El superdía de Ballan - Festa Ale; e Gerdemann, e Paolini
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- Alessandro Ballan
- Bauke Mollema
- Daniel Navarro García
- Enrico Gasparotto
- Eros Capecchi
- Gianni Meersman
- Janez Brajkovic
- Linus Gerdemann
- Luca Paolini
- Marc De Maar
- Mauro Finetto
- Thomas Lövkvist
- Tony Martin
- Uomini
Ma come, non era in programma oggi la prima tappa di montagna della Vuelta 2008? Sì. E allora, che ci fa Alessandro Ballan in testa alla classifica, dopo una vittoria esaltante in quel di Andorra?
La risposta è già contenuta nella stessa domanda: se, contro i pronostici e le attese, pur non essendo uno scalatore, indovini una fuga lunghissima, decisiva e vincente, e se - incidentalmente - alla vigilia non eri neanche troppo lontano dalla maglia oro, è chiaro che in vetta alla generale ci arrivi per direttissima.
La giornata di Ale Ballan è di quelle memorabili. Partito all'attacco a inizio tappa con quattro colleghi (Zandio, Landaluze, Meersman e De Maar), passato attraverso un vantaggio massimo di oltre 10 minuti su un gruppo tirato dalla Astana di Contador e Leipheimer, sulla doppia scalata finale della salita della Rabassa (che portava all'arrivo di Andorra) si è via via sbarazzato di tutti i compagni di fuga: sulla prima ascesa si sono staccati prima Zandio, poi Landaluze, e anche se quest'ultimo è fuggevolmente rientrato in discesa, era chiaro che non avrebbe partecipato alla spartizione del bottino.
Nella picchiata tra le due Rabasse l'Italia ha mosso anche Bettini, uscito (con Txurruka e García Dapena) a prendere un po' d'aria e a lanciare un altro segnale di benessere al ct Ballerini (che a vedere tutti questi protagonisti azzurri si starà fregando le mani in attesa del Mondiale). Gli altri uomini di classifica, a controllarsi: a parte un tentativo di Ardila e Arroyo (poi rimbalzati indietro), niente da segnalare.
Intanto davanti Ballan completava il suo capolavoro, staccando anche De Maar e Meersman in avvio della scalata conclusiva e restando solo a 12 km dal traguardo: da lì allo striscione, una spettacolare resistenza tra pioggia e nebbia (tempo da lupi) al ritorno del plotone, accesosi (va detto) un po' troppo tardi per recuperare tutto il gap su Ale, che aveva iniziato la salita finale con oltre 5' di margine sui più forti.
I big: solo nel finale Mosquera e poi Contador hanno allungato, ma si è trattato di un ricavo di pochi secondi; certo, meglio guadagnarli che perderli, ma sinceramente ci aspettavamo più battaglia. Finisce che solo Valverde, che ci ha rimesso un minutino scarso, esce realmente in deficit dal bislacco staterello pirenaico (anche Gesink ha perso qualcosa, ma non più di una ventina di secondi dal gruppetto di Sastre, Leipheimer, Antón e Joaquín Rodríguez, i più prossimi al leprotto Contador). In classifica sono tutti relativamente vicini, con Leipheimer a 1' da Ballan, Chavanel (ex maglia oro) a 1'21", Contador a 1'34", Valverde a 2'06", Sastre a 2'27"; Mosquera è a 2'59", Antón a 3'17".
Per Ballerini, visto che parlavamo di segnali, da annotare anche che Bruseghin e Rebellin hanno chiuso la tappa nei primi 10: questo per dire della loro forma, ma anche della mancanza di battaglia vera ad Andorra. Domani si replica, a Pla de Beret dopo 151 km e quattro colli da scalare, l'ultimo dei quali a meno di 3 km dal traguardo. Qualcosa più di oggi si muoverà, anche se con questi chiari di luna prende corpo anche l'ipotesi di un'altra fuga da lontano: Cunego, se ci sei (oggi ha perso 4'20" e può ben dirsi fuori classifica, e quindi potrà avere libertà d'azione), batti un colpo.
Mentre la Vuelta entra nel vivo, in Germania si chiude il Deutschland Tour. E si chiude più o meno come si era aperto, col successo contro il tempo di un giovane tedesco in maglia Columbia: se nel prologo a imporsi era stato Gerdemann, in questa crono conclusiva la firma vincente è quella di Tony Martin, classe '85 che ha un'ottima attitudine alle lancette, ma che è stato premiato oggi dal fatto di essere partito sensibilmente prima rispetto ai più forti, che hanno trovato quella pioggia e quella strada bagnata che il buon Tony ha almeno in parte evitato.
Martin precede il connazionale (e coéquipier) Bert Grabsch (34" di ritardo per lui) e lo svedese Larsson, giunto al traguardo di Brema a 48" dal vincitore.
Il Giro di Germania se lo porta a casa Gerdemann, che doveva guardarsi dalla possibile rimonta del compagno Lövkvist (siamo sempre in casa Columbia, team che potremmo a questo punto definire "lo squadrone che tremar il mondo fa") e da quella di Brajkovic. I due dovevano recuperare rispettivamente 17" e 20", ma entrambi hanno fatto peggio del tedeschino in maglia gialla (lo svedese è addirittura scivolato in curva, perdendo secondi preziosi - ma c'è da dire che era già in ritardo rispetto a Linus), e quindi Gerdemann può concludere come sperava il suo Deutschland Tour vissuto in vetta alla classifica dal primo all'ultimo giorno.
Un bilancio della corsa è presto fatto: se il Giro di Germania confermerà in futuro la vocazione emersa quest'anno, ci troviamo di fronte a un fenomenale palcoscenico per giovani futuri dominatori di gare a tappe. Gerdemann (1982), Lövkvist (1984), Brajkovic (1983), Navarro (1983) sono i primi quattro della generale; poco più indietro (settimo) l'olandese Mollema (1986) e (nono) il nostro Capecchi (1986), poi ancora un Veikkanen che ha "già" 27 anni ma che proprio in questa settimana ha forse fatto vedere le cose migliori della sua carriera.
Oltre a Capecchi, l'Italia piazza un redivivo Caucchioli in quinta posizione e un sempreverde Noè in ottava, e completa la top ten nientemeno che Josecito Rujano, capace di centrare un sesto posto, ovvero probabilmente la sua miglior prestazione da 3 anni (Giro 2005) a questa parte: se il venezuelano ha intenzione di darci dentro seriamente come faceva a inizio carriera, può essere che l'anno prossimo avremo un uomo in più da tenere in considerazione quando spereremo di divertirci col ciclismo: in fondo José non ha che 26 anni, e tutto il modo per recuperare il tempo perduto.
Infine, uno sguardo alle corse di casa nostra: oggi si è disputata la Coppa Placci, e la corsa emiliana ha segnato il ritorno al successo di Luca Paolini, un altro di quelli che vorrebbero tanto staccare il biglietto per Varese 2008: la vittoria reinserisce a pieno titolo il comasco tra i papabili per la selezione azzurra, e viene al termine di un'azione a 11 che ha deciso la classica italiana. Paolini ha regolato allo sprint i 10 compagni d'avventura, relegando al secondo posto Enrico Gasparotto e al terzo il giovane Finetto, promessa della CSF-Navigare. Domani si replica col Giro di Romagna, da cui - stiamone certi - verranno altre utili indicazioni per l'indaffaratissimo (a tener nota di tutto e tutti) Franco Ballerini.
Marco Grassi