Incancellabile Cancellara - Fabian domina la crono iridata
Un déjà vu lungo dodici mesi, da Salisburgo a Stoccarda. Un uomo indiscutibilmente più forte di tutti gli altri, di tutti gli avversari, di tutti i partenti del lotto. Lo si è capito praticamente alla quarta pedalata (più o meno), che per gli altri non ci sarebbe stato scampo.
E così "l'incertezza" di Fabian è durata 22,2 km, il tempo di passare al secondo intermedio (praticamente il primo passaggio sotto il traguardo) con 19" su Clement e 38" su Bodrogi, e gli altri ancora più lontani. Da lì in poi Cancellara è sembrato quasi allegerire un po' il passo, forzare un po' di meno, gestire il più possibile il vantaggio sin lì accumulato, ché domenica c'è la prova in linea, ed anche se è vero che un mondiale a cronometro è sempre un mondiale (anzi, due, visto che è un bis), è anche verissimo che l'iride che deriva dalla prova in linea ha tutto un altro fascino, e la vittoria (che avrebbe del formidabile, visto l'oro di oggi) è assolutamente nelle corde del passistone della CSC.
Per tutta la durata della cronometro il più agguerrito rivale è stato l'olandesino Stef Clement, già in evidenza in alcune cronometro stagionali con la casacca della Bouygues Telecom prima e di campione nazionale contro il tempo poi, che si era concesso il lusso di lasciarsi dietro tutti gli altri nei tre intertempi, ovviamente prima del ciclone Cancellara: 6" a Zabriskie dopo 8,39 km, 19" a Bodrogi al km 22,2 e 20" a Bert Grabsch all'intertempo finale, posto al km 31,12, ad una quindicina di km dal traguardo.
La costanza di Clement, dunque, ma anche l'incostanza degli altri: lo statunitense Zabriskie parte abbastanza bene, ma poi s'ammoscia come successo per tutta la stagione 2007, durante la quale il buon David è sembrato soltanto il lontano parente del corridore in grado di mettere tutti in fila a cronometro a Giro e Tour 2006. Bodrogi è un passista di vecchia data e di assoluta esperienza, ed è quello che s'è meglio gestito (teniamo Cancellara fuori dal discorso) lungo la prova iridata: al primo intertempo è addirittura 18esimo a 10" dal podio; al secondo intermedio è, per l'appunto, sul podio, con 4" su Sebastian Lang, 4°; al terzo intermedio riscende, 4° posto a 4" da Bert Grabsch. Poi il finale, in crescendo, accelerando, che gli permette di lasciarsi dietro sia Grabsch (di 20") sia, cosa mai avvenuta fino ad allora, Clement, a cui rosicchia ben 29". Ed ancora Grabsch, a cui gioca un brutto scherzo il tratto tra il primo ed il secondo rilevamento cronometrico.
Da Bert Grabsch e Sebastian Lang vengono le delusioni maggiori di oggi, perché se - come già detto - Zabriskie è stato un (semi)fantasma per quasi tutto l'anno e di certo non ci si potevano aspettare miracoli da Gusev e Wiggins (che comunque finiscono rispettivamente 6° e 10°), erano loro i maggiori indiziati alla lotta per le medaglie, con almeno uno che doveva portare qualche alloro alla Natìa Patria; in fondo correvano in casa, in fondo sono due specialisti (soprattutto Lang) ed avevano (dovevano avere?) mille e più motivazioni.
È vero, hanno deluso anche lo spagnolo Gutíerrez Palacios e il britannico Millar (a cui evidentemente il comitato organizzatore tedesco ha concesso una deroga; altrimenti perché Merckx, Altig e Bugno non sono stati considerati graditi, mentre il buon David ha preso il via oggi e sarà al via domenica?), ma Grabsch e Lang avevano un popolo a pochi centrimetri che li incitava, mentre lo spagnolo s'è trovato un indemoniato Bodrogi alle calcagna (ed ha finito comunque 7°), mentre Millar, a parte la parentesi alla Vuelta 2006, a cronometro non è mai tornato quello del tempo che fu.
Fatto sta che i due tedeschi, che attendevano paciosi sul 1° (Grabsch) e 2° (Lang) sgabello riservati al cerimoniale di premiazione gli arrivi di Clement prima e Bodrogi poi, sono stati fatti scendere, con assoluta forza e bravura, prima dall'olandesino, poi anche dal magiaro della Crédit Agricole, che ha sorpreso pure il portacolori della Bouygues, che evidentemente sapeva che durante i tre precedenti intertempi l'ungherese non l'aveva mai impensierito.
Ci ha pensato comunque Fabian Cancellara a mettere tutti d'accordo, accelerando nel tratto finale e rifilando 52" a Bodrogi e 57" a Clement, dando così la certezza alla Germania di essere rimasta, oggi, a bocca asciutta.
E gli italiani? Non male Pinotti, raggiunto quasi subito da Grabsch, che si è comportato come Malori ieri mattina nei confronti di Ignatiev. Dopo essere stato sorpassato, il bergamasco s'è tenuto poco lontano dal compagno di squadra alla T-Mobile, che l'ha portato su Bach Vandborg e gli è stato utile come punto di riferimento. Pinotti ha chiuso al 14esimo posto, a 2'20" da Cancellara e a 1'23" dal podio, ma riuscendo - e questo è importante, anzi fondamentale - ad assicurare all'Italia un posto per la cronometro olimpica di Pechino 2008. Di questi tempi, è un gran risultato anche questo.
Un capitolo a parte merita invece Vincenzino Nibali, che all'arrivo è 19esimo (addirittura peggio di dodici mesi fa, quando finì 16esimo con una concorrenza più qualificata) a 2'42" dal campione del mondo e a 22" dal compagno di nazionale, ma che, fino all'ultimo intertempo, era 10° a 1'25" dallo svizzero di origini lucane: un risultato che sarebbe stato sicuramente buono, addirittura buonissimo, ma che è stato "sciupato" tutto nel tratto finale, anche per sfortuna del siciliano, che è partito nel primo pomeriggio con l'asfalto viscido, e nel finale ha dovuto tirare i freni, viste le tante curve, molte più volte dei propri colleghi.
Insomma, come un anno fa arriviamo all'appuntamento di sabato e domenica, con le prove in linea degli Under23, Donne ed Élite, con zero medaglie nel carniere, ma in fondo ce lo si poteva aspettare. Anzi, forse il quinto posto di Malori di ieri è andato anche oltre le aspettative dei commissari tecnici (ma più verosimilmente fa da contropeso alla delusione della mancata top-10 da parte di Nibali). Poi dodici mesi fa arrivò la medaglia più pesante, l'oro più d'impatto (Bettini), ma anche due medaglie di legno (Francesco Gavazzi e Cantele) che vanno "vendicate". E allora, forza azzurri!