L'alter (Cun)ego - Damiano: «Ho meno pressioni»
Versione stampabileDopo aver affrontato il primo momento chiave della stagione con il Trittico delle Ardenne, Damiano Cunego si ripresenta al via del Giro d'Italia nell'anno del Centenario della corsa rosa. Un ritorno atteso, dopo il forfait dello scorso anno per concentrare meglio la preparazione su un Tour de France rivelatosi poi totalmente da dimenticare, con la consapevolezza di far bene in una Lampre che presenterà anche Marzio Bruseghin (3° lo scorso anno in assenza del veronese), Gasparotto, rivelatosi preziosa pedina sulle Ardenne, e i fidati Marzano e Tiralongo. Ma come si presenta a questo Giro Damiano Cunego? Andiamo a sentire le sue impressioni.
Com'è la tua condizione dopo aver affrontato il Trittico delle Ardenne e come procede il tuo avvicinamento al Giro?
«La mia condizione è buona e questo lo si è visto già sulle Ardenne. In questi ultimi giorni ho badato a rifinire la preparazione, effettuando uscite lunghe ed affrontando salite impegnative. Questo perché, come sappiamo, quest'anno l'inizio di Giro si presenterà già impegnativo, con arrivi in salita già nelle prime tappe ed è quindi necessario farsi trovare pronti. Ho pertanto cercato di fare allenamenti mirati anche su questo, testandomi su percorsi duri».
Anche quest'anno si partirà con una cronosquadre, poi subito salita fin dai primi giorni con l'arrivo a San Martino di Castrozza e quello inedito all'Alpe di Siusi poi. Come potrebbe svilupparsi questa prima parte di Giro per voi, anche alla luce del podio ottenuto lo scorso anno da Marzio Bruseghin?
«Innanzitutto c'è da dire che chi prenderà la prima maglia rosa a Venezia poi sarà costretto a lavorare molto nei giorni successivi per difenderla e questo potrebbe rappresentare uno svantaggio da questo punto di vista. Per quanto riguarda noi della Lampre non abbiamo avuto modo di provare la cronosquadre e pertanto vedremo il giorno stesso come andranno le cose. Cercheremo quindi di difenderci ed anche nei giorni successivi sono convinto che saranno altri ad attaccare, io cercherò di difendermi nella miglior maniera possibile».
Un altro dei momenti chiave di questo Giro è rappresentato dalla cronometro che da Sestri Levante porterà a Riomaggiore sulle Cinque Terre. Quali sono le tue impressioni in merito?
«È una cronometro che si presenta senza dubbio molto impegnativa, sia per il tipo di percorso che presenta due salite, sia per il suo lungo chilometraggio. Servirà molta concentrazione e sarà importante dosare le energie. Sia la salita del Bracco che quella successiva del Termine si presentano insidiose. Ho avuto modo di provare il percorso e devo dire che le discese, che da una prima impressione sembravano molto più tecniche, si percorrono molto velocemente. Vedremo come andrà in gara».
Un Giro del Centenario che presenta una conclusione tutta particolare, con le tappe più impegnative poste nel centro-sud. Quale ritieni che possa essere la tappa decisiva?
«Io credo che possa essere quella che arriverà in cima al Monte Petrano. Ho avuto modo di visionarla e presenta molti metri di dislivello, che la renderanno davvero molto impegnativa».
Quale invece una tappa che personalmente hai già adocchiato?
«Proprio quella del Monte Petrano potrebbe essere una di quelle su cui puntare. Tornando invece un po' più indietro se dovessi indicarne una direi che la Cuneo-Pinerolo, anche con le modifiche che sono state apportate, è una di quelle tappe che ho individuato, dato che per le mie caratteristiche è una frazione che mi si addice».
Torni al Giro dopo un anno di assenza. Il fatto di non essere considerato in linea generale come il principale favorito per il successo è un qualcosa che potrebbe aiutarti a correre in maniera più rilassata?
«In tutti questi anni mi presentavo al via sempre indicato come il favorito principale, in cuor mio però sapevo benissimo che questo pronostico era assolutamente sbagliato perché ritenevo che fossero altri a dover vincere. Il fatto di presentarmi quest'anno senza l'assoluto favore del pronostico è senza dubbio una situazione che può rivelarsi migliore, che può aiutare a correre con tranquillità e con meno pressioni».
Un nome secco per il successo finale?
«Senza dubbio Lance Armstrong».
Dunque il texano fa realmente paura? Oppure è tutto il contesto Astana che andrà tenuto estremamente d'occhio?
«Lui è sicuramente molto forte, in più è supportato da una squadra fortissima, in cui anche atleti come Leipheimer sono assolutamente in grado di dire la loro. Anche i loro gregari quindi sono corridori molto validi, per cui sono una squadra che al momento si presenta difficile da battere, poi è ovvio che sarà la strada a decidere e ad emettere i suoi verdetti. Ora come ora però si presentano davvero molto forti».