Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Francesco Gavazzi
Versione stampabile Ricorda molto la sua squadra del cuore qualche anno fa, Francesco Gavazzi. L'Inter non ne voleva sapere di vincere, ci andava sempre vicino ma quel benedetto primo posto non arrivava mai. Poi un bel giorno qualcosa è cambiato e alla fine di gioie ne sono arrivate parecchie. È appena finito l'Eneco Tour e Gavazzi si è comportato benissimo conquistando due terzi e un sesto posto di tappa e la decima piazza nella classifica generale.
Come è iniziata la tua passione per il ciclismo?
«Mio padre è stato un ciclista a livello amatoriale e quindi è stato naturale che mi sia appassionato a questo sport. Da lì è nato tutto, mi emozionavo guardando Gianni Bugno al Giro d'Italia, era il mio idolo anche se non abbiamo le stesse caratteristiche, lui era un vero motore anche se ha vinto meno di quanto avrebbe meritato».
Qual è stata la tua prima squadra?
«Avevo dodici anni e al primo anno Esordienti ero con la Talamona Sport Team, una squadra di mountain bike del mio paese; ero l'unico che faceva attività su strada».
Come andavi nelle categorie minori? Eri un vincente?
«Ho sempre vinto, due – tre corse all'anno, anche fra gli Allievi e gli Juniores. Quando sei piccolo il ciclismo è soprattutto un gioco, come è giusto che sia, poi fra i Dilettanti è diventata un'attività più seria. Ho fatto due anni alla Bottoli Artoni e altri due alla Unidelta, intanto già c'era l'interessamento della Lampre».
Con la Bottoli Artoni Gavazzi conquista la sesta tappa del Giro della Valle d'Aosta 2003. Nel 2006, con la maglia della Unidelta, arriva l'exploit, con la vittoria nella quarta tappa del Giro Baby a Celano, quella della classifica finale del Giro della Toscana under 23, del Giro del Canavese e, soprattutto, il successo nel campionato italiano under 23 in Friuli che gli varrà anche la convocazione azzurra per l'Europeo di Valkenburg in cui Francesco conquisterà la medaglia di bronzo, battuto nella volata ristretta dal francese Sinner e dall'estone Mandri. La Lampre già nel 2005 aveva visto giusto.
«Mi avevano fatto provare nel Giro del Portogallo, sarei dovuto passare professionista nel 2006 poi è arrivata la vittoria al campionato italiano e il terzo posto all'europeo under 23 e abbiamo deciso di finire la stagione.».
Come è stato il passaggio dai dilettanti in uno squadrone come la Lampre?
«È stato bello, qui alla Lampre si sta bene, è come una grande famiglia. Mi sono trovato molto bene con gente come Bruseghin, Cunego, Ballan e anche con i direttori sportivi e i tecnici. Devo dire che sono sempre stato molto coccolato».
I primi problemi, però, non hanno tardato ad arrivare...
«Nel 2007 mi sono infortunato ad un ginocchio e sono stato fermo da marzo a giugno. Non potendomi allenare è andata all'aria tutta la stagione estiva».
Unica nota lieta il terzo posto nella Japan Cup. L'anno scorso la musica è cambiata, fai il Giro, lo finisci e arriva anche qualche piazzamento.
«Si, soprattutto il Giro di Polonia è stato importante per riprendere fiducia (quinto posto in classifica generale, ndr). Quest'anno sto andando molto forte e sento la fiducia della squadra. Manca solo la vittoria, sarebbe importantissima per il morale».
Quest'anno non si può dire che Gavazzi non ci abbia provato a conquistare la vittoria da pro' che ancora gli manca. Un terzo posto alla quinta tappa del Giro dei Paesi Baschi ad aprile, il secondo Giro d'Italia condito da due terzi posti, a Valdobbiadene e sul San Luca a maggio, terzo anche alla sesta tappa del Giro di Svizzera, quarto al campionato italiano. Ad agosto ancora tre terzi posti, alla prima tappa del Giro di Polonia, dove è giunto decimo della generale, e alla quarta e quinta tappa dell'Eneco Tour, chiuso anch'esso al decimo della generale e, continuando la sfilza di terzi posti, terzo nella classifica a punti. Insomma, la vittoria è nell'aria, se ne sente l'odore.
«Sono stato bene, sempre lì davanti, in gare a tappe come l'Eneco non c'è salita per fare la differenza ed è molto duro stare sempre davanti. Ci sono riuscito e penso di aver raggiunto un livello importante».
Ma che tipo di corridore è Gavazzi?
«Mi sento uno da classiche del nord, mi piacciono l'Amstel Gold Race, la Freccia Vallone, la Liegi-Bastogne-Liegi, il Fiandre: tra l'altro ho provato alcuni muri durante l'Eneco Tour».
Il nuovo Rebellin....
«Perché no?!...».
Che tipo è Gavazzi, in corsa e nella vita di tutti i giorni
«Sono uno tranquillo, un po' timido, soprattutto in gruppo, Questo non vuol dire che non mi faccio sentire se ce n'è bisogno, se c'è da alzare la voce la alzo. Sono così anche nella vita, non sono un tipo spericolato».
Quali sono i tuoi hobby?
«Mi piace il calcio, sono tifoso interista, e lo sport in generale».
Fidanzato o single?
«Fidanzato, da cinque anni e mezzo con Nadia».
Dove vai in vacanza?
«Al mare, mi piacciono i posti caldi. Sono stato in Egitto e a Guadalupe, ad ottobre voglio andare alle Maldive».
Che cosa fai prima di una gara?
«Ascolto musica, mi aiuta ad isolarmi e concentrarmi. Mi piace molto Ligabue, poi Vasco e un po' di tutto, sia italiana che straniera».
Qual'è il tuo programma di gare? Sarebbe bello vincere già sabato al Giro del Vento. Te lo dico da interessato visto che sei nella mia squadra di fantaciclismo...
«Si mi piacerebbe. È un gara, come il Romagna e l'Industria & Commercio che farò dopo, dove si arriverà al traguardo probabilmente in un gruppo ristretto e proverò a giocare le mie carte in volata».
Ci pensi al Mondiale?
«Certo che ci penso, ma sono valutazioni che dovrà fare Ballerini. Se dovesse arrivare una sua chiamata sarei contentissimo ma se non succede non me la prendo...».