Che impresa, Damiano! - Cunego vince il terzo Lombardia
Dopo una volta, si può dire che era solo un caso. Alla seconda, si può derubricare il tutto a "semplice coincidenza", o ancora "circostanza fortunata". Ma alla terza vittoria (in cinque anni) di un corridore in una classica monumento, possiamo iniziare a sposare il nome di lui a quello di lei, e nessuno deve sentirsi in dovere di confutare la cosa. Quindi, da oggi 18 ottobre 2008, Damiano Cunego diventa ufficialmente Mister Lombardia.
E se la sua prima vittoria fu un inno all'avventurosità della gioventù, con Damiano che prima si stacca, poi rientra, poi li brucia tutti nella volata; e la sua seconda un faccia a faccia col nuovo che avanzava, col veronese che mai e poi mai avrebbe ceduto il proscenio all'arrembante Riccò; la sua terza affermazione, quest'oggi, è un assolo straordinario che sgombera il campo da ogni dubbio residuo: questo è il mestiere di Cunego, vincere le classiche. Proprio, che Ludovica possa rispondere a chi le chiede cosa fa il suo papà, esattamente questo: «Vince le classiche».
Siamo a tre in 365 giorni, tre classiche di grande rilevanza, un Lombardia, l'Amstel, poi un altro Lombardia. In mezzo, un secondo posto mondiale e poco altro: ma conosciamo un buon 95% di corridori del gruppo che si ipotecherebbero la casa pur di conteggiare a fine anno un simile filotto.
Solo a Como, all'arrivo del 102esimo Giro di Lombardia, Damiano Cunego l'hanno visto tutti. Solo e irraggiungibile, lui e le sue braccia alzate e il segno del "3" con la mano destra. Ma solo lo era già da Varese, questa mattina. Solo tra i grandi favoriti: gli hanno tolto di mezzo in rapida successione Danilo Di Luca e Davide Rebellin, e considerando che per il Campione del Mondo Ballan era prevista una giornata di lavoro a beneficio del veronese, mentre il CDM precedente ora fa lo starter e non più il ciclista, ecco che il quadro era delineato particolarmente bene: chi avrebbe potuto contrastare Damiano dal Ghisallo in poi? Evans? No, troppo amorfo. L'orda ispanica? No, troppo calante. Kolobnev? Troppo perdente. Garzelli o Scarponi? Troppo disabituati alle sfide di altissimo livello.
E allora si trattava di vedersela con se stessi e i propri limiti. Esatto: Cunego contro se stesso, prima ancora che contro gli avversari incrociati sulle strade lombarde. Cunego contro la diffusa convinzione che lui non sappia far fronte ai momenti in cui è atteso alla prestazione importante: oggi Damiano ha risposto alla grande proprio su questo versante. E anzi, ci piace pensare che il biondo di Cerro Veronese abbia fatto un ragionamento di questo tipo: «Dite che sono solo in questo Lombardia? E io da solo arrivo».
Fino al Ghisallo la corsa era tutta in 11 fuggitivi partiti al mattino; alla fine della salita simbolo del Lombardia ne erano rimasti in quattro: Lastras, Rogers, Santambrogio e Agnoli. Ma nel frattempo, il gruppo aveva ovviamente sussultato nell'accendersi dei duelli tra i big: uno scattino di Cunego, un allunghetto di Ballan, e la Lampre dimostrava di voler fare davvero selezione; poi l'attacco di Simoni (presto spentosi) con Van Goolen, e Garzelli e Scarponi. Il varesino e il marchigiano sono rimasti con un mezzo minuto di vantaggio sui favoriti in vetta, e in discesa sono rientrati sugli attaccanti della prima ora.
Ma il gruppo non ha concesso nulla, e la Lampre (Szmyd e Marzano sugli allori, e naturalmente anche Ballan) ha inseguito e ricucito. Tanto che i battistrada sono stati ripresi prima del Civiglio: chiaro (a posteriori): Cunego voleva muoversi già lì. Kroon ha provato un anticipo, ma l'andatura di Szmyd ha risucchiato ogni cosa, finché a un chilometro dalla vetta (e a 17 dall'arrivo) Horner non è partito, e Damiano gli ha subito preso la scia. In terza ruota, un allegro Failli (già attivo sul Ghisallo); e sulla discesa, anche Dani Moreno coi tre. Gli altri a 10-12", ma la picchiata del Civiglio è un luogo simbolo della carriera di Cunego, dopo il Lombardia 2004, e allora anche stavolta il veronese vola via, tira gli altri, poi li stacca di ruota, e alla fine incamera quasi 10" di vantaggio sugli altri tre, nel frattempo raggiunti dal solito scavezzacollo Samuel Sánchez.
Sono appena 9 i secondi che Cunego si trova a dover gestire dopo la discesa: in 5 km di pianura ci sarebbe tutto lo spazio, per quelli dietro, di organizzare un inseguimento. Ma finisce che i più sono sfiatati (negli ultimi chilometri dell'ultima corsa di una stagione sfiancante, vorremmo anche vedere il contrario), e questo inseguimento non parte mai. E Damiano, secondino dopo secondino, continua a mettere fieno in cascina. Approccia il San Fermo della Battaglia con 12" su un gruppetto via via più corposo (da dietro erano rientrati una decina di corridori), e in salita non perde certo, anche se Failli ci prova ancora (con Canuti, poi con Horner), anche se Uran esce come un razzo dal plotoncino, ma per andare dove? Subito in riserva, e ripreso da Brajkovic. E Cunego, lì davanti, sempre più solo, sempre più imprendibile: 15", poi 20, 21...
Niente da fare: nessuno lo raggiungerà. Terzo Lombardia per Cunego, limpido come la bell'aria di ottobre, col gusto delle vacanze da poter godere nella massima serenità, di qui a pochi giorni. Al secondo posto si piazza Brajkovic, dopo lunga e tirata volata con Uran: talmente tanta la trance di Janez, che credeva di stare a giocarsi il successo, e ha esultato come un salamino con tutta la felicità che gli dava la prima affermazione importante della carriera. Riproporrà il repertorio, gli auguriamo.
Invece al Giro di Lombardia auguriamo di ritrovare un po' di smalto, magari una collocazione in calendario più gradevole, e una partecipazione più qualificata rispetto a quella che abbiamo avuto in questa edizione 2008. Magari l'aria dei centenari (prima la Sanremo, poi il Giro) gioverà anche alla Classica delle Foglie Morte: Prévert ci perdonerà se auspichiamo che qualcuna di queste foglie risorga almeno un po'...