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La Doyenne, che sogno! - Tutto sulla 95esima edizione

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Con la "corsa degli italiani" termina la prima parte della stagione ciclistica, quella dedicata alle classiche che hanno fatto e continuano a fare la storia del ciclismo. Chissà se nel 1892 Léon Houa pensava davvero che la corsa amatoriale da lui vinta in quell'anno, e che avrebbe dominato anche nelle due edizioni successive, sarebbe diventata la "Doyenne", ovvero la più antica tra le classiche del ciclismo e certamente una delle più incerte ed emozionanti.
Nata dal progetto mai realizzato della Liegi-Parigi-Liegi, la Liegi-Bastogne-Liegi porta il nome di una gita di montagna, invece è una corsa dura, lunga, aspra ed impietosa, ovviamente per chi non è al top della forma. È detta "degli italiani" perché si conclude in un sobborgo di Liegi, Ans, popolato per la maggior parte da emigrati dal Belpaese. Qui le comunità italiane scendono in strada ogni anno per incitare i corridori del proprio paese e l'effetto si vede, se è vero che il trofeo della corsa è rientrato nei nostri confini per ben 12 volte (6 delle quali nelle ultime 12 edizioni).
I corridori partiranno dalla capitale della Vallonia, città natale dello scrittore George Simenon, per percorrere 261 km su e giù per le côtes delle Ardenne, che sul finir d'aprile sostituiscono i muri delle Fiandre; non hanno il fondo in pavé, ma non sono certo meno arcigne. Un centinaio di chilometri percorsi verso sud, verso Bastogne, ai confini con il Lussemburgo. Quindi inizieranno le côte più dure, quelle create dalle acque del'Ourthe, che prima di gettarsi nella Mosa scavano i rilievi delle Ardenne, costringendo chi vi transita ad andare su e giù repentinamente, spesso attraverso strade strette come una mulattiera. Tornando verso Liegi verranno sfiorate le cittadine di Francorchamps e Spa, note ai più per essere la sede del Gran Premio del Belgio di Formula Uno, ed i corridori saranno costretti a mettere il turbo. Chi ne avrà dovrà farlo, dando vita ad una corsa che ha il sapore del romanzo simenoniano.
Se il Grammont è il muro cruciale del Giro delle Fiandre e la Foresta d'Arenberg - insieme al Carrefour de l'Arbre - spesso decidono la Parigi-Roubaix, la côte simbolo della Liegi è la Redoute. O forse sarebbe meglio usare il passato: anni fa questa stretta salita (2 km con pendenza media dell'8,4%), che corre al fianco di un'ampia autostrada, era il punto cruciale della corsa; ora è il banco di prova per i favoriti, un aperitivo in cui chi è dato in forma testa la gamba, o si nasconde, ma questo dipende solo se di cognome fai Bettini o Valverde. Da qui all'arrivo mancheranno 34 km ed ancora 2 delle 11 côte previste da questa corsa che pare un pranzo regale, senza contare l'arrivo di Ans, posto in una leggera ascesa che però dopo 261 km diventa una rampa micidiale.
Fino a due anni fa tutto si decideva, se non sulla Redoute, sul Saint-Nicolas, un chilometro all'11% che arriva quando di chilometri al traguardo ne mancano appena 5, ma dall'anno scorso gli organizzatori hanno inserito nel percorso una nuova, accattivante salita: la Roche aux Faucons (1,5 km al 9,9%). Il nome significa 'rocca dei falchi' ed è forse per questo che si presta particolarmente agli attacchi di chi volerà su quel pendìo, posto a 20 km da Ans, dove l'anno scorso Andy Schleck diede prova di poter entrare un giorno (immediato?) nell'albo d'oro della Doyenne, scattando senza indugi più e più volte per favorire la vittoria del fratellone Frank, terzo alla fine.
