«Pechino? Mai pensato» - Simoni ha in mente solo il Giro
Versione stampabile Ha iniziato al Laigueglia, piano piano, senza dare mai troppo nell'occhio. La Tirreno saltata per influenza gli ha tolto una possibilità di accumulare chilometri nelle gambe e ritmo di corsa. Lo abbiamo incontrato alla Settimana Ciclistica Internazionale Coppi e Bartali e ci siamo fatti raccontare da lui questa nuova stagione.
Gibo, innanzitutto dicci come stai.
«Abbastanza bene, anche se esco da un'influenza e per forza di cose la condizione non è al massimo. Ma la cosa non mi preoccupa, visto che l'obiettivo è ancora distante».
Parli del Giro d'Italia?
«In testa ho solo il Giro d'Italia. Il resto conta poco».
E fino a quel momento? Solo allenamento, anche in corsa?
«L'allenamento è una cosa diversa dalla corsa, anche se in corsa uno può non dare tutto e far finta sia un allenamento. Ma in allenamento c'è un ritmo, che decidi tu, in corsa ce n'è un altro, che è ugualmente utile, ma per diverse ragioni».
Non puoi negare però che in questo inizio di stagione sei abbastanza sornione. Non ti si è visto mai davanti...
«È anche vero che dopo non aver trovato continuità dal Laigueglia in poi, questo è un secondo punto di partenza nella stagione».
L'anno scorso durante la Coppi e Bartali preparavi gli attacchi di Riccò. Quest'anno rimani a guardare gli attacchi di Axelsson e Serpa. Differenze?
«Ripeto, quest'anno è tutto diverso. Sono diversi i programmi, il calendario di gare. È diverso anche il mio avvicinamento al Giro, che è l'unica cosa che non cambia».
È ancora vivo il progetto Pechino in mountain bike?
«Veramente non ci ho mai pensato...».
E le voci che trapelavano? Tutto montato ad hoc?
«"Montato" è un parolone. Ci sono stati dei discorsi, ma assolutamente non sufficienti per iniziare a pensare ad una cosa così grande in maniera importante. Nella mia testa, Pechino non è mai veramente esistito».
Come valuti questo tuo primo periodo all Diquigiovanni-Androni? È andato bene l'ambientamento?
«I ragazzi sono eccezionali e le persone dello staff della squadra sono ottime. Mi sto trovando benissimo, anche perché c'è tanto entusiasmo e tanta voglia di far bene, ed io non posso non essere contento».
Torniamo al Giro: avversari da battere ne vediamo pochi...
«Quando un Giro è duro come sarà quello del 2008, l'avversario più pericoloso è sempre la strada. I contendenti si troveranno durante il tragitto. Tanti dicono di snobbarlo, il Giro, ma se si trovano davanti non tirano mica i freni».
Pensi che i tuoi compagni saranno in grado di aiutarti sulle salite più dure della corsa rosa?
«I miei compagni in salita sono davvero forti. Non ho preoccupazioni in merito. Anzi, visto quanto sono forti, bisognerà vedere se sarò io in grado di stare accanto a loro, non il contrario... (ride)».