«Otto giorni meravigliosi» - Nocentini: «Ho vissuto un sogno»
Versione stampabileÈ a pranzo nei Paesi Baschi, visto che sabato la sua AG2R La Mondiale correrà la Clásica San Sebastián ed il toscano sarà uno dei capitani, se non il capitano unico: parliamo di Rinaldo Nocentini, otto giorni in maglia gialla durante l'ultima Grande Boucle; primo italiano a riuscirci 9 anni dopo l'unico giorno in giallo di Alberto Elli. Abbiamo raggiunto Rinaldo per parlare un po' del Tour de France appena concluso e del suo immediato futuro.
Innanzitutto ti chiediamo se sei riuscito a sopportare bene lo stress da Tour de France.
«(ride) Penso di sì, tutto sommato l'ho sopportato bene, anche se in verità non ero molto abituato».
A parte gli scherzi, immaginiamo che gli impegni a telecamere spente siano molti per una maglia gialla.
«L'impegno è immenso. Poi, ripeto, non essendo abituato è stato anche un po' difficile da gestire per i primi due giorni, poi una volta presi i ritmi si riesce a conciliare bene il tutto. Il fatto è che mentalmente non ero neanche preparato all'eventualità, visto che prendere la maglia gialla non era certo nei programmi, ma rappresentava solo un bel sogno».
Una maglia gialla figlia della fuga nella tappa di Andorra, ma anche figliastra di un discreto prologo e di una buona cronosquadre, cose che forse sono passate un po' in secondo piano.
«Forse sì, anche perché nella fuga di Andorra c'erano corridori interessanti. Comunque più che il prologo credo abbia fatto la differenza la buona cronosquadre disputata. Siamo andati davvero forte, anche se sapevamo di poter far bene; diciamo che siamo andati oltre le aspettative».
Contento del 4° posto ottenuto nella tappa della maglia gialla o pensi che sarebbe potuta arrivare anche la vittoria?
«Devo essere sincero, fino a 5 km dall'arrivo ho corso soltanto pensando alla vittoria di tappa. Poi quando la moto con la lavagnetta ci ha avvisato che avevamo ancora 5 minuti di vantaggio ho iniziato a fare un pensierino alla maglia, ed evidentemente ho speso un po' più del dovuto per far mantenere alla fuga un vantaggio costante ed un passo che non devastasse le poche energie di tutti».
Di tutti tranne che di Brice Feillu, che quel giorno ha sorpreso tutti.
«Ha fatto una bell'azione, è vero, ma senza apparire presuntuoso penso che avrei potuto stargli a ruota quando è partito. Invece un po' per aver speso tanto, un po' perché ormai ero focalizzato sulla maglia, ho perso l'attimo ed è andato via. Ma direi che alla fine di quella tappa avevo davvero poco di che lamentarmi... (ride)».
A parte la tappa di Besançon, dove immaginiamo che la paura di perdere la maglia per l'attacco di Hincapie sia stata molta, quando hai avuto più difficoltà per difendere il primato?
«In realtà ogni giorno è stato una battaglia di nervi, anche perché avevo Contador a 6" ed Armstrong a 8", quindi ogni buco e ogni situazione un po' pericolosa poteva farmi perdere la maglia. In ogni caso direi che già il giorno dopo Andorra, sulla salita del Col d'Agnès, ero stanco ed ho pagato un po' l'attacco di Andy Schleck. Devo ringraziare molto il mio compagno di squadra Goubert se quel giorno sono riuscito a rientrare, avendo la possibilità poi di vivere otto giorni meravigliosi».
E questo 14esimo posto nella classifica finale? Ti lascia un po' di rammarico per non averci provato in altre occasioni, anche altrove?
«Mi fa davvero piacere, è una cosa che mi rende contento. Sapete tutti che sono andato al Tour per cercare un successo e magari aiutare Efimkin e Dessel per la classifica generale, invece mi sono trovato maglia gialla e poi ho tenuto duro per ottenere una buona posizione finale. Al primo Tour, direi che non mi posso lamentare, anzi, sono stracontento di come è andata. E nessun rammarico neanche per quanto riguarda il passato».
Ora il presente come lo vivi? Senti la responsabilità di dover confermare questa maglia gialla o non ci pensi?
«Un po' la sento, ma sono fiducioso anche perché la maglia mi ha dato morale. Ora so che posso essere spesso protagonista in tante gare, anche se riconosco che non sarà semplice. La squadra comunque mi sta supportando anche in questo».
Ti riferisci al rinnovo contrattuale?
«No, in realtà parlavo proprio dell'aspetto sportivo e psicologico, visto che il rinnovo contrattuale è una non-notizia, nel senso che il contratto fino alla fine del 2010 l'avevo già dalla fine dello scorso anno, e per il futuro ancora dobbiamo trovarci, ma non penso ci saranno problemi nel continuare insieme».
Hai già parlato col ct Ballerini di Mendrisio?
«Ballerini l'ho sentito e visto durante il Tour de France, ma non mi ha dato nessuna conferma. Questo non vuol dire il contrario, cioè non mi ha negato le possibilità, ma penso che vorrà vedere quello che combinerò ad agosto. San Sebastián e Vuelta saranno importanti in tal senso».
Appunto, San Sebastián: cerchi il risultato o le tossine post-Tour si faranno sentire?
«È innegabile che mi piacerebbe raccogliere qualcosa di buono, anche per darmi continuità, ma è comunque vero che durante qualche critérium corso dopo il Tour ho accusato qualche sintomo di stanchezza».
Ultimamente Hinault ha sollevato una polemica, rimproverando le squadre francesi di non preparare bene i loro corridori, che spesso guadagnano troppo rispetto al rendimento, e di nascondersi poi dietro l'aspetto della "pulizia" e del famoso suivi longitudinal. Tu che ne pensi?
«Penso che non ci sia tutta questa conseguenza tra le due cose, un po' perché ormai i direttori sportivi e i team manager, non solo francesi, non fanno più gli allenamenti ai corridori, che spesso fanno da soli o si rivolgono ad un preparatore. E poi ormai il livello di controlli interni ed esterni è simile in tutte le squadre ed in tutti i Paesi, quindi penso che Hinault abbia solo voluto suscitare qualche reazione, niente di più. Invece sono d'accordo nel dire che alcuni corridori francesi sono strapagati, rispetto ai risultati che riescono a conseguire».
Tua moglie Manola è stata con te fino alla fine del Tour?
«No, è tornata a casa il lunedì dopo Verbier».
Quindi in Svizzera hai perso maglia e moglie.
«Eh già, ma poi a fine Tour la moglie l'ho ripresa (ride)».