Dodici mesi dopo, le carte in casa Saxo Bank sono ribaltate: Frank è reduce da un brutto incidente all'Amstel, mentre Andy arriva da un bel secondo posto alla Freccia Vallone. Probabile che la corsa degli uomini di Riis sarà fatta in favore del più giovane dei fratelli lussemburghesi, con Kroon, i Sørensen, Kolobnev e Larsson pronti a sfruttare le fughe da lontano.
Altro favorito per domenica - e reduce rispettivamente da una brutta influenza e da una meravigliosa Freccia Vallone, vinta per la terza volta - è Davide Rebellin, che su questo traguardo già alzò le braccia nel 2004. Il corridore veneto è in grande forma ed ha dichiarato di voler provare a vincere la sua seconda "decana", aggiungendo la sua doppietta a quelle di Bettini e Bartoli, tanto per fare due nomi. Sicuramente non gli converrà arrivare in volata, nemmeno in un gruppetto ristretto (l'anno scorso fu 2° dietro Valverde e davanti a Schleck senior), cosa che invece sarà libero di attendere, non prima di una debita scrematura del gruppo, Damiano Cunego, che finora ha trovato solo piazzamenti in questa corsa tagliata su misura per lui, quasi fosse un bell'abito da sera, ma mai capace (finora?) di mettere a segno l'acuto vincente.
Ma chi sarà da tenere veramente d'occhio ed isolare il più possibile sarà ancora, inevitabilmente lui: Aliejandro Valverde. Disperso all'Amstel, ha deluso un po' anche alla Freccia, raccogliendo soltanto un settimo posto. Ma chi lo conosce lo sa, il due volte vincitore delle ultime tre Liegi-Bastogne-Liegi bleffa benissimo e sa essere tagliente come una lama anche se non è perfettamente in forma. In volata il murciano è quasi imbattibile, quindi saranno le formazioni prive di uomini veloci a dover rendere dura la corsa; la Serramenti Diquigiovanni-Androni Giocattoli di Rebellin con Scarponi, Serpa e Ginanni in validissimo appoggio, la Silence-Lotto con Evans e Thomas Dekker, la Rabobank di Gesink, acciaccato dopo una caduta all'Amstel Gold Race e la Columbia e la Katusha, che non avranno dei campioni con la "c" maiuscola in organico, ma uomini che possono agire intelligentemente ed essere pericolosi, avranno sicuramente già pensato al modo migliore per mettere in scacco i propri avversari. Riusciranno nell'impresa?
Attenzione alla Liquigas del quartetto Basso-Pellizotti-Nibali-Kreuziger. Il primo è un grande campione alla ricerca di risultati, l'altro - come Ivan - sarà reduce dal Giro del Trentino (nel quale non ha brillato) e gli altri due sono giovani corridori in grado di far bene sia nelle corse in linea che in quelle a tappe. Forse già domenica tenteranno il colpaccio, mentre sicuramente Basso testerà la gamba in vista dell'imminente Giro d'Italia, ma per la vittoria sarà tutta da vedere. Se invece la corsa non sarà abbastanza dura, o se alcune tattiche di squadra verranno svolte non proprio alla perfezione (come avvenne 12 mesi fa per il già citato affaire in casa CSC con Andy Schleck), il finale con gruppetto sarà quasi scontato. È quello che gli spagnoli auspicano, con il Campione olimpico Samuel Sánchez ed il campione uscente Valverde (ma anche il rientrante Colom in casa Katusha) in grado di dominare la scena, contrastato principalmente da Cunego e pochi altri.
Insomma, come e forse più di ogni corsa ciclistica, tutti la sognano ma uno solo la ottiene, e difficilmente è uno qualunque: tolti alcuni carneadi, infatti, nel palmarés della Liegi si trovano solo grandi campioni, e in fase ascendente, e in fase calante, ed in entrambi i casi, come nel caso del recordman Merckx, che più di tutti ne ha vinte, trionfando per ben cinque volte.
Sarà gara vera, una gara che si rispetta ma si guarda anche con un pizzico di timore reverenziale, un po' come si fa dinanzi ad una bella signora anziana ma sempre arzilla.


Francesco Sulas

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