Italia mondiale tra passato e futuro - Cappellotto, Bastianelli... e poi?
Che batticuore in quei momenti, che paura di vedere il gruppo con quel colosso in arancione che avrebbe frantumato i sogni della diretta interessata ed anche quelli di tutti noi che abbiamo assistito alla corsa davanti alla televisione. Che rabbia quella catena andata giù e poi magicamente rientrata nei ranghi.
La tranquillità al momento degli attacchi della Guderzo, la grande evidenza del lavoro della Tamanini (forse quel tricolore lo meritava... senza nulla togliere alla Lechner) e della Baccaille. Una splendida Cantele, "la capitana", che va a terra, si rialza, attacca ancora e poi fa da stopper quando Marta Bastianelli vola ormai verso un destino iridato.
Diciamoci la verità: abbiamo tutti alzato le braccia con la "Pantera Rosa" di Lariano, siamo tutti un po' più campioni del mondo. Dieci anni dopo la vittoria della "Divina" Alessandra Cappellotto, che regalò all'Italia il primo titolo mondiale azzurro. Dopo sarebbe arrivata la cronometro d'oro delle allora Juniories Anna Zugno e Tatiana Guderzo nei giorni di gloria di Zolder. Fino agli ultimi anni, quando il ciclismo femminile italiano ha fatto un ulteriore salto di qualità. Un ciclismo femminile che ci ha spesso dato soddisfazioni sin dai tempi della Canins, che battagliava con Jeannie Longo (erano i primi anni '80 e l'eterna Jeannie è ancora sulla sella) al Tour. Il destino ci portò via un talento come Michela Fanini, ma con la giovanissima Fabiana Luperini fioccarono Giri e Tour. Le vittorie della toscana, insieme all'iride della Cappellotto a San Sebastián, furono il punto più alto di quel ciclismo.
Poi, per qualche anno, le atlete dell'Europa dell'est (cresciute in Italia) ci martellarono, finché ci siamo trovati davanti ad un ricambio generazionale importante. Con atlete di molto valore che sono cresciute ed ora sono al top mondiale.
Gente come Noemi Cantele, come la stessa Bastianelli, ma anche come Bronzini, Guderzo e tante altre. Sì. Questo Campionato del Mondo, che sarebbe poco definire vinto, in quanto letteralmente dominato, sta a significare che l'Italia è definitivamente tornata, che le squadre puntano ancora sulle giovani italiane e che ogni genere di traguardo non ci è precluso.
Manca forse qualcosa nelle gare a tappe, ma ci si lavorerà su.
Brave alle ragazze, bravi ai loro tecnici e bravo anche ad Edo Salvoldi, che sembra davvero il tecnico giusto per la Nazionale azzurra.
Guardiamo avanti e accorgiamoci che il futuro è roseo. Insieme alle già esperte ragazze che hanno partecipato a questo Mondiale (ed anche a tante che sono rimaste a casa, ma che sono molto valide, come ad esempio Silvia Parietti e Vera Carrara, giusto per citarne due) scalpitano ragazze come le due venete Eleonora Patuzzo e Valentina Scandolara. Sì, perché oltre ad essere Campioni del Mondo nella categoria Élite, l'Italia vanta (in ordine cronologico) il titolo Europeo Juniores conquistato a Sofia dalla Scandolara, con Gloria Presti terza, ed il titolo Mondiale Juniores di Eleonora Patuzzo, in Messico, con il terzo posto della stessa Scandolara.
Da questi nomi, uniti a quelli di Marina Romoli, Alessia Massaccesi, Marta Tagliaferro, Alice Donadoni, Giada Borgato, Valentina Carretta, Roberta Pastorello e tante altre (chi non è citata non se la prenda, in questi casi spesso capita di dimenticare qualcuno), nascerà un futuro che è difficile non immaginare di gran livello.
Gianluca Trentini