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MEXECHOES - Italiani in Chiapas

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Nord America, più precisamente Messico, ancora più precisamente regione del Chiapas. È qui che si corre la Vuelta Ciclista Chiapas, corsa a tappe che vede al via anche alcuni corridori italiani: 5, per la precisione, a difendere i colori della "Selezione Emilia Romagna" guidata da Daniele Zammicheli, che ha radunato 3 pro' senza contratto - Fabio Gilioli, Giuseppe De Maria e Luca Zanasca - 1 under 23 - Luca Benedetti - e 1 élite paralimpico - Alessandro Colombo - che per la prima volta disputa una corsa professionistica.


27 nov - 5a tappa: giudice di me stesso
26 nov - 4a tappa: ¡Ay que dolor!
25 nov - 3a tappa: giudice di me stesso
24 nov - 1a e 2a tappa: ¡Ay que dolor!
23 nov - vigilia: un giorno al via



Lunedì 23 novembre: Un giorno al via
Dopo le venticinque ore di viaggio di ieri, oggi è stato il primo giorno da "corridore"!
La giornata pianificata dal team manager è iniziata con la sveglia alle 8.00, colazione e sgambata di un paio d'ore con i compagni e le Selezioni messicana e spagnola per saggiare temperatura, strade e condizione!
Il tutto si è svolto sotto un caldo sole tropicale alla temperatura di 35°C, su strade non particolarmente belle e lisce come in Europa.
Lo splendido paesaggio messicano del Chiapas non nasconde l'estrema povertà della zona, che unisce in un colorato mix case fatiscenti e supermercati ultra moderni stile americano!
Le sensazioni sui pedali sono ottime e anche l'emozione è alle stelle per la partecipazione a questa Vuelta Ciclista Chiapas, corsa 2.2 del calendario UCI America Tour, che spero di portare a termine, anche se ciò significa dover soffrire sei giorni.
Appuntamento domattina con cronometro individuale di 25 chilometri e semitappa pomeridiana in circuito, nel centro di Tapachiula, di 96 km!
A domani ragazzi e... in bocca al lupo!


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Martedì 24 novembre: Che grande emozione!
Ho appena concluso la prima giornata di questa incredibile Vuelta Chiapas; incredibile perché l'organizzazione non è proprio impeccabile come dovrebbe, un po' per le difficoltà oggettive, un po' per la proverbiale calma del popolo messicano... Ma questa è un'altra storia.
La giornata è cominciata col trasferimento in bus a Tuxtla Chico, che si è praticamente mobilitata per l'arrivo della carovana dei corridori: scuole e lavoratori erano euforici e facevano il tifo per ciascun corridore. Ero il numero 9 dell'elenco partenti, ore 9.09, ma il camion con la mia bici si fermato a fare gasolio ed è arrivato 15' prima della partenza; per cui niente riscaldamento!
Via a tutta per i 31 km di cronometro fino ai quasi 1300 mt di Union Juarez, sotto un caldo sole ed immerso nell'umidità tropicale della giungla messicana. Dal primo km fuori soglia, un po' per l'emozione, ma forse più per la fatica. Il cuore non voleva saperne di scendere con le pulsazioni... al mio passaggio davanti alle scolaresche accorse per la gara si alzava un'ovazione da pelle d'oca!!
La strada saliva abbastanza regolare, con qualche dente più ripido ogni tanto, poi si impennava bruscamente gli ultimi 3 km, raggiungendo pendenze anche del 10%. Concluderla è stata davvero dura: freqenza media 174bpm, alla velocità di 24km/h.
All'arrivo, dopo essermi ripreso dallo sforzo, mi sono ritrovato immerso in un pittoresco e coloratissimo villaggio messicano al confine col Guatemala, dove tutta la popolazione era incantata nel vedere i corridori che venivano assaliti da decine di bambini che chiedevano borracce e autografi.
Nel pomeriggio la seconda semitappa era un circuito cittadino di 8 km per le strade dissestate di Tapachula, da ripetere 8 volte, reso durissimo da dossi, buche, lavori in corso e chi più ne ha più ne metta!
Gli organizzatori, in più, incuranti delle proteste dei corridori, non hanno tenuto conto che partendo alle 16.30 sarebbe tramontato il sole durante la gara, così l'ultimo giro si è svolto al buio completo... da panico!!
La tappa è stata vinta al termine di una volata a quattro dal corridore della Repubblica Dominicana Norlandys Taveras, secondo Sergi Escobar, terzo Juan Manuel Sandoval e quarto Julio Herrera; il resto del gruppo è arrivato compatto in volata... ed io, con grande soddisfazione personale, ero presente!!! In 13 sono arrivati staccati.
Ora mi trovo al 67esimo posto della classifica generale, mentre i corridori in gara sono 87. Bravissimo Luca Zanasca, che è 14esimo in classifica!!!
Domani tappa di 174 km (forse...), da Escuintla ad Arriaga. e sveglia alle 6.30!!
Dimenticavo: con i compagni grandissimo affiatamento e divertimento!
In bocca al lupo!


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Mercoledì 25 novembre: Inaspettata celebrità
Questa mattina levataccia per il trasferimento in bus da Tapachula fino al paese di partenza; lo staff organizzativo messicano, con la solita calma, ha caricato bici e bagagli mentre facevamo colazione in una saletta climatizzata che avrebbe creato seri problemi anche alla digestione di Capitan Findus!!! Comunque il ritardo fisiologico della partenza è stato "solo" di un'ora!
L'allegra carovana arriva ad Escuintla, ma non si può ancora partire perché mancano le bici del team spagnolo; con grande disappunto del giudice UCI la partenza viene ulteriormente ritardata. Risolti i problemi, finalmente viene dato il via ad andatura controllata, con giro turistico in paese; anche qui tutti sono per strada, o affacciati alle finestre, ad acclamare gli eroi della Vuelta. C'è perfino un lancio di coriandoli da un balcone.
Finita la passerella, ci immettiamo sulla strada che ci porterà ad Arriaga; un'interminabile statale di "pianura francese" (come la chiamano i corridori), ovvero piena di gobbe e strappetti che rendono la corsa qualcosa di più di una semplice tappa di trasferimento. Io cerco di rimanere coperto il più possibile, seguendo anche i preziosi consigli dei miei compagni Gilioli, Zanasca e De Maria. Dopo appena 15 km, Benedetti e De Maria rischiano di rimanere coinvolti in una brutta caduta, ma per fortuna ne rimangono fuori. Qualche fuga prende il largo, una raggiunge anche i 3 minuti, ma vengono tutte neutralizzate. Dopo un paio d'ore di gara, Zanasca inizia ad accusare problemi allo stomaco e rimette diverse volte; sarà costretto al ritiro, come Benedetti, poco più tardi, per guai simili.
Io tengo duro e cerco di non perdere metri per l'insidioso e forte vento contrario che costringe il gruppo a procedere a ventaglio. Ogni strappo è una rasoiata!! Dell'ultima fuga, ai meno 20 km dall'arrivo, fa parte anche De Maria, ma anche questo tentativo viene neutralizzato ai meno 6 km. Subito dopo, il forcing del team Tecos Trek, complice il forte vento, spezza in due tronconi il gruppo e noi italiani rimaniamo dietro.
Il vincitore arriverà con 1 minuto di vantaggio su di noi; mi consola il secondo posto in volata del mio gruppo e la 26esima piazza assoluta della gara di oggi.
L'arrivo sarà roba da notte degli Oscar; praticamente tutta Arriaga in piazza, ragazzini che vogliono autografi, ragazze che chiedono di fare fotografie, un delirio totale; per fortuna mi strappa a questo momento di inaspettata celebrità... il controllo antidoping.
La giornata sarà di quelle che si ricordano per un pezzo; 174 km a 37 km/h di media, temperatura media 40,8°C, massima 44,5°C, 10 borracce, 2 lattine di cola, 5 panini con marmellata, 2 barrette ai cereali, 5 gel energetici e due corridori lasciati sul campo!!!
Ed è solo il secondo giorno.

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Giovedì 26 novembre: ¡Ay qué dolor!
Arriaga-Tuxtla Gutiérrez: la notte non è trascorsa come mi aspettavo. Verso le 4.00 mi sono svegliato con nausea e mal di stomaco, che durante la giornata si sono rivelati due antipatici compagni di viaggio; e che mi hanno costretto a fare una colazione a base di Omeoprazolo, Imodium e Alkaselzer... e fette biscottate.
Oggi finalmente partenza puntuale alle ore 9.00 dalla piazza di Arriaga, con l'ormai consueto bagno di folla al quale i messicani ci hanno abituati. Il manipolo di corridori italiani di cui faccio parte si è ormai ridotto a tre unità; Gilioli, De Maria e il sottoscritto.
La tappa, lunga 150 km circa, è stata caratterizzata da un fortissimo vento contrario che ha reso a tratti difficoltosa anche la condotta della bicicletta.
Partenza in salita, 17 km di una carreggiata dall'asfalto sconnesso che ne ha resa ancora più impegnativa la scalata. Il ritmo del gruppo è subito deciso, un po' troppo deciso per me, che dopo una decina di km mi ritrovo in fondo al plotone sperando che si stacchino un buon numero di corridori con cui poter condividere il resto del percorso.
In cima alla salita, ci ritroveremo in 10 e lungo la discesa, raggiungiamo 5 corridori staccatisi dopo di noi, dei quali fa parte anche De Maria, attardatosi anche lui per seri problemi allo stomaco. Io non riesco a mangiare nè a bere, cerco sollievo con una cocacola offertami da un'ammiraglia messicana, che diventerà la mia fornitrice ufficiale. Nel frattempo inizia a piovere e la strada non presenta un metro di pianura; è un continuo e snervante saliscendi che mi costringe a fare l'elastico ovvero perdo terreno in salita... rientro in discesa. Finalmente compare l'ammiraglia italiana guidata dal Ds Zammicheli che fino a quel momento era stato vicino a Gilioli nel gruppo di testa; e finalmente arrivano incitamento e consigli preziosi, anche se serviranno a poco nelle condizioni fisiche in cui ci troviamo io e De Maria.
Infatti quest'ultimo dopo aver rimesso diverse volte decide suo malgrado di ritirarsi a 60 km dal traguardo.
Resto solo coi miei problemi, che si amplificano kilometro dopo kilometro e fanno pensare al ritiro anche me.
Arriva anche la pioggia e devo chiedere del giornale per coprire lo stomaco perchè ho l'addome totalmente contratto e la maglia bagnata non agevola le cose.
Un malessere generale mi avviluppa, un cocktail di "nausea, mal di testa, gambe vuote e pensieri orientati al... adesso mollo". Provo a ingerire dei gel energetici diluiti con la cocacola... terribile. Ai meno 30 si avvicina l'ammiraglia e il Ds Zammicheli mi chiede se puo' lasciarmi e riportarsi su Gilioli, e io gli rispondo "Ci vediamo all'arrivo". Reagisco d'orgoglio e proseguo. Gli ultimi km sono davvero strazianti, siamo rimasti in 7 e pretendono anche che gli dia i cambi; faccio quello che posso ma ogni volta che vado davanti il vento mi prende a schiaffi.
Ai meno 10 entriamo nell'abitato di Tuxtla Gutiérrez, il manto stradale dell'interminabile vialone che ci porta all'arrivo è in uno stato pietoso, ed i commissari di gara ormai non fermano più neanche il traffico; code di auto ai semafori rossi incustoditi, e noi che sfrecciamo a destra e sinistra nel tentativo di raggiungere il traguardo illesi; non è una questione di classifica ma di sopravvivenza.
Tuxtla Gutiérrez è molto più grande di Arriaga, la città da cui siamo partiti e ciò significa molta più gente; ma oggi non ho la forza di firmare autografi ai ragazzini accorsi verso di me.
Malessere tensione e paura lasciano spazio alla commozione per essere arrivato al traguardo anche oggi, anche se con 37' di ritardo dal vincitore, non ultimo.
Zammicheli mi carica in auto e mi porta in hotel, dove cado in un sonno profondo subito dopo la doccia. Il bilancio di oggi è un ottimo Gilioli, nel gruppo di testa in 20ma posizione, un altro corridore (De Maria) "caduto sul campo" e la vittoria della mia personale gara contro me stesso.


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Venerdì 27 novembre: Giudice di me stesso
Il dopotappa è stato dedicato quasi esclusivamente al sottoscritto per cercare di rimettermi in piedi. Ero pallidissimo e la temperatura era salita fino ai 38°C. Non dovevo essere un bello spettacolo, perché anche il personale degli altri team, quando mi vedeva passare, mi offriva buste di sali, tachipirine o antinfiammatori di varia natura. Alcuni hanno potato anche misteriosi elisir messicani che ho evitato di prendere, chissà, forse erano a base del mitico Peyote, il fungo allucinogeno che cresce da queste parti.
Stamattina mattina ho aperto gli occhi e prima di muovere qualunque muscolo ho fatto un check-up sul mio stato mentale; avevo ancora voglia di pedalare.
Mi sono mosso lentamente e durante le operazioni di rito mattutine mi sono reso conto che non ero messo poi così male. Durante la notte la febbre era scesa e, a parte un giustificato indolenzimento muscolare generale, il mio corpo funzionava nella norma.
Durante la colazione, insieme ai miei compagni e allo staff, apprendo che Gilioli oggi ha deciso di non prendere il via perché colpito anche lui dal probabile virus intestinale.
Sono rimasto solo!
Dopo una breve chiacchierata col ds Zammicheli decido di cambiarmi e di partire comunque, per ritirarsi c'è sempre tempo.
Alle 10 prende il via la tappa, non la più lunga (solo 135 km), ma certamente la più impegnativa, in quanto presenta sin dall'inizio una non durissima, ma interminabile, salita di 60 km fino ai 2600 mt di altitudine.
I primi 10 km volano a oltre 50 km/h (ma qui non sono mai stanchi?) e già ipotizzo il ritiro. Poi inizia la salita e l'ipotesi prende sempre più forma.
Sono il primo a staccarmi, ai 20 km, e da dietro osservo il gruppo che scompare dietro una curva. Inizio a pedalare del mio passo con la speranza di raggiungere qualche altro corridore staccato, ma mi do un termine: se dopo 10 km non prendo nessuno, salgo sul bus di fine corsa.
Dopo poche centinaia di metri, ecco il primo compagno di viaggio, uno spagnolo del Team Catalunya; poi due messicani della Selezione del Chiapas, i tre velocisti della Rep. Dominicana, un argentino e altri due messicani; siamo in dieci. È benzina per il mio morale, ma lo stomaco è ancora in disordine. Riesco a deglutire solo qualche gel energetico diluito con acqua e un po' di cola, e avanti così.
Ai 30 km foro la ruota posteriore e per sostituirla perdo i nove compagni di viaggio. Sostituita immediatamente dal velocissimo Thomas, rientro sul gruppetto con l'aiuto dell'ammiraglia, fra le proteste del giudice di fine gara che discute animatamente con il ds Zammicheli.
L'unico sollievo al mio stato fisico è il paesaggio nel quale siamo immersi. Sembra di essere dentro un documentario di National Geographic, colori di una vivacità incredibile, baracche di legno e case di mattoni colorate spuntano fra la lussuregiante vegetazione. Bambini scalzi, vestiti di stracci, corrono a bordo strada urlando. Donne in abiti coloratissimi camminano a bordo strada portando sulla schiena fasci di legname pesantissime, e abbassano lo sguardo intimorite al nostro pasaggio.
L'altimetro segna 2300 mt e siamo ancora avvolti dal verde tropicale.
Il Gpm è a 2600 mt, e la cima della montagna non è altro che un vulcano inattivo, il cui cratere è diventato un lago circondato da piccoli villaggi.
Faccio una pausa; mi porto a bordo strada e mentre la bicicletta scivola in discesa mi lascio trasportare lontano osservando le meraviglie intorno a me; e, come sempre in questi momenti, mi scappa una lacrima di gioia.
L'arrivo è situato a 2400 mt, per cui la discesa è breve, ma ormai è quasi fatta: mancano solo 70 km al tragurado.
Attraversiamo un paio di cittadine e in una di esse qualche tifoso pensa di festeggiare il passaggio della corsa sparando una decina di fuochi artificiali, a tre metri da noi. Fantastico... mentre scrivo mi fischiano ancora le orecchie...
Ormai è fatta: il gruppetto procede spedito verso il traguardo. È rimasto solo qualche breve strappo di poche centinaia di metri e ogni volta vanno a fuoco le gambe. Una strana luce inizia a brillare negli occhi dei miei compagni e l'andatura aumenta vertiginosamente; stanno preparando la volata. Ma hanno capito che siamo gli ultimi 10?!
Entriamo a Teopisco, in una via stretta che ci porta in centro, dove è piazzato l'arrivo. Dopo una giornata così, mi accontenterei di arrivare mano nella mano con gli altri nove, ma mi faccio prendere da questo malsano agonismo degli ultimi 200 mt e faccio la volata con loro, lasciandoli tutti alle spalle.
Mi siedo su un gradino e, chiudendo gli occhi, mi lascio accarezzare dai raggi del sole, che a questa altitudine sono caldissimi. Quando li riapro, davanti a me c'è un gruppo di ragazzini in fila indiana che aspettano l'autografo.
Sarò l'ultimo a salire sul bus per il trasferimento in hotel e per la gioia del mio stomaco il mio posto sarà... vicino al maleodorante WC.
In serata i giudici UCI emettono la classifica ufficiale, e io non sono tra gli arrivati! Sono stato espulso dalla Vuelta Chiapas per essermi avvalso dell'aiuto dell'ammiraglia dopo la foratura al km 30. A nulla servono le proteste del ds Zammicheli e così finisce la nostra avventura in Messico.
È un vero peccato perché avreri potuto concludere la corsa, ma non sono arrabbiato, triste o deluso perché è stata un'esperienza unica, che rimarrà indelebile nella mia testa e nel mio cuore, e che mi ha arricchito sportivamente e umanamente.
Ringrazio tutti i miei compagni di viaggio, i corridori ed amici Gilioli, Zanasca e De Maria che hanno messo a disposizione la loro esperienza ed anche il giovane e simpatico Luca Benedetti.
Ringrazio Beppe, Daniele, Francesca e Thomas per il prezioso contributo, e Daniele Zammicheli per avermi dato un'opportunità unica.
Ci rivediamo in Italia... con 4 kg in meno!!


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Alessandro Colombo (Élite paralimpico)
a cura di Mario Casaldi

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