Intorno a metà gara la situazione appariva dunque ormai delineata, con un leader in gran giornata e al suo inseguimento un drappello formato da Nys, Vantornout, Bina e Heule. Ma lo svizzero iniziava a pagare lo sforzo cedendo qualcosa, al suo posto arrivava comunque Mourey, che a sua volta non sarebbe stato in grado di reggere il ritmo dei primi inseguitori.
Nys si metteva in testa al gruppetto cercando di ricucire il distacco, ma Stybar non dava segni di cedimento e il suo vantaggio restava immutato intorno ai 20". Il campione belga si ricordava poi di essere comunque a un mondiale, prova che fra nervosismo e sfortuna segna sempre in maniera inequivocabile le sue partecipazioni. Così, liberatosi di Vantornout e Bina, Nys cadeva rovinosamente in curva proprio nel momento in cui stava tentando il forcing per avvicinicare Stybar, patendo una bella botta morale.
A tre giri dalla fine il vantaggio del ceco raggiungeva i 30" e ormai il titolo pareva assegnato, a meno di clamorosi incidenti. Nys (oltre a subire diverse scivolate nelle tornate finali) non sembrava ormai più tanto in palla, e con un gesto della mano faceva segno a Vantornout di tentare le proprie chance. Quest'ultimo in effetti riusciva ad allungare senza apparenti difficoltà, viaggiando verso l'ennesima piazza d'onore che lo conferma corridore assai solido e regolare, ma incapace di conquistare quel successo prestigioso capace di cambiare una carriera.
Intanto, mentre Mourey e Zlamalik cercavano di rinvenire nella lotta per il bronzo, Bina provava ad approfittare delle difficoltà di Nys per andare a cogliere un podio insperato. Alla campana dell'ultimo giro il ceco era in effetti riuscito a guadagnare qualcosa, ma il fenomeno belga non lasciava spazio, rifacendosi sotto con decisione. Nel frattempo le centinaia di metri finali diventavano per il ventiquattrenne Stybar una passerella trionfale, con braccia al cielo, sorrisi e cinque scambiati coi tifosi entusiasti. Per lui il primo titolo assoluto dopo i due vinti fra gli under 23 (ma vanno ricordati pure i due argenti fra gli élite nelle edizioni 2008 e 2009), che fa il paio con la Coppa del Mondo appena conquistata. Vantornout andava a prendersi l'argento a 21", consapevole di aver fatto il massimo. Nello sprint per il bronzo Nys (a 38") spegneva il sogno di Bina di salire sul podio iridato, mentre Mourey terminava ottimo quinto a 55". Zlamalik, un po' in difficoltà nel finale, era sesto a 1'02", pochi secondi davanti a Heule, che coronava con un bel piazzamento una gara di gran livello. Simunek, a 1'10", completava la dimostrazione di forza della nazionale ceca, capace di piazzare quattro atleti nei primi otto posti. Solo discrete le prove di De Knegt e Wellens, che chiudevano la top ten, mentre undicesimo giungeva Marco Aurelio Fontana. Per il campione italiano un risultato tutto sommato non disprezzabile, pure se mai lo si è visto protagonista. Fra i nostri, ritirato Franzoi, da segnalare anche la diciottesima piazza di Marco Bianco, giunto poco distante dal vecchio Vervecken, all'ultima apparizione in una rassegna iridata